Se non avete mai sentito parlare di artisti come Raby Acteral, Sharks Of Tarrys o Speener With vs. Youle o delle produzioni firmate da Royeni, Sixicane, Hynis …o dell’ultima release della label Sebeed Erilit come della prossima uscita di un EP su Contonader Verications, non c’è da preoccuparsi: nessuno di questi nomi è reale.
Per quanto verosimile, infatti, questo catalogo musicale immaginario è stato creato da un’intelligenza artificiale che ha rielaborato migliaia di informazioni catalogate dal database on-line di vendita di Hard Wax Records a Berlino.
Il concetto di resilienza, declinato su scala temporale, potrebbe presto portarci ad accettare la sfida dell’estinzione della civiltà umana secondo un’ottica di adattamento.
Una visione che parte dalla sopravvivenza ma si potrebbe facilmente applicare, dapprima, anche alla musica.
Nell’epoca in cui gli allarmi sul cambiamento climatico si moltiplicano e gli scenari catastrofici lasciano posto alle prospettive di necessaria assuefazione, arriva una curiosa notizia che apre a scenari di fantascienza cinematografica o letteraria.
Secondo quanto riporta il sito tedesco Electronic Beats, un ricercatore di Berlino, di nome Ollie Holmberg, avrebbe creato un’intelligenza artificiale capace di generare autonamente 231 nomi di DJ, producer e release discografiche elaborandole dal database e dall’archivio fisico dell’Hard Wax Record Shop, il celebre negozio di dischi di Kreuzberg.
Quando gli è stato chiesto quale finalità avesse il progetto, Holmberg ha spiegato:
“La fine dell’Antropocene e con esso della nostra civiltà e della biosfera non avverrà come un collasso uniforme dello spazio e della materia o in un preciso momento nel tempo, in un modo apocalittico.
Dobbiamo essere flessibili, adattabili e mobili. Preparandoci per i decenni a venire, dobbiamo indurire i nostri corpi e le nostre menti, acquisire abilità nella vita primitiva, nella permacultura, nella comunità, nella medicina e così via.
Tuttavia prima che scoppi il caos, è probabilmente più saggio rimanere al gioco con la cosiddetta narrazione generalmente accettata, che consiste nella progressiva automazione della maggior parte del lavoro umano da parte dei sistemi di intelligenza artificiale.
In un certo senso è come se stessimo vivendo una nuova rivoluzione industriale”“Puoi decidere di lavorare in un campo con il bue e l’aratro oppure puoi costruire trattori; questo significa che attraverso le analisi e le scansioni di dati e i miei precedenti progetti amatoriali di intelligenza artificiale basati sul data set degli artisti che si sono esibiti al Berghain dal 2009 al 2017 e sulle 718 parole più usate da Hardwax per catalogare la musica in vendita, mi sto gradualmente dotando di alcune abilità per la sopravvivenza nel breve termine.
Il fatto che io mi occupi di musica dance elettronica è puramente accessorio alla mia attitudine verso questo tipo di attività di ricerca”.
Pur non avendo dichiarato di non aver mai acquistato musica su supporto fisico, Holmberg si è definito un grande consumatore di musica digitale.
A proposito dei suoi prossimi progetti, nell’intervista rilasciata a EB ha detto che l’anno scorso, durante un lungo viaggio in autobus in Guatemala ha immaginato la possibilità di creare interi cataloghi di etichette musicali, con tanto di roster di artisti, release, comunicati stampa, account social, il tutto interamente generato e gestito da un’intelligenza non umana capace di elaborare un flusso continuo di dati secondo un modello simile a quello blockchain.
Questo è quello che secondo Ollie Holmberg prima o poi accadrà a tutti i prodotti di intrattenimento, dunque perché non iniziare con la musica elettronica.
Nel frattempo apprezziamo il risultato vale a dire questo immaginario catalogo di DJ e release, disponibile qui, formato da 231 nomi che sono tutti, sorprendentemente, realistici.