Oggi su MyZone abbiamo il piacere di portare Emmanuelle, Dj e Producer che ha fatto ballare tutti grazie a “Italove” nel 2016 e che si appresta ad uscire il 17 di settembre con un nuovo progetto: “Disco Incantato”.
Emmanuelle Moutinho, in arte Emmanuelle, è una Dj, Producer e cantante di origini brasiliane con base a Milano. Grazie alla sua musica è riuscita a scalare le classifiche dopo il rilascio di “Free Hifi Internet” nel 2015, e l’anno successivo con “Italove” e “Uomo D’affari”. Tracce uscite su Deewee, label belga di David & Stephen Dewaele (2 Many e DJ’s & Soulwax). Con il suo suono Dance-Pop, che come lei definisce è un misto tra Italo Disco anni ’70 e futurismo, con “Italove” (oltre 8 milioni di ascolti solo su Spotify), ha conquistato anche il grande cinema: la traccia infatti è stata inserita nel film di Matteo Garrone “DOGMAN”.
Il prossimo 17 settembre Emmanuelle esce con un nuovo EP, formato da due tracce: “Disco Incantato” e “È solo un gioco“. Stavolta su Awal (Clicca QUI per acquistarlo o sulla sua pagina Discogs), una delle principali società di distribuzione digitale al mondo.
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare in anteprima “Disco Incantato“, traccia che a tutti gli effetti mantiene fede allo stile “futuretro” (come ama definirlo) delle sonorità create da Emmanuelle, trasportando l’ascoltatore indietro nel tempo, ma con un piede ben piantato verso il futuro.
La traccia ha tutto il sapore salato di quella Italo Disco che noi italiani abbiamo nel sangue, la stessa che ci ha trascinato grazie a “Midnight Express” di Giorgio Moroder piuttosto che l’emblema del genere che racchiude tanto (non tutto) del capolavoro “Disco Italia: Essential Italo Disco Classics 1977-1985”.
E se per qualcuno l’Italo Disco è ancora visto come un periodo di grottesco senso artistico, è solo perché non ha mai vissuto “il posto giusto al momento giusto”, non si è mai goduto le serate al Killer Plastic o non ha mai cavalcato la cresta di quell’onda che non tornerà mai più. Dagli after party delle sfilate più blasonate, fino alla disco dance dagli anni ’80 ad oggi.
E soprattutto non ha mai potuto godere della genialità degli artisti che ne hanno fatto parte, godendo dell’enorme influenza che hanno avuto successivamente negli sviluppi della musica elettronica, in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi sottogenere. E che Emanuelle riesce a tenere in vita grazie al suo indiscusso talento.
Perché è proprio da una di quelle crepe artisticamente luminose che è uscita Emmanuelle, come una primordiale viaggiatrice senza né spazio né tempo. E che grazie alle sue creazioni riusciamo ancora oggi a chiudere gli occhi e sognare, rivivendo anni in cui tutto era più semplice, divertente, spensierato e assolutamente elegante.
Ragion per cui abbiamo avuto il piacere di conoscerla e di portarla su Parkett in questa intervista.
(Foto di Luca Napoli – Styling Gilberto Genco)
Ciao Emmanuelle e benvenuta su Parkett. Partiamo dalle origini, chi è Emmanuelle prima di diventare Emmanuelle? quali sono le tue origini artistiche e non, e come è avvenuto il percorso che ti ha portato a produrre il genere di musica che oggi ti contraddistingue?
Il mio percorso artistico inizia da bambina, ho sempre avuto la curiosità di suonare strumenti, inventare canzoni, e poi sono sempre stata spinta a partecipare a lezioni di musica. In realtà sono arrivata in Italia per studiare moda, e tutto è iniziato con il mio primo Mac, grazie al quale ho scoperto GarageBand; strumento che mi ha dato la possibilità di creare le mie cose molto più facilmente e mi dava più possibilità di sviluppare stilisticamente il mio genere, che suonavo solo con la chitarra e per un numero ristretto di amici.
Sei Nata a Rio de Janeiro, cresciuta a Miami e trapiantata a Milano. Nel giro di pochissimo tempo Emmanuelle è riuscita a conquistare tutti con le tracce “Free Hifi Internet” del 2015, “Italove” e “Uomo D’affari” nel 2016. Italove in particolare, uscita come le precedenti su Deewee (2 Many DJ’s & Soulwax) di David & Stephen Dewaele, è stata utilizzata nel Film Dogman di Matteo Garrone nel 2018. Raccontaci come è avvenuta questa collaborazione e se ti è servita per spingere la tua musica ancora di più del successo che stavano già vivendo le tue traccia in quegli anni.
Si in realtà i fratelli David & Stephen Dewaele dell’etichetta li ho conosciuti mentre lavoravo in una rivista indipendente. Ci siamo conosciuti grazie ad un’intervista esattamente come questa. Successivamente loro un giorno sono venuti in direzione da me e il mio capo le aveva fatto sentire una mia traccia, cosa che li ha spinti a convincermi a fare di più, e alla fine siamo diventati amici. Successivamente intorno al 2012 ho avuto un periodo di crisi, non riuscivo più a fare nient’altro che stare a casa e fare musica. In quel periodo ho iniziato veramente a scrivere delle cose e un giorno ho mandato “Italove” nel suo primordiale stato demo ed è piaciuta molto; tanto che mi hanno detto di raggiungerli a Ghent per registrarla.
Il 17 settembre esce il tuo nuovo EP sull’etichetta Awal, label Fondata nel 1997, che ad oggi, è una delle principali società di distribuzione digitale al mondo. Dal dicembre 2011 è interamente di proprietà di Kobalt Music Group Limited e fa parte della divisione Kobalt Label Services. Come è avvenuto il vostro avvicinamento?
È avvenuto tutto molto semplicemente, io non ho fatto altro che fare un’application e loro mi hanno selezionati.
Parlaci delle tracce contenute nel tuo nuovo EP.
Nel mio nuovo EP ci sono due tracce, una è “Disco Incantato” e nel lato B è presente “È solo un gioco”: una traccia cantata in inglese un po’ dolce e con qualcosa anche di Italiano. Il progetto dal mio punto di vista riflette molto questo periodo di Lockdown e la voglia di ballare, per quanto riguarda “disco incantato” soprattutto. Mentre riflettendo su tutto il tempo che abbiamo dovuto trascorrere in casa, cercando di riempire momenti di solitudine senza sapere cosa fare, è da quegli spazi che è uscita “è solo un gioco”.
La traccia “Disco Incantato” che abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima, porta dentro di sé in modo evidente il tuo stile, e sembra quasi il proseguimento di “Italove”. La tua voce è sempre molto calda con questo accento che miscela italiano, inglese e portoghese, una cosa singolare e che potrebbe essere tra le chiavi del tuo successo, sei d’accordo?
Se è la chiave del successo non lo so, perché è un po’ da matti scrivere in tutte queste lingue, e per chi mi guarda da fuori, può sembrare che non si capisca quali di queste lingue rispecchi esattamente la mia personalità. Che comunque per quanto riguarda la mia vita e il mio modo di parlare, di ragionare tutti i giorni, è un constante switch tra tutte le lingue in cui penso e parlo. E a volte invento, in modo naturale. È così che mi esce per esempio l’italiano, come quello che ascoltate nelle mie tracce.
Quanto dentro Emmanuelle vivono le città dove sei cresciuta, e quale ti porti maggiormente nel cuore?
Vivono molte città dentro di me in effetti. Quella che sicuramente mi porto di più nel cuore è Rio, che è quella che mi manca di più tra l’altro. Ma anche Milano è casa per me, città che mi ha accolto molto bene; lo sento anche dentro di me. Ma Rio è proprio un raggio di energia che si sente, specialmente quando sono stanca e ho bisogno di un po’ di amore. Mi ci rifugio. Anche Miami lo è stata per molto tempo, ci vive la mia famiglia ma è un posto dove mi sento un po’ così…è molto grande, a tratti impersonale, è come andare a Disney Land. Sembra un posto studiato esclusivamente per l’intrattenimento.
Nella scena musicale italiana e grazie a questo tuo genere Electro-Pop misto a Italo Dance, slegato dal tempo e dalla musica di oggi, fatta di sonorità sempre più incatenate ad un unico stile, Emmanuelle è riuscita grazie a questa sua particolarità a conquistare radio, dancefloor, moda, cinema, e sono sicuro lo sarà anche con “Disco Incantato”. Ricordiamo che “Free Hi Fi Internet”, è stato selezionato da Donatella Versace per le sue sfilate, il brano “Italove” ha fatto da colonna sonora a un film, un video di Fendi, a una sfilata di Moschino e alle notti milanesi del Plastic. Il tuo stile sembra una combinazione di glamour e tradizione italiana anni ’70. Cosa ne pensi?
Penso che sia esattamente così. Io amo quell’immaginario dell’Italia anni ’70, specialmente per la musica che secondo me ha proprio un’identità unica in quegli anni; e che dal mio punto di vista era molto all’avanguardia. Io sono veramente affascinata da quegli anni a livello musicale, penso che ci sono dei pezzi che ancora regalano emozioni e non sembrano vecchi o datati. Questa cosa mi affascina, mi intriga come non sia strettamente legata al 2021 o al 2016. Penso che anche le mie influenze, di diverse epoche, mi ha aiutato a creare qualcosa nuovo che io identifico come “futuretro”.
Emmanuelle è un film del 1974 diretto da Just Jaeckin. Film tratto dal romanzo omonimo di Arsan, che riscosse un enorme successo e diede origine a una lunga serie di seguiti cinematografici e televisivi e letteratura. C’è una connessione tra questa particolarità e il tuo nome?
Si c’è una connessione però quello dovremmo chiederlo a mia mamma! Comunque era una storia bellissima, lei bellissima si trasforma in qualsiasi donna volesse essere; e questa cosa vive un po’ dentro di me.
In molti come dicevamo prima accostano la tua musica alla moda, è una cosa che ti piace o pensi possa distogliere l’attenzione dalla tua arte e spostarla in secondo piano, per dare spazio all’attore principale che potrebbe essere per esempio una sfilata di moda e non un dancefloor?
Per me è un piacere quando la musica aiuta a completare un immaginario collettivo. La musica per me, quando la scrivo, inizia proprio così. Come faccio a farti capire la storia che ho dentro la mia testa…”art inspires art”. E quello secondo me è il più grande regalo quando faccio e creo musica, poi puoi interpretarla a modo tuo, con il tuo trascorso, che può essere diverso dal mio ma comunque va benissimo lo stesso. Significa che ti sono arrivata.
Nel 2019 la collaborazione con il Plastic Milano, Stephanie Glitter e Blush Beat, raccontaci tutto.
Era iniziato così per divertimento. Tutte le cose che dice e fa la Stephanie, con la sua personalità, mi piace e poi sono tutti amici. Questa cosa ci ha fatto stare molto vicini. Ci siamo divertiti. È così che nascono le cose.
Preferisci essere riconosciuta come DJ, Cantante, Producer, tutte e tre le cose?
Tutte tre sono complementari, una spinge l’altra.
Come nascono i testi delle tue canzoni?
Mi piacciono certe parole, oppure mi vengono in mente certe frasi, a volte completamente a caso, solo perché le senti tra la gente, certe parole, e mi accorgo che vanno benissimo per la melodia che sto creando. Adoro i doppi sensi, disco incantato o in-cantato? è molto difficile dirti che esiste una formula precisa.
Esiste una persona o un luogo, un pensiero, un oggetto, che utilizzi come guida o musa per la creazione delle tue tracce?
Secondo me sono l’insieme di tutte queste cose che hai detto, e che vivono dentro la mia testa. A volte è una canzone o un luogo o una parola che ti viene in mente in quel posto quando ascolti quella canzone, ma altre volte è solo la musica stessa che esce mentre lo fai.
Quali sono i tuoi progetti futuri e a cosa stai lavorando?
Io vivo nel presente, ho delle tracce che stanno per uscire e voglio essere pronta per capire dove mi porta l’ispirazione, non ho proprio un’idea, non amo progettare. Sono aperta a tutto quello che viene.
Tre dischi che hanno segnato percorso artistico di Emmanuelle?
È difficile dirne tre perché penso che senza Madonna per esempio non sarei qua.
Il mio primo disco di sempre è “Immaculate Collection”, ma ci sono tanti altri dischi, perché il fatto di essere brasiliana è molto presente, sono cresciuta ascoltando davvero di tutto.
Tom Tom club, per esempio, sembra essere stato fatto su GarageBand prima che esistesse e io amo questa cosa, mi ha sempre inspirato. È un’atmosfera bassa a cui mi ispiro ancora adesso. Larry Levan. I miei anni preferiti per la musica da club, sono l’inizio della musica house e qualsiasi cosa sia uscita da Chicago, New York o Detroit negli anni tra il 1982 e ‘89.
E sicuramente l’Italo classics: Gaznevada, Cerrone , Moroder, Patrizia Pellegrino, Kano, Lucio Battisti, Loredana Bertè. Ma anche mina, che io amo e della quale ho anche usato il microfono per registrare “Disco Incantato”. Robot studios in realtà ha il suo microfono del 1968, l’hanno comprato quando lo studio luce ha chiuso. Voglio dire, è difficile elencare tre dischi; è come chiedere a una persona di dire quali nutrienti sono più importanti per la propria vita.
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