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Kode 9, Tim Hecker e Lee Gamble sono alcuni degli artisti che hanno contribuito a “Unsound: Undead”, una raccolta di 64 brevi saggi che rappresenta l’ultima produzione firmata del collettivo AUDINT.

I testi firmati da numerosi artisti e producer, tra i quali Kode 9, contenuti in “Unsound: Undead” esplorano le possibilità della trasmissione sonora tra i vivi e i morti e, in particolare, di come l’inudibile (unsound) serva ad attivare ciò che (si presume) non è del tutto morto (undead).

Secondo il portale editoriale Urbanomic, infatti, “da quando esistono tecnologie di registrazione e comunicazione, il potenziale del continuum vibrazionale che collega i suoni all’infrarosso, agli ultrasuoni e ad altre frequenze inudibili è stato a più riprese studiato per la possibilità di accedere a zone di trasmissione di segnali tra ciò che vivo e ciò che non lo è più“.

Kode 9_unsound

A tale proposito il gruppo AUDINT ha affermato che la propria ricerca “si concentra intensamente sul fenomeno delle vibrazioni“. “Fin dall’invenzione del fonografo e del telefono, il concetto di vibrazione ha svolto un ruolo chiave nella ricerca scientifica, oltre che nella produzione culturale, grazie alla sua capacità non soltanto di permettere le connessioni nell’esistente ma anche di supportare i tentativi di decodificare  le frequenze inudibili al confine tra vita e morte“.

Per il progetto Unsound: Undead, il quale unisce la fascinazione per l’ hauntology, l’esperienza esoterica e la sperimentazione, i producer Kode 9, Tim Hecker e Lee Gamble hanno lavorato al fianco di ricercatori quali Lisa Blanning, Matthew Fuller, Julian Henriques e Toby Heys con l’obiettivo di definire “queste periferie della percezione sonora e i relativi portali in grado di aprire verso nuove dimensioni“.

Audint turntables

AUDINT – il cui nome è un’abbreviazione di Audio Intelligence – non è ne un collettivo di ricercatori nè una label besnì un gruppo costituito con un duplice scopo: condurre esperimenti teorici e artistici volti ad esplorare le zone periferiche del suono e indagarne l’impatto sugli stati psicologici e fisiologici, tra i quali vibrazioni interdimensionali ed esperienze psicoacustiche.

Queste particolari zone infrasonore sono quelle che i membri di AUDINT definiscono come “unsound” ovvero  fenomeni legati all’audio proiettati nel più ampio spettro vibrazionale, capaci, secondo gli stessi studiosi, di spingersi fino ai confini sconosciuti della percezione.
Il collettivo sostiene addirittura che esista un “ghost sense” – ciò che alcuni chiamano il terzo orecchio – il quale può connettersi ad altri tempi e spazi e ad altre forme di intelligenza attraverso le vibrazioni.

L’enigmatico team, attivo dal 2008, è formato da Toby Heys, ricercatore digitale presso la Manchester Metropolitan University e membro precedente di Battery Operated; Steve Goodman, alias Kode 9, già autore del libro Sonic Warfare e responsabile della label Hyperdub; a questi si sono aggiunti Patrick Doan, artista digitale attivo nella scena di Berlino, e Souzanna Zamfe, ricercatrice russa in materia di future applicazioni della sonologia.
Dei loro numerosi progetti fanno parte finora registrazioni sonore, audiocassette di archivi audio immaginari, installazioni audio-video, libri e software.

Audint_Unsound

Unsound: Undead contiene 64 brevi saggi di musicisti, scrittori e filosofi per tracciare una linea tra realtà e finzione in un arco temporale che spazia “dall’VIII secolo A.C. (canto delle sirene), al 2013 (esperimenti di levitazione acustica) per estendersi fino ad un immaginario 2057 (l’emergere di fenomeni olografici e olosonici)”.

Per saperne di più su Unsound: Undead e ordinarne una copia visita Urbanomic.