Un’intervista per celebrare uno dei pilastri della scena techno napoletana, in occasione del suo atteso ritorno.
Gaetano Parisio nasce a Napoli nel 1973 da una famiglia con all’interno moltissime personalità legate all’arte. Cresce tra i vicoli partenopei, approcciandosi pian piano alla musica. Inizia, quindi, a sperimentare i primi suoni e prendere confidenza con il fervente ambiente underground partenopeo, facendosi guidare dal suo amore per la musica.
Non sapeva ancora, però, che sarebbe pian piano diventato uno dei pilastri della scena techno napoletana.
Dal suo debutto ufficiale, nel 1992, la sua musica ha attraversato tutta Europa e le sue mani hanno inciso dischi che ancora oggi godono di ampio riconoscimento in pista. Tra gli altri, ricordiamo “The Preface”, la serie “Advanced Techno Research” e le importanti collaborazioni con artisti del calibro di Sven Vath, Laurent Garnier, Surgeon, Marco Carola e Adam Beyer.
In più di 25 anni di carriera, ha firmato lavori per etichette di peso rilevante, come Drumcode, Planet Rhythm Records, Primate Recordings, Zenit, Kombination Research e Mosaic, contribuendo con la fondazione delle sue personalissime realtà Conform, Art e South Soul.
L’artista partenopeo sta per promuovere RE-TOUCHED SERIES, lavoro discografico che potete pre ordinare a questo link.
Trasferitosi da tempo a Barcellona, dopo 10 anni di silenzio, ha deciso di ritornare sulla scena con un nuovo progetto, chiamato ORIGENS.
Il responso della pista non si è fatto attendere: il Re fa ancora molto rumore, e lo dimostrano sia le genti della sua città di adozione, dopo il suo show al Metro Dance Club di Alicante, sia quelle della sua roccaforte, Napoli, dopo una sensazionale esibizione al Duel Club.
Noi di Parkett siamo riusciti a rintracciarlo per farci raccontare qualcosa in più su di lui: come ha iniziato, quando e perché ha deciso di smettere, cosa ha fatto durante la sua lunga pausa, cosa aspettarci dal suo ritorno.
ITALIAN – ENGLISH
Ciao Gaetano, benvenuto su Parkett e grazie per averci dedicato il tuo tempo. Iniziamo subito con una domanda “personale”: chi è Gaetano, prima di essere un’artista e produttore?
Grazie a voi per avermi dato la possibilità di raccontarmi. È una domanda insolita e che mi ha colpito piacevolmente! Sono un ex ragazzo ormai che a 46 anni ha una passione ed una “specie” di patto con la musica. Io non tradisco lei e lei non tradirà me.
Devo dire che fino ad oggi ha funzionato e se non dovesse più in futuro, allora significherà che sono stato io a romperlo senza rispettarlo. Lei non ti tradirà mai. Vengo da una famiglia che per fortuna mi ha dato serenità economica, mi sono concentrare sulla musica senza ansie aggiuntive e sono consapevole e grato per questa fortuna ricevuta.
Ho respirato arte sin da piccolo in quanto la mia famiglia, sia materna che paterna, è ricca di artisti. Scultori, pittori, direttori di orchestra, attori di teatro, fotografi…insomma gli esempi artistici non sono mai mancati. In particolare mio nonno, lo scultore e pittore Luigi Parisio e suo fratello Giulio, fondatore del più grande archivio fotografico del meridione, contribuirono con la loro arte al movimento Futurista al principio del secolo scorso.
Amo gli animali, tutti! un pò meno gli uomini. Cerco il più possibile di rispettare ciò che mi circonda, credo questa sia la regola numero uno che mi guida in tutto. Se mi trovo in un posto o vivo un esperienza che non mi fa sentire a mio agio, mi piace pensare che sono io nel posto sbagliato e non viceversa.
Una delle mie più grandi passioni oltre la musica, sono le immersioni e l’incredibile magia di tutto il mondo sommerso. Solo lì giù riesco a distaccarmi completamente dalle dinamiche del mondo emerso e decomprimere tutti i miei pensieri. Ecco, questo un pò per riassumere.
Sei originario di Napoli. La tua splendida città natale ti ha visto muovere i primi passi nel mondo della musica. Come descriveresti la scena underground partenopea dei tuoi primi anni?
Una bomba ad orologeria. Si perché quella bomba aspettava solo di esplodere e cosi fu. C’era un fermento artistico che si poteva avvertire chiaramente. Dico sempre che le cose speciali, quelle che rimangono nel tempo, avvengono perché ci sono più talenti che perseguono gli stessi intenti ed hanno una visione comune. É esattamente quello che avvenne. La scena napoletana nasce grazie ai promoter dell’epoca come United Tribes, con Ivan Vele a capo, Angels of Love per quanto riguarda l’house, che cominciarono a chiamare Dj stranieri per farli esibire a Napoli.
Era totalmente differente da oggi. Era un movimento di controcultura e non un fenomeno mainstream. Se tu pensi alla definizione di questi due termini ti rendi conto di come possano essere distanti le scene di allora e di oggi. Ci si conosceva quasi tutti. Era come una tribù itinerante. Ci si vestiva in maniera abbastanza strana devo dire se ci penso 🙂 Ma anche quello era parte di quel mondo parallelo che un gruppo di ragazzi, attraverso la musica, cercavano di costruire. Qualcosa di diverso.
Era la mia netta sensazione nei primi anni 90 quando giravo per strada e mi rendevo conto che in effetti stavo vivendo un fenomeno completamente decorrelato dalla società del tempo. Subculture! Non esistevano di massima locali che ospitavano in maniera costante organizzazioni ma si basava più sulla “one night”. Cambiavano gli scenari e quindi le dinamiche in continuazione. Come si dice: il movimento è vita.
Se dovessi scegliere uno dei dischi che ti ha maggiormente influenzato e un altro senza il quale la tua serata non può dirsi conclusa, quali sarebbero? C’è invece un disco che non riesci più a proporre, per qualsiasi ragione, ma a cui sei molto legato?
Più che un disco, ciò che mi ha più fortemente influenzato, è stata tutto la serie Purpose Maker di Jeff Mills. Credo fortemente che nella “mia musica” ci sia un pre ed un post Jeff Mills. Inoltre mi ha fatto capire l’importanza di portare avanti un idea, un concetto, una visione di fondo e per fare tutto ciò, la maniera più efficace penso sia quella di creare una storia coerente attraverso una serie di releases.
Non ho mai creduto nei singoli Ep o negli Album, specialmente per la techno. Molto spesso per fare un album si spende tantissimo tempo cercando di fare musica più per voler dimostrare a se stessi che sei capace di fare musica differente dal solito che per altro. Ovviamente non sempre è cosi. Mentre l’EP fine a se stesso con il solito remix dell’artista di turno mi annoia un pò.
Non esiste un disco a cui sono legato nei miei set in modo indissolubile. Cerco di spersonalizzare il più possibile il mio rapporto con i dischi. É un po come nella vita che ti pone in uno stato psicologico di forza, di libertà. Quest’ultima è il primo ingrediente che porta alla creatività e quindi a rompere schemi. Un disco che non riesco a suonare è sicuramente The Bells, sempre di Jeff Mills. Troppo riconoscibile ma i ricordi che mi legano a quel disco sono tanti!
Quando eri impegnato a plasmare la scena underground partenopea, lavorava a stretto contatto con te un altro grande artista, nonché tuo conterraneo. Sto parlando, ovviamente, di Marco Carola. Qual è, artisticamente parlando, il vostro rapporto ora che lui sembra essersi diretto verso un sound diverso più orientato verso l’“house music”?
Mi permetto di correggere il termine “impegnato”. Tutto avvenne in maniera molto inconsapevole. Tentavo solo di divertirmi e cercare di sperimentare. Di conoscere ogni giorno qualcosa in più delle macchine che acquistavo per il mio studio. Non c’era assolutamente nulla di pianificato. É avvenuto e basta. La mia era un attività concentrata su me stesso senza nessuna velleità o scopi secondari. Poi mi sono accorto che ciò che facevo piaceva anche ad altri e da lì è partito tutto.
Ci tengo a specificarlo perché troppo spesso oggi vedo che le motivazioni di fondo e l’approccio a questa bellissima passione, sono basate solo su arrivismo, soddisfazione del proprio ego o perché oggi il Dj è diventato uno status symbol. Tutto questo è forviante! Ritornando alla domanda, il mio rapporto artistico con Marco si è interrotto più di 15 anni fa. Non siamo mai stati più in uno studio assieme ed ho la sensazione che non avverrà nel prossimo futuro.
Rimaniamo grandi amici ed il piacere di passare qualche momento assieme rimane intatto, ci si diverte sempre come un tempo. Le strade artisticamente si sono decisamente divise. Marco ha deciso di percorrere il suo cammino artistico in altra direzione e i fatti gli danno ragione. Lui è felice, lo avverto ogni volta che lo vedo suonare e questo mi riempie di gioia. Io probabilmete sono molto piu ‘ radicale . Ho incominciato con la techno e molto probabilmente finirò con lei. Non vedo altre opzioni al momento.
Quanto pensi sia importante, una volta individuata una identità musicale, focalizzarsi su quella e non lasciarsi contaminare?
Molto, moltissimo. Ma mi rendo conto che questa è la mia visione. Ci sono produttori o dj che amano essere eclettici e spaziare. Io non ho questo approccio. I miei binari hanno magari degli “scambi” (termine ferroviario da capostazione) ma nulla di più e la destinazione è sempre in provincia di Techno City. È una cosa naturale per me e ad oggi e negli ultimi 30 anni è stato cosi. Magari un giorno cambierà’ ma credo che il focalizzarsi su un idea, su un identità ti lascia svilupparla , perfezionarla e farla tua veramente.
Tecnicamente quasi tutti i produttori e dj possono fare qualcosa di diverso ma pochi, veramente pochi riescono a fare qualcosa di estremamente valido sia concettualmente che musicalmente allo stesso tempo. Se si riesce in questo, probabilmente si avrà più possibilità di essere ricordato per qualcosa rispetto ai primi.
Etichette discografiche: nel corso della tua carriera ti abbiamo visto dedicarti a ben tre label ovvero “Conform”, “Art – Advanced Techno Research” e “Southsoul”. Quali sono i criteri sui quali hai fondato queste tre realtà discografiche?
Mentre Conform nata nel 1997 è una piattaforma su cui amo produrre anche altri artisti, le altre due sono serie personali. ART assolutamente dedicata alla techno, SouthSoul nacque invece come necessita di creare nel 2001 un crossover tra la techno napoletana e sonorità più morbide e funky (non la chiamate Tech-house per favore!). SouthSoul l’ho pensata come un libro. É suddivisa in capitoli, con tanto di prefazione e appendici.
Le appendici erano dedicate ad altri artisti che potevano apportare qualcosa in più al “racconto”. ART dall’altra parte era/è pensata su cicli di 10 releases con numerazioni che partono da 1/10 fino a finire a 10/10. Il secondo ciclo parte da 11/20 e terminerà al 20/20. Ne approfitto per comunicare che il prossimo numero di Art, il 14/20, vedrà la luce molto presto. Il mio impegno è stato quello di tenermi quanto più fedele al progetto iniziale.
Continuo questa serie perché la mia visione eè esattamente quella dell’epoca, altrimenti non avrei continuato. Ho tutti i numeri già pronti ( sono pronti da 15 anni) e non vedo l’ora di poterla completare. Non mi è mai piaciuto lasciare le cose a meta’!
Parlaci delle tue avventure. Quali sono stati e quando sono avvenuti, secondo te, la tua peggiore e la tua migliore performance?
Per sfortuna, o magari per fortuna, non ho una forte memoria. Ma ci ho fatto pace ormai. Ma un’episodio in particolare la ricordo perché ero il primo a non credere a ciò che stavo facendo!. Mi trovavo, credo a Lione, in un club abbastanza piccolo e quella notte veramente capii cosa significa il termine “stato di flusso”!
Come al solito suonavo con tre piatti ma la velocità, l’assoluta sicurezza ed il trasporto con cui suonavo mi impressionò. Non credo di aver mai più raggiunto quello stato. Era come vederti dal di fuori. Non ero io che muovevo le mie mani. Non mi ero drogato se questo state pensando. La peggiore probabilmente fu molto tempo fa. Ricordo che suonavo con Billy Nasty in un club poco fuori Napoli.
Prima di suonare, stupidamente, presi una sostanza che oggi è di uso comune ed il cui unico suo scopo è quello di scollegarti da ciò che ti circonda. Ricordo che quando tornai a casa non riuscivo a fami capace delle brutte sensazione provate durante quel set facendo qualcosa che amavo cosi profondamente fare. Rimasi scioccato. Più che il cattivo set in me rimase il rammarico di aver buttato via un occasione di essermi potuto divertire veramente.
Nel 2007 scegliesti di ritirarti volontariamente dalla scena live. Qual è stato il motivo?
Per lo stesso motivo per cui ho incominciato: Amore. troppo Amore. Non potevo pensare di mentire a me stesso e alle persone che credevano in me e nella mia musica. Era come tradire la donna più bella del mondo e di cui sei profondamente innamorato e lei a sua volta innamorata di te. Semplicemente non puoi. Saresti stupido e basta! Venivo da una bruttissima esperienza personale.
La perdita di mio padre ed esperienze annesse molto traumatiche. Non mi va di scendere nei particolari. Diciamo che fui catapultato dal favoloso mondo di Amelie fino all’ultimo girone dell’inferno. Il mio era un mondo fatto di viaggi, alberghi di lusso, pretese da dj viziati e quella esperienza mi fece capire la frivolezza di quello che stavo vivendo. l’unica cosa che si salvava era la musica in se. Decisi di dedicarmi solo a Lei: la Musica Tutto ciò che le girava attorno non mi riguardava più, non potevo più rapportarmi con certe dinamiche.
Mi ricordo che la goccia che fece traboccare il vaso fu quando, subito dopo, mi organizzarono un lungo tour negli Stati Uniti. Mi trovavo a Chicago per quella sarebbe stata l’ultima data del tour. Suonavo all’ House of Blues e con me suonava Dj Sneak, mi lasciò la pista pienissima ed io ero l’ospite principale. Salii sul quel palco ed una volta davanti al mixer sentii un intollerabile senso di vuoto, totale apatia con ciò che mi circondava.
Stavo andando a lavorare, non a suonare. Stavo timbrando il cartellino senza sentire di fare nulla di artistico. In quello stesso momento decisi di smettere. Troppo amore e rispetto per poterla tradire cosi. Oggi, per fortuna, di quell’esperienza mi rimangono più che i ricordi, gli insegnamenti e cerco di farne tesoro ogni singolo giorno che ho il privilegio di vivere. Oggi mi sento bene e pronto per continuare quello che avevo iniziato tempo fa e troppo forse bruscamente interrotto. E penso mio padre…sarebbe il primo ad esserne felice. Ai miei genitori devo tutto. Mi hanno sempre dato il loro totale supporto e sono molto consapevole di questa fortuna ricevuta..
Ora che sei tornato, quale aspetto della tua scena musicale pensi sia cambiato in maniera più profonda, rispetto al passato?
È cambiato veramente tanto, quasi tutto. Si è passati ad un livello di professionismo altissimo. E dove c’è il professionismo c’è il danaro, e dove c’è il danaro manca poesia ed etica. Questo in sintesi. Mi spiego. Prima se volevi fare un disco bastava ti chiudessi in studio per poi mandare il tuo DAT per poter fare il cut del tuo vinile. Il disco dopo 2 mesi veniva distribuito e se andava bene, i promoters incominciavano a contattarti cosi come le agenzie di booking per farti suonare in qualche club in giro per il mondo.
Tu partivi con la tua borsa di dischi, suonavi e tornavi a casa contento con il tuo compenso ed il sorriso sulle labbra anche se stanco. Bello vero?! Oggi tutto questo non esiste più o meglio, cii sono molti più passaggi e per ogni passaggio c’è un agenzia specializzata o un professionista che ti aspetta. La Musica non è più la forza trainante, bensì è l’immagine che la fa da padrona. Puoi fare la musica migliore del mondo ma se la percezione della gente attraverso i social non è quella giusta dimenticati di poter sperare di raggiungere il tuo obbiettivo (e anche su questo si potrebbe parlare per ore).
Un tempo non esistevano nella scena techno agenzie di Pr per labels, agenzie di pr per artisti, agenzie per i social media, non avevi bisogno di un label manager, non esistevano distribuzioni digitali, non esistevano ad ogni angolo che giri qualcuno che ti presenta e ti da il suo biglietto da visita: “noi facciamo questo, ti possiamo organizzare queso e quell’altro, ti possiamo posizionare, etc…”. Era tutto più semplice e forse anche più “pulito”.
Oggi i dj sono aziende che fatturano milioni di euro l’anno e hanno decine di dipendenti. Quello che prima era pura ricerca oggi eè pura imprenditoria. I dj sono sponsorizzati da grosse marchi di abbigliamento, addirittura da case di moda. Vestono vestiti di migliaia di euro e girano in jet privati. Niente di male, ovvio, ma è giusto sottolineare le differenze. Ripeto, se non ti piace qualcosa sei tu nel posto sbagliato. Quando mi rapporto con tutto questo credo fortemente che stiamo giocando due sport differenti. Stessi strumenti, diverse regole. Il mio non è meglio del tuo…e’ semplicemente differente.
Barcellona e la Spagna: musicalmente parlando, quali similitudini e quali differenze hai trovato in quella che sembra essere la meta d’eccellenza per i DJs partenopei?
Hai ragione siamo in tanti qui, si vive bene. Per me che mi reputo prima di tutto un figlio del Mediterraneo, era la scelta più logica. Credo che attualmente sia l’unica città importante con stampo europeo che affaccia sul Mediterraneo. Inoltre Napoli fu dominata dagli spagnoli per 200 anni e questo non mi ha mai fatto sentire “non a casa”. Dal dialetto ai costumi, dall’architettura al mangiare, sono moltissime le similitudini con Napoli.
Inoltre qui ho la possibilità di incontrare quotidianamente persone coinvolte nel mondo creativo. Ritengo assolutamente necessario il confronto per potersi migliorare e Barcellona tutto questo me lo sta offrendo (fino a quando gli indipendentisti, che rispetto ma non capisco, lo consentiranno). Inoltre la lontananza aiuta! Aiuta a capire quali sono i tuoi veri amori e a non darli per scontato. Aiuta a selezionare e prendersi cura di ciò che veramente ami. Tutti i mie rapporti di vero amore sono migliorati …incluso con la stessa Napoli!
Recentemente sei stato protagonista di una rampante esibizione al Duel Club di Napoli. Com’è stato tornare a casa dopo tanto tempo?
Inutile negarlo! La sensazione di suonare a casa non ha paragoni. Per me è stata una grande gioia e soddisfazione poter suonare la mia musica difronte a tanta gente e specialmente di fronte alla nuova generazione di clubbers partenopei. Devo ringraziare International Talent che mi ha dato questa opportunità. È come se il tempo si fosse fermato, nulla fosse cambiato…tranne i miei capelli bianchi ormai. L’adrenalina di suonare in un posto dove sei consapevole che la gente ha una certa consapevolezza ed educazione musicale ti da quella pressione che poi ti spinge a dare qualcosa di più. Amo suonare quando sento la pressione addosso, è sempre stato cosi! Facile suonare dove tutto è spersonalizzato, ma quando vedi volti conosciuti che ti conoscono da sempre e sai che capiscono di musica, allora il gioco è differente ed a me questo piace molto!
E adesso, dati tecnici. Come descriveresti il tuo set-up ideale per una serata? Cos’è che non può mancare?
Parto da quello che non può mancare: un sound system da paura! Il dj può essere il migliore del mondo, il pubblico può essere il più caloroso del mondo…ma se l’impianto non suona bene, tutti perdono. Che te ne fai di una Ferrari con le ruote della topolino!? Per quanto riguarda il set up: il più semplice possibile! Tre Technics ed un mixer analogico senza effetti o 3 cdj con una pennetta usb. Voglio che sia la musica la protagonista, deve essere lei. Quando è buona non c’è bisogno di nient’altro.
No riverberi su pause di ore, no delay e specialmente niente rollate di snare…niente di tutto questo! Per me che amo cucinare, l’utilizzo smodato degli effetti è un pò come usare la panna quando si cucina. Se hai degli ingredienti super e di qualità, non vuoi coprirli certo con la panna. Se devi amalgamare un piatto e non sai cucinare, allora ti può aiutare, ma se per esempio sai utilizzare l’amido della pasta, allora puoi evitare tranquillamente di utilizzare la panna. Non so se mi son spiegato, mi auguro di si.
E in studio? Quale pensi sia lo strumento senza il quale il suono di Gaetano Parisio non potrebbe esprimere a pieno il suo valore?
Adoro questa domanda anche perché per me è molto semplice da rispondere. Sono sicuramente il mio compressore ed equalizzatore, entrambi valvolari. Li uso praticamente da sempre e mi danno la possibilità di creare “quell’impasto” che contraddistingue le mie produzioni. Credo sia fondamentale essere riconoscibili, dare un carattere alle proprie produzioni.
Oggi abbiamo infinite opzioni in studio. Il lato negativo è che molto spesso può portare ad un suono senza personalità. Forse il complimento più bello per un produttore è quello di essere riconosciuto immediatamente quando la puntina attraversa il solco di un vinile. Da sempre utilizzo il compressore come uno strumento vero e proprio. Il routing del mio studio è abbastanza anomalo e particolare, questo mi permette di utilizzarlo in maniera non convenzionale dando ai miei dischi quel carattere che tanto desidero avere.
Hai annunciato un nuovo progetto chiamato ORIGENS. Ti va di parlarcene?
Origens più che un progetto è un’attitudine, un mood. Il mettersi in gioco senza aiuti digitali attualmente disponibili in ogni contesto, portandomi cosi fuori da quella zona di confort che è la tomba della creatività. Amo rischiare e quindi divertirmi quando suono e credo sia quello che possa fare la differenza. Il setup è il più semplice in assoluto. Tre Technics, un mixer di fronte e dietro di me, una pila di vinili. Esattamente come alle origini della mia carriera.
I piatti diventano cosi semplicemente una maniera di avvicinarsi all’imprevedibile, cercando di alzare ogni volta un po di più la barra della creatività. Troppo semplice con un pò di esperienza sapere quale disco funziona in pista e quale possa essere la reazione della gente. Io per primo, quando sono li dietro, non conosco il risultato finale. Il mio goal è che quando dopo due ore o più di set senza pause, la gente ha la sensazione di essere uscita da un viaggio, da un unica storia. I dischi perdono quasi completamente la loro importanza perché non sono più fini a se stessi ma diventano elementi di un puzzle più grande e leggibile solo alla fine del set. Non reputo sia nulla di speciale perché cosi sono cresciuto e per me, tornare a questo approccio, è normalità. La frase “ti piace vincere facile” non è stata scritta per me insomma 😉
Insieme a te è tornata anche una delle tue creature più potenti, l’etichetta CONFORM. Puoi svelarci qualche dettaglio sulla RE-TOUCHED SERIES?
Si, non poteva essere altrimenti. Quando non più di un anno fa, assieme alle persone che mi aiutano e collaborano con me e a cui devo la mia infinita gratitudine per dedicare il proprio tempo e nel credere ed abbracciare la mia visione delle cose, ci chiedevamo da dove dovevamo ripartire, la risposta fu unanime: da dove avevo lasciato.
Riprendendo il filo del discorso interrotto bruscamente molto tempo prima. Conform è stato il mio primo progetto e ritengo che mai come oggi possa essere ancora valido. Ho pensato quindi di rendere omaggio a tutti quegli artisti, che nel corso di quasi due decenni, sono rimasti fedeli al proprio essere ed ancor di più alla musica stessa, mantenendo le stesse motivazioni per le quali avevano iniziato il loro cammino. Pura passione.
Ho quindi selezionato una lista di artisti che per me sono stati e sono tuttora ispirazione continua, ripeto non tanto per la musica ma per il loro approccio ad essa. Ho selezionato poi 10 tracce dal back catalogue di Conform per poi abbinarle ad un artista. Sono stati selezionati artisti della mia generazione ed alcuni della nuova, cercando così di essere quanto più trasversale possibile. Il primo volume in vinile della serie uscirà ad Aprile e vedrà Ben Sims, James Ruskin, Mark Broom, Truncate e Stojche, protagonisti di Conform Re-Touched Series Vol I. In seguito ci saranno Oscar Mulero, The Advent, Sterac, Deetron, Dave Clarke, Cari Lekebusch, Ken Ishii, Steve Bicknell, Jerome Search, Jonass Kopp, Danilo Vigorito, Reduceer (Inigo Kennedy) Alexander Kowalski, Matrixmann, Shlomi Aber, Honey Djon, Zadig e altri ancora a dare il loro contributo al progetto.
Come si potrà facilmente immaginare è stato abbastanza impegnativo gestire tanti artisti e i loro tempi ma forse la gioia più grande è stata l’immediata adesione ed entusiasmo per la mia proposta. Ero scomparso da tanto tempo e non era assolutamente scontato tutto questo. Ad ognuno di loro devo qualcosa. Ripeto, questa serie è un tributo a questi artisti e non alla mia musica.
E ora, un’ultima domanda. Quale consiglio senti di dare a tutte quelle persone che, faticosamente o meno, stanno cercando di farsi strada in questo mondo?
Forse rileggendo l’intervista, chi è più attento e sensibile può trovare tanti spunti da cui partire. Ho raccontato vita reale ed è quella che conta! Non certo quella che i socials trasmettono. Nulla contro i social media ovviamente, è il loro utilizzo il problema.
Auguro a chiunque abbia il mio stesso privilegio di avere una passione cosi forte, non solo per la Musica ma qualsiasi essa sia, di proteggerla e custodirla in qualsiasi maniera. Avete in mano uno dei più grandi doni che la vita può regalare, qualcosa che appartiene solo a voi…estremamente intima. Inoltre, come nella vita, non esistono scorciatoie e, anche se pensate di averne trovata una, non vi porterà mai lì dove volete arrivare. Sarà un risultato diverso! Solo chi si dedica appieno e dà tutto se stesso potrà raggiunge i propri obbiettivi. Il mio obbiettivo non è mai stato quello di essere famoso o popolare ma magari essere rispettato da chi fa la mia stessa professione o vive il mio stesso ambiente si! Tutto il resto, se deve arrivare, arriverà di conseguenza.
Dovete decidere se essere artisti o musicisti-imprenditori. Dovete decidere se volete vivere una storia d’amore o una relazione romantica! Io presi la mia decisione tanto tempo fa e non me ne sono mai pentito. Auguro di fare lo stesso ai tanti che portano dentro di se quello stesso fuoco, quella passione vera ed inesauribile.
Grazie,
Gaetano
ENGLISH VERSION
Gaetano Parisio, one of the few people destined to be the soul of the techno scene, was born in Naples in 1973.
From his debut, in 1992, his music has been travelling all Europe and his hands have crafted tracks that are still played on loads of dancefloors
Among all of his projects, we have to mention “The Preface“, the “Advanced Techno Research” and his important collaborations with other artists like Sven Vath, Laurent Garnier, Surgeon, Marco Carola and Adam Beyer.
During more than 25 years of illustrious career, his records were signed on prestigious labels, such as Drumcode, Planet Rhythm Recordings, Zenit, Kombination Research and Mosaic, moving alongside with his very own imprints Conform, Art and South Soul.
Long time ago he decided to move to Barcelona and put his career on a hiatus. Now, after 10 years of silence, he decided that was time to make a glorious return with a new project, called Origens.
The crowd’s response was immediate: the King has still got a boastin aura tied up on him. The demonstration of this comes both from the neapolitan crowd after his set at Duel Club in Naples (link here).
We managed to reach him out to ask a few questions about how he started, why he stopped, what he did when he was on hiatus, and what are his new project.
Ladies and Gentlemen, Mr. DJ: Gaetano Parisio.
Hi Gaetano, welcome on Parkett and thanks for your time. Let’s start with a personal question: who is Gaetano, before discovering the art of Djing and the productions world?
Thanks to have given me the possibility to tell more about my journey. That’s an unusual question that thrilled me a lot! I’m an old guy that still has a passion and a silent pact with music at the age of 46. I’m not betraying her and she’ll never betray me. I must say, this worked really well up to now and if it won’t anymore in the future, that will probably mean that I have broken it. Music will never back-stab anyone. I come from a family that gave me economic stabilty, therefore i could concentrate on music without any other things bothering me. I’m fully aware of the luck i have and i’m greatly thankful to my family for this. I’ve been breathing art since i was a child, from both sides of my family, as they’re rich in artistic personalities. Sculptors, painters, conductors, theatre actors, photographers… i haven’t missed one! My Grandfather, Luigi Parisio, who was a painter and a sculptor, and his brother Giulio, who founded the greats photographic archive in the south of Italy, have contributed to the Futuristic Movement in the early ‘900. I love animals, every kind of them! Can’t say the same for mankind tho. I’m tryng to respect everything that is surroind me as much as i can, I think that’s my golden rule, the one that guides me in everythin I do. If I find myself in a place where I’m not feeling comfortable or I live an unpleasant experience, I like to think that I am the problem, not the general situation. One of my greatest passion besides music, is scuba-diving and the astonishing magic of all the abyssal world. I feel that is the only place where i can truly isolate myself from our world and its dynamics and clarify my thoughts. This is me, as a resume.
You come from Naples. Your wonderful hometown has seen you moving the first steps into the music field. How would you describe the underground scene as it was in your early years?
It was basically a time-bomb that was about to explode at the right time and so it was. There was such an artistic underworld that you could clearly feel. I always say that special things, those that lasts through time, happen because there are plenty of talents that have the same intentions and a common vision. It’s exaclty what happened back then. The underground scene in Naples was created by promoters like Ivan Vele’s United Tribe, Angels Of Love with regards to the house scene, that started to invite international Djs to make their shows in Naples. It was totally different from now. It was a cultural movement and not a mainstream fenomenon. If you think at the definition of this two words, then you can figure out how much distance there is between nowdays scene and the scene that was born back in those days. Everybody knew each other. It was like a nomad tribe. We were dressing pretty weird if i think about that… But that was part of that parallel world that was trying to be set up by a group of kids through music. Something different. My personal sensation those days, when i walked down the streets, was that i was living in a parallel universe from the one were the other were living. A subculture! there where no daily basis organizations with their events in the clubs, everything was mainly based on the “one-night” format. Scenarios were changing constantly and so were dynamics. As they say: movement is life.
If you have to choose one disk that has influenced you the most and another that you have to put during a gig to feel that gig as truly yours, which would those be? Is there a track that you can’t play anymore but still feel it?
I’d say that more than a track, what has mostly influenced me was the whole Jeff Mill’s “Purpose Maker” series. I strongly believe that in “my music” there is a pre and a post Jeff Mills. Moreover, he has made me understand the importance of having and idea, a vision, an underlying concept and the most efficient way to realize all of this is, in my opinion, creating a coherent tale through a series of releases. I’ve never put much trust in Eps or Albums, especially regarding techno. It happens many times that you spend a lot of time creating an album, trying to demonstrate to yourself that you are able to do music in different ways more than other feelings.
It’s not always like that, obviously, but the Ep with the random artist’s remix bores me.
There isn’t a track that I can say it’s a must in my sets. I try to set my relation with the track in the most unpersonal way. It’s like in life when you feel strong and free. This last thing is that characteristic that set my way to pursue creativity and to break rules.
A track that i can’t play anymore is “The Bells” by Jeff Mills. It’s too famous but i have so much great moments tied to it!
When you were crafting the underground scene there was another artist working with you. He also comes from Naples. I’m obviusly hinting at Marco Carola. What’s the artistic relationship between you two, now that he seems to have moved to a more “housy” sound?
I’d like to correct you when you say “I was crafting” the underground. Everythin happened in an uncoscious way. I was only trying to have fun and experimenting. To know something different everyday, there was nothing planned. It just happened. Mine was a self concentrated activity and I had absolutely no side plans. Then i realized that what i was doing liked to other people and then everything started.
I always point this out because, as far as today, I see that the most common feeling that drives people into this beautiful job is “having success”, to get somewhere huge, gain popularity, being a status symbol or just ego feeding. This is not how it is supposed to be!
Getting back to the question, my artistic relationship with Marco ended more than 15 years ago. We have never been in the studio again and I think it won’t happen again in the next future. We’re still friends and there’s always pleasure in spending time together, we always have fun like the old days! Artistically speaking, we definitely choosed different ways. Marco decided to go through another direction and he’s been proven right. He’s happy when he plays, i feel it whenever i see him doing his thing and this brings me lot of joy. Maybe I’m a more “radical” type of guy. I started with techno and probably I’ll end up with it. I see no other options at the moment.
How important do you think is to mantain your identity when you find it, to focusing on it and not being contaminated?
Very very much- But i realize that this is my vision. There are producers and djs that love to be eclectic and space between sounds. I don’t to that. The rails i’m moving on might cross some paths sometime, but nothing more than that and the destination is always nearby “Techno City”. It’s a natural thing for me and it has been like this for the last 30 years. Maybe one day it will change but i believe that focusing on an idea, on an identitiy, let you develop it, improve it and make it truly yours. Technically every producer and dj can do something different but a few can do it both conceptually and musically at the same time. If you manage to do that you’ll probably have more possibility to be remembered to have done something more than those who just space out.
Record Labels: you have managed to cope with the existance of three record labels, during your career: “Conform”, “Art-Advanced Techno Research” and “SouthSoul”. Which are the criteria on which you have founded those three realities?
Conform was born in 1997 and it’s where I love producing the, while the other two are personal. ART is absolutely dedicated to techno, and SouthSoul was born as the need to create a crossover between neapolitan techno and some more funky sounds (do not call it Tech-House please!). I’ve thought SouthSoul as a book. It’s divided in chapters, with prefactions and appendixes. These last things are dedicated to other artists that could add something more to the whole tale.
ART, on the other hands, it si/was thought on cycles of 10 releases and they are labelled with number, counting from 1 to 10. The second cycle starts from 11 and ends at 20. I’m getting this opportunity to announce that next ART’s number, 14/20, will be out very soon. My efforts were to mantain myself near the original project as much as i could. I’m continuing this series because it’s the same of the one of back in the days, otherwise i wouldn’t have continued. I have all the other numbers ready (it has been 15 years since they were ready) and I’m really trepidating to finally complete it. I’ve never been someone that left things undone!
Tell us about your adventures. Which were your best and worst performance and when did you live it?
Unfortunately, or luckly maybe, my memory is not that strong. I coped with that. Although there is one episode that i remember because i was the first one not believing in what i was doing! I think i was in Lyon, in a rather small club and that night i realized what it means to have a “flux-state”! I was playing with three decks as usual but the quickness and the self confidence with which i was playing really impressed me. I think i never reached that state again. It was like seeing you from the outside. It wasn’t me moving my hands. And in case you’re wondering the answer is no, i didn’t take drugs 🙂
The worst experience was probably a long time ago. I was playing with Billy Nasty in a club not far from Naples. I foolishly took a dope that nowdays it’s largerly used and that unplugs you from what surrounds you. I remember that when i got home i couldn’t cope with the bad feelings i had that night. I was shocked. What I still got isn’t the bad performance, but it’s the idea of having wasted an occasion where i could have had so much fun.
You decided to retire from the party scene in 2007. Why did you decide to do that?
It was for the same reason i started: love. Too much love. I couldn’t think lying to myself and all the people that believed in me and in my music. It was like cheating on the most beautiful woman in the world that loves you and you love her. Basically, you can’t. You would be only a fool!
When i decided to retire, I was coming from a super bad personal moment. I had lost my father and this led to many other traumatic experiences linked to that. I’d prefer let the details go. We can say i got into the fabulous world of Amelie from the top to the deepest bottom. Mine was a world made of luxury hotels, spoiled dj request and travels and that made me understand how frivolous was what I was doing. What was saving from all of this was the music and I decided to dedicate fully to her. I stopped looking to whatever was surrounding music, i just fully focused on music, i couldn’t stand some dynamics. The moment where i fully realized this was during the last date of a long USA tour. I was in Chicago and I was playing at the House Of Blues. There was Dj Sneak with me: he left me a packed dancefloor and i was the main guest. I walked on that stage and when I was in front of the mixer I felt like i didn’t belong to that place. An awful sensation of apathy. I was going to work, not to have fun like I did everytime before. In that moment i decided to stop. I had too much love and respect for what i was doing and I couldn’t be that little authentic. Today, when i think about that time, I know that the best I can do is remember what that experience thaught me and try to take the best out of it. I feel great and ready to continue what I started long time ago and that i roughly interrupted. I think my father would be the first one to be happy about this. I owe everything to my parents. They alwayw have given their total support and I’m fully aware of the luck i had.
Which side of your musical scene you feel is the one that changed the most, comparing to how it was in the past?
Everything has changed a lot. We switched to a high professional level, and where you find professionism you find money, and where is money there is no ethic and poetry.
I’ll try to explain myself. Back in the days, if you wanted to make a track you were only supposed to close yourself up in the studio and send your DAT file to make the cut of your vynil. After two months, your track was sold and if everything worked well, promoters would start to call you and so were booking agencies, to let you play in some club around the world. You were then leaving with you dj bag full of vynils, you played and got back home with money and a tired smile on your face.
Nowdays, there is nothing like this. you have much more steps and for every single step there is an agency or a professional that awaits for you. Music is no longer the core, image is. You can do the best music in the world but if there’s the wrong perception through socials you can forget to get where you want.
There were no Pr agencies in the techno scene back in the days, no social media agencies, no pr agencies for artists, no label managers, no digital retailers, no people selling their services behind every corner you step through. It was much easier and cleaner. Nowdays djs are like agencies that make millions and have huge entourages. What was pure research now its enterpreneurism.
Djs are sponsored by huge clothing brands, even whole fashion studios. They dress with clothes that costs millions and travel around with private jests. Nothing wrong with it, but you have to highlight the differencies. If you don’t like something you’re in the wrong place. When I see all of this i truly think that we’re playing two different games: same instruments, different rules. It’s not about what is the best, it’s just different.
Spain and Barcelona: musically talking, which differences and similarities you have found where it seems to be the a “second Naples”?
You’re right, here there are many neapolitan djs. Life is good. I’m a son of the mediterranean, so Barcelona was the most logic choice. I think that now it is the only city that has an european imprint but is settled on the Mediterranean. Naples was domined by spanish for 200 years and this contributed to make me feel at home even here. Architecture, language, costumes, eating, this city is really similar to Naples. Moreover i have the possibility to meet people involved with art on a daily basis here. I think the confrontation is necessary to improve yourself and Barcelona is offering all of this to me (at least until the independent movement will allow this). Being far also helps! It makes you understand what you really love and to value them. It helps you select and take care of what you really love. Every single friendship that was held on authentic love got more intense… even with Naples itself!
You recently held a marvellous set at Duel Club in Naples. How was the comeback after so long?
I cannot deny that! I had so much satisfaction by playing at home. It was a great joy to play again my music in front of so much people and also a new generation of neapolitan clubbers. I’d like to thank International Talent thatt gave me this opportunity. It’s like time has stopped for a while, nothing has changed…. not considering white hair.
The adrenaline i felt while playing in a place where you’re aware that people has a certain musical background an know-how gives you that kind of pression that pushes you to give always something more. I love playing when i feel that everything got rid of the personality, but when you see familiar faces and people that knows you from the beginning and you know they understand a lot about music then it’s everything different and i like this!
Now, some technical opinions. How would you describe your ideal setup during a live set? What is that can’t be missing?
I start from this last thing: a banging sound system! The Dj can be the best in the world with the loudest crowd ever, but if the sound system is weak, everybody looses. It’s like having a Ferrari with a 500 FIAT wheels. As for the set-up i’d say three technics turntables and an analog mixer with no effects, or 3 cdjs with one usb drive.
I like when music is the protagonist, nothing else. No reverbs on hourly pauses, no rolling snares, no delay…nothing! I love cooking, using effects is like using cream when you cook. If you have top quality ingredients you don’t want to cover with cream. If you can’t cook and you want to get your ingredients together then it can help you, but if you know how to use amid in the pasta, then you can avoid cream. Was i sufficiently clear?
And what about the studio? Which one you think is the sound without which Gaetano Parisio would not be able to express its value?
I love this question because it’s really simple to answer. I’m sure that those instruments are my compressor and equalizer, both valvular. I always use them and they allow me to create that kind of “paste” that constitutes my personal touch. I think being recognisable is foundamental. Give some kind of soul to your production. Today, we have infinite options in the studio. The negative side is that this can lead to a sound without personality. Maybe the most beautiful compliment for a producer is to be immediately recognized when the needle gets into the vynil groove. I use the compressor as an instrument. My studio’s routing is a bit abnormal and particular, this allows me to use it in a rather unconventional way, giving my tracks that kind of soul that I seek for.
You announced a new project called ORIGENS, can you tell us about that?
Origens is an attitude more than a project. A mood. Prove myself without digital helps that now are avaible in every context, getting me outside that confort zone that represent the dawn of creativity. I love risking and having fun when i play and i think that can make the difference. Setup has to be the simpliest. Three technics, a mixer in front of me and a pile of vynis behind me, like when I started my career. The decks becamme my way to get the nearest possible to unpredictable, trying to be always more creative. It’s too simple, with a little bit of experience, to knwo which track can work and what could be the reaction of people. I’m the first one, when I’m behind there, that don’t know what will be the final result. My goal is that after two hour without pauses, people has the sensation that they got from a voyage, from a single story. Tracks loses their importance, becoming pieces of a bigger puzzle that you can only fully understand at the end of the journey. I think it’s nothing special because i grew up and getting back to this approach means normality to me. I don’t like to be an easy winner.
One of your most powerful labels, CONFORM, came back alongside with you. Can you reveal us something more about RE-TOUCHED SERIES?
Yes, it couldn’t have been different. When not more than a year ago, with all the people that are helping me and collaborate with me, to whom I’m greatly thankful to have dedicated their time to me and to have embraced my vision of the whole thing, we were asking ourselves where we wanted to start. The answer that came from everyone of us was the same: from where we stopped. CONFORM was my first project and I think that it can be still valid. I thought to pay respect to all those artist that, through two decades, were true to their style and to music itself, keeping the same motivations from when they began. Pure passion. Therefore, I selected a list of artists that were and still are an ispiration to me, not only for their music but also for their mindset to it. I then selected 10 track from the back catalogue of CONFORM and linked each one of those to an artist. I selected some artists of my generation and some of the new one, in order to be more crossing as I could. Our first volume will be published in April and it will feature Ben Sims, James Ruskin, Mark Broom, Truncate and Stojche, CONFORM RE-TOUCHED SERIES VOL.1. Then we’ll have Oscar Mulero, The Advent, Sterac, Deetron, Dave Clarke, Danilo Vigorito, Cari Lekebusch, Ken Ishii, Steve Bicknell, Jerome Search, Jonass Kopp, Reduceer (Inigo Kennedy), Alexander Kowalski, Matrixmann, Shlomi Aber, Honey Dijon, Zadig and many others to contribute to the whole project. As you can easily imagine it was really tough to manage all these artists and their times but the greatest joy was the immediate partecipation and enthusiasm to my intention. I vanished for a long time and this has not to be taken for granted. I owe something to each one of them. It’s a tribute to them, not to my music.
And now, one last question. Which advice you feel you want to give to all the people that are struggling to get through this universe?
Maybe looking back at this interview, those who payed more attention and are more sensitive can find many hot points where to start. I told real life stories, that’s what counts! Not the socials one. I have nothing against social medias, but the way they’re used: that’s an issue.
I wish to everybody who’s lucky enough to have my same amount of passion to protect and feed that in every way it’s possible. You have one of the biggest gift life can give to someone, something that belongs only to you. Extremely intimate. Also, as it is in life, there are no shortcuts and even if you think you found one, it will never lead you to where you want to go. It will be a different result!. Only those who fully dedicate to it and give its best will reach its goals.
I have never had as a main goal the one of being famous and popular, but maybe the one of being respected by colleagues and fellow producers. Every other thing related to it will come by its own. You have to decide if you want to be artists or musicians-enterpreneurs. You have to decide if you want to have a romantic relationship or a romance. I took my decision long time ago and I never got back. I wish everybody who carries this fire inside, this real passion, to do the same.
Thanks,
Gaetano.