NEWS di Roberto Acquafredda
Facciamo un gioco. Chiudi gli occhi. Senti qualcosa? No, non sto parlando del traffico fuori dalla finestra. Non sto parlando di sentire i suoni. Stavolta no. Stavolta ti sto chiedendo di vederli.Non ci riesci? Se non puoi vedere i suoni, non puoi neppure sentire le immagini.
Non prenderla per poesia, non è una sineddoche. Stavolta è scienza.
Immagina un mondo in cui non conosci il significato della luce. Il buio è un non-concetto. Non esiste il colore, non esistono il nero né il bianco. Questa realtà che normalmente chiameresti nulla è tutto il tuo mondo.
Ora immagina suoni capaci di disegnare forme in questo nulla. Paesaggi sonori che compongono scenari visivi. Una sinfonia creatrice su una tela spoglia.
Ecco. Stavolta questa è poesia.
Fin dagli anni novanta è in uso, nell’ambito della psicologia sperimentale, una tecnica per tradurre gli stimoli visivi in suoni. Utilizzare il suono per descrivere il mondo ai non vedenti.
Questa consiste nell’utilizzo di un paio di occhiali con videocamera incorporata e di un software che traduce, appunto, le immagini in suoni. I pattern visivi diventano così pattern sonori: ad esempio, la frequenza di un suono può essere usata per descrivere l’altezza di un oggetto mentre la sua durata può esprimerne la larghezza.
Una descrizione delle forme quindi. Non immagini, questo ancora no.
Ella Striem-Amit e Amir Amedi dell’Università Ebraica di Gerusalemme hanno condotto una ricerca in cui è emerso come le persone sottoposte ad un programma di riconoscimento uditivo riuscissero, dopo un percorso di allenamento di circa 73 ore, ad ottenere elevati livelli di accuratezza (78%) nel riconoscere persone o oggetti familiari grazie a questo metodo.
Sebbene non ancora pienamente diffuso, questo dispositivo di realtà aumentata sta lentamente guadagnando consensi, tanto che il laboratorio di Amir Amedi ha persino sviluppato un’applicazione per iPhone chiamata EyeMusic che aggiunge nuovi algoritmi per la percezione dei colori.
Non sarà una sinfonia creatrice su una tela spoglia. Non saranno paesaggi sonori che compongono scenari visivi. Non saranno suoni capaci di disegnare forme nel nulla.
Ma suonare le forme del mondo è vedere con occhi nuovi. Occhi non sensibili alla luce ma ai suoni.
Un mondo forse più comprensibile, forse più vicino.
Veramente musica per gli occhi.
Roberto Acquafredda