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Il CTS ha deciso di confermare la riapertura delle discoteche: l’ennesima vittoria di Pirro per un settore alla deriva

Volevate la riapertura delle discoteche? Eccola qui! Dopo oltre un anno il CTS ha deciso di riaprire le porte del mondo della notte: finalmente abbiamo ottenuto ciò che desideravamo. O forse no! Anzi, certamente no! Che l’argomento “spettacolo” fosse un tabù per molti politici – nella misura in cui non ne conoscono le dinamiche – era cosa evidente da tempo, ma quella che si è prefigurata essere la situazione per dei prossimi mesi è un’autentica “vittoria di Pirro”.

Il CTS ha infatti deciso di riaprire discoteche, teatri, cinema (e quant’altro), ma seguitando la via del controllo e dell’ordine; misure stringenti sono quelle imposte dal CTS o, quanto meno, difficili da sostenere per qualunque imprenditore dello spettacolo. La riapertura delle discoteche sarà prevista solo per chi è munito di green pass (e fin qui tutto bene), però i gestori dovranno rispettare il limite di una capienza massima pari al 35% del totale – per i club al chiuso – compreso il personale di servizio. Al danno, la beffa! Il motivo? Semplice! Anche le discoteche all’aperto non potranno ritornare al massimo della loro capienza, ma potranno accogliere solo la metà di quella che era l’affluenza originale. Ecco le parole di Maurizio Pasca, presidente del sindacato dei gestori delle sale da ballo.

“L’importante è riaprire, ma così le condizioni non sono favorevoli, perché incideranno sui costi. Mi auguro che in sede di Cdm si possano rivedere le percentuali sulla capienza. Altrimenti in queste condizioni per molti sarà difficile riaprire. È ridicolo! Se ho un locale da 1000 persone e ne posso mettere dentro solamente 350 compreso il personale, come copro i costi?”

Non dimentichiamo che circa un anno fa – e, senza raccontarcela, anche quest’anno – i lidi erano spesso sovrappopolati tanto di giorno, quanto di notte, con improbabili suoni da playlist Spotify e Dj poco più che improvvisati. Una guerra tra poveri.

Lungi dall’essere avventati in giudizi, non vogliamo sostenere che ci debba essere una riapertura completa all’urlo de “liberi tutti“; questo tipo di atteggiamento abbiamo visto nel recente passato cosa ha causato. Quello che ci domandiamo è quanto effettivamente ci sia da aspettare e se, data l’obbiettiva incapacità nel valutare la situazione, sia il caso di agire più rapidamente rispetto a ciò che si conosce: la sanità.

Una volta per tutte, cerchiamo di capire che il problema non è “la riapertura delle discoteche“, bensì il modello del piano vaccinale e il sostegno di un settore ormai alla deriva – a proposito di spiagge.