12 febbraio 2016. Milano. Fabrique. Massive Attack.
L’evento è di quelli imperdibili: i Massive Attack in concerto per una delle tre date italiane (la seconda è stata ieri a Padova) del loro tour europeo iniziato il 19 gennaio a Dublino e che si concluderà il 26 di questo mese allo Zenith di Parigi.
Durante l’esibizione del gruppo, composto da Robert del Naja e Grant Marshall e accompagnato per l’occasione dalle voci di Martina Topley-Bird, Horace Andy, Azekel e Deborah Miller, appaiono delle particolari scritte sullo schermo alle loro spalle.
Sono frasi di denuncia, presumibilmente estrapolate da articoli degli ultimi mesi, che toccano i più importanti temi di attualità, molte delle quali riguardanti il nostro Paese: mafia, condizioni di rifugiati e immigrati, guerra, inquinamento. Tutti temi seri e dai contorni tragici che, però, i Massive Attack hanno voluto alternare a quelle notizie sulla vita privata di “vip” e presunti tali che riempiono quotidianamente tabloid e telegiornali.
Così si passa da “oltre la metà dei profughi sono bambini” a “Simona Ventura ringiovanisce ancora”, dalla notizia sulla vita sentimentale di Fabrizio Corona alla presenza della ‘ndrangheta nel settore pubblico, creando un dualismo imbarazzante che fa riflettere i presenti sulla condizione della nostra società, senza impedir loro di ballare e divertirsi sulle note di brani storici della band trip-hop come Unfinished sympathy o Angel.
Un impegno sociale non indifferente, quindi, quello dei ragazzi di Bristol, che hanno messo in scena una delle iniziative più encomiabili per degli artisti internazionali: utilizzare la propria fama e la propria influenza per spostare l’attenzione del pubblico su temi che rischiano di passare irrimediabilmente in secondo piano.
- Photocredit: Stefano Grossi
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Alberto Zannato