Questo 2019 inizia con una triste notizia che scuote tutti gli appassionati di musica elettronica: chiude l’Alter Ego di Verona.
“Dopo 19 anni è la FINE di Orbit“, questo il nome di uno dei due eventi in programma a gennaio (forse uno a febbraio), e che sancirà probabilmente la fine di uno dei locali più storici della nazione, nonché punto di riferimento per tutti gli appassionati di musica elettronica: l’Alter Ego. Ed è proprio attraverso un comunicato uscito su L’Arena, che il gestore del locale Giulio Lenotti spiega le motivazioni che hanno portato alla chiusura della discoteca; riconducibili sia alla ristrutturazione del Club da parte del proprietario, con l’intento di farlo diventare anche ristorante o alloggio, che alle difficoltà di gestione ed economiche da sostenere, a fronte di un calo sempre più costante di pubblico.
«Questo diventa un lavoro sempre più complicato, perché le nuove generazioni sono dure da gestire e per la questione che riguarda divieti e sicurezza: i giovani oggi vengono meno in discoteca rispetto al passato ed è difficile interpretarne i gusti, qui ad esempio ho dovuto fare anche serate Trap e commerciali, con altri stili che con la storia dell’Ater Ego non centrano nulla…».
Leggi QUI tutta la dichiarazione rilasciata su L’Arena.
L’Alter Ego nasce nel 1990, a Torricelle, sulle colline veronesi, dalla mente di alcuni pesi massimi della scena elettronica e di tendenza degli anni ’90: Marco Dionigi, Adrian Morrison e Andrea Oliva: creatore della serata Orbit ed ex proprietario del locale. Responsabili insieme ad altri precursori del movimento sperimentale ed underground di quegli anni, sono tra coloro che hanno contribuito all’evoluzione della scena elettronica nazionale per come la conosciamo oggi. La stessa scena che con la probabile chiusura dell’Alter Ego, perde definitivamente un’altro luogo sacro per la musica oltre che un tassello fondamentale di quella storia, che per anni ha fatto ballare l’Italia.
Un’Italia che musicalmente cambia e che vuole seguire il resto dell’Europa ma che troppo spesso purtroppo trascura sempre di più i propri artisti e i suoi Club storici. Che al posto di agevolare e tutelare le realtà che hanno contribuito alla propaganda di un certo tipo di musica, ha aumentato cospicuamente il prezzo degli immobili e la conseguente gestione degli stessi. Un’Italia con un pubblico che si auto proclama musicalmente competente elevandosi a portavoce di una cultura che ha dimenticato, o non ha mai avuto, e indossa abiti tutti uguali mentre ascolta solo quello che altri gli impongono; calando così nella mediocrità e nell’abisso monocolore dell’emulazione e della mancanza di curiosità. Un’Italia che con la chiusura dell’Alter Ego, diventa più povera, e la colpa è anche nostra, che troppo spesso cerchiamo di analizzare realtà sempre nuove e trascuriamo le nostre radici, come quei figli che trascurano i padri.
«Chiudere un locale storico fa male a tutti, ma evidentemente non ci sono più le condizioni economiche, questo è un ambiente troppo grande, una macchina che costa tantissimo e non può reggere».
Ha dichiarato Andrea Oliva, che si è sfogato anche pubblicamente attraverso un duro post via Facebook, leggi QUI.
In console per l’ultima serata di Orbit che si terrà il 12 gennaio ci saranno due Dj che hanno reso immortale l’Alter Ego: Paolo Martini e Marco Dionigi.