Chi non conoscesse Luciano Lamanna (e speriamo vivamente che siano in pochissimi) dovrebbe farlo al più presto: i suoi live, le sue produzione, sono qualcosa che non può mancare nel bagaglio culturale di un amante di questa musica.
Luciano Lamanna, classe 1977, si è avvicinato alla musica elettronica ben 19 anni fa e da quel giorno ha deciso di gettarsi con tutto se stesso nella sperimentazione, grazie alla sua smodata curiosità.
Strumenti analogici e vinili lo hanno reso uno dei punti di riferimento della scena capitolina e non solo ed è proprio per il suo smodato talento e la sua solida preparazione professionale, che abbiamo voluto scavare un po’ nella sua personalità.
Capire, in termini musicali, quali sono state le tappe salienti della vita di Luciano Lamanna. Quelle che gli hanno permesso di formarsi come artista. Sicuramente ne avrebbe volute proporre di più, ma vi facciamo ascoltare le 10 tracce fondamentali di Luciano Lamanna, insieme ad alcuni brevissimi aneddoti che lui ci ha raccontato.
A breve ci occuperemo anche di parlare dell’album di Luciano Lamanna, In Vitro, uscito il 21 Giugno 2016 sulla label Multiple: l’LP è interamente elaborato con l’utilizzo di un moderno sintetizzatore modulare eurorack, ed è composto da sei lunghe tracce di avanguardia elettronica.
Unit Moebius – Zipper
“Status è stato il primo disco techno che ho comprato. E’ una specie di bibbia della techno, contiene brani che hanno profondamente influenzato il mio modo di fare musica elettronica, “Zipper” su tutti.
Continuo dopo 20 anni a suonare questo capolavoro in tutti i miei dj set.”
Gamble 202 – Spicy Bread Of Charity II
“Una hit dei rave parties, questa traccia l’ho sentita per la prima volta ad un rave degli Spiral Tribe.
909 e 303 a cannone caratterizzano una delle più azzeccate tracce acid techno degli anni 90.”
Freddy K – Non Ci Fermiamo Mai
“Un inno caratterizzato dalla voce che ripete il titolo/slogan insistentemente e dal giro di basso della TB 303 che insieme al beat aggressivo danno vita ad un classico che continua a fomentare la pista ogni volta che lo suono.”
SP23 – Never Too Much
“Gli Spiral Tribe sono in assoluto la tribe che più di tutte mi ha fatto capire che cosa volesse dire la techno.
In questa traccia c’è tutto: cassone, acid, breakbeat, distorsioni, techno, hardcore, jungle. Un sound potentissimo, un arrangiamento che a metà brano sfocia nell’heavy metal: un brano estremo, d’avanguardia, attualissimo.
Credo che senza gli Spiral molta musica di oggi non esisterebbe. Ci hanno insegnato molto, gli sono profondamente debitore.”
Dusty Angel – Nervous Flight
“Il maestro dell’hardcore Marc Acardipane in uno dei suoi alias più cattivi e oscuri. Bassline ossessiva, cassa e piattino che cadenzano una marcia aliena, violenza allo stato brado. Play it loud!”
Bauhaus – Bela Lugosi’s Dead
“Una delle prime tracce a cassa dritta che ho ascoltato. Un loop ossessivo, più vicino al dub che alla techno, un suono grezzo e scurissimo, la chitarra che si lamenta in una progressione continua. Bellissima.”
Coil – Are You Shivering?
“Un must. Consiglio l’intera discografia a chi non li conoscesse.”
Robert Aiki Aubrey Lowe – M-Bondo
“Col passare del tempo le pause, le sospensioni, l’alternarsi del pieno/vuoto e le trasformazioni hanno cominciato ad avere un ruolo importante nella mia idea di fare musica: un’idea che ho cercato di sviluppare nel mio album “In Vitro”.
In “M-Bondo” questo approccio diventa il cardine del discorso musicale di Robert. I bassi pieni, il suono in continua evoluzione, l’uso superbo dei sintetizzatori modulari ne fanno tuttora uno dei miei ascolti più frequenti.”
Jeff Mills – The Bells
“Il classico dei classici, come non includerlo? In quanto a tecnica nel mix, Mills è stato la mia ispirazione principale. Ricordo una sua esibizione alla stazione Termini a Roma: la consolle era praticamente in vetrina e dall’esterno della stazione ho avuto l’opportunità di ammirare il suo stile nel missaggio, la velocità con cui effettuava i cambi, l’abilità nel creare nuova musica da 2 o 3 dischi missati insieme. Un maestro indiscusso, il numero 1 dei dj.”
Wretched – Libero Di Vivere, Libero Di Morire
“Vorrei chiudere con un album fondamentale del punk italiano, un disco aggressivo, violento, nichilista.
Ecco, è proprio il disprezzo per il mondo moderno, il rifiuto dei valori tradizionali, il disagio di vivere negli agglomerati urbani, la guerra, la spersonalizzazione dell’individuo, l’individualismo, le fabbriche, l’abbandono, la riappropriazione degli spazi.
Sono questi i concetti attorno a cui ruotano i testi e le musiche di questo LP. E dopo 15 o 20 anni gli stessi concetti ritornano proprio nella techno con la stessa forza dirompente e anarchica, che si ripete ma non è mai uguale a se stessa. Noi non ci fermiamo mai.”