Venerdì 14 dicembre i Magazzini Generali di Milano ospiteranno l’evento organizzato da Luciano per celebrare i 15 anni di Cadenza Record. Insieme al cileno si alterneranno in consolle Michel Cleis, Lino Pugliese e gAs.
Lucien Nicolet è uno dei dj più conosciuti e amati della scena elettronica internazionale. Il suo lavoro con Cadenza Records, i suoi party Vagabundos e l’energia che sprigionano i suoi dj set hanno contribuito in modo determinante alla diffusione e al consolidamento della club music su larga scala. Luciano è infatti una di quelle figure che ha permesso ad una tipologia specifica di musica elettronica di uscire dalla dimensione underground dei club e di arrivare sui palcoscenici dei più grandi festival del mondo.
La sua proposta ricca di melodie e percussioni ha saputo conquistare moltissime persone, mettendo insieme fan della club music di vecchia data e giovani leve che invece si avvicinano per la prima volta alla scena del clubbing. Luciano ha unito molti tipi di pubblico dentro un unico grande dancefloor e questa è una dote che hanno pochissimi professionisti di questo calibro.
In occasione della performance che avrà luogo questo venerdì, 14 dicembre ai Magazzini Generali di Milano, abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche battuta con lui (clicca QUI per visualizzare l’evento ufficiale).
Quello che Luciano racconta ci offre l’opportunità di compiere numerose riflessioni e approfondire delle tematiche che sempre più spesso influiscono sensibilmente sulla carriera di un artista. Dallo sviluppo e dalla gestione di una label che oggi compie 15 anni e che, come vi abbiamo raccontato QUI, ha avuto un peso non indifferente sul cambiamento di una particolare forma di house music, alla decadenza musicale dell’isola di Ibiza, uno dei capisaldi della scena elettronica dello scorso ventennio, Luciano ha parlato del suo lavoro ma ha anche messo in evidenza alcuni dei punti deboli dell’industria musicale contemporanea.
Con Luciano inoltre, abbiamo potuto indagare alcune tematiche che in un mondo come quello della club music rimangono tutt’oggi ai margini, come ad esempio le conseguenze che ha uno stile di vita sbagliato sulla salute di un artista e la difficoltà di uscire da un circolo vizioso fatto di abuso di sostanze, perdita del sonno e viaggi continui.
Luciano prima di essere un grandissimo artista si è dimostrato un grande uomo, una persona sincera che non ha avuto paura di affermare che al momento “Ibiza non offre più niente di musicalmente interessante” ma che è solamente un susseguirsi di “play and repeat” della stessa musica in qualsiasi club si decida di entrare, oppure che dobbiamo fare attenzione e “prenderci cura del nostro bambino interiore” perché la musica elettronica deve essere un’esperienza di “felicità e condivisione“.
L’artista ci invita a riflettere sull’essenza della musica e sul ruolo che la musica elettronica deve avere all’interno di un mondo, quello del clubbing, che sta perdendo la propria autenticità.
Questo e molto altro è quello che ci ha raccontato in occasione della sua performance ai Magazzini Generali di venerdì prossimo.
Italian version
Ciao Luciano, benvenuto su Parkett. È un grande piacere avere un artista del tuo calibro con noi. Iniziamo parlando un po’ della tua storia. Negli anni 2000 sei stato uno degli artisti più influenti della minimal-house, soprattutto a partire dal 2003, anno di uscita del tuo primo EP sulla tua etichetta, Cadenza Records. Cosa ricordi di quel periodo?
I miei ricordi del 2003? Beh, era un periodo dove questo tipo di musica era totalmente nuovo e le persone molto spesso venivano a scoprirla, ad ascoltarla. Tutti rimanevano molto sorpresi ed erano entusiasti per quello che stava succedendo nel mondo del clubbing.
In questo senso, nella prima decade di vita della label abbiamo visto pubblicati EP di artisti del calibro di Ricardo Villalobos, Thomas Melchior, Rhadoo, che sono alcune delle uscite che hanno segnato la storia di Cadenza. Ci sono possibilità di vederti collaborare ancora con alcuni di questi artisti in futuro?
Ti dirò, siamo sempre aperti all’ascolto e alla nuova musica…
A tal proposito, quali sono i tuoi dischi di Cadenza preferiti?
Uno dei miei ep preferiti è quello di NSI ( Cadenza 5 e 5.5). Non Standard Institute si compone di due grandissimi artisti, Tobias Freund e Max Loderbauer, due musicisti di talento che ammiro moltissimo. È musica di un altro pianeta.
Cosa ci riserveranno il futuro di Luciano e quello di Cadenza?
Lo scorso 24 novembre è andato in scena il nostro evento al Magik Garden Festival, a Santiago del Cile. Abbiamo pubblicato una raccolta con gli artisti che hanno suonato lì e che sono di casa nella label come Loco Dice, Alejandro Vivanco, Felipe Venegas e André Butano. Venerdì scorso invece è uscita un’altra compilation, Luciano & Cadenza shake South America, che offre visibilità agli artisti di questo continente. Dal 14 dicembre sarà disponibile anche il mio ultimo lavoro Sequentia vol. 2, mentre il vol. 3 e il 4 saranno resi disponibili in inverno e in primavera. Abbiamo molti altri progetti in dirittura d’arrivo che pubblicheremo nel 2019, sia di artisti nuovi, sia di figure che hanno rappresentato la storia dell’etichetta. Inoltre, siamo nella piena fase di celebrazione dei 15 anni di Cadenza con eventi come quello di questo venerdì ai Magazzini Generali e di sabato al The Key di Parigi. Ma non è finita qui: ne annunceremo altri molto presto…
Come e quando hai maturato la scelta di aprire una tua etichetta? Avresti mai immaginato che sarebbe stata una delle label più importanti della club music?
Non fu nulla di pianificato; al contrario, è successo tutto molto spontaneamente. Avevo terminato una produzione con Philippe Quenum e siccome nessuno la voleva pubblicare, abbiamo deciso di farlo noi; era il periodo in cui collaboravo con Serfin a Zurigo.
Quel disco riscosse un successo talmente grande che decidemmo di farne un altro. Così nacque Cadenza. Con me, c’era mia sorella che, essendo grafica, si è occupata del logo e di tutta la parte che riguarda l’immagine e così continuiamo anche oggi. Non ho mai pensato davvero che potesse essere un’etichetta con così tanta importanza ma guarda adesso: la label festeggia 15 anni! L’idea comunque continuerà ad essere la stessa e l’etichetta continuerà ad essere una piattaforma che permetterà alle persone di scoprire nuova musica proveniente sia da artisti affermati che da produttori sconosciuti.
Parliamo invece di Ibiza. Quale ruolo ha avuto l’isola nella tua carriera? Credi che un giorno Ibiza ritornerà ad essere il paradiso per gli amanti della musica che era 15-20 anni fa?
Ibiza ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera e continua ad averlo. È una delle “piattaforme” che mi ha permesso di far conoscere la mia musica a livello universale, è una finestra sul mondo. Invece di viaggiare in giro per il mondo è stato il mondo a venire da me a Ibiza e questo è molto importante per ogni dj perché, se ti esibisci sull’isola, poi ti inviteranno in tutti i club del pianeta. Suonare al DC10, al Cocoon e tutte le mie residenze nei club come Pacha, Ushuaia, Destino, Booom, Amnesia, Space e Hï è stata la chiave per lo sviluppo della mia carriera come professionista. Se devo essere sincero, personalmente credo sia utopico pensare che l’isola torni ad essere il paradiso che era 15-20 anni fa. Ibiza ha smesso di essere musicalmente interessante. C’è stato un periodo in cui era una risorsa per la scoperta e l’esplorazione musicale, adesso è solo una specie di formula standard, un “play and repeat” di brani eseguiti uno dietro l’altro in qualsiasi locale tu vada. Non c’è più un movimento musicale, si ascolta la stessa musica ovunque. Ibiza dovrà rinascere dalle sue ceneri.
Dopo quello che ti è successo nel 2018 e la lotta contro le dipendenze, come stai adesso? Credo che quello che hai fatto (e mi riferisco alle tue dichiarazioni pubbliche) sia la dimostrazione che dietro il grande artista ci sia un uomo ancora più grande. Non tutti avrebbero il coraggio di fare quello che hai fatto tu e soprattutto di dirlo pubblicamente. Avresti qualche consiglio da dare a quegli artisti che si trovano nella tua situazione ma che hanno paura o si vergognano di chiedere aiuto? Sappiamo che il mondo della musica elettronica mette le persone in condizioni difficili, costringendole ad orari assurdi e a subire moltissima pressione. Ci sarebbe, secondo te, un modo per cambiare le cose e proteggere gli artisti da tutto questo?
Sono molto lusingato per le tue parole, grazie! Il miglior consiglio è non dimenticare che la musica elettronica, quella che facciamo, è molto simile alla musica tribale, e ha molto a che fare con il ballo e lo stato di trance, ovvero l’entrare in uno stato di coscienza alterato. Dobbiamo quindi ricordare che non sempre le tribù facevano uso di sostanze per arrivare a questo, abbiamo la capacità per farlo senza dover prendere nulla e dobbiamo comprendere che siamo capaci di ballare e divertirci solamente condividendo il momento. Questa musica è portatrice di amore e passione, racconta storie, produce emozioni. Io con la mia musica provo sempre ad accompagnare il pubblico verso degli stati emotivi positivi e di felicità, di allegria ed euforia; per questo ho sempre scelto melodia e ritmo. Questo lavoro ha dei lati negativi, ma anche lati molto positivi (e per questo ne vale la pena): possiamo viaggiare e scoprire culture differenti. Le chiavi per poter sopravvivere a cambi di orario e di clima (passare da inverno ad estate per esempio), agli orari notturni di lavoro, a quello che comporta lavorare in un club ( alcool, droghe ecc) e alla stanchezza fisica di un corpo che cerca di aggiustare continuamente il suo orologio biologico sono principalmente: sport, mangiare sano e dormire bene. Quando vado in un paese dove c’è molta differenza di orario cerco sempre di fare sport quando arrivo e provo ad adattarmi rapidamente all’orario. Se lo affronti in questo modo è possibile farlo! Se invece quello che fai è distruggerti e sconvolgerti come ho fatto io per molti anni, finisci per renderti conto che alla fine c’è un muro enorme e che, più continuerai a volerti male e a non prenderti cura di te, più doloroso sarà lo scontro con la realtà. Ogni volta che assumi qualcosa diventa sempre più difficile liberartene. Dobbiamo proteggere il bambino che abbiamo dentro, dobbiamo amarlo, badare a lui in modo intelligente e proteggere questa musica che amiamo e che trasmette un’energia buona e allegra.
Il pubblico italiano ti ama dal primo momento. Ogni volta che vieni a Milano ai Magazzini Generali il club si riempie del tuo pubblico. Ti piace suonare qua? Cosa provi quando sali in consolle qui ai Magazzini?
Il pubblico italiano è stato uno dei più importanti nella mia carriera; l’Italia mi ha permesso di essere consapevole delle mie potenzialità fin dal principio, offrendomi i primi grandi palchi dove suonare ed è un paese che ha sempre creduto in me amandomi per come ero prima e per come sono ora. Ringrazierò per tutta la mia vita il pubblico italiano. Inoltre amo gli italiani, sono pieni di vita, molto espressivi, con senso estetico e cibo buono. Gli italiani sono un popolo vivo pieno di emozioni. L’Italia è un paese dove potrei vivere! Mi piace anche tantissimo suonare qui ai Magazzini Generali, è un club simbolo di Milano pieno di persone che adoro ed è sempre bellissimo vedere il club pieno al mio arrivo. Sono davvero molto felice per questo.
Cosa ci dobbiamo aspettare di particolare per questa tua esibizione del 14 dicembre ai Magazzini?
Sorpresa! Vi invito tutti venerdì ai Magazzini per scoprirlo!
English Version
Hi Luciano, welcome to Parkett. It’s a great pleasure to have an artist of your caliber with us. Let’s start by talking a little bit about your story. In the years 2000 you were one of the most influential artists of minimal-house, especially since 2003, year of release of your first EP on your label, Cadenza Records. What do you remember of that period?
My memories of 2003? Well, it was a period where this kind of music was totally new and people very often came to discover it, to listen to it. Everyone was very surprised and were enthusiastic about what was happening in the music world.
In this sense, in the first decade of the label’s life we have seen published EP of the likes of Ricardo Villalobos, Thomas Melchior, Rhadoo, which are some of the outputs that have marked the history of Cadenza. Are there any opportunities to see you working with some of these artists again in the future?
I’ll tell you, we’re always open to listening, and new music …
What are your favorite Cadenza records?
One of my favorite ep is NSI works (Cadence 5 and 5.5). Non Standard Institute is composed of two great artists, Tobias Freund and Max Loderbauer, two talented musicians whom I admire very much. It’s music from another planet.
What will the future of Luciano and that of Cadenza reserve for us?
On November 24th, our event was staged at the Magik Garden Festival, in Santiago, Chile. We released a compilation with the artists who played there and who are at home on the label such as Loco Dice, Alejandro Vivanco, Felipe Venegas and André Butano. Last Friday another compilation was released, Luciano & Cadenza Shake South America, which offers visibility to the artists of this continent. From December 14th my last work Sequentia vol will also be available. 2, while vol. 3 and 4 will come out in winter and spring. We have many other projects on the way to finish which will be published in 2019, both by new artists and by figures that have represented the history of the label. In the last period, however, we focused a lot on the compilations. Moreover, we are in the full celebration phase of the 15 years of Cadenza with events like that of this Friday at Magazzini Generali in Milan and Saturday at The Key in Paris. We will announce many others soon …
How and when did you decide to open your own label? Would you ever have imagined that it would be one of the most important club music labels?
It was nothing planned; opposite, everything happened very spontaneously. I had finished a production with Philippe Quenum and as nobody wanted to publish it, so we decided to do it ourselves. At that time, I worked with Serfin in Zurich. That album was so successful that we decided to do another. Than Cadenza was born. With me, there was my sister who, being graphic, took care of the logo and of the whole part that concerns the image and so we continue today. I never really thought it could be a label with so much importance but look now: the label celebrates 15 years! The idea however will continue to be the same and the label will continue to be a platform that will allow people to discover new music both from established artists and from unknown producers.
Let’s talk about Ibiza instead. What role did the island play in your career? Do you think that one day Ibiza will return to being a music lovers’ paradise 15-20 years ago?
Ibiza has played a fundamental role in my career and continues to have it. It’s one of the “platforms” that allowed me to make my music known universally, it’s a window to the world. Instead of traveling around the world it was the world that came to me in Ibiza and this is very important for every DJ, because if you perform on the island then they will invite you to all the clubs on the planet. Playing at DC10, Cocoon and all my residences in clubs like Pacha, Ushuaia, Destino, Booom, Amnesia, Space and Hï was the key to the development of my career as a professional. To be honest, I personally think it is utopian to think that the island returns to being a paradise that was 15-20 years ago. Ibiza has stopped being musically interesting. There was a time when it was a resource for music discovery and exploration, now it’s just a sort of “copy and paste” formula. “play and repeat”, one after the other in any place you go. There is no longer a musical movement, you listen to the same music everywhere. Ibiza will have to be reborn from its ashes.
What happened to you in 2018 and the fight against addictions, how are you now? I believe that what you have done (and I refer to your public statements) is proof that behind the great artist there is an even bigger man. Not everyone would have the courage to do what you did and above all to say it publicly. Would you have any advice to give to those artists who are in your situation but who are afraid or are ashamed to ask for help? We know that the world of electronic music puts people in difficult conditions, forcing them to absurd hours and undergoing a great deal of pressure. In your opinion, would there be a way to change things and protect artists from all this?
I am very flattered by your words, thank you! The best advice is not to forget that electronic music, the one we do, is very similar to tribal music, and has a lot to do with dancing and trance or getting into an altered state of consciousness. We must therefore remember that the tribes did not always use substances to achieve this, we can do it without having to take anything and we must remember that we are able to dance and enjoy ourselves only by sharing the moment. This music is the bearer of love and passion, tells stories, produces emotions. I always try to lead people to positive emotional states and happiness through my music, of joy and euphoria; therefore, I have always chosen melody and rhythm. This work has some downsides, but also very positive sides (and that’s why it’s worth it): we can travel and discover different cultures. The keys to survive changes in time and climate (going from winter to summer for example), working hours at night, what it involves working in a club (alcohol, drugs, etc.) and the physical exhaustion of a body that tries to fix his biological clock continuously are mainly: sports, eating healthy and sleeping well. When I go to a country where there is a lot of time difference, I always try to do sport when I arrive and I try to adapt quickly to the time. If you do it this way you can do it! But if what you do is destroy and disrupt you as I have for many years, you end up realizing that in the end there is a huge wall and the more intensely you will make it more painful the clash with reality. Every time you take something it becomes increasingly difficult to get rid of it. We must protect the child we have inside, we must love him, look after him in an intelligent way and protect this music that we love and that transmits a good and happy energy.
The Italian public loves you from the first moment. Whenever you come to the Magazzini Generali in Milan, the club is filled with your audience. Do you like playing here? What do you feel when you get in the console here at the Magazzini?
The Italian public was one of the most important in my career; Italy has allowed me to be aware of my potential from the beginning, offering me the first big stages to play and it is a country that has always believed in me loving me as I was and as I am now. I will thank the Italian public for all my life. I also love Italians, they are full of life, very expressive, with an aesthetic sense and good food. Italians are a living people full of emotions. Italy is a country where I could live! I also love playing here at Magazzini Generali, it is a symbolic club of Milan full of people that I love and it’s always great to see the club full on my arrival. I’m really very happy for this.
What should we expect for this performance of your December 14th?
Surprise! I invite you all to the Magazzini on Friday.