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Joe T Vannelli in God is a DJ si mette a nudo, descrivendo ciò che la musica ha rappresentato per lui in circa 30 anni di carriera: “Amore Perpetuo“.

Giuseppe Troccoli, ai più noto come Joe T Vannelli, è una icona storica della disco music italiana – e non solo. Il suo contributo al genere e, in generale, alla nightlife è senza eguali. Il 16 dicembre 2021 ha pubblicato per “Baldini + Castoldi” Editore il suo libro “God is a DJ“: quello che emerge dalle parole del testo è la figura di un’artista polivalente che, con il suo modo di fare, ha ispirato un’intera generazione di Dj.

Il libro si articola in 14 capitoli (esclusi intro e outro): è un viaggio complesso, articolato ed estremamente sfaccettato che, tra ricordi ed emozioni, racconta sia la complessa esperienza musicale di Joe T Vannelli, ma anche il lato emotivo della sua persona. Abbiamo deciso di strutturare l’articolo in modo diverso dal solito: di seguito troverete, per (quasi) tutti i capitoli del libro, una sorta di commento critico in cui verranno toccati gli elementi principali; subito dopo, alcune domande rivolte al protagonista.

Little Louie Vega assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Hey Joe. Alle origini di una passione“: come tutto è iniziato

Questo è il titolo del primo capitolo di God is a DJ. Un titolo abbastanza auto-esplicativo. Nelle prime dodici pagine, c’è il racconto di Giuseppe, più che di Joe. Un ragazzo che nasce a Taranto, e che in giovane età si sposterà a Milano con la famiglia – insomma la storia di tante famiglie, soprattuto del seconda metà del ‘900.

È la storia non di un ragazzo qualsiasi, ma di un “Giuseppe” che ha la grandiosa passione per la musica e che decide di celebrarla in tutte le sue sfumature.

Sapevate che il nome Joe T Vannelli nasce come tributo a due grandi della storia musicale? Uno, al brano “Hey Joe” di Jimi Hendrix, e l’altro, al grande Gino Vannelli! Come racconta lo stesso Joe T Vannelli, la “t” è stata inserita per distinguerlo da Jovanotti che, in quegli anni, stava catalizzando l’attenzione su di sé.

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© Joe T Vannelli “God is a DJ”

La tua storia inizia a Milano: tra quartieri, strade ed amicizie fortunate cominci a muovere i primi passi nella musica. Quanto è stato importante per te l’essere cresciuto in una città così?

Joe T Vannelli: Milano è stata determinante, non so come sarebbe andata se fossi rimasto a Taranto, il mio destino era in questa città che non ho mai abbandonato, mi sento milanese a tutti gli effetti!

Milano, come le grandi metropoli internazionali, dà molte possibilità, bisogna saperle cogliere e incanalarle nella giusta direzione senza prendersi per strada.

I ragazzi di oggi, penso anche molto banalmente ai tuoi figli, vivono in un mondo molto diverso dal tuo: quanto è cambiata Milano, musicalmente parlando?

Joe T Vannelli: Milano è sempre stata la sede dei locali di tendenza, di moda, la “Milano da bere”. Oggi i club hanno meno peso, contano molto i festival, Milano si tiene al passo con i tempi con manifestazioni importanti durante l’anno, con focus sulla musica a 360 gradi.

© Joe T Vannelli “God is a DJ”

You Make Me Feel e l’Afterdark“: l’importanza di essere unici.

La carriera di Joe T Vannelli si articola attraverso eventi, musica e, soprattutto, emozioni. Ed è proprio di queste che ci parla il fondatore di Supalova. JTV definisce la musica elettronica come “una scarica elettrica che scende lungo la schiena e poi invade il corpo“: una forte emozione che è in grado di unire.

Come ci spiega nello svilupparsi di “God is a DJ“, c’è stato un disco fondamentale che sembrava volesse comunicargli qualcosa in più: il brano in questione è “You Make Me Feel” di Sylvester – di cui Joe T Vannelli realizzerà una cover, assieme a Daniele Sassi.

Ad un grande suono, si affianca un grande club: l’Afterdark, icona storia del mondo gay. In questo luogo, tantissimi i ricordi e i compagni di avventura del Dj; il racconto si dipana attraverso tantissime serate, e si compendia nella festa di matrimonio con la prima moglie Francesca, svoltasi proprio all’Afterdark.

Vannelli

Joe T Vannelli

Pensi ci sia un legame speciale fra “You Make Me Feel” e il tuo periodo all’Afterdark? Sapresti indicarmi un brano che riesci facilmente ad associare a quel periodo di carriera?

Joe T Vannelli: “You Make Me Feel” è un brano di Sylvester, un artista appartenente al mondo gay, quindi il legame con l’Afterdark è immediato.

Il brano simbolo – di quel periodo (NdR) – è “French Kiss” di Lil’ Louis. Come ho raccontato nel libro, quando lo suonai la pista andò in delirio: era un vera bomba ed è rimasta tra i brani più iconici di sempre.

Mixtime. La collaborazione con la Emi e il disco d’oro“: la certezza di essere coerenti con sé stessi.

Musica e moda sono sempre andate di pari passo? In un certo senso si! Ma se questo è vero, è perché figure come Joe T Vannelli hanno contribuito a rendere solido questo legame. Tutti conoscono il celebre outfit del Dj – gli iconici occhiali che da sempre caratterizzano la sua figura. Quello che molti non sanno, o forse non ricordano, sono le grandi collaborazioni che Vannelli ha costruito negli anni con grandi brand – ad esempio con Krizia.

Come spiega nel libro, il Dj è entrato a contatto con diversi artisti nel corso della sua carriera e, questo, grazie anche al suo periodo musicale al Afterdark! Ad esempio, racconta di quando Keith Haringreplicò il Mickey Mouse di Andy Warhol facendone un capolavoro” su un panno giallo di stoffa. Haring avrebbe realizzato, poi, un fallo volante sulla sua maglia. Joe sembra che non avesse compreso (allora) il valore di quella maglia e, purtroppo, la vendette.

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Mickey-Mouse realizzato da Keith Haring – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

In questo capitolo, Vannelli esprime ancora una volta lo stretto legame con la musica affermando: “Ho sempre detestato la facile associazione tra il mondo della notte e il consumo di sostanze, perché per me al primo posto c’è sempre stata solo la musica“.

Solleva un problema capitale: la facile associazione tra nightlife e abuso di sostanze. Ancora una volta Vannelli ci ricorda che l’unica vera droga è il divertimento che la musica provoca in noi. La sua musica è sempre stata senza “compromessi” e, leggendo questo libro, capirete il perché.

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© Joe T Vannelli “God is a DJ”

Quanto la musica ha influenzato il mondo della moda? O è la moda che ha influenzato la musica?

Joe T Vannelli: Chi fa tendenza segue la stessa scia. La musica e la moda vanno da sempre di pari passo, perché entrambe interpretano il momento storico ed entrambe sono due forme d’arte.

Molti nomi della moda sono partiti dal mondo del club, come Dean&Dean di Dsquared, Marcelo Burlon, ecc.. Allo stesso modo, molti personaggi della musica sono oggi testimonial mondiali di grandi stilisti.

C’è un qualche artista/stylist che avresti voluto incontrare, ma con cui non hai mai avuto modo di rapportarti?

Joe T Vannelli: Re Giorgio, Giorgio Armani, non ho mai avuto il piacere di colloquiare con lui per poter creare un progetto musicale per una sua sfilata.

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© Joe T Vannelli “God is a DJ”

Il mondo della notte è sempre largamente inteso come luogo dove c’è abuso di sostanze. In passato, grandi artisti come Jimi Hendrix, i Beatles, Kurt Cobain o Jim Morrison, hanno sempre ammesso le loro dipendenze, eppure vengono celebrati come grandi artisti. Come mai la discoteca, ed in generale la musica elettronica, vengono visti così negativamente?

Joe T Vannelli: Negli anni ’70 il senso di libertà veniva erroneamente abbinato all’utilizzo della droga. Negli anni sono state fatte molte azioni per far capire ai giovani che la strada della droga porta alla distruzione della propria vita e dei rapporti.

Gli artisti che hai citato hanno creato dei successi e dei capolavori che fanno parte della storia della musica, al di là dei loro vizi. I loro nomi sono prima di tutto associati alle loro opere, al loro carisma, al loro talento.

Il mondo della notte è associato all’uso di sostanze, per questo è importante che noi Dj, che siamo visti come mentori da chi ci segue, diamo messaggi precisi su questo argomento.

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© Joe T Vannelli “God is a DJ”

Un grande artista ha dentro di sé delle capacità innate, ha talento. Nessuno diventa grande grazie alla droga; spesso è la droga che porta gli artisti a perdersi velocemente o a disperdere tutto quello che hanno creato e costruito.

Quando Morgan, un musicista con grande talento, ha dichiarato pubblicamente di fare uso di droghe pesanti è stato emarginato e duramente criticato. Chi dichiara così apertamente di essere dipendente dalla droga non ha mai una strada facile.

C’è stato effettivamente un momento della tua carriera in cui hai capito di star diventando l’icona musicale che ad oggi sei?

Joe T Vannelli: All’Exogroove la prima volta. Il pubblico era troppo eccitato: quando mi vedevano, impazzivano per me. E non solo perché erano alterati da sostanze stupefacenti, ma perché mi amavano proprio!

Quella sensazione così forte mi fece vacillare. Stavo per perdere la testa anche io, ma mi sono fermato a riflettere e ho saputo mantenere i nervi saldi.

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la Pinina – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Lo “scendere a compromessi” di cui parli è la situazione che molti giovani Dj vivono attualmente: la colpa è dei promoter/organizzatori che propongono questo genere di accordi? O, piuttosto, degli artisti che accettano questo tipo di accordi?

Joe T Vannelli: Quando entri in un management devi sottostare a delle regole del mercato: firmi un contratto e prendi degli accordi. I compromessi ci sono in tutti i lavori, specie se ricopri un ruolo importante.

Quando un Dj viene pagato delle cifre enormi, decine di migliaia di euro per una perfomance di un paio di ore, il senso artistico e la vera motivazione e “purezza” del gesto vengono surclassati dal potere del denaro.

Dovrebbe valere solo il talento, la passione, l’amore per il proprio lavoro, ma questo è un discorso troppo idealistico e poco calzante con la realtà.

Vannelli

Joe T Vannelli

Don’t Deal With Us. Il Vannelli produttore“: un nuovo percorso

Joe T Vannelli è un uomo di grandissima cultura a livello musicale e tutte le produzioni da lui sviluppate non fanno altro che ribadire questo semplice concetto: un’idea di musica che, soprattutto se rapportata agli anni in cui ha iniziato a lavorare nel settore, era assolutamente innovativo – e di fatto lo è ancora oggi.

Come potrete immaginare, sono tantissimi gli artisti che che Vannelli ebbe modo di conoscere e tanti altri quelli che ebbe modo di lanciare: gli Articolo 31 ad esempio furono proposti proprio da Vannelli per la pubblicità della Fiat Uno Rap o, ancora, produsse i Krisma – importantissimo gruppo new-wave italiano.

I suoi successi ottenevano spesso anche grande consenso all’estero: in un periodo dove la condivisione era molto più limitata rispetto ad oggi, Vannelli riesce a finire ben 4 quattro volte di essere in prima posizione nelle chart inglesi. In realtà, sono cinque le “volte in prima posizione”. Dell’intricato rapporto con Robert Miles, con il quale produsse “Children”, ne parleremo più avanti.

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DJ Jad e J-Ax assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Tanti sono stati gli artisti con cui hai collaborato e che hai scoperto: qual pensi sia stato il maggior talento che pensi di aver scoperto?

Joe T Vannelli: Robert Miles era un talento “artistico”; Mark Morrison era un fuoriclasse, nonostante i suoi vizi; Csilla, Helen & Terry, Matt Goss  le voci più bella che abbia prodotto. Ce ne sarebbero ancora tanti altri..

In Italia, c’è qualcuno con cui avresti voglia di collaborare? Penso ad esempio ai Måneskin che hanno aperto i Rolling Stone a Las Vegas..

Joe T Vannelli: Chi oggi non vorrebbe lavorare con i Måneskin! Mi piacerebbe poter collaborare con il grande pianista jazz Bollani: potremmo creare qualcosa di nuovo insieme!

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© Joe T Vannelli “God is a DJ”

Play With the Voice. Dentro e fuori la musica“: grandi successi musicali (e non solo) 

In questo quinto capitolo del libro, il Dj ci parla della sua collaborazione con Csilla Domonkos e della realizzazione di “Play With the Voice”: un brano molto sofferto, perché c’erano problemi nel comunicazione tra i due; lei non parlava molto bene l’inglese. Nonostante ciò riuscirono a chiudere il brano, che sarebbe poi diventato un’altra perla della discografia di Vannelli.

Little Louie Vega apprezzò talmente tanto quel brano che decise di suonarlo in tutti i suoi gig come apertura, per un anno intero. Aveva convinto tutti, anche coloro che questo sound lo avevano creato.

Joe però non nasconde la sua emotività e, più avanti, afferma: “I miei figli sono il mio capolavoro più grande“. Personalmente, non penso sia casuale il fatto di voler parlare dei figli proprio in concomitanza di un brano così unico come “Play With the Voice. L’artista ricorda che sovrapponendo i vocalismi di Csilla con la voce di Adele in “Skyfallil piccolo JJ – terzo figlio di Joe – sembrava commuoversi.

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Csilla Domonkos – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Come scrivi, il rapporto genitori-figli è estremamente complesso. Tu ora hai vissuto da ambo i lati; i tuoi genitori come hanno vissuto questa passione? Sei contento che i tuoi figli vogliano intraprendere la tua stessa strada?

Joe T Vannelli: I miei genitori non potevano capire del tutto la grandezza di quello che mi stava accadendo, non posso biasimarli. All’inizio avrebbero preferito un lavoro più “convenzionale”, ma col tempo hanno capito e visto cosa ero riuscito a realizzare e ne erano molto orgogliosi.

Io, da padre, ho cresciuto i miei figli con la musica: ho sempre spronato e supportato i miei ragazzi verso questo mestiere, che è il più bello del mondo. Dave e Andrea sono saliti in consolle con me che erano due ragazzini; hanno imparato presto e oggi hanno un loro percorso musicale ben preciso.

Anche il mio piccolino, JJ, dice che vorrebbe fare il Dj, ma non sappiamo ancora se lo dica per emularmi o se sente questo fuoco già dentro di sé.

L’Exogroove e il New York Bar“: nuovi percorsi e vecchi amici

In “God is a Dj” viene fuori non solo l’animo artistico di Joe T Vannelli, ma anche l’occhio come talent scout. Il suo modo di analizzare le situazioni e di comprendere le vere potenzialità lascia senza parole. Proprio questa è la sensazione che si ha quando il Dj parla del “Exogroove” e della scoperta di due figure importantissime: Tony Bruno e Gabon. Il primo, racconta Vannelli, ha creato la figura del vocalist annunciandolo in apertura. Gabon invece è semplicemente il miglior promoter che il disk jokey conosca.

L’Exogroove era il party fuori orario che Joe, proprio assieme a Gabon e Tony Bruno, decide di proporre; qualcosa di particolare e che non aveva paragoni. La festa “iniziava alle sette del mattino e si continuava ad oltranza“.

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Gabon e Tony Bruno assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

D’altro canto c’era però anche un altro format che segnerà il percorso di Vannelli: il New York Bar. Presso il Café Atlantique, dalle 17:00 in poi, si ballava sulle note di Joe T Vannelli e Claudio Coccoluto. Un’esperienza esclusiva caratterizzata non solo da due Dj eccezionali, ma anche dalle percussioni di Davide Ruberto.

Nel capitolo relativo all’Exogroove e al New York Bar, parli anche del tuo rapporto con Claudio Coccoluto. Hai un particolare aneddoto legato alla sua persona che senti di volerci raccontare?

Joe T Vannelli: Dovevamo produrre la compilation di New York Bar. Claudio tardò nel consegnarmi il suo mixato e gli misi un “out-out” tassativo: litigammo. Il mattino dopo mi consegnò il materiale e non appena uscì il cd andammo diretti al Numero 1.

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Claudio Coccoluto assieme JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Children. Storia di un successo dal retrogusto amaro“: il costo della celebrità

Tutti conoscono il brano Children di Robert Miles, al secolo Roberto Concina. Quello che alcuni (probabilmente) non sanno è il ruolo che Joe T Vannelli ebbe in questo enorme successo. È necessaria una premessa. Giuseppe (Joe) aveva assunto alla JT Company suo fratello, per aiutarlo a fare scouting sugli artisti. Tra i diversi brani che il fratello gli propose c’era anche la primissima versione di Children.

Ascolto dopo ascolto, il Dj di Supalova si convinse che quella poteva essere una hit di successo e convinse Roberto Concina – da Vannelli ribattezzato Robert Miles – con il celebre giro di pianoforte che tutti conosciamo.

Robert Miles vinse come “Best International Newcomer” miglior artista emergente del 1997 ai Brit Awards, gli Oscar della musica anglosassone, e fu qualcosa di fenomenale per un artista italiano“. Questa è stata “la quinta volta” – di cui accennavamo prima – in cui Joe T Vannelli arrivò di primo nelle chart inglesi.

Il legame Vannelli-Miles non fu segnato solo da grandi successi, anzi. Il culmine di diverse incomprensioni arrivò con “23AM”, secondo disco di Roberto: un flop tanto tuonante, quanto inaspettato.

“Quello con Robert Miles fu un rapporto di grande amore, ma anche di grande odio. Aveva talento, ma ciò non salvò la nostra amicizia negli anni a seguire.”

(Joe T Vannelli – God is a DJ)

Sebbene ci siano stati degli attriti tra di voi, qual è il ricordo più intenso che hai di lui? Hai magari un rimorso relativamente al vostro rapporto?

Joe T Vannelli: Il ricordo più bello è legato alla serata dei Brith Awards in UK, quando Roberto fu chiamato sul palco come vincitore e la prima persona che ringraziò fui io: mi riempì di orgoglio.

Il rimorso è legato al suo secondo album, registrato a Parigi: lo assecondai troppo. Avrei dovuto intervenire in maniera più decisa, impedendogli di fare quegli errori che ne determinarono l’insuccesso.

E’ giusto lasciare spazio e libertà agli artisti, ma da produttore, è anche giusto indirizzarli verso la strada giusta e, quando serve, tenerli con i piedi per terra.

Vannelli

Robert Miles insieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Forgive Us e altri azzardi“: la musica protesta!

Sapevate che Vannelli aveva usato un discorso di Papa Giovanni Paolo II in un suo brano? È il 1997: attraverso la musica, JTV decide di dire la propria sulla terribile guerra nell’ex-Jugoslavia. Tutto il mondo della musica chiedeva a gran voce la fine di quell’eccidio – pensiamo a “Henna” di Lucio Dalla o ancora a “Black Crow” di Jamiroquai. Vannelli però lo fa in modo unico, diverso: decise di realizzare un brano con la voce del Papa che intonava il Prefazio della Madonna.

Successivamente vennero aggiunti dei cori originali bulgari: ciò aveva un significato ulteriore: proprio i bulgari erano considerati i carnefici che avevano ordinato l’assassinio di Alì Agca (1981). Il brano avrebbe dovuto segnare, almeno metaforicamente, un canto di ri-unione. Come racconta il Dj, “ne uscì una produzione con chitarre rock su un brano sacro: eravamo al limite della blasfemia“.

Un altro azzardo (strepitoso) di JTV è stato il remix di “From The Eternity” di Giorgio Moroder. Proprio nei confronti di quest’ultimo Vannelli dimostra una grandissima ammirazione; non è un caso il fatto che, tra le tante foto e personaggi presenti nel libro, JTV attribuisca solo a Moroder il titolo di maestro.

Quanto è stata importante la musica di Moroder per la tua formazione musicale? C’è un brano della sua discografia che più di altri pensi abbia influenzato il tuo modo di fare musica?

Joe T Vannelli: “I Feel Love” di Giorgio Moroder è il manifesto della Discomusic, è Il Disco! Rappresenta il principio della dance , con un messaggio che racchiude tutto il senso del nostro lavoro e del magico mondo del club: l’amore!

Ogni volta che lo riascolto trovo sempre spunti e passaggi che mi ispirano e mi stupiscono: impossibile da replicare, opera unica.

Vannelli

Giorgio Moroder assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

“La bella vita. Ibiza e Miami”: Vannelli, il game changer.

Ibiza è sempre stata una meta importantissima per molti Dj: la realizzazione di un sogno, il coronamento di uno status. L’isla bonita è di per sé uno status simbol. Anche per Vannelli questo è un posto magico che ha significato tanto. Al Pacha racconta della sua residenza per Renaissance e Subliminal assieme a diversi colleghi come Eric Morillo o Pete Tong – nel 1999 Vannelli ottenne addirittura un premio come miglior Dj, il Pacha Award.

Proprio perché così legato a questo posto, l’artista originario di Taranto commenta in modo piuttosto malinconico l’attuale deriva del clubbing nell’isola: è agli occhi di tutti che il mondo del DJing abbia subito un profondo cambiamento, ma come questo cambiamento ha travolto Ibiza? Alla sostanza è stata spesso preferita la forma.

Vannelli

Erick Morillo e DJ Pippi assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Ibiza: l’isla bonita, Pleasure Island.. I soprannomi si sprecano. Come spieghi nel libro, qualcosa è cambiato negli ultimi tempi. Pensi che la figura del Dj abbia perso il valore e prestigio che aveva un tempo? Come mai questa deriva culturale?

Joe T Vannelli: È sempre la solita storia: la commercializzazione rovina il mito. Ibiza sarà sempre Ibiza e trasmetterà sempre una sensazione magica a chi la vive.

Non credo che verrà mai completamente snaturata in questo senso, ma certamente negli ultimi anni si è troppo “imborghesita”. È stata fagocitata dal business.

Vannelli

© Dave Swindells – Ibiza ’89

In “God is a DJ” si presenta anche un trittico interessante: Joe T Vannelli-David Guetta-Bob Sinclair. Tre artisti musicalmente differenti, ma che nel loro modo di rapportarsi alla console sono abbastanza vicini, in termini di estetica. Come mai il sesso/l’erotismo ha un valore così forte nel mondo della discoteca?

Joe T Vannelli: Sesso ed erotismo sono espressione del piacere, fanno parte della nostra vita. Se la discoteca è il luogo in cui amplificare la bellezza e il piacere, allora il sesso vi entra di diritto . 

Con Bob e David non vedo molta affinità a livello musicale, certamente abbiamo tutti una formazione similare. Loro sono cresciuti ascoltando anche me, come Guetta mi ha sempre confermato, ma nel percorso artistico abbiamo preso filoni musicali diversi.

Bob è certamente uno dei migliori al mondo e lo dimostra da diverso tempo: è un ottimo produttore e ha scritto la sua storia. Guetta ha raggiunto livelli incredibili, è diventato una vera “popstar” e continua ad essere premiato ed eletto come il Numero 1. Certamente per arrivare a questi livelli servono grande capacità, mente libera e nervi saldi.

David Guetta assieme a JTV – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

He’s Alright. Il Supalova“: un cult della musica elettronica

Supalova non ha bisogno di presentazioni! “He’s Alright”, anche. Partirei proprio da quest’ultima citazio: il brano è un remix realizzato realizzato da Vannelli che ha fatto del Dj un ver e propria club icon, con il Supalova. Come dice JTV, “mi sentii pronto a raccogliere il risultato di venticinque anni di esperienza e di investimenti su me stesso“. Esperienza, conoscenza e professionalità faranno di Supalova il party per eccellenza della bella Milano.

Cosa era ciò che rendeva speciale questi eventi? Il fatto che la musica proposta e selezionata da Vannelli era veramente qualcosa di diverso, ma non solo! Il Dj arricchì i suoi spettacoli in vario modo, proponendo cantanti, vocalist, musicisti che operavano non solo a livello musicale ma anche con il pubblico, così da creare un show unico ed irripetibile. Proprio la sinergia dei vari elementi fece di Supalova un vero e proprio format.

“Era mettere al centro l’amore, l’energia pulita che muove il mondo. Essere il “super amante”. Perché con l’amore si può fare tutto. (…) L’amore è il senso.”

(Joe T Vannelli – God is a DJ)

All’epoca eri consapevole di ciò che stavi realizzando con Supalova? O è qualcosa che ti è esploso improvvisamente tra le mani?

Joe T Vannelli: Ero consapevole del fatto che potevo osare, più di altri. Sentivo che era il mio momento, ma non pensavo andasse così bene da subito, invece è stata un’ascesa veloce e duratura.

Joe T Vannelli

“Hit & Run. Vannelli e il mondo”: ovunque, Joe T Vannelli

Per chi non conoscesse “Hit & Run”, questo è un brano di Loleatta Halloway, una delle più importanti artiste soul della storia del genere. Dopo essersi affermato nei più importanti club a livello mondiale, Vannelli riceve la richiesta da parte della Ultra di remixare questo brano.

Il brano sarebbe stato presentato al “Black Party” di New York, una serata che colpì molto l’artista data la sua stravaganza (lasciamo a voi scoprire ulteriori dettagli in merito). Quando Tom Stephan – collega ed amico che lo aveva accolto all’evento – riprodusse la canzone, “il brano esplose sulla pista, la potenza della voce di Loleatta era dirompente“.

Come detto, tantissimi sono i palchi calcati dal Dj… Eppure, ne rimane uno che più di tutti gli è rimasto impresso: l’Age of Love al Tomorrowland (2015). Il ricordo di Vannelli, in questo particolare caso, non è dei più felici; sebbene avesse fatto un Dj set particolarmente ispirato e avesse ottenuto un grande riscontro da parte del pubblico, il video della sua intera esibizione andò persa. Di tutto questo, rimane solo qualche foto scattata dai fotografi della manifestazione.

Age of Love (2015) – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Hai praticamente suonato ovunque. Se dovessi fare il tuo ultimo Djset, dove vorresti suonare per concludere la carriera?

Joe T Vannelli: Non ho ancora prodotto l’ultimo disco. E se dovesse succede avrò altro a cui pensare; sarei già in direzione del Paradiso.

Joe T Vannelli

“Get It On. I Club Vannelli”: il mondo della notte è anche imprenditoria

Tra il 2000 e il 2010, Vannelli ottiene la possibilità di realizzare una nuova canzone con la cantante Rochelle Fleming delle First Choice: il titolo è “Get It On”. Questa canzone possiamo intenderla come la colonna sonora di una nuova importantissima fase del Dj e produttore: iniziava sempre più a farsi strada in lui la volontà di realizzare un proprio club.

Il primo impegno imprenditoriale è l’Area City a Mestre e la Canniccia in Versilia, nel frattempo Vannelli diventava anche socio dello Shocking a Milano. Inutile a dirsi: l’Area Venice-Amore Perpetuo aveva la musica al centro dell’attenzione! Se la cura per l’aspetto musicale era stata tanta, ancora più minuzia del dettaglio è stata posta nella scelta delle decorazioni.

“Figure di donne sinuose e provocatorie, disegnate dall’artista Jorge Arevalo, ricoprivano le pareti; (…) Disseminati in giro per la discoteca c’erano poi degli oblò dentro i quali si vedevano solo i volti di donne con espressioni di piacere.”

(Joe T Vannelli – God is a DJ)

Tutto questo però non bastò e, a seguito di diversi problemi, Vannelli fu costretto a chiudere la società per ribattezzarla in nuovo modo, “Beast” (ovvero, bestia). Sul lungo termine, anche il secondo tentativo purtroppo non ebbe i risultati sperati.

Area Venice (Amore Perpetuo) – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Hai vissuto il mondo della notte ricoprendo tanti ruoli, anche quello di imprenditore. Durante questa  pandemia cosa si sarebbe potuto fare per sostenere meglio il settore del clubbing?

Joe T Vannelli: Il mondo della notte è contorto, non ci sono vere e proprie regole, e qualora ci siano si tende sempre ad evaderle, deve essere insito nel “lato oscuro” della notte.

Riguardo questa drammatica pagina della pandemia, siamo stati tutti colti di sorpresa: la discoteca è contatto, è condivisione, con il Covid questi elementi sono venuti meno.

Certamente sono emerse le problematiche, la disgregazione e le incongruenze che esistevano da anni. Non vedo molta voglia di cambiare e di approcciare questo mondo in modo diverso.

Joe T Vannelli

Everybody Loves a Winner. Destinazione Sound Faktory“: il proprio posto (musicale) nel mondo

Ed, infine, Sound Faktory! Nulla di più semplice: la coronazione di un progetto generatosi, cresciuto e compiutosi nel tempo. Un posto che, come scrive il suo fondatore, nasce non solo dalla voglia di avere un luogo in cui esprimere la propria di musica, ma anche un punto di incontro e scambio per artisti.

Sound Faktory racchiude in pieno la creatività (e la storia) di Vannelli: l’amore per l’arte si respira fin dall’ingresso, con la facciata esterna realizzata da Orticanoodles in cui vengono rappresentati i principali artisti della storia della musica.

Anche nella parte interna i corridoi sono stati ornati con una carta da parati molto particolare in cui sono presenti artisti che hanno influenzato Joe T Vannelli: Keith Haring, Andy Warhol e molti altri.

Sound Faktory rappresenta l’essenza di Vannelli: un estro senza limiti.

Sound Factory – © Joe T Vannelli “God is a DJ”

Quanto è stato importante realizzare questo posto destinato all’arte e alla tua musica? Pensi di dover ringraziare qualcuno per tutti i traguardi raggiunti?

Joe T Vannelli: Sound Faktory è la mia visione della musica del futuro: artisti e professionisti affermati che mettono le loro competenze a disposizione dei nuovi talenti.

Come ho scritto alla fine del libro, ringrazio la mia famiglia (prima e seconda) che mi sono sempre state vicino. Sono certo che se non avessi avuto questi tre figli la mia vita sarebbe stata peggiore, probabilmente mi sarei perso anch’io.

Cosa dobbiamo aspettarci prossimamente da Joe T Vannelli?

Joe T Vannlli: Doppio Album in uscita nel 2022 con brani inediti, tante collaborazioni e ancora tanta voglia di spaccare!

Joe T Vannelli

Outro

Vi lasciamo con un’ultima citazione tratta da “God is a DJ“, con la speranza di farvi comprendere, ancora una volta, la grandezza di un artista come Joe T Vanelli. Da Giovedì 16 dicembre 2021, il libro è disponibile in tutte le librerie e sui principali Digital Store.

l club è il luogo della libertà, il luogo dell’eccentricità, dove potersi lasciar andare, senza troppi tabù e formalità, è il tempio della musica e del ballo e in quello spazio la musica trasporta tutti i presenti in un meraviglioso viaggio collettivo. Il club è condivisione.

(Joe T Vannelli – God is a DJ)