Con la nascita di artisti di portata internazionale come i Disclosure, che attingono a piene mani dalla UK Garage degli anni ’90, seppur profondamente rivisitata, e il ritorno in auge dei rave party, di questi tempi c’ è una forte tendenza a rispolverare lo stile ed i costumi dei ’90. Secondo Mixmag questa non è una buona idea, e dopo aver letto questi 12 punti (da prendere assolutamente con leggerezza) che confrontano sotto vari aspetti i ’90 di un inglese medio con il 2014 capirete il perchè, e forse riuscirete ad apprezzare di più il presente pensando di meno ai “bei tempi andati”.
1) Leggi chiuse e proibizioniste
Nei ’90 per gli inglesi le regole non si discutevano; i pub chiudevano alle 11 di sera ed i club alle 2 di mattina. È anche grazie a questo governo intransigente che nacque il mondo parallelo dei rave party. Adesso, almeno in Italia, non vige più nessuna di queste leggi e c’ è molta più libertà, salvo qualche (comprensibile) decreto riguardo alla vendita di superalcolici in bottiglia dopo una certa ora.
2) Canali di informazione
Nei ’90 in Inghilterra, l’ unico modo per farsi conoscere per un producer alle prime armi erano i broadcast universitari, il che non implica necessariamente che i dj erano “pochi ma buoni”. Adesso abbiamo Facebook, Twitter, Soundcloud, Mixcloud, Youtube, Beatport, Spotify…
3) Modalità di acquisto
Incredibile ma vero, 20 anni fa per comprare una traccia dovevi uscire di casa, ed arrivare al più vicino record store, che magari non era neanche ben rifornito. Adesso un portale on-line può contenere più dischi di quanti ne possano entrare nella mega villa di tuo cugino americano.
4) Vinile o MP3?
Quale formato è migliore, MP3 o vinile? Una sorta di dilemma shakesperiano che incontra pareri discordanti adesso e che, senza dubbio, troverà pareri altrettanto discordanti almeno per altri 20 anni. L’ MP3 è più pulito, lineare, accessibile, pratico, veloce, leggero. Il vinile ha più stile ed un suono più caldo.
5) Una marea di sostanze psicoattive
Come, questo non è un punto a sfavore?
6) E adesso come torno a casa?
Nei ’90 usava molto prendere il taxi dopo una serata di sballo; il taxi è confortevole, il tassista diventa il tuo migliore amico, e di tutti i soldi che spendi per un tragitto di 10 kilometri te ne accorgi solo la mattina seguente. Nel 2014 servizi pubblici quali treni ed autobus sono più diffusi, i prezzi sono calati e la qualità dei mezzi di trasporto è aumentata.
Ah, quindi stiamo viaggiando con treni vecchi di 30 anni?
7) Sigarette permesse nei luoghi pubblici
“No mamma, la maglietta puzza perchè mi fumavano accanto!”
“No mamma, l’ alito puzza perchè mi fumavano accanto!”
“No mamma, il cancro ai polmoni me lo sono preso perchè mi fumavano accanto!”
8) Dj di scarsa qualità
È proprio vero, nessuno nasce imparato; anche prima esistevano i dj che non riuscivano a mettere a tempo due dischi! Questo però non bastava per farli desistere dal suonare ovunque fossero richiesti. Adesso, se non altro, un dj di pessimo valore può aggiungere un pò di linearità al suo set mettendo a tempo automaticamente due tracce con la pressione del tasto “sync”.
9) Gusti in fatto di abbigliamento
Altro dilemma; meglio tante persone vestite tutte differenti, con pantaloni sgargianti e t-shirts di dubbio gusto, o una massa di pecore con gli stessi shorts, le stesse canotte dell’ NBA e gli stessi cappelli New Era? In questo caso, il punto va a favore degli anni ’90.
10) Troviamoci qui tra 13 ore
Metti che nei ’90, in un gruppo di 5 persone, casualmente l’ unico sobrio che ha il compito di riportare a casa gli altri 4 si perde tra la folla di un club da 2000 persone, come fa a ritrovarli? Fa uno squillo? Eh no, niente cellulare. E qui ci riallacciamo al punto 6.
11) Il governo ti odia
Se nei ’90, in particolare con la Lady di Ferro in Inghilterra, un raver non se la passava granchè bene, adesso la situazione è diametralmente opposta; nel 2014 il raver medio si integra perfettamente nella società, è diventato l’ idolo dei ragazzini di 11 anni e perfino in parlamento tentano di imitare il suo stile.
12) Non solo acid house
Infine, non crederete mica che i ’90 siano stati solo il periodo della cazzutissima acid house? No, no, un sacco di schifezza è stata sfornata anche in quel periodo, e noi italiani ovviamente ci abbiamo messo del nostro. In che modo? “Gabry Ponte” vi dice niente?
Andrea Nerla