L’Amsterdam Dance Event è finito solo da qualche giorno e già in città si sente la sua mancanza!
Chi c’è stato almeno una volta, o si è trovato nella capitale olandese durante la manifestazione, sa di cosa stiamo parlando. C’erano bandierine gialle ad ogni angolo della città, su tutti i locali e i manifesti campeggiava il lodo ADE e perfino le pubblicità della Samsung alle fermate del tram avevano a che fare con l’evento.
Con una line up di 2.224 artisti, provenienti da 57 paesi diversi, è facile capire perché ci troviamo di fronte al più grande festival indoor dedicato al clubbing e a tutti i sottogeneri della musica elettronica, ma la storia non finisce qui.
Non si tratta solo della miriade di eventi proposti – quest’anno circa 300 in 85 location diverse –, ma del modo in cui questo festival è riuscito ad integrarsi con la città e ad affermarsi come uno dei motori trainanti della sua economia.
Già dal suo esordio nel 1995, l’ADE è riuscito ad attirare su di se l’attenzione dei vertici delle politiche pubbliche. Secondo il City Council Olandese, la prima edizione della manifestazione ha portato nelle casse della città più di 30 milioni di euro, confermando il trend che vede la musica Dance accrescere la sua importanza all’interno dell’economia dei Paesi Bassi. Nel 2012, infatti, l’MPs ha accettato di includere ufficialmente la musica Pop e Dance all’interno del settore industriale del paese.
Nomi del calibro di Armin van Buuren, Tiësto e Afrojack – gusti musicali a parte – sono attualmente tra i più conosciuti e pagati dj al mondo e, secondo l’MPs, «rappresentano anche un valore aggiunto per l’economia olandese e per l’immagine del paese all’estero».
Intanto, nel “Bel Paese” i locali chiudono, i festival fanno la fame e la musica elettronica viene ancora catalogata tra la “musica leggera” secondo la SIAE….ma questa è un’altra storia.
Nelle prossime righe vorrei soffermarmi, non tanto sugli artisti ospiti della manifestazione, ma su come l’ADE è riuscito a coinvolgere e diventare parte di una città, di per se bizzarra, come Amsterdam.
Mercoledì scorso, infatti, la capitale olandese si è svegliata con un’inaspettata performance di campane. Il dj e compositore Wouter Snel si è esibito davanti alla chiesa di Westerkerk in un set in cui proponeva tracce dance e brani folcloristici olandesi accompagnato dal musicista campanaro Boudewijn Zwart.
Le iniziative sono continuate con ADE Playground, una serie di performance, presentazioni di attrezzature musicali, proiezioni, offerte speciali e showcase dislocati in 25 location tra le gallerie d’arte, i negozi e i tetti di Amsterdam.
L’edizione 2014 ha anche visto moltiplicarsi il numero delle conferenze e dei relatori – circa 5000 esperti e 400 giornalisti del settore. Con 7 programmi tematici diversi, i meeting hanno trattato tutti gli aspetti dell’industria musicale moderna con particolare attenzione agli aspiranti producer, ai professionisti, alle start up, ai visual artist e agli stage designer.
Agli incontri hanno preso parte artisti del calibro di Armin van Buuren, Hans Zimmer, il compositore e pioniere della musica elettronica Jean-Michel Jarre, Martin Garrix, Michael Rapino, Nicky Romero, Oliver Heldens, Seth Troxler, Michael Lang – organizzatore del festival di Woodstock del ’69 e tantissimi altri.
Quest’anno particolare attenzione è stata dedicata al rapporto tra la musica e le nuove tecnologie e sullo sviluppo di pratiche eco-sostenibili all’interno dell’industria musicale globale.
Inoltre grazie alla collaborazione con Facebook, effettuando il log in al sito dell’ADE attraverso il proprio account, gli utenti potevano accedere ad un portale su misura costruito in base ai propri interessi e partecipare alle live session su facebook con ospiti Hardwell, David Guetta e l’onnipresente Van Buuren.
Tutto questo ambaradan ha attirato in città circa 350.000 partecipanti da tutto il mondo, tra turisti, clubber di vecchia data e addetti al settore, per la gioia degli albergatori, dei ristoratori e in generale per tutta l’economia della città.
Non sono mancate le proteste, se pur pacifiche, contro questo evento e contro il modello di mercificazione della musica che propone. Il tutto è partito dal basso, dove la musica elettronica è nata: dalla scena Underground degli squat e dei centri sociali che, proprio durante l’ultimo giorno dell’ADE – Sabato 18 – ha organizzato l’ADEV, una Street parade per il centro di Amsterdam per rivendicare i propri spazi e offrire un’alternativa gratuita dove poter ballare per una giusta causa, per ristabilire il contatto tra le location underground e le organizzazioni, per ispirare le persone ad auto-organizzarsi, a smettere di consumare e per invogliarle a cominciare a creare.
Tutti ottimi propositi, visto li prezzo dei biglietti dell’ADE, ma noi di Parkett ci siamo divertiti così tanto che non vediamo l’ora che arrivi l’anno prossimo.
Franky Cosentino