fbpx

Il Pioneer Dj DJM V10 è entrato a gamba tesa nel panorama dei mixer per DJ.

In questo inverno molto particolare, c’è stato un prodotto su tutti che movimentato il mercato dei gear per DJ, presentato a Gennaio durante il NAMMPioneer DJ DJM V10.

Effettivamente mancava una risposta alle ammiraglie di altre case, che avevano impostato i loro nuovi mixer diversamente dallo standard a cui eravamo abituati. A partire dagli equalizzatori a 4 bande, passando per l’aumentare del numero dei canali ed arrivando fino alle esigenze di routing sempre più avanzate richieste dal djing moderno. A tutto ciò Pioneer DJ ha risposto aggiungendo anche tutta una (doppia) sezione di effetti di cui vi parlerò più avanti.

Sostanzialmente il Pioneer DJ DJM V10 non stravolge certo l’idea di mixer ma rimette “la chiesa al centro del villaggio”, creando un vero e proprio “cuore” della console, potente ,  versatile e soprattutto che permette ai più eclettici numerose possibilità espressive.

Uno degli aspetti più significativi inoltre è che è veramente un mixer pensato per il club e/o per i festival. Alcuni dettagli, alcune funzioni, alcuni accorgimenti rendono veramente la vita più facile sia per l’avvicendamento dei DJ , sia per le necessità di  connessione su stage moderni.

Abbiamo potuto metterci le mani e provarlo a fondo.

Pioneer DJ DJM V10: aspetto esterno.

L’unboxing di questo mixer è stato abbastanza impattante, il mixer da solo infatti pesa quasi 12 kg. Tolto dalla scatola ci troviamo in mano un prodotto estremamente solido, ben costruito (e ci mancherebbe, ndr), la cui movimentazione non è di sicuro agile come quella dei fratelli minori. Un bel bestione.

Il pannello superiore, partendo da sinistra, presenta in alto le due connessioni USB, A e B: ognuna serve per una delle due schede audio indipendenti del mixer. Subito sotto c’è il tasto per avviare l’interfaccia midi. Il Pioneer DJ DJM V10, infatti, genera un clock midi con il quale potete sincronizzare qualsiasi tipo di macchina o software che usi questa interfaccia.

Nella sezione immediatamente al di sotto troviamo i controlli per i due canali microfonici; è possibile equalizzarli, attivare il talk over, spegnere i microfoni e, con il tasto beat fx assign, assegnare il canale all’effettiera che troviamo a destra.

Continuando troviamo i controlli del filtro, due tasti a corsa corta per attivare filtro passa basso (LPF) o passa alto (HPF). Il knob fra i due tasti poco al di sotto serve per regolare la risonanza del filtro.

La sezione successiva è una delle novità introdotte su questo mixer: la sezione effetti “BUILT IN” e i due circuiti di send/return. I 6 tasti che troviano sono : “Short delay”, “Long Delay”,”Dub Echo”, “Reverb”, “Ext 1” , “Ext 2”.  Un tasto con led “Master Mix”. La sezione si conclude con un set di 4 knob . I primi tre “Size/Feedback”, “Time” e “Tone” servono per gestire  i parametri degli effetti, il quarto “Master Mix level” serve per gestire la quantità di effetto da inviare al Master Mix nel caso non si usi il routing ma si mandi l’effetto direttamente al master attivando il tasto “Master Mix”.

Si chiude questa prima sezione con i controlli per il circuito di preascolto “A”. Si può decidere di ascoltare il canale prima o dopo l’equalizzazione.

Arriviamo quindi alla sezione centrale del mixer dove troviamo 6 canali cosi impostati:

Dall’alto troviamo selettore per scegliere quale segnale inviare a quel canale. Digital: invia al canale il segnale che arriva dal connettore “Digital”. Line e Phono non crediamo abbiano bisogno di spiegazioni. Successivamente troviamo due posizioni A e B, rispettivamente per le due schede audio indipendenti.

Le restanti posizioni del selettore si differenziano fra i canali 1 e 6 che presentano una posizione che unisce i segnali che arrivano dai circuiti di send e return 1 e 2 e built in (Posizione del selettore : BUILT IN EXT1 EXT 2),  i canali 2 e 5 che hanno la posizione MULTI IO al posto del segnale phono, e invece su tutti la possibilità di gestire il segnale che arriva dal routing BUILT IN o dai circuiti di Send e Return 1 e 2.

Continuando troviamo il TRIM e subito di fianco un’altra novità introdotta da Pioneer Dj, il knob COMP comanda un compressore indipendente per ogni canale.

Ho trovato questa novità veramente interessante: in setup in cui troviamo sia lettori cdj che vinili, è molto frequente trovare una differenza di segnale che il GAIN (Trim, ndr) compensa a malapena o introducendo distorsioni. Non è solo questo il caso: ci si può trovare a mixare tracce di epoche differenti e quindi masterizzate diversamente.  Altro caso: il compressore può aiutare a mantenere lo stesso livello di segnale in uscita anche in caso di cambio di generi che normalmente hanno dislivelli notevoli. Grazie al compressore interno si può compensare questi squilibri senza usare livelli di gain spropositati. Notevole.

Successivamente troviamo l’equalizzatore a 4 bande.  I due Knob “HIGH” e “LOW” hanno un kill totale delle frequenze, HI MID e HI LOW hanno un taglio a -26 o una enfatizzazione a. +6. Sinceramente una delle cose che non mi ha sconvolto del mixer è proprio l’equalizzatore. E’ sicuramente un equalizzatore di alto livello ma non è sicuramente un equalizzatore che “scolpisce”. Diciamo che è una delle sezioni che non delude ma su cui si poteva lavorare sicuramente di più.

Ancora, troviamo il knob del filtro. Il knob non ha nulla a che vedere con il knob “Color” del 900nxs2. La corsa infatti non parte dal centro ma parte da tutto a sinistra (filtro non inserito) a tutto a destra (filtro al 100%). La scelta di filtro passa alto o basso si sceglie dal pannello di cui ho parlato prima. Scelta decisamente vincente, che permette una regolazione molto più fine, la possibilità di fare filtri molto rapidi.

Continuando troviamo il tasto BEAT FX ASSIGN che permette di assegnare quel canale al multieffetto sulla destra, il knob per la mandata all’effettiera sulla sinistra o ai due circuiti esterni, i due tasti per assegnare il canale ai due circuiti di preascolto A e B, i FADER che, vedremo più avanti, hanno la curva che si può impostare dal touch screen (logaritmica, lineare ecc). Alla fine troviamo il selettore per assegnare eventualmente il canale al lato destro o sinistro del crossfader (A o B) oppure per escluderlo dal crossfader (THRU). Al centro troviamo il crossfader Maglevel. Molto leggero e adatto allo scratch anche se sicuramente non è questo il mixer per una routine, si può prestare tranquillamente.

Filtro, CUE A e B, e BEAT FX ASSIGN , sono anche sul canale master. Novità introdotta due knob per equalizzare il segnale diretto alla spia (BOOTH), caratteristica questa veramente molto utile sugli stage di club e festival. E’ sempre stata una necessità della maggior parte dei dj. Continuando troviamo il pannello di comando per il circuito di preascolto B.

Proseguendo sul pannello troviamo i 3 knob giganti dell’ISOLATOR, che non è del tutto una novità per Pioneer Dj in quanto era già presente sul DJM 1000 (mixer che, ad essere sinceri, non è mai stato così presente nei club o nei setup da festival). Sostanzialmente non è lo stesso isolator. In questo caso è stato completamente riprogettato e studiato per il DSP  64 bit che è il vero cuore di questo nuovo mixer.

Subito sotto troviamo il multieffetto BEAT FX, con touch screen che serve anche per gestire le impostazioni del mixer, il tasto per TAP (Se volete farlo a mano), due tasti per la gestione della grid degli effetti, il selettore degli effetti, un knob senza fine per la gestione del tempo, il knob per il livello, il tasto per accendere e spegnere gli effetti.

Per ultimo lascio la porta usb  MULTI I/O per la connessione di diversi gear come la RMX 1000 (anche in versione per iPAD) o la connessione di una pennetta USB per il salvataggio delle impostazioni. Utile anche per collegare uno smartphone da utilizzare per registrare il dj set con l’app DJM REC disponibile esclusivamente per iOs.

Pioneer DJ DJM V10: connessioni e pannello posteriore.

Partendo dalla connessione di alimentazione IEC, il cavo in dotazione presenta uno scatto di sicurezza. Non basta tirare il cavo indietro ma bisogna premere una levetta per sganciare il cavo ed estrarlo. Una sicurezza in più utile soprattutto quando la console va spostata al volo o in situazioni simili. Subito vicino troviamo le connessioni su JACK 6,3mm che sono rispettivamente : MULTI I/O ,mandata e ritorno per il collegamento della RMX 1000 (o altri gear) con connessione audio, gli altri 8 jack per i 2 circuiti di send e return.

Subito sopra troviamo le classiche connessioni PHONO e LINE per la connessione di apparati analogici (CDJ,piatti ecc), le connessioni per i microfoni (una su connettore bivalente xlr/jack ed una su jack trs). Nella parte inferiore troviamo la sezione di Master OUT : , due connessioni bilanciate su xlr (MASTER OUT 1 Left e Right), l’uscita per le spie booth su jack bilanciati, master 2 e rec out su rca. Novità presentata su questo mixer l’uscita master è presente anche su connessione digitale AES/EBU. Termine che ai più risulterà sconosciuto. In realtà è un protocollo di trasporto del segnale progettato per i grandi stage. Grazie al protocollo AES/EBU è possibile collegare il DJM V10 ad una stagebox digitale e trasportare il segnale alla regia FOH senza ALCUN TIPO di perdita di segnale. Anche qui ritroviamo l’intento di progettare una macchina per club e stage di festival.

In ultimo i 6 ingressi digitali , il connettore Ethernet per il protocollo PRO DJ LINK, il connettore General Midi.

Pioneer DJ DJM V10: test e valutazioni.

Ho speso più di qualche parola per descrivere il mixer  perchè durante tutti i test che ho svolto la prima considerazione che ho fatto è stata proprio sull’impostazione della macchina : tutto è pensato per essere facilmente utilizzabile.  Le dimensioni sono più grandi rispetto allo standard ,  non solo per la presenza dei 6 canali ma proprio per permettere di usare agevolmente tutti i comandi. Non troviamo micro-interruttorini, levette minuscole, knob minuscoli. Comandi posizionati tutti vicini. Il Pioneer Dj DJM V10 puoi usarlo senza aver paura di sbagliare anche con le mani sudate, il sole in faccia e in situazioni di particolare stress.

Il primo test svolto è stato quello di utilizzare il mixer in una configurazione più standard possibile, ho. collegato due giradischi con Puntine Ortofon e ho cercato di vedere quali erano gli spunti creativi che permetteva il mixer.

Per prima cosa ho notato che quel suono particolarmente freddo, classico dei mixer Pioneer Dj, specie con fonti analogiche, è stato particolarmente ridotto se non eliminato. Nonostante sia un mixer completamente digitale è possibile apprezzare un suono decisamente più caldo che in passato.  Sui monitor KRK utilizzati per la prova si è potuto apprezzare il suono analogico molto meglio che in passato. Leggendo le caratteristiche tecniche del mixer è facile attribuire questo risultato all’elaborazione del segnale del DSP a 64bit. I campioni decisamente più profondi riescono a includere molte più informazioni e di conseguenza anche quelle “spurie” che trasmettono quella sensazione di calore che conosciamo bene. Sicuramente non è lo stesso calore di un mixer analogico di altissima fascia, ma mettendo in conto che il segnale andrà trasportato,in entrambe i casi, per metri ad un impianto da club o da festival, sicuramente in modalità digitale, il risultato finale è decisamente indistinguibile. Col vantaggio che il Pioneer Dj DJM V10 ha il suo DSP interno e i suoi DAC  a 32 bit ESS.

Il secondo test che ho effettuato è stato pensato per testare i compressori dei canali e il mix fra fonti diverse (e con diversi livelli di segnale).  Ho collegato quindi oltre ai giradischi anche una scheda audio Focusrite a 24bit e mandato in riproduzione alcune tracce. Scegliendo appositamente alcuni vecchi vinili. In una condizione standard su un altro mixer avrei dovuto usare molto GAIN (o TRIM) per portare allo stesso livello il segnale di un vecchio vinile con quello di un cdj o di una scheda audio. Con tutto quello che ne comporta in fatto di distorsione, feedback e conseguente non pulizia del suono.

Sfruttando il knob del compressore invece è stato abbastanza facile ridurre il livello di Guadagno necessario a livellare i due segnali. Qui l’abilità richiesta al dj è quella di ben bilanciare il livello di compressione e di trim. Se riuscite (basta un pò di pratica) i mix fra fonti di tipo diverso avranno una vera marcia in più.

Questa funzione è tornata utile anche nel caso abbia provato a passare da un genere molto compresso ad uno con più dinamica. Il classico “vuoto” che si crea in questi casi può essere notevolmente ridotto se non eliminato.

Quando si provano le ammiraglie o i top di gamma si va notoriamente a spaccare il capello in quattro. Perchè un prodotto con queste mire e soprattutto questo valore crea aspettative di alto livello.  Ed è proprio per questo che vi parlerò dell’equalizzatore del Pioneer Dj DJM V10.  L’equalizzatore a 4 bande è sicuramente di alto livello e di standard alti ma non va oltre quello che abbiamo già visto e sentito sui mixer precedenti come il DJM 900 NXS2. L’estensione a quattro bande migliora la possibilità di utilizzo ma sinceramente, viste le altre potenzialità del mixer mi aspettavo un equalizzatore veramente in grado di scolpire nelle frequenze. Sicuramente non è un neo di questo mixer anzi,non offusca assolutamente quanto è stato fatto, è solo un peccato.

 

Successivamente ho provato a connettere il Pioneer Dj DJM V10 direttamente al Macbook Pro tramite il cavo usb nella porta USB A.

Il tutto è molto intuitivo e non richiede particolari setup. Subito dopo aver collegato il mixer è apparsa la schermata che mi chedeva se volessi installare i driver ed utilizzarlo.  30 secondi dopo il mixer era operativo e mi permetteva di riprodurre normalmente su qualsiasi canale. Il tutto in maniera molto intuitiva.  Anche in questo caso la qualità del suono è stata sorprendente.

Finita questa prima serie di prove i test successivi si sono concentrati sulle due effettiere e sulle capacità di routing del mixer.

Alcuni lettori accaniti mi avevano chiesto di testare l’usabilità e l’immediatezza del mixer.  E in questi test ho puntato a provare soprattutto questi aspetti.

Per usare il routing dei circuiti send return l’impostazione è decisamente semplice : aprendo il knob “SEND” su qualsiasi dei canali lo stesso segnale viene smistato automaticamente al circuito ext1, ext2 e al circuito built  in. A questo si può applicare uno dei 4 effetti che trovate sull’effettiera di destra. Potete o sommare l’effetto al Master premendo il tasto “Master” oppure smistarlo ad un canale scegliendo “BUILT IN” sul canale desiderato. Il Tutto richiede l’apertura di 1 knob, la pressione di 1 tasto o il movimento di un selettore. Decisamente immediato e poco macchinoso. Stessa cosa se scegliete EXT1 o EXT 2 invece di uno dei quattro effetti. Basta poi selezionare la stessa voce sul canale che volete usare come rientro.

Tutto molto immediato.

L’unico limite ? L’impossibilità di usare i circuiti indipendentemente. Il segnale di mandata è unico per tutti i circuiti. Quindi non potete ad esempio inviare al circuito EXT1 il segnale di un canale e al circuito EXT2 un’altro canale.  Per usare due effetti diversi su due canali bisogna sfruttare anche il multieffetto BEAT FX.

I vantaggi di questa soluzione a mio modesto parere sono quelli di poter , passatemi il gioco di parole, “effettare” l’effetto, filtrarlo, equalizzarlo e dosarlo alla perfezione sfruttando a pieno il canale incaricato.

E salta subito all’occhio come i 6 canali non servano solo per collegare 6 fonti ma per lavorare diversamente con gli effetti.

La qualità degli effetti è notevole. Ma non c’era sicuramente bisogno di specificarlo.

Non potevo non dedicare un paragrafo al touchscreen 5 x 7 che si trova sul lato destro del mixer. Lo troviamo nella sezione “BEAT FX” ma la sua funzione non è univocamente quella di gestire gli effetti e i loro parametri. All’accensione mostra una schermata di caricamento del firmware. L’esemplare che ho avuto in test montava il firmware 1.03. Anche se è già disponibile la versione 1.04.  Subito dopo la schermata mostra i parametri dell’effetto selezionato. Basta toccare l’icona con l’ingranaggio in alto a destra per aprire il menù delle impostazioni. Con 23 voci disponibili.

Troviamo subito la funzione che permette di salvare le proprie impostazioni su un drive usb e quella che permette di richiamarle. In questo modo una volta che avete fatto il vostro settings, potrete caricarlo istantaneamente su qualsiasi DJM V10. Che diventerà immediatamente il vostro Djm v10. Stessa cosa per i parametri degli effetti. Trovate le voci “load” e “store” beat fx settings. E’ possibile da qui anche modificare le curve dei fader e del crossfader, impostare i parametri di tutti gli effetti. Cambiare le impostazioni del talk over. Anche qui il tutto è abbastanza utilizzabile in maniera intuitiva. Nel caso abbiate le mani sudate potete navigare con il knob senza fine “TIME”.  Diventa molto divertente quando il touch screen si può utilizzare per gestire gli effetti. Grazie al Multitouch è possibile gestire le curve degli effetti direttamente sul grafico. Variare i parametri.

Prima di leggere a fondo il manuale ho provato ad usarlo, sia per la voglia di provarlo immediatamente ma soprattutto per vedere quale fosse la curva di apprendimento necessaria per governare questo prodotto. E anche qui devo dire che l’immediatezza la fa da padrone. Se si sa bene quello che si vuole fare, i comandi sono molto chiari.

Molto interessante le funzioni “Quantize” e “Autotap”. In 9 casi su 10 ha perfettamente rilevato la grid della traccia in riproduzione e sincronizzato l’effetto perfettamente. Il decimo caso era una traccia degli Chic che nemmeno altri software sono riusciti a mettere in griglia. Ovviamente se si utilizza il protocollo PRO DJ LINK con, le informazioni per questa funzione saranno ancora migliori.

Ho testato a fondo anche la funzione che permette di applicare l’effetto solo ad una determinata fascia di frequenze, grazie ai tre tasti che si trovano sotto il multitouch. Ottimo spunto creativo, anche se sinceramente non mi ha sconvolto.

Non resta che parlarvi dell’ISOLATOR. I 3 knob giganti sono molto invitanti. Il taglio che fanno è appunto da isolator, non vi aspettate quindi un effetto “filtro”. Ideale per alcuni generi musicali (penso alla classic house o similari),sicuramente non indispensabile, aggiunge ancora qualcosa a questo mixer. Anche qui poco da dire sulla qualità. Ovviamente le mie aspettative erano altissime proprio per questo avrei voluto un isolator ancora più incisivo. Anche se in mano al dj giusto l’effetto Wow è garantito. Ma come ho già spiegato, qui si tratta di andare a trovare il particolare.

Ultima funzione : se collegate dei CDJ 2000NXS2 oppure riproducete tramite pro dj link, oppure generate un quantize direttamente tramite il mixer, il djm v10 è in grado di generare un midi clock in grado di sincronizzare qualsiasi strumento Midi. In questo modo risulta più facile fare live set creativi con tracce suonate live o altro di simile. 

Pioneer DJ DJM V10: considerazioni finali, valutazioni e conclusione.

Sostanzialmente quando si parla di prodotti top di gamma, le valutazioni personali sfociano quasi sempre in discussioni più religiose che tecniche. Perchè indubbiamente i prodotti che vediamo sui grandi palchi o nei club sono (quasi sempre) tecnicamente molto avanzati.

A Pioneer Dj sicuramente mancava questo prodotto, ovvero una piattaforma che evadesse il classico concetto del mixer 4 canali con effettiera. E visto che altri brand avevano già fatto la loro mossa in questo senso, questo prodotto è stato sicuramente azzeccato e ha spostato nuovamente in alto l’asticella del Mixer da dj professionale,nel vero senso della parola.

Come ho ampiamente descritto molti accorgimenti, soluzioni e funzioni sono pensate ed assumono un senso esclusivamente in contesti professionali di alto livello (festival, club, palchi ecc). E di conseguenza rendono il mixer pensato per lunghe battaglie.

Il suono finalmente “caldo” anche su un mixer totalmente digitale vi farà dimenticare più facilmente il prezzo. Specialmente se volete acquistare questo prodotto per il vostro studio e non siete un service o un grande club.

Mi ha convinto? Direi decisamente di si, tranne i piccoli nei che ho descritto posso definire questo mixer sicuramente come un prodotto su cui puntare.

Cambierà i setup dei dj? Credo proprio di si. Li dove gli esperimenti (che rispondono al nome di TOUR e di DJM 2000) hanno faticato senza riuscire ad imporsi, il DJM V10 potrà diventare il nuovo protagonista.

Il rapporto qualità prezzo è valido? NI. Come tutti i prodotti senza compromessi è difficile parlare di rapporto qualità prezzo. Alcune soluzioni costano. Se non ne avete bisogno non è possibile giustificarne la spesa. Se ne avete bisogno il prezzo è un dettaglio. Per tanto bisogna inquadrare bene il prodotto nel settore a cui è destinato.

E’ possibile fare le stesse cose spendendo meno? Al momento no, i diretti avversari hanno prezzi simili. Altri top di gamma che costano la metà non hanno gli accorgimenti tecnici che rendono diverso questo mixer. Per fare solo un esempio : un Solo convertitore AES/EBU vale più della differenza di costo fra questo mixer e altri top di gamma.

Cosa non mi è piaciuto? L’impossibilità di usare separatamente i due circuiti send/return.

Concludo dicendo che se chi legge è il buyer di un service o di un rental, ne metta subito un paio in ordine. Se siete semplici appassionati, sicuramente rimarrete entusiasti ma, pensate bene al prezzo. 

Vista l’assurda situazione di emergenza in cui ci troviamo ci auguriamo di poter tornare presto a godere del suono di questi prodotti in qualche festival o in qualche club.

PIONEER DJ DJM V10: già disponibile presso i principali store al prezzo di 3399€, iva compresa.