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Dave Clarke prende posizione riguardo alla questione dei problemi che sta affrontando la scena degli eventi musicali a causa del nuovo Coronavirus: i DJ dovrebbero restituire i cachet ai rispettivi promoter.

Il COVID-19, più comunemente il nuovo coronavirus, sta avendo un grosso impatto sull’economia italiana, in particolare sul turismo e sul cosiddetto “mondo della notte“, ormai da diversi giorni. Parlammo QUI degli enormi danni già registrati dal settore già una settimana fa. Proprio ieri sera il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un decreto (ne parliamo QUI) che nella sostanza sospende qualsiasi manifestazione che preveda assembramenti di persone fino al 3 aprile. Stiamo parlando di praticamente qualsiasi evento musicale.

Ora, purtroppo, l’emergenza si sta espandendo a moltissimi altri Paesi e il rischio riguarda praticamente l’intero settore a livello globale (ne sono prova cancellazioni eccellenti come quelle di Tomorrowland Winter 2020 e dell’Ultra Music Festival di Miami).

Così, naturalmente, si stanno moltiplicando esponenzialmente le opinioni degli addetti ai lavori su questo rischio concreto di un disastro per il panorama degli eventi. Tra questi, la leggenda della musica techno Dave Clarke ha pubblicato su Facebook un post dal contenuto tanto semplice e immediato, quanto interessante e da prendere in considerazione, che recita:

“Those of you that are having gig cancellations because of this virus please send the fees back to the promoters, it enables them to refund the fans and helps everyone survive to get through this very long hardship.

Those of you, who like some big corporations, that do not pay tax be aware that your selfishness also harms local health services.”

ovvero

“Mi rivolgo a chi sta subendo cancellazioni di date a causa di questo virus: per favore, mandi restituite i compensi ricevuti ai promoter, questo permette loro di risarcire i fan e aiuta tutti a sopravvivere a questo lungo disagio.

A chi ama le grandi società che non pagano le tasse, ricordate che il vostro egoismo danneggia anche i servizi sanitari locali.”

Una riflessione che ci sentiamo di definire quantomeno ponderata. Se, infatti, i DJ e gli artisti in genere dovessero intascarsi i compensi senza aver erogato alcuna prestazione, va da sé che la situazione per i locali e le venue coinvolte diventerebbe insostenibile, dovendo risarcire per legge le persone che avevano già acquistato i biglietti.

Qui il post originale del Barone della techno, a cui abbiamo recentemente dedicato un articolo in cui raccogliamo le sue dieci tracce fondamentali.