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La nostra intervista a Poison Affair, talento in ascesa nella scena techno che si presenta al mondo con un suono molto aggressivo e una mente acuta.

Poison Affair è un progetto nuovo, ma siamo certi sarà un nome che sentiremo spesso in futuro. E’ all’inizio della sua avventura, nata proprio quest’anno sotto forma di progetto techno e di etichetta, la Ritual, che è legata esclusivamente e a doppio filo con la sua personale visione della musica. La sua musica è una techno assai aggressiva, anche se non particolarmente sporca nel suono porta con se una violenta onda d’urto, un martellamento ostinato e immersivo, particolarmente veloce. Non esistono foto, non esistono nomi, nessun rimando alla nazionalità. Zero di zero: di lui si conosce la musica e solo questo vuole che interessi al mondo.

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Leggendo le sue risposte, capirete subito che si tratta di un artista dalla notevole profondità di pensiero, una persona che conosce la storia e tiene gli occhi aperti sugli sviluppi del mondo. Nella scena techno, e in generale in quella della musica tutta, c’è bisogno di menti pensanti e di una certa cultura, di un certo spirito critico e di un piglio incendiario come quello di Poison Affair. Per questo sentire le sue riletture sul satanismo, sulla morale, persino su alcune sfumature della politica, sono state per noi una ventata d’ossigeno inedita e che non si sentiva soffiare da molto, molti anno. Vi accorgerete che non parla come parla la maggior parte degli artisti che conosciamo: ha un vocabolario diverso e un immaginario particolarmente denso.

Andando ad esplorare l’immaginario intorno alla tua label Ritual è evidente il legame con l’occultismo, legato direttamente al nome del tuo progetto da artista che prende lo pseudonimo da un episodio macabro risalente al regno di Luigi XIV, che a sua volta ha a che fare con accuse di stregoneria. Come mai hai preso proprio quel caso a rappresentare la tua musica? Come si legano le due cose?

Come gia accennato in un’altra intervista il mio interesse per la storia ha fatto si che prendessi spunto da questo controverso evento, attraverso il quale posso offrire svariati spunti metaforici:
Il più immediato potrebbe forse essere il riferimento al satanismo che, tuttavia, dovrebbe essere letto in una chiave differente da quella impostaci nei secoli dal bigottismo della morale cattolica, che, insieme allo sviluppo del libero mercato a dispetto delle teorie keynesiane, è stato forse uno dei peggiori mali del mondo occidentale
Ritornando al nostro discorso devo dire di essere particolarmente attratto dalla simbologia satanica, la quale è strettamente connessa alle forze naturali che dominano il mondo e che, a mio avviso, sono molto più credibili ed idolatrabili di tutti gli archetipi e connesse divinità costruite nel dettaglio dai furbi (ma pur sempre umani) per mantenere alta l’ignoranza su larga scala e quindi sottomettere la massa.
Credo, inoltre, che la musica non sia altro che un messaggio.
Messaggio che il suo creatore brama di diffondere il più possibile.
Quindi, collegare il suono al simbolismo satanico era un passo necessario per rendere completa la mia opera:
in primis per avere un maggiore impatto visivo oltre che audio sull’ascoltatore e, infine, per far capire a chi si imbatte in Ritual e Poison Affair che ha davanti a se un individuo che non ama particolarmente il mondo per com’è, in tutte le sue sfere, ma che preferisce andare “contro” lanciando un messaggio duro e, in un certo senso, violento.
Parlando nel particolare del caso al quale mi ispiro, trovo che tutta la storia dell’affare dei veleni sia tutt’altro che definita, anzi, quella della stregoneria e del satanismo non mi sembra altro che un espediente creato dai detrattori e usurpatori della corte reale dell’epoca per gettare fango e fare le scarpe ai precedenti detentori del potere.
Un po’ come si fa ancora oggi con la politica odierna.

Come mai la scelta di pubblicare solo te stesso nella Ritual, mentre per altri eventuali artisti verrebbe istituita un’etichetta satellite apposita?

Sempre considerando il tutto in una visione più ampia, Ritual come rituale non è altro che il “tabernacolo” attraverso il quale il mio messaggio deve essere promulgato. Essendo quindi un lavoro strettamente personale e con tutta la filosofia che ne è alle spalle, snaturerei il mio messaggio se aprissi Ritual al lavoro di altre persone. Diciamo che possiamo paragonare Ritual ad un libro da scrivere capitolo dopo capitolo, con Poison Affair come unico autore.
Da qui l’idea di istituire un’etichetta satellite attraverso la quale dar voce  anche ad altri col bisogno di esprimersi, ma ora è davvero troppo presto per pensarci.

Pensando anche all’elemento di mistero riguardo alla tua figura, quale sarà la tua linea per quanto riguarda le esibizioni dal vivo per il futuro prossimo? Inoltre, hai intenzione di prediligere il dj set oppure l’esibizione live, o anche entrambe o nessuna?

Hai colto a pieno il mio spirito parlando di mistero, infatti mi esibirò non rivelando il mio vero volto al pubblico in quanto voglio che la gente sia portata a vedermi più come entità che come individuo.
Per quanto riguarda la scelta di esibizione al momento prediligerò i dj set e magari più in la potrei azzardare un live, tuttavia ho bisogno di molte più macchine da usare live per poter mantenere il mio sound senza utilizzare un computer e restituendo valore reale alla parola live che oggi è tanto inflazionata ma, molto spesso, poco veritiera.

Sappiamo che Poison Affair come progetto techno è recente, per la precisione nato quest’anno. Prima di farlo nascere eri sempre impegnato con la musica o è un’avventura iniziata in tempi recenti e cresciuta molto velocemente?

Si, il progetto è molto giovane, tuttavia ha avuto un lungo percorso di sviluppo alle spalle in quanto sono stato impegnato con la musica da sempre. Non cerco tante soddisfazioni che per mia fortuna e bravura, sono state e sono tante.
Spero solo che il mio messaggio venga percepito e anche imitato (non intendo copiato, ovviamente) da più persone possibili. La mia ambizione sarebbe quella di creare una sorta di comunità di persone connesse tra loro a più livelli, che siano artistici o personali poco importa, ciò che è davvero importante è che ci sia una visione di comunità che vada oltre quella, tanto mera quanto in realtà spersonalizzata, dell’io moderno.

Intervista e Traduzione Paolo Castelluccio

ENGLISH VERSION

In exploring the imagery in your Ritual label, it was evident to us the strong bond with occultism, directly linked to the Poison Affair name which is taken from a macabre murder episode from the Louis XIV reign, which in turn has to do with sorcery. Why did you take that case to represent your music? How do the two things bind each other?

As already briefed elsewhere, my interest for history led me to take inspiration from this controversial episode, through which I can give some metaphoric hints:
The most immediate one could surely be represented by the link with satanism that should anyway be interpreted in a different perspecitve than the view imposed to us for centuries by bigotry of catholic moral, which, together with development of liberistic theories disergarding keynesian ones, has been one of the worst diseases of western world.

Back to our topic, I must say I am pretty much attracted by satanic symbology, which in turn is strongly bound to the natural forces that rule the world, and I think they are way more trustworthy and worthy of worship than all archetypes and deities built up by deceivers (yet human) in order to keep ignorance rate high on a large scale and to submit the masses.
Moreover, I think music is nothing more and nothing less than a message. A message that its creator craves to spread as much s possible. So, linking sound to satanic symbolism was a necessary step to complete my opus:

First, I had to achieve a greater visual impact (besides sound) on the listener and, finally, I had to let others who encounter Ritua. and Poison Affair to understand that they ar ebefore and individual who doesn’t like the world as it is, in all its sides, but who prefers to be antagonist with his message, a harsh and somehow violent message.
As regards the particular case which I take inspiration from, I find that the whole “affaire des poisons” story is all but clarified. I think that the sorcery and satanism argument is nothing more than an excuse created by detractors and usurpers of the age’s royal court to discredit previous rulers. A bit like what we see in politics today.

How come you decided to release solely your material in your Ritual label, whilst for other artists it will be established a side label for the purpose?

Always considering the whole thing in a wider perspective, Ritual as a ritual is nothing more than a “tabernacle” through which my message will be spreaded. Being this a strictly personal work and with a certain line of thought in the background, I would risk to distort the message if I would include others’ work into Ritual. Let’s say that Ritual is like a book that has to be written, chapter by chapter, with Poison Affair as the only author.
Hence, the idea to create a side label through which I could let others express themselves, but at the moment is quite early to think about it.

Thinking about the mystery element in your figure, how will it be managed the approach to the stage for the next occasions? And will you prefer live or dj set style acts (or even both of them or none of them)?

You just got right to the point when you mentioned the “mystery” element. I will in fact perform without revealing my face to the public, because I want others to see me as an entity rather than an individual.
As regards the way of performing, for now I will choose the dj-set and eventually I could approach a live set. But for that, I will need a lot more machines in order to achieve my sound without using a laptop, since I would like to honour the real value of a true “live” set, a word that today is quite hyped but often not corresponding to an actual live performance.

We learned that your Poison Affair techno project was born recently, in 2016 precisely. Before its birth, were you still involved in music making and in the music field? Or is this a totally novel adventure which grew quickly in the latest months?

Yes, the project is quite recent, but it encountered a long developmental process though, since I have always been involved in music. I am not seeking many achievements that, thanks to my luck and skill, have been actually numerous.
I hope that my message will be intended correctly, and imitated (but obviously not ripped off) by many people. My ambition would be to set up a community of people connected to each other in many ways – artistically or else, it doesn’t really matter. What is really important is to build up a community that could go beyond the approach based on the modern self.

Interview and Translation Paolo Castelluccio