Ecco a voi l’ennesimo racconto di un nostro lettore, questa volta una “lei”, che ha voluto raccontarci e renderci partecipi delle sue emozioni vivendo uno dei festival più belli di sempre: AWAKENINGS
Report dal Day One.
“Da quando sono tornata, l’unico modo di rivivere le ore indimenticabili di quella giornata è chiudere gli occhi, alzare il volume delle cuffie e fingere di sentirmi seduta sull’erba a battere il piedino a ritmo prima di ricordarmi di alzarmi in piedi immediatamente per ricominciare a ballare.
Ad occhi aperti invece, è proprio il ricordo di questa festa incredibile che mi fa e farà continuare a sognare di essere là.
Gli olandesi sanno come far(ci) la festa. Ad Awakenings è stato tutto impeccabile oltre ogni aspettativa: cominciando dal bus che ci ha prelevato sino al momento in cui lo stesso bus ci ha riportato alla realtà molte ore dopo, abbiamo vissuto nel frattempo una giornata di musica di altissimo livello, trasmessa da sound system di qualità ineccepibile, che fossero nei maestosi palchi o nelle tende dal gusto più underground, erano anni che non ballavo così!
La decisione di partecipare solo al Day One è stata mossa da due fattori distinti: il primo, principale, la line up del Day Two era decisamente meno eccitante di quella del giorno prima e, secondo ma non meno importante, non essendo mai stati ad Amsterdam, l’idea era quella di aggiungere turismo alla festa. E non ce ne siamo pentiti.
Così sabato, reduci da un venerdì non particolarmente rilassante, chiusosi tardi allo Studio 80 di Rembrandtplein, ci siamo incamminati verso l’Awakefest, eccitazione a mille con in mente una line-up tutta nostra, di cui però abbiamo perso Pfirter; quando arriviamo, percepiamo d’immediato l’atmosfera di festa, coinvolgente e allegra in modo speciale, e ci lasciamo trasportare dal mood, mentre iniziamo ad ambientarci.
Diretti all’Area B, ci godiamo gli ultimi dischi di un aggressivo Marcel Fengler per poi accogliere Ben Klock, bello come il sole e bravo come pochi, che ci ha favolosamente assistito nel nostro personale warm-up fisico antecedente svariate ore di ballo. Grande set, spettacolare l’ambiente, dal palco fuoco e fiamme e noi siamo felici.
Ci dirigiamo verso l’Area Y, passando però prima in tenda da Breach per qualche minuto. In consolle, che si scorge a malapena, c’è ancora Gary Beck. Applausi e saluti e si ricomincia. E per le seguenti 2 ore ci annulliamo completamente al suono di colui che, tirando due conti, per noi è stato il sovrano indiscusso di tutta la giornata: Blawan. Semplicemente mindblowing.
Una volta fuori la tenda mi rendo conto di avere bisogno di abiti freschi e soprattutto asciutti, mentre torniamo all’Area B per l’appuntamento con Ben Sims e DVS1 e con i nostri amici olandesi che lì ci aspettavano, passando qualche minuto da Papa Sven, che intanto ha riempito il prato, come diversamente non poteva essere.
Per strada incontriamo amici romani: baci, abbracci, parolacce e ci sentiamo ancora più in casa di prima.
Poi succede qualcosa che ci cambia completamente l’assetto di quello che ci eravamo proposti: e così andiamo, avanti e indietro, con i nostri amici locali che ci presentano altri amici e siamo amici di tutti, come solo in Olanda è possibile: loro cercano i tuoi occhi per fare amicizia e si parla, si sparla, di musica e della vita. E l’Awakenings diventa sempre più un’esperienza, non solo una giornata di Techno all’aria aperta.
E stare con amici olandesi vuol dire anche dover passare dalla tenda Hardcore e fare quattro zompi (Manu Kenton in consolle). Perché di questo si tratta: saltellare a suon di musica rapidissima con gesti precisi e ripetuti è lo sport nazionale e loro amano ballare così. Siamo rimasti quel poco che il nostro gusto e la nostra educazione ci hanno permesso e così ci siamo defilati per poi incontrarci successivamente.
A quel punto chissenefrega della nostra line-up! Ci godiamo queste ultime ore in giro fra un’area e l’altra e dopo essere passati da un moscissimo Joris Voorn, ci fermiamo da Marco Carola per un prolungato pit-stop alcolico-danzereccio.
Wow. Non so come riusciamo ad avere ancora forze… ancora qualche giro, ancora qualche chiacchiera e andiamo a concludere in bellezza da Carl Cox, che ha la pista stracarica e la consolle piena di amici!
Musica, sorrisi già un po’ più stanchi e occhi mezzi tristi guardano i fuochi d’artificio che ci salutano… domani è un altro giorno. Per noi non c’è Day Two ma la voglia che la musica non finisca ancora è tanta. Sento molti dire, in varie lingue, che “certo altre due orette ci stavano tutte” e noi condividiamo questo sentimento, a cuore aperto.
Ma andiamo via felici, euforici, innamorati dell’Awakefest e passeggiando fra la folla che ritorna ai bus facciamo ancora e ancora amicizia, quella Techno è una famiglia numerosissima e molto affiatata, di persone che vengono da ovunque e pur non conoscendosi, si stringono tutti insieme nell’abbraccio di una passione comune: la musica e la festa, obbligatoriamente di qualità.
E l’Awakenings è tutto questo. Anzi, molto di più e molto più di quanto queste parole non potranno mai raccontare.”
Grazie Synthax