L’industria musicale sta osservando un giorno di “blackout” a seguito della morte di George Floyd e del comportamento brutale della classe dirigente statunitense.
Il Blackout Tuesday vuole essere una risposta da parte del mondo della cultura a quanto sta succedendo in America negli ultimi giorni.
Le uccisioni di George Floyd, Tony McDade, Ahmaud Arbery e Breonna Taylor sono soltanto le più recenti all’interno di una lunga storia fatta di razzismo e discriminazione perpetuati a livello socio-politico nei confronti della comunità afroamericana statunitense.
Nelle maggiori città americane si stanno verificando violente proteste scoppiate dopo la brutale uccisione del cittadino americano George Floyd, nero di 46 anni, per mano di un poliziotto che accanendosi brutalmente contro di lui durante l’arresto ne ha causato la morte per soffocamento.
In risposta alla violenza gratuita ed ingiustificata della polizia statunitense contro tutti coloro che hanno protestato durante questo fine settimana, moltissimi artisti ed esponenti dell’industria discografica hanno deciso di aderire all’iniziativa del Blackout Tuesday promossa dal movimento Black Lives Matter, fondato nel 2013 come reazione ad un altro grave abuso da parte della polizia nei confronti di un cittadino afroamericano.
L’idea è stata diffusa sui social network con l’intento di fermarsi e riflettere «per disconnettersi dal lavoro e per riconnettersi con la propria comunità», sperando che questa azione possa portare a ragionare sull’accaduto e sensibilizzare quanto più possibile gli utenti.
L’iniziativa è stata supportata nelle ultime ore da moltissime realtà tra cui anche pesi massimi dell’industria discografica come Columbia, Def Jam, Sony e Warner Music Group che hanno dichiarato di aderire pienamente alla causa. Stanno partecipando al Blackout Tuesday anche colossi dello streaming come Apple Music, YouTube, Amazon Music e Spotify che ad esempio aggiungerà un momento di silenzio di 8 minuti e 46 secondi per selezionare playlist e podcast sulla piattaforma per onorare George Floyd.
Come appassionati di musica e come suoi cronisti non possiamo che trovarci pienamente schierati a favore di questa idea. La musica, come l’arte in generale, è amore per il diverso ed il nuovo. Come amanti della “club culture” abbiamo l’obbligo di supportare questa causa, consapevoli del fatto che semplicemente la club culture non esisterebbe senza la cultura afroamericana.
Ogni tanto è bene ricordare le cose che ci sembrano più ovvie: la stragrande maggioranza della musica che ascoltiamo, e che balliamo, è di origine afroamericana. Techno, house, breakbeat, hip-hop, electro ecc. sono generi musicali generati dalla cultura afroamericana e sono la diretta emanazione del blues, del jazz, del soul, del funk. Sono musiche di protesta, nate dalla necessità di manifestare il proprio dissenso ed il proprio malessere attraverso una forma d’arte.
Più di ogni altra analisi forse questo video ci aiuterà a fare il punto della situazione.