Il settore musicale è in crisi a causa della pandemia COVID-19. Gli imprenditori italiani hanno dieci proposte per risolvere la crisi.
Alla luce della pandemia da coronavirus e della conseguente emergenza da COVID-19, il settore musicale si dichiara in ginocchio. In seguito al decreto emanato lo scorso 3 marzo, sono sospesi tutti gli eventi, i concerti e naturalmente sono stati chiusi anche i club italiani.
La situazione rischia di segnare in maniera potenzialmente catastrofica l’intera scena italiana, in quanto, banalmente, alcune realtà rischiano di non rivedere più una serata di apertura.
Le principali associazioni in rappresentanza di tutto il comparto musicale lo scorso lunedì 20 aprile hanno trasmesso una comunicazione al Presidente del Consiglio e ai Ministri dei beni Culturali e dell’Economia Franceschini e Gualtieri.
Nel comunicato sono state messe in evidenzia alcune proposte che potrebbero aiutare a scongiurare una crisi che lo scorso febbraio, all’inizio di questa situazione emergenziale, già segnava un capitale bruciato di circa 10 milioni di euro.
AFI, Anem, Assomusica, FEM, FIMI e PMI hanno lanciato l’allarme chiedendo un intervento incisivo per aiutare le 169mila persone impegnate nel mondo dell’organizzazione di eventi.
I numeri della crisi
Secondo le stime di Assomusica, alla fine di questa stagione estiva i danni riconducibili al blocco degli eventi live ammonteranno a circa 350 milioni di euro. A questo danno vanno aggiunte poi le perdite legate all’indotto, che l’Associazione stima in circa 600 milioni di euro.
A livello di economia del lavoro, solo negli eventi di musica popolare contemporanea lavorano circa 60mila persone, famiglie e imprese che necessitano di uno sforzo e un supporto finanziario da parte delle Istituzioni.
Purtroppo vi sono altri danni relativi al mancato versamento dei diritti d’autore, alla chiusura degli esercizi commerciali, discoteche e tutti i luoghi di aggregazione. Il potenziale danno dell’emergenza COVID-19, solo per gli autori e per gli editori musicali è stimato da SIAE in circa 200 milioni di euro, cifra che sembra destinata a crescere vista la proroga del lockdown.
Anche i negozi di dischi hanno lanciato la loro richiesta di aiuto visto che secondo i dati stimati da FIMI le vendite dei vinili, CD affini sarebbero crollate del 70% e le prospettive non promettono miglioramenti in vista.
Dieci proposte per salvare la musica
Nelle scorse settimane il Governo italiano ha cercato di aiutare, anche se parzialmente, gli imprenditori del settore, promuovendo un fondo proprio contro l’impatto del COVID-19.
Con l’articolo 89, che istituisce nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo due fondi volti al sostegno dei settori dello spettacolo.
Per il 2020 sono stati stanziati attraverso i due fondi circa 130 milioni di euro. A tali risorse però, non possono accedervi imprese musicali, produttori fonografici ed editori musicali. Purtroppo nessuno degli emendamenti presentati da vari gruppi parlamentari in Senato per estendere tali forme di tutela anche al nostro settore è stato accolto.
Come spesso accade, il mondo della musica sembra esser un fantasma triste che si aggira tra le vie di uno Stato stanco.
Sono dieci le proposte concrete presentate al Governo.
Aumento del fondo emergenze
Aumento del fondo emergenze (Art. 89 – DL Cura Italia) a 200 milioni ed elaborazione di criteri oggettivi per la ripartizione del Fondo Emergenze di cui all’art. 89 per i settori culturali colpiti dalla pandemia;
le risorse dovrebbero essere allocate prendendo come parametro di riferimento le percentuali effettive di calo di fatturato, in maniera misurabile e certa, con una quota di riparto preferenziale per quei soggetti e quelle imprese che non usufruiscono di contributi pubblici e che quindi non godono di una rete di protezione.
In questa fase di azzeramento dei consumi, è essenziale e imprescindibile difendere i soggetti più vulnerabili e meno protetti dalle pubbliche istituzioni.
È altre sì imprescindibile non fare differenziazioni di genere, garantendo quindi il sostegno a tutti i settori dell’industria musicale, dal live, alle imprese fonografiche e all’editoria musicale.
Contributi a fondo perduto
Un contributo a fondo perduto per i mesi perduti a causa del lockdown alle imprese musicali.
Sospensione di tasse e contributi
Sospensione di tasse e contributi per le industrie del settore musica per l’esercizio 2020, posticipando le contribuzioni con un meccanismo di rateizzazione pluriennale.
Ricordando che la discriminante del calo di fatturato nel periodo di emergenza non è un metro sufficiente di valutazione tenendo conto che molte fatture non vengono saldate per mancanza di liquidità e che alcuni comparti del settore musica, come il diritto d’autore e i diritti connessi, subiranno un impatto negativo ancora superiore a quello attuale nei prossimi due anni.
Estensione della durata dei voucher
Estensione della durata dei voucher da 12 a minimo 18 mesi per i concerti annullati (art. 88 -DL Cura Italia).
Creazione di un bonus cultura
Creazione di un bonus cultura per le famiglie (estendendo l’attuale bonus per i diciottenni). L’estensione del tax credit per le produzioni musicali, oggi previsto solo per l’opera prima, seconda e terza a tutte le produzioni, così come avviene nel cinema.
Adeguamento IVA
IVA al 4% per la musica e lo spettacolo, così come avviene per i libri. La discriminazione sull’imposta è storicamente incomprensibile e lo è tutt’ora in questa fase di crisi sistemica nella quale è necessario al più preso rilanciare i consumi.
Estensione del diritto al reddito d’emergenza
L’annunciato reddito di emergenza deve coinvolgere anche figure anomale, contratti a chiamata e precari vari, del settore dello spettacolo ad oggi non ricompresi nell’articolo 38 relativo all’indennità ai lavoratori dello spettacolo, articolo che ha introdotto troppe variabili che esclude moltissimi lavoratori.
Revisione delle pendenze erariali
Revisione delle pendenze erariali per gli organizzatori di spettacoli dal vivo per appianare tutte le asimmetrie nell’applicazione dell’IVA sugli spettacoli dal vivo.
In particolare:
– Occorre precisare che l’IVA sulle prestazioni di spettacolo deve essere un’IVA agevolata al 10% anche sulle operazioni funzionali e che sono connesse alla realizzazione dello spettacolo e alla connotazione artistica del medesim o (e cioè l’IVA deve essere agevolata anche per il service fonico e di luci che sono ormai imprescindibili e necessarie, come anche per i numerosi facchini che devono essere parte delle troupe);
– In deroga all’attuale sistema, per settore della musica popolare contemporanea e dei
promoter in particolare chiediamo una compensazione dell’IVA rapida e immediata: la categoria deve già lavorare con contratti che i piccoli comuni onorano con 18 mesi di ritardo; almeno il rimborso IVA deve essere in questo 2020 rapido e tempestivo, entro 30/45 giorni.
Ovvero articolare un sistema di compensazione funzionale ed efficiente per questa fase di crisi dovuta al COVID-19;
– Superamento del regime di Split Payment: in questo momento di contrazione totale dei consumi diventa necessario il superamento di questo regime che ha azzerato la liquidità delle aziende, specie quelle che lavorano con la pubblica amministrazione.
Apertura di un tavolo tecnico
Apertura di un tavolo tecnico di confronto con il Comitato tecnico – scientifico e la Task Force presieduta dal Dott. Colao con la presenza di una rappresentanza delle Associazioni in grado di fornire indicazioni sugli strumenti di controllo e prevenzione da adottare in futuro alla ripresa delle attività live.
In questa sede dovranno anche essere studiati sistemi per la formazione del personale di sicurezza sull’utilizzo delle strumentazioni come termoscanner per la ripresa dell’attività dei concerti live.
Tempi certi
Certezza sui tempi per la ripresa delle attività ai fini di una efficace programmazione dei lavori.
Conclusioni
Gli effetti dell’emergenza da Covid-19 si prospettano come disastrosi non solo da un punto di vista sanitario, ma soprattutto economico.
Oggi ci siamo soffermati sul settore musicale, perché è quello che ci interessa ma ci basta guardare le prime pagine dei giornali per capire che questa crisi non ha pietà per nessun settore.
Vorremmo però precisare che la musica proprio in questo periodo di quarantena per COVID-19 è stato un elemento fondamentale.
Molti di noi avrebbero rischiato di impazzire se non vi fossero state numerose iniziative a tenerci compagnia. Questa però è una considerazione frutto di uno sguardo dato solo al presente.
Sarebbe inutile sottolineare la sofferenza che anche chi non è impegnato sul piano professionale nel settore avverte in assenza del dancefloor.
In tanti si chiedono quando e soprattutto se torneremo a ballare. Per quanto possiamo cercare di essere positivi, la situazione è particolarmente allarmante.
Ma abbiamo fiducia delle istituzioni e chiediamo quindi di non lasciarci soli. Chiediamo di non lasciare soli coloro che hanno investito il proprio tempo, le proprie possibilità e la propria vita in quella che per alcuni potrebbe sembrare una semplice passione, ma per noi è molto ma molto di più.