Molto attivi nella produzione e nelle performance, i torinesi Boston168 fanno uscire un nuovo EP con rimandi ai ruggenti anni ’90.
Chi segue i Boston168 avrà notato quanto ultimamente il duo torinese è molto attivo, sia come produzioni che come esibizioni. Le loro performance sono sempre sotto forma di live set e i due artisti girano il mondo con le loro fedeli drum machine e sintetizzatori al seguito, portando quel suono acid e psichedelico che ormai li rende riconoscibili non appena si ascoltano le prime battute di 303, elemento sempre fondamentale delle loro tracce. Dal lato produzioni sono reduci dal magnifico “Revelation“, l’EP “verde” uscito per la Involve di Regal, in un sodalizio ormai ben collaudato e consolidato.
Già da un po’ si presagiva un tocco anni ’90 nelle produzioni che avrebbero seguito “Revelation”, dato che il duo aveva dato un primo annuncio sulla pagina ufficiale Facebook in un post di ottobre:
Ed ecco cosa c’era in serbo per gli amanti del genere. Un EP da tre tracce che uscirà per la Enemy Records il giorno 25 Aprile, intitolato appunto “90’s Space“. Il rimando alla decade d’oro della musica Techno, in particolare del periodo in cui l’Acid è letteralmente dilagato, non poteva essere più esplicito. Anche la copertina, che come font e cromìe ricorda quella di “Acid Morning” – EP con il quale hanno debuttato proprio per Enemy Records – è tutta un tripudio di colori psichedelici e deformazione visiva.
Musicalmente, siamo di fronte a un EP forse un filo più introverso rispetto a “Revelation”, in un certo senso anche un poco più pacato e particolarmente melodico, aggettivo che in un periodo di estremismi nel mondo Techno non vuole essere dispregiativo. Piuttosto, va a costituire più che altro una proposta alternativa al progressivo indurimento del genere negli ultimi anni. Il suono del kick è stato scolpito e affinato ancora di più ed ha un timbro decisamente caratteristico, profondo, che basta quello a far muovere le gambe e rende riconoscibili i Boston168 anche al di là delle linee di basso o di altri elementi. Altrettanto inconfondibile e molto apprezzabile è il largo impiego di suoni provenienti dalla Roland 707, drum machine che si può trovare più di rado rispetto all’iconica e jeffmillsiana 909 e che combinata a tutto il resto dell’ensemble va a creare la firma stilistica di Sergio Pace e D-Vince.
Paolo Castelluccio