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Venerdì scorso (10/10) è stata la 9a edizione del Container project, nonchè la sua riapertura ufficiale per la stagione nella nuova location al Brancaleone. Il titolo, ragazzi miei, già parla da sè. Ma prima di parlarvi di Venerdì, lasciate che vi introduca, qualora non lo conosciate per niente, al progetto “Container” e alla mia esperienza di clubber in questo.

Il progetto inizia a Settembre dell’anno scorso all’Animal Social Club. L’Animal è un piccolo locale su via di Portonaccio che si trova in un’area in mezzo a due rimesse di autobus dell’AMA. Vi si accede tramite un corridoio all’aperto, i cui muri sono colorati da graffiti su tutti i lati, che rappresenta l’unica parte all’aperto (unica pezza in una bella location). Quello che ti colpisce al Container è la realtà diversa con cui ci si viene a incontrare. La sensazione che ho provato, era di trovarmi in un club stile Berlino. Infatti il modello a cui i ragazzi del progetto sembrano rifarsi, è proprio quello delle realtà underground internazionali, con la peculiarità di trovarsi in una città come Roma. “Exploring urban landscape”, si legge. Una continuità dunque tra musica e territorio, techno e il fascino dei paesaggi grigi che la Tangenziale percorsa in macchina ha la premura di sbatterti in faccia. Un viaggio elettronico nel nuovo volto urbano della Città Eterna che si erge sulle sue antiche rovine. La forma dello spettacolo e dello show e la poesia che ognuno può estrapolarne liberamente. Questo è ciò che rende attualmente il Container una realtà unica e DIVERSA a Roma.

La ricerca di qualità musicale e di creare una progetto lontano dalle logiche monetarie, economiche e d’immagine a cui purtroppo troppo spesso bisogna far fronte nella scena romana, portano al Container, nella passata stagione, grandi nomi quali Dasha Rush, Surgeon, Skirt, Inigo Kennedy, Donato Dozzy, Adam X, Henning Baer. Tutte serate a cui ho avuto la fortuna e il buonsenso di partecipare.

Venerdì la riapertura al Branca. “Container meets Fullpanda”. Dopo l’apertura del resident di container Pneich, il LADA live show ovvero Dasha Rush b2b Lars Hemmerling in una performance a 4 mani, seguito da Stanislav Tolkachev che ci accompagna per un’ora e mezzo di set con una techno mentale e molto da ascolto, che culminerà poi nell’ottimo set di Dash Rush, la quale abbandonerà le tendenze soft ed elettroniche assunte con LADA, per passare a una techno più pesante e ritmica con cui bombarderà il dancefloor.
Ottima la scelta della nuova location. La consolle molto ampia e al livello dancefloor è separata da questo solo da delle sbarre, e ciò ti consente di vedere l’artista del momento a un metro di distanza. La migliore delle innovazioni però è il visual 3d. Ragazzi. Che show. Veramente un grande lavoro dei due visual-artist di casa giulz e vjit³. Il video-mapping 3d, già testato con discreto risultato nelle passate edizioni all’Animal, assume grazie all’ampiezza dello schermo del Brancaleone, un valore incredibile nell’esperienza della serata. Volare a ritmo di techno tra i grattacieli di metropoli illuminate da milioni di luci, figure geometriche che si scompongono, ricompongono, infrangono e riprendono vita in individui scuri che danzano a ritmo di techno e si disperano.

Poca gente, ricercata, buona, che è presente per ascoltare veramente la musica, per intraprendere un viaggio di 7 ore attraverso luci, immagini, suoni, colori, musica.