Harry Sword pubblica il suo primo libro per White Rabbit dove tratta la storia e lo sviluppo della drone music con contributi di artisti quali Alice Coltrane e Sarah Davachi.
La “drone music” è un genere che affonda le sue radici molto indietro nel tempo. La classificazione è stata ufficializzata negli Stati Uniti verso gli anni cinquanta del secolo scorso ma ci sono molte testimonianze etniche e culturali che fanno risalire il genere ad epoche antecedenti. Nella sua accezione moderna, il genere può essere considerato una branca del minimalismo enfatizzando l’uso di suoni, note o cluster estesi e ripetuti. La Monte Young, uno degli artisti di riferimento della drone, la definì “la branca timbrica prolungata del minimalismo”.
Harry Sword in questo senso fa un lavoro storiografico e musicografico, andando ad investigare nel suo libro – “Monolithic Undertow” – il processo di evoluzione del genere dalla filosofia antica (si pensa addirittura che alcuni esempi siano nelle melodie indiane classiche) alla musica elettronica contemporanea. Sword afferma che la ‘drone’ “ci cattura dalla nascita, dall’utero materno, dove lo scorrere del sangue è forte e chiaro a 88 decibel e corre attraverso una miriade di percorsi storici, culturali e spirituali”.
Nel libro, Sword traccia la storia del genere dall’antichità agli sviluppi del ventesimo secolo grazie ai contributi della scuola minimalista, all’influenza delle sonorità del sitar di Ravi Shankar, all’estetismo jazz di Alice Coltrane, alle sperimentazioni psichedeliche dei Beatles fino all’esempio di Sarah Davachi, artista canadese capace di fondere i suoni tipici del genere con atmosfere e brani barocchi creati grazie a vecchi sintetizzatori e strumentazioni live.
Lo stesso Sword afferma: “L’idea della drone come forza singolare si sviluppa attraverso la filosofia, la matematica e la teologia come un filo dorato. Prendete la teoria delle stringhe. La teoria del (quasi) tutto. Tutta la materia contenuta nell’universo è costituita da corde vibranti e infinitamente piccole. Il Large Hadron Collider, Paul McCartney, una sedia di legno… tutto è vibrazione”.
Potete leggere un estratto del testo qui.