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Si sbaglia se si pensa che questa sia una petizione fatta per rendere legali delle feste in cui la maggior parte della gente vede solamente follia e degenero: i free party. Tutt’altro. La proposta, che ha già raccolto qualcosa come 30000 firme, è stata inviata direttamente all’HOME SECRETARY, ovvero il ministero degli interni britannico, di cui, Theresa May ne fa capo, chiedendo la legalizzazione dei party, anche conosciuti come RAVE. Questa petizione ha lo scopo, dice Christian Morrison, di rendere più sicuri questi eventi poiché sarebbero regolamentati da una o più leggi.

Queste le sue parole contenute nella lettera: “Chiediamo che – questa petizione – venga indirizzata al parlamento per permettere la legalizzazione dei free party, celebrazioni  ed  eventi gratuiti simili. Noi crediamo che una regolamentazione sia necessaria nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti” – partecipanti e organizzatori e lo Stato in veste di soggetto direttamente interessato – “per consentire il controllo e la regolamentazione di tali riunioni, piuttosto che la confisca di migliaia di sterline in attrezzatura e false persecuzioni a danno di coloro che sono coinvolti. Sta diventando estremamente necessario che tali eventi siano più sicuri, specialmente dopo gli ultimi tre accoltellamenti nelle ultime due settimane”.

Si pensa che la collaborazione tra polizia ed organizzatori possa dare notevoli frutti per quanto riguarda la sicurezza, aggiunge infatti Morrison: “Se gli imprenditori privati sono stati in grado di regolarizzare questi eventi piuttosto che abolirli semplicemente, il nostro obiettivo è quello di scoraggiare coloro che vedono la partecipazione come un’opportunità per compiere crimini efferati percependo che sono in un luogo dove le leggi non valgono. Ritengo che sarebbe anche nell’interesse del pubblico la cooperazione tra organizzazione dell’evento e forze dell’ordine che, invece di causare maggiore stress e problemi per l’allontanamento dei partecipanti, potrebbe creare un evento molto più rilassato e gestibile”.

Mettono anche in discussione un’altra azione intrapresa dalla polizia ovvero quella di chiudere alcuni party per problemi d’ordine pubblico soprattutto quando i partecipanti non sono della stessa idea e chiedono inoltre che “le persone che frequentano o che creano gruppi per partecipare a questi eventi non dovrebbero essere perseguiti per questo motivo”.

 

Simone Salonio