Su Parkett un’anteprima del nuovo VA ‘το σπίτι του Ηρακλή’ che uscirà presto dalle fucine di Stirpe999, l’antilabel dei Fire At Work.
Stirpe999 è l’antilabel per definizione, dall’anima underground, nata dalle sinapsi di Fabio Recchia e Fabrizio Rossi, i quali non perseguono fini o scopi materialistici come fidelizzazione, marketing, anglicismi e paroloni vari, derivanti da una società consumistica che è fuori dai loro schemi mentali. Quello che veramente gli interessa, e che viene puntualmente messo al centro dei loro progetti, è il concetto, nudo e crudo, che vogliono trasmettere.
Sì, perché se così si può dire, la musica è quasi, e diciamo quasi, secondaria, tanto è rarefatta, intangibile, sfuggente, almeno in questi ultimi lavori. Essa stessa diventa concetto, nel suo significato più elementare: alternanza di rumori e silenzi che creano un’idea.
Il significato di ‘το σπίτι του Ηρακλή’ ancora una volta è chiaro e attinge dal mito antico, traducendo il paesaggio distopico che ci circonda attraverso un lavoro a più mani.
“E io, che adduco la mia casa a una fine così disastrosa, come il vascello dietro la nave, seguo Teseo”
L’uomo post-umano nel suo corpo collettivo è diventato un mostro, pronto a divorare qualsiasi cosa prima di sé. Preda dell’ultimo aggiornamento di divinità, la bolla dei social media.
vedi anche: “Recent Arts presenta “Hypertext”, un’opera audiovisiva in uscita su Reiten”
Anche in quest’ultimo VA, in uscita l’8 aprile, di cui abbiamo la Premiere ‘Brrism’ di Valerio Moscatelli, l’atmosfera è quella dark ambient/drone dove bordoni e cluster provenienti da sistemi eurorack e dallo spazio si susseguono e si intrecciano con, di tanto in tanto, reminiscenze dub, come nella traccia di Fleck Esc., ma fuoriescono anche sensazioni da rave, più pulsanti, anche se comunque frastagliate, interrotte, decostruite.
TRACKLIST το σπίτι του Ηρακλή
1. Valerio Moscatelli – Brrism
2. Menion – White Hole
3. AV_K – Cymbals Study
4. Virtual Reality – Gamede
5. Fire At Work – An Imperfect God
6. Death Qualia – Deception Device
7. OFK – Something Lurks In The Water.
8. D’Arcangelo – Bad Zen
9. i700 – Recycle
10. GODEL – How Long Is It Gonna Take
11. FLECK Esc. – Chiaristical
12. Otheerr – AD
13. NOISEBASS
14. Sirio Gry j feat SCAM – Swamp
Per l’occasione abbiamo fatto anche qualche domanda ai due produttori capitolini Fabrizio Rossi e Fabio Recchia, in arte Fire At Work, che ci possono spiegare meglio il loro pensiero.
Ciao Fabrizio, ciao Fabio, è un piacere avervi qui e farvi qualche domanda. Benvenuti. Ormai sono quasi 20 anni che esiste Stirpe999, ma perché vi piace definirla ancora un’antilabel?
Ciao Nicola. Perché oggi come ieri troviamo il termine label riduttivo. Perché tanto il nostro modus operandi quanto i nostri obiettivi non coincidono con quelli classici di una label, anzi, spesso sono agli antipodi. Non ci interessa fidelizzare il pubblico ma rappresentare un terreno di confronto per chi, come noi, è interessato ad interrogare il linguaggio musicale. Quindi, piuttosto che formule già collaudate cerchiamo l’innovazione, ci proponiamo di aggregare su parole d’ordine differenti: sperimentazione in luogo del mero intrattenimento. Inoltre è un segno distintivo del nostro percorso e del nostro background, veniamo dal magma di fine millennio, dalle controculture digitali, dal mondo dell’autogestione, dalle TAZ, siamo cresciuti considerando l’underground una scelta di campo e la musica uno strumento per determinare interferenze, cortocircuiti, per incidere sulla realtà che ci circonda e che ci stava tanto stretta all’epoca quanto oggi.
Uno degli ultimi VA, che abbiamo anche recensito su Parkett, ‘Forsan et hanc olim meminisse iuvabit’ aveva il titolo in latino, questo ‘το σπίτι του Ηρακλή’ ha il nome in greco, sono parole evocative, cosa volete trasmettere con queste scelte linguistiche? Quale significato nascondono?
Solitamente le nostre release girano intorno a un concetto, una parola chiave che ne sveli e completi il significato. Non siamo i primi a farlo, negli unici che nel farlo citano opere letterarie o si appellano al mito. “Forsan Et Hanc Olim Meminisse Iuvabit” significa ” Forse un giorno ci farà piacere ricordare anche queste cose”. Sono le parole con cui Enea sostiene i propri compagni e ci sembravano particolarmente adatte al momento, considerando che il VA è stato rilasciato nel pieno della seconda ondata e relativo lockdown “to spiti tou Iraklì” invece vuol dire “La Casa di Ercole”, che il semi Dio “adduce a turpe fine” uccidendo la sua famiglia, preda di uno stato di follia che, per gli antichi greci, non era riconducibile alla condotta umana ma al volere degli Dei. Allo stesso modo ci sembra che l’essere umano abbia deciso di distruggere la sua casa, la terra che abita, la civiltà che era sicuro di aver costruito in secoli di “progresso”. Come Ercole anche la nostra società è in preda alla follia indotta dall’ultimo upgrade del sovrannaturale, la rete, i social, relativi algoritmi e modelli.
Parlateci un po’ di questo nuovo VA, dal comunicato stampa si evince che l’ispirazione e le atmosfere sono anche qui frutto dell’emergenza pandemica, ma è perfettamente calato anche nella situazione attuale.
Come dicevamo prima, più che l’emergenza pandemica in sé, quello che abbiamo voluto raccontare è il momento distopico che stiamo vivendo. Le dinamiche che volevamo fotografare si ripropongono nell’ultimo mese con la guerra in Ucraina: assistiamo all’ implodere di un mondo che si spacciava come il migliore tra quelli possibili e che non ha retto a sé stesso. Ovviamente, come per le altre release, il suono è in linea con il concetto. Si tratta quindi di sonorità radicali, di ambienti scuri e sospesi, ritmiche rarefatte e decostruite. Rispetto al VA precedente il complesso è forse meno “organico” e più “dettagliato”, IDM – Broken beats oriented nonostante la proposta ambient rivesta un ruolo centrale anche in questo caso. Siamo felici di aver coinvolto nuovamente i fratelli D’Arcangelo, tra l’altro con una traccia che avevamo nel cassetto da più di 10 anni, frutto di una vecchia collaborazione. Abbiamo poi tanti nuovi artisti a cui dare il benvenuto, Death Qualia, Reell, Mogano solo per citarne alcuni. Come per tutti i VA che rilasciamo c’è stato un lungo lavoro di cernita e direzione artistica, per ottenere un risultato omogeneo e coerente nonostante la trasversalità della proposta.
Un’altra cosa che vi contraddistingue nel panorama è l’unione tra arte e musica, con la creazione di vere e proprio ‘statue’, delle opere d’arte. Non credo sia solo marketing, qual è il pensiero che è alla base di queste collaborazioni?
In effetti il concetto di marketing ci piace tenerlo il più lontano possibile dalla nostra musica e anche in questo caso si tratta di tutt’altro. Come già fatto presente ci piace l’idea di essere un terreno di confronto, tra differenti sensibilità artistiche ma anche tra differenti registri espressivi e pratiche creative. In passato, gioco forza, la dimensione digitale e multimediale è stato il principale ambito di concretizzazione, ora abbiamo deciso di confrontarci con un livello più fisico e chiedere il contributo ad artisti impegnati da tempo in questa dimensione di lavoro (Federico Gargaglione e, per quest’ultima release, Nadia D’Alessio). L’obiettivo è ripensare l’idea del supporto e, più specificatamente, superare il vinile (a cui comunque rimaniamo profondamente affezionati) legando però la release a qualcosa di ancora tangibile e fisico. Ovviamente c’è anche il gusto della sfida e della condivisione: creare un’opera a più mani e livelli è entusiasmante.
Vi lascio con quest’ultima domanda: visto che lavorate a cavallo tra Roma e Berlino. Cosa contraddistingue maggiormente, a vostro avviso, la scena elettronica tedesca da quella italiana? So che è una domanda che avrebbe bisogno di ore di discussione… ma voi ve la siete mai data una risposta ‘semplice’?
Abbiamo sempre lavorato a cavallo tra Roma e (non solo) Berlino, e al di là delle specificità delle rispettive scene, quello che colpisce è l’appiattimento generale su proposte esclusivamente funzionali. I tempi di fruizione sono diventati così veloci che l’unica opzione sembra sia sfornare tool, utensili da utilizzare in dancefloor per un paio di mesi, roba priva d’identità quanto basta per rientrare nel trend del momento. Rimangono le nicchie e da questo punto di vista Berlino resiste molto meglio, complice la posizione, la storia e il ruolo di nuova capitale europea, fattori che hanno spinto qui artisti da ogni parte del mondo, determinando un tessuto che, nonostante gentrificazione e hype artificiali, ancora resiste. La grossa differenza è la consapevolezza circa il ruolo dei club, nonostante tutto, a Berlino ancora case della differenza, dell’alterità e del rispetto.
Semplice, ma non banale. Io vi ringrazio per le vostre risposte ricche di spunti e riflessioni veramente profonde.
Grazie a te.
S T I R P E 9 9 9 A N T I L A B E L
2 0 2 2 ROMA EST / WEST BERLIN
ALBUM: ‘το σπίτι του Ηρακλή’ – VA
MASTERED BY:
VALERIO ROSSI @ PHONICA STUDIO
EDITION OF 20 SIGNED ENGRAVING
ON METAL 10X 1 0X0,5 CM
RELEASE: 8 aprile 2022
L’atmosfera, inoltre, è per sempre impressa su un numero limitato di incisioni in zinco. L’artista Nadia D’Alessio fa da filtro tra il piano visivo e quello sonoro, raccogliendo, filtrando e rielaborando istantaneamente gli oggetti sonori, ferendone la superficie con un segno tridimensionale, in un bassorilievo ottenuto dalla lenta corrosione delle lastre metalliche grazie all’uso di composizioni chimiche.
ENGLISH VERSION
Hi Fabrizio, hi Fabio, it’s a pleasure to ask you some questions. Welcome. Stirpe999 has existed for almost 20 years now, but why do you still like to call it an anti-label?
Hi Nicola. Because today as yesterday we find the term reductive label. Because both our modus operandi and our goals do not coincide with the classic ones of a label, on the contrary, they are often the polar opposite. We are not interested in retaining the public but represent a terrain of comparison for those who, like us, are interested in questioning the language of music. So, rather than already tested formulas we look for innovation, we aim to aggregate on different slogans: experimentation instead of mere entertainment. It is also a distinctive sign of our path and our background, we come from the magma of the end of the millennium, from digital countercultures, from the world of self-management, from TAZs, we have grown up considering the underground as a choice of field and music as a tool to determine interference, short circuits, to affect the reality that surrounds us and that was as close to us at the time as it is today.
One of the last VA, which we also reviewed in Parkett, ‘Forsan et hanc olim meminisse iuvabit’ had the title in Latin, this ‘το σπίτι του Ηρακλή’ has the name in Greek, they are evocative words, what do you want to convey with these linguistic choices ? What meaning do they hide?
Usually our releases revolve around a concept, a keyword that reveals and completes its meaning. We are not the first to do so, in the only ones who in doing so cite literary works or appeal to myth. “Forsan Et Hanc Olim Meminisse Iuvabit” means “Maybe one day we will be happy to remember these things too”. These are the words with which Aeneas supports his companions and they seemed particularly suitable at the moment, considering that the VA was released in the middle of the second wave and the relative lockdown “to spiti tou Iraklì” instead means “The House of Hercules”, which the semi God “alleges an ugly end” by killing his family, prey to a state of madness which, for the ancient Greeks, was not attributable to human conduct but to the will of the Gods. In the same way it seems to us that the human being has decided to destroy his house, the land he inhabits, the civilization he was sure he had built over centuries of “progress”. Like Hercules, our society too is in the grip of madness induced by the latest upgrade of the supernatural, the network, social networks, related algorithms and models.
Tell us a little about this new VA, from the press release it is clear that the inspiration and the atmosphere are also the result of the pandemic emergency, but it has also perfectly fallen into the current situation.
As we said before, more than the pandemic emergency itself, what we wanted to tell is the dystopian moment we are experiencing. The dynamics we wanted to photograph reappear in the last month with the war in Ukraine: we are witnessing the imploding of a world that pretended to be the best among those possible and that has not stood up to itself. Obviously, as with the other releases, the sound is in line with the concept. It is therefore a question of radical sounds, of dark and suspended environments, rarefied and deconstructed rhythms. Compared to the previous V.A, the ensemble is perhaps less “organic” and more “detailed”, IDM – Broken beats oriented despite the ambient proposal playing a central role in this case too. We are happy to have involved the D’Arcangelo brothers again, among other things with a trace that we had in the drawer for more than 10 years, the result of an old collaboration. We also have many new artists to welcome, Death Qualia, Reell, Mahogany just to name a few. As for all the VAs that we release, there has been a long work of sorting and artistic direction, to obtain a homogeneous and coherent result despite the transversality of the proposal.
Another thing that distinguishes you in the panorama is the union between art and music, with the creation of real ‘statues’, works of art. I don’t think it’s just marketing, what is the thinking behind these collaborations?
In fact, we like to keep the concept of marketing as far away from our music as possible and even in this case it is something else. As already mentioned, we like the idea of being a terrain of comparison, between different artistic sensitivities but also between different expressive registers and creative practices. In the past, play strength, the digital and multimedia dimension was the main area of concretization, now we have decided to confront ourselves with a more physical level and ask for the contribution of artists who have been involved for some time in this dimension of work (Federico Gargaglione and, for this reason, ‘latest release, Nadia D’Alessio). The goal is to rethink the idea of support and, more specifically, to overcome vinyl (to which we remain deeply attached to it), however, tying the release to something still tangible and physical. Obviously there is also a taste for challenge and sharing: creating a work with multiple hands and levels is exciting.
I leave you with this last question: since you work between Rome and Berlin. What, in your opinion, most distinguishes the German electronic scene from the Italian one? I know it’s a question that would need hours of discussion … but have you ever given yourself a ‘simple’ answer?
We have always worked between Rome and (not only) Berlin, and beyond the specificities of the respective scenes, what is striking is the general flattening of exclusively functional proposals. The times of use have become so fast that the only option seems to be churning out tools, tools to be used in the dancefloor for a couple of months, stuff with no identity enough to re-enter the trend of the moment. The niches remain and from this point of view Berlin resists much better, thanks to the position, history and role of the new European capital, factors that have pushed artists here from all over the world, creating a fabric that, despite artificial gentrification and hype , still resists. The big difference is the awareness of the role of clubs, despite everything, in Berlin still houses of difference, otherness and respect.
Simple, but not banal. I thank you for your answers, full of really profound ideas and reflections.
Thank you.