Per la sua ventunesima monade la label ‘Stroboscopic Artefacts‘ si affida , come già fatto in passato con altri , ad un’ eccellenza italiana del panorama underground globale. L’etichetta di Reinhardtstraße è ormai sinonimo di qualità e non si accontenta dei passi da gigante fatti nei soli, ma ricchissimi, cinque anni di vita e approda, per lo sviluppo del suo ultimo atomo indivisibile, al ‘The Code Studio‘ di Berlino, realtà d’avanguardia nella produzione di musica elettronica sperimentale.
Il papà di tale creatura è il nostrano Ken Karter. Il 31 di questo Agosto vedrà la luce ‘Monad XXI‘, ultimo arrivato nel già pienissimo catalogo di ‘monadi stroboscopiche, composto da quattro tracce, e la scelta dell’etichetta sembra a dir poco azzeccata; chi meglio dell’ingegnere del suono e demiurgo dell’elettronica Karter per continuare a dar vita ad un concept che ha nel suo nucleo l’armonia irretente con la quale qualcosa di infinitamente piccolo trova il proprio equilibrio nel caos universale? Questo matrimonio sembra essersi celebrato con una naturalezza spaventosa, vista l’attitudine Karteriana al lavoro meticoloso, numerologico e criptografico. Proprio le sonorità dark e a tratti apocalittiche, marchio di fabbrica dell’artista, incarnano l’essenza del concetto illustrato poc’anzi. Lo si intuisce subito con ‘MX-01.11‘, che inaugura il disco; è un vero e proprio incipit e la traccia si compone di pattern rituali e cadenzati arricchiti da micro eventi sonori e polvere di particelle, tanto da passare quasi senza accorgersene a MX-02.11, che introduce ,con particolare decisione, una base più ritmica, fregiata da una tecnica come il ‘Clicks&Cuts‘ che anima l’austera freddezza lasciata in eredità dalla ‘opening track‘.
Non è un caso che i nomi dei brani differiscano tra loro soltanto per una cifra, essi infatti sono la complessa evoluzione in divenire delle connessioni tra gli stessi. ‘MX-03.11‘ rileva ed esalta quell’ anima tropicale che si affacciava timidamente nella seconda traccia; seppure in un ambiente asettico e privo di atmosfera c’è posto per ritmi tribali ed esoterici, magia nera brasiliana ma localizzata a milioni di anni luce da ciò che da qui giù possiamo percepire noi poveri umani, il tutto condito da raffiche di synth che ci ricordano chi stiamo ascoltando. Come di frequente il brano più riuscito ed affascinante si trova in coda (non sto qui a scrivere di nuovo il titolo, basta che cambiate con un 4 il 3 del precedente), ed è completo, complesso, ben strutturato, i bassi e la metrica sono affermati e non più singhiozzanti o irregolari, sembrano liberi di manifestarsi e vittoriosi sulle forze antagoniste che hanno dovuto sconfiggere per evolversi, l’atmosfera appare tetra ma nitida, un ossimoro forse, o forse no. Come una reazione a catena le quattro stelle sorelle si palesano come una e unica, imprescindibile da ciò che era appena stata e non sarà più, senza mai sottrarre materia allo status precedente.
C’è un neo in questo lavoro? Parrebbe di no, anche se il formato in cui sarà disponibile (solo digitale) ci fa un po’ storcere la bocca, ma per il resto sembra che Ken Karter abbia adempiuto al compito di sviluppare la propria versione di monade.
Artista: Ken Karter
Label: Stroboscopic Artefact
Data uscita: 31 Agosto 2015
Formato: Digitale
Tracklist
1. MX-01.11
2. MX-02.11
3. MX-03.11
4. MX-04.11
Claudio Capponi