Quello di Pfirter è un nome che non ha bisogno di introduzioni. Nato a Buenos Aires e di base a Barcellona, l’artista è attivo sulla scena techno da oltre 15 anni, durante i quali ha sviluppato un suono unico ed uno stile davvero peculiare, come Dj, produttore e fondatore della sua etichetta MindTrip.
Uscirà l’8 di marzo, proprio sulla sua label, il suo primo album “The Empty Space”, risultato di un processo “divertente e gratificante”, ma anche “particolarmente faticoso”, come ci ha raccontato in questa esclusiva intervista.
Abbiamo chiacchierato con l’artista di come la tecnologia abbia influenzato l’evoluzione della scena musicale negli ultimi vent’anni e di come questa sia passata dall’essere incentrata sulla vera essenza della musica, a divenire parte di una “cultura usa e getta, basata sui Like stile Instagram” in cui tutti siamo immersi.
“The Empty Space” si compone di undici tracce che esplorano tutte le sfumature Techno, dai groove più oscuri alle sperimentazioni atmosferiche, creando un personalissimo “spazio vuoto” (empty space, ndr.) che Pfirter descrive come “uno stato di focus e attenzione dedicati alla creazione musicale, che per certi versi si avvicina alla meditazione”.
Parkett presenta in anteprima l’omonima traccia “The Empty Space”, che trovate qui sotto. Godetevi l’intervista!
Ciao Juan Pablo e bentornato su Parkett. Era il 2014 l’ultima volta che chiacchierammo e sembra che siano successe diverse cose nel frattempo. Nella nostra precedente intervista parlammo della tua etichetta MindTrip dove prossimamente uscirà il tuo primo progetto a tutto tondo, “The Empty Space”. Ci vuoi raccontare qualcosa in più riguardo a questo album e perchè abbiamo dovuto aspettare così tanto?
Dalla nostra ultima intervista, oltre 4 anni fa, sono infatti uscite diverse produzioni, sia miei lavori, che di altri grandi talenti, entrambi in forma di EP (Dold, Diego Amura, Mental Resonance, Alderaan e altri) che in forma di compilation, come la nostra recente serie Mutable Minds. Sono davvero orgoglioso e felice di tutto questo e la release di un album era un altro dei traguardi dell’etichetta, oltre che mio, come artista, dopo aver trovato il tempo e desiderio di farlo. Questo album è stata anche una grande sfida: ho iniziato a suonare molto prima di produrre, per cui per me è naturale avere particolarmente a cuore la capacità della musica di svilupparsi sul dance-floor. Non ho voluto annullare quel lato di me (se mai fosse possibile!), ma ho scelto di mantenerlo in secondo piano in gran parte di questo LP, introducendo note più oscure e ritmi diversi. Trovare questo equilibrio è stato divertente e gratificante, pur essendo particolarmente faticoso.
La tua musica (e questa release, in particolare) sembra da sempre avere una forte connessione con la meditazione e l’introspezione. Possiamo dire che queste siano parti importanti della tua vita e della tua pratica?
Pratico diverse forme di meditazione da circa 8-10 anni, ma non mi considero un esperto in quest’area. Sono consapevole dei miei limiti dati dalla mancanza di una pratica giornaliera. Secondo il mio punto di vista, tuttavia, la meditazione e l’introspezione possono avvenire in qualsiasi momento, soprattutto quando siamo coscienti e focalizzati su ciò che facciamo: per me questa è una delle cose più importanti nella vita ed il mio obiettivo principale, quando produco musica in studio o nei miei DJ set. Sono certo che tutti i musicisti sperimentino questo senso di presenza e disconnessione da pensieri superflui quando producono: questo altro non è altro che una forma profonda di meditazione.
Vivi a Barcellona, come descriveresti la scena della tua città?
Barcellona è una città turistica, molto in voga negli ultimi 10 anni e questo sicuramente influenza pesantemente ogni tipo di scena. Molti promoter sono focalizzati sull’attrarre turisti ubriachi durante la stagione estiva e la Techno non funziona normalmente con contesti di spiagge e mohito. Ci sono ovviamente alcuni club di livello, con line-up importanti, più o meno frequentemente, ma io credo che la scena Techno sia particolarmente piccola per una città così grande.
Hai mai pensato di tornare in Argentina? Cosa ne pensi di quella scena, invece?
Sto per partire per Buenos Aires e Uruguay, per un tour del Sud-America di due settimane. Vivo in Europa da qualche anno ormai, prima a Berlino e poi a Barcellona e ci sono molte cose che mi rendono felice nella mia attuale situazione. Buenos Aires è casa, per cui contemplo sempre la possibilità di tornare per le mie radici, la famiglia etc… Sarà il tempo a decidere edo io sono ora aperto a quest’opportunità. La scena è davvero vivace in Argentina, lo è sempre stata. Durante parte degli anni ’90 e inizio dei 2000 ci sono stati tanti party un po’ in tutto il Paese e molti sponsor hanno investito i propri soldi soprattutto su grandi promoter. Molti di questi spesso hanno scelto sempre lo stesso DJ, anche 50 volte, usando questa come formula vincente. Non vivo più in Argentina, ma penso che ora questo stia cambiando per la Techno. La scena è piccola, ma di spessore. La gente che va a ballare oggi sa chi va a sentire e l’energia che si sente nei club, così come l’amore della folla sono più forti che in qualsiasi altra parte del mondo.
Recentemente un noto festival (Dekmantel, ndr) è stato criticato pesantemente per non aver inserito artisti sudamericani nella propria line-up, nonostante il festival organizzi spesso diversi altri eventi in questi Paesi. Cosa ne pensi, essendo argentino, ma più in generale qual è la tua opinione da DJ e produttore su questo tipo di scambio culturale?
Non ero a conoscenza di questo fatto. Credo sia importante includere artisti locali nei festival più grandi: si tratta di un’importante opportunità per la scena in generale. Capisco la frustrazione di alcuni artisti. Questo non è però un problema che mi tocca personalmente, anche se non sono mai stato invitato a partecipare a grandi festival in Argentina.
Sei attivo sulla scena da oltre 15 anni, pensi che sia cambiato qualcosa? C’è qualcosa che ti manca degli albori?
Il cambiamento è costante e sempre più veloce. La tecnologia è una parte importante di questo cambiamento: fino a 20 anni fa, la produzione musicale era riservata ai nerd in grado di utilizzare sintetizzatori e drum machine che la maggior parte delle persone non conosceva né poteva neanche immaginare. Oggi si possono raggiungere risultati dello stesso livello, o spesso anche migliori, con un computer. Non è più necessario comprare centinaia di dischi carissimi in vinile per fare un buon DJ set, da quando esiste il formato digitale. E puoi promuovere tutto questo sui social media, gratuitamente e dal comfort del tuo salotto. Tutto ciò era impensabile 20 anni fa ed ha cambiato tutto, in tanti modi. Ha sicuramente creato un posto più democratico dove quasi tutti possono esplorare il proprio lato artistico, ma ha anche sviluppato una cultura usa e getta, basata sui like stile Instagram che è più focalizzata sull’illusione del successo e su video di gatti in studio di registrazione, piuttosto che sulla musica vera e propria. Oggi la musica diventa vecchia presto ed è forse questo che mi manca degli albori: ascoltare dischi e saperli a memoria, dall’inizio alla fine. Ai tempi ascoltavo lo stesso album in ripetizione anche 20 volte, questo è andato perso per le nuove generazioni.
Quali sono tre tracce che occupano un posto speciale nel tuo cuore, come musicista?
Front 242 – Headhunter
JB3 – Forklift (Luke Slater Filtered Remix)
Stanislav Tolkachev – Yes, Today
Parliamo di collaborazioni, tra cui forse quella con Jonas Kopp è una delle tue più famose ad oggi. C’è qualcuno con cui vorresti collaborare in futuro, sia tra artisti affermati che nuovi?
Mi reputo fortunato abbastanza da poter lavorare con molti grandi produttori, sia per collaborazioni che per remix. Nelle ultime settimane, ho lavorato ad una nuova collaborazione con Chris Liebing, dopo che la nostra traccia 420 uscì un paio di anni fa. Non vedo l’ora di vedere il risultato finale di questo progetto: è sempre bello lavorare con persone come lui che stimo e rispetto e sono sempre piacevolmente colpito dal suo modo di pensare e dalla sua capacità di risolvere ogni problema. Oltre a questo, sono particolarmente felice dei remix del mio album che usciranno poco dopo “The Empty Space”. Non dovrei parlarne, ma sto per partire per Buenos Aires e sto ascoltando il remix una delle mie tracce a cura di Matrixxman e … wow! Poter scambiare musica ed idee con amici di talento mi rende orgoglioso e fa sentire privilegiato.
C’è un posto che ancora non hai visitato e dove vorresti andare?
Tokyo! Sono da sempre affascinato dalla cultura e cibo giapponese ed è sicuramente la città che vorrei visitare al più presto.
L’anno inizia per te con “The Empty Space”. C’è qualche altro progetto del 2019 di cui ci vuoi parlare?
Ci sono molti progetti che si materializzeranno nel 2019: la mia ultima traccia su Stockholm LTD è uscita pochi giorni fa, il mio album su MindTrip uscirà a marzo, con i grandiosi remix di cui parlavo poco fa. Ci sono altre release che usciranno su alcune delle mie piattaforme preferite (Arsenik, Float) e tanta altra musica su MindTrip … ne vedrete delle belle!
Preordina “The Empty Space” qui
ENGLISH
Pfirter is a name that surely doesn’t need much introduction: the Buenos Aires-born, Barcelona-based artist has been at the forefront of the techno scene for over 15 years, crafting his distinctive sound and very own style, as DJ, producer and label owner of MindTrip.
The artist is now releasing “The Empty Space”, his first full-length album ever, out on his label on the 8thMarch and result of a process that has been “rewarding and fun but also very demanding” as he told us in this interview.
We chatted about how technology has affected the change that the scene has undergone in the last 20 years and how we have gone from the times when all was about the music to the “InstaLike-Based culture” where we are all immersed.
“The Empty Space” is made of eleven tracks that delve deeply into all hues of techno, travelling through the darkest grooves up to atmospheric explorations, creating the artist’s own empty space, that he describes as “a state of focus and attention purely into music and creation, which relates a lot to meditation in a way”.
Parkett premieres second track “The Empty Space”. Enjoy the music and the interview!
Hello Juan Pablo and thank you for this interview. It was 2014 when we last had a chat on Parkett and a few things seem to have happened since then. In our previous interview, we talked about your label MindTrip, where you first full-length project, “The Empty Space”, is now about to be released. Can you tell us a bit more about this album and why did we have to wait so long?
From our previous interview over 4 years ago, we have released quite a good amount of records, featuring my own EPs as well as some other great talents, both as full EPs (Dold, Diego Amura, Mental Resonance, Alderaan and more) and on compilations like our most recent Mutable Minds series. I feel very proud and happy about all our records and releasing an artist album was another thing we wanted to achieve as a label, while personally, as an artist, I found both the time and desire to make it happen. This release was also a big challenge for me: I have started Djing long before producing, which means that I naturally care a lot about the ability of my music to move the dance-floor forward. I didn’t want to kill that side of me for my album (as if I could), but I did want to keep it in a secondary place during a good part of the LP and introduce an overall darker tone and more diverse rhythms too. Finding this right balance has been rewarding and fun but also very demanding.
Your music (and this release, specifically) seems to have a deep connection with meditation and introspection. Are these important parts of your life or practice?
I have practiced different forms of meditation over the last 8 to 10 years. I don´t consider myself an expert in this area and I am conscious of my limitations due to lack of daily practice. From my point of view though, meditation and introspection can happen anytime, if we focus deeply into what we are doing and that’s one of the most important things in life for me and my main target in the studio when I produce music or during my DJ sets. I am sure that every producer or musician experiments this feeling of presence and disconnection from unnecessary thoughts while producing music (at least occasionally) and that’s a deep form of meditation.
You live in Barcelona, how would you describe the scene there?
Barcelona is a touristic city that has been in high demand for the last 10 years and this affects heavily any possible scene. Most promoters just want to focus on drunk tourists during the summer season and Techno doesn’t normally work well with beach & mojitos. There are obviously several good clubs and great line-ups more or less regularly, but I certainly feel that the techno scene is too small for such a great city.
Would you ever move back to Argentina? How do you feel about the scene there?
I am actually about to depart to Buenos Aires and Uruguay for a 2 week tour of South America. I have been living in Europe for quite a few years already (Berlin first and now Barcelona) and there are many things that make me feel happy in my current life situation. Buenos Aires is my hometown, so there’s always a possibility of returning there because of my roots and family… Time will tell and I am now open to the possibility. The scene is very hectic in Argentina, it has always been. During part of the 90s and early 2000s there’s been a lot of massive parties everywhere and sponsors wouldn’t stop giving away money to (mainly big) promoters. Most of those promoters simply booked the same DJs for 50 times or more, over and over, as a formula that was working. I am not living in Argentina anymore, but I believe that it is now different for Techno music. The scene is small but more consistent. Clubbers have a good understanding of what they are going to listen to and the energy in a club and the love from the crowd is greater than in almost any other place.
Lately a festival (Dekmantel, edit.note) has been hugely criticised for lack of bookings for Latin American artists, despite holding multiple events in these countries. How do you feel about this, being Argentinian and, more in general, what’s your take on cultural exchange as DJ and producer?
I wasn’t aware of this situation. Of course it’s good to include local artists in big festivals since it can be a big opportunity for the local scene overall. I understand that some people can get frustrated with this. But this issue never really affected me personally, even if I have almost never been invited to participate in international events hosted in Argentina.
You have been around for more than 15 years, do you think that the techno scene has changed much? Is there anything you miss from the old days?
The change is constant and faster every day. Technology is a big part of this change: up to 20 years ago, music production was reserved to geeks, lucky and smart enough to master synths and drum machines that most of the people couldn’t even know or dream of. Today you can achieve a similar or probably even better result with a computer. You don’t need to buy hundreds of very expensive records in vinyl to make a good DJ set, since digital format showed up and conquered. And you can promote all this, for free, on social media and from the comfort of your living room. This was unthinkable 20 years ago and changed everything in different ways. It is meant to be a more democratic place where almost everybody can explore their artistic side, but also a disposable, InstaLike-Based culture more focused on the illusion of success and videos of cats in a studio than in actual music. Today, music becomes old super fast, and that’s probably what I miss from the 90s: I would listen to my records and know them all, from beginning to end. I would probably listen to a complete album on repeat for 20 times and that is gone nowadays for the new generations.
Can you name three tracks occupying a special place in your heart, as a musician?
Front 242 – Headhunter
JB3 – Forklift (Luke Slater Filtered Remix)
Stanislav Tolkachev – Yes, Today
Let’s talk about collaborations, being the one with Jonas Kopp one of your most famous to date. Is there any known or upcoming artist that you would love to collaborate with?
I have been lucky enough to work with many great producers, both as studio collaborations or at remix duties. In the past weeks, I have worked on a new collaboration with Chris Liebing, after our track 420 got released on our label a couple of years ago. I am really looking forward to the final result of this little project, it’s very refreshing to work with people like Chris whom I love and respect, and I am always surprised about his way of thinking and his problem solving abilities. Besides that, I am particularly excited about the remix pack for my album that will come out some weeks after ¨The Empty Space¨ hits the stores. I shouldn’t be talking about this already, but while I am now heading by plane to Buenos Aires, I am listening to Matrixxman’s upcoming remix of one of my new tracks and wowww… This is it! I do feel proud and blessed to exchange music and ideas with talented friends.
Can you name a festival, city or place where you haven’t played yet and would love to?
Tokyo! I have been fascinated by Japanese culture and food for a long time and it’s definitely the city that I truly care visiting for my first time.
The year started for you with this amazing release, is there any other projects for 2019 that you want to share with us?
There are many projects that will materialize during 2019. My new record on Stockholm LTD just came out a few days ago. My album is coming out on MindTrip in March, followed by some great remixes a bit after that. I will have some other releases on some of my favourite platforms (Arsenik, Float) and of course there’s much more music coming out on MindTrip from other guest artists as well. There will be more releases this year on MindTrip, so you better stay up to date!
Pre-order “The Empty Space” here