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La Brexit ha segnato la fine di un’epoca (anche musicale): potrebbe non essere più così semplice seguire i propri performer al di fuori dell’UE

Che il 2020 sia stato un anno di grandi cambiamenti questo è sicuramente un dato di fatto; molti però, causa pandemia, hanno prestato poca attenzione ad una data che ha segnato le pagine della storia contemporanea. È il 31 gennaio 2020, l’orologio segna le 23:00: l’Inghilterra abbandona ufficialmente l’Unione Europea e, con essa, il sogno di un continente economicamente unito.

Il fenomeno Brexit è uno degli episodi con maggiori ripercussioni a livello socio-economico dell’ultimo decennio: la sua analisi in termini di world history è per nulla semplice. Ci soffermeremo dunque su quali ripercussioni potrebbe avere l’uscita dell’Inghilterra dall’UE secondo i parametri di import-export e di movimenti “civili”.

Con il trattato di Maastricht e quello di Lisbona, tutti i cittadini della comunità hanno avuto la piena libertà di circolazione all’interno degli stati membri.

A seguito dell’uscita di GB dalla comunità europea, tutti coloro che vorrebbero recarvisi dovranno rispettare le procedure standard a cui sono sottoposti i visitatori di uno stato estero.

Questo rapporto è chiaramente biunivoco: anche l’Inghilterra infatti ha dovuto pagare lo scotto della Brexit – i 30 km di camion in coda a Folkstone e Dover sono emblematici.

Perché vi stiamo parlando di tutto questo? Semplice: l’uscita dell’Inghilterra dall’UE ha modificato radicalmente anche l’universo della musica – non sarà più così semplice per gli appassionati andare al Cremfileds da ora in poi, solo per fare un esempio.

Eppure, qualcosa si sta muovendo! Tim Brennan ha avviato una petizione al parlamento inglese al fine di promuovere un sistema di mobilità più snello tra Regno Unito e comunità europea, per tutti gli artisti in tour.

Ad oggi, l’accordo commerciale consente solo a precise professioni (da cui sono esclusi gli artisti) di entrare senza visto all’interno dell’UE . Ai performer potrebbero quindi essere richiesti certificazioni di questo tipo per ogni paese nel quale si svolge la tournée; a questo poi si aggiungano i passaporti speciali per le merci (i carnet): una spesa non indifferente per il trasporto degli strumenti .

Questo renderà l’organizzazione di un tour ancora più complesso, soprattutto considerando il periodo storico; ancora una volta, l’industria musicale ne esce sconfitta!

Il governo del Regno Unito nei prossimi 10 giorni dovrà rispondere alla richiesta dopo averla esaminata e discussa in parlamento: la petizione di Tim ha raggiunto  quota 228.000 firme nella giornata di ieri 8 gennaio – ben oltre la quota richiesta per l’esamina della richiesta.

Numerosi artisti, etichette, locali e organizzazioni musicali hanno condiviso la petizione, tra cui Object blue , Josey Rebelle , NTS , Hyperdub e Rye Wax .

Non ci resta che attendere e riflettere sulle importanti parole di Tim Brennan:

Vorremmo che il governo del Regno Unito negoziasse un permesso di lavoro culturale gratuito che ci dia viaggi senza visto in tutti i 27 stati dell’UE per professionisti del tour musicale, band, musicisti, artisti, TV e celebrità dello sport che visitano l’UE per esibirsi in spettacoli ed eventi e Carnet eccezione per l’equipaggiamento da turismo

(Tim Brennan)