Just Music Festival è tornato per la sua sesta edizione a Roma, con le date dello scorso 4-5 giugno del Circoloco ed il ritorno in Italia di domani dei Moderat. Ne abbiamo voluto parlare con Andrea Pelino, proprietario del DC10, co-fondatore di Circoloco e, appunto, fondatore e direttore artistico del Just.
Just Music Festival è molto più che un festival di musica elettronica. Rappresenta un segnale di ripresa, che assume ancora più valore dopo la pandemia. Il Just non è solo una grande rassegna di eventi con artisti incredibili. Ma molto di più. Una dichiarazione d’amore verso Roma.
Negli ultimi anni la capitale ha visto la sua scena soffrire, basti pensare al caso Goa, assoluto protagonista del clubbin’ romano. Il Just Music Festival nasce proprio dall’esigenza di ridare a Roma dei grandi eventi, dalla necessità di rivedere un pubblico affezionato riunirsi e celebrare la forza della musica.
Nelle sue edizioni il festival romano è riuscito a spaziare nell’offerta artistica, riuscendo a portare a Roma artisti del calibro dei Massive Attack, Pet Shop Boys, Jean Michel Jarre, Travis e St Germain, tra gli altri. Scelte rischiose che,unite ad un sapiente lavoro a livello performativo ed organizzativo, hanno regalato alla Città Eterna serate indimenticabili.
Per questa nuova edizione, la prima dopo i due anni di stop a causa del Covid, il Just ha proposto il suo party cardine: Circoloco. Tenutosi lo scorso 4 5 giugno ai Giardini Pensili, ha coinvolto numerosi artisti legati alla crew del DC10 tra cui Peggy Gou, Michael Bibi, Dj Tennis, Seth Troxler, Jamie Jones e Tania Vulcano.
L’ultima data del Just sarà nella giornata di domani, con l’imperdibile party dei Moderat (oltre che la loro prima data italiana dopo l’uscita dell’album MORE D4TA) all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Abbiamo intervistato Andrea Pelino, fondatore e direttore artistico del Just, che ci ha raccontato in questa lunga e stimolante chiacchierata la nascita del festival, le novità di questa edizione e la filosofia dietro il suo lavoro. Andrea rappresenta una figura storica e fondamentale per il clubbing, non solo romano, ma internazionale.
Dal ’99 Circoloco è uno dei brand della musica elettronica maggiormente apprezzati, ed il DC10 di Ibiza uno dei club più celebri dell’isola. Il Just è un regalo della sua organizzazione DnF alla loro città natale, che mostra l’amore e la passione dopo tanti anni di lavoro, verso la scena in cui sono cresciuti.
Un forte atto di generosità. Buona lettura!
Ciao Andrea. Benvenuto su Parkett e grazie di essere qui con noi. Vorrei iniziare questa chiacchierata partendo dalla storia del festival, parlando un po’ di com’è nato, quali son state le organizzazioni coinvolte e come si è sviluppato nel tempo questo concept.
L’idea è nata soprattutto per dare a Roma qualcosa di nuovo. Era un momento un po’ critico per la città. Io sono nato a Roma, quindi, mi interessava soprattutto fare qualcosa di particolare ed innovativo. Mi ricordo la prima edizione. Abbiamo iniziato con Bjork, Pet Shop Boys, Burt Bacharach e Carl Cox ed è stata la miccia che ci ha dato la forza per continuare. Già la prima edizione fu molto forte.
Normalmente le feste all’inizio hanno sempre un po’ di problemi perché devono scaldare i motori. Non è semplice farle partire. Invece noi abbiamo avuto la fortuna di fare quasi 4 sold out quella volta lì; quindi, ci siamo dati una condizione lavorativa, abbiamo capito che c’era veramente bisogno di qualcosa di nuovo da fare e, soprattutto, quello che interessava era portare il festival nelle location più belle di Roma. Posso dire che ci siamo riusciti. Abbiamo valorizzato le terme di Caracalla, il MAXXI, l’Auditorium, i Giardini Pensili ed i Cinecittà Studios. Tutte le edizioni hanno avuto sempre una situazione molto bella da vivere anche per la gente. In primis,per la varietà delle location che ha permesso di non realizzare i party sempre nei posti classici. In secondo luogo, la cura che abbiamo messo nel costruire un programma,nel corso degli anni, che ha visto artisti del calibro di Massive Attack, Jean Michel Jarre ecc.
Siamo riusciti a fare tutti gli artisti che ci piacevano, abbiamo puntato molto su quello. Siamo un gruppo pronto a tirar fuori delle idee, ovviamente ognuno di noi lancia un desiderio, un’idea che cerchiamo di concretizzare. Abbiamo avuto la fortuna di portare per la prima volta dopo anni Bjork, all’Auditorium a Roma già in passato, in collaborazione con Dissonanze. Avevamo fatto già qualcosa insieme ai ragazzi di Dissonanze, quella fu la prima volta all’interno dell’Auditorium. Ci avevano proposto di fare delle cose con loro ma non era ancora il momento giusto. Abbiamo dovuto aspettare un po’ e poi abbiamo cominciato questa avventura che è arrivata alla sesta edizione, con numeri anche abbastanza impressionanti. Riuscendo a collezionare un paio di anni, tra il 2018 e il 2019, quasi tutti sold out. Ed unendo artisti conosciuti, artisti underground ed anche nomi nuovi.
Il nome del festival “Just” è di per sé un manifesto che gioca sull’importanza primaria della musica, rimarcando il concept di solo musica. Ti va di spiegarci meglio come è nato questo nome ed effettivamente che tipo di esperienza complessiva offre il festival.
Il punto di partenza è stata la necessità di dare alla città qualcosa di importante e di reale; infatti, quello che ci ha fatto sicuramente accendere la scintilla è stata la scelta delle location. Avevamo fatto un giro di venues a Roma a partire da Caracalla e l’Auditorium,e c’eravamo fatti una prima idea, poi abbiamo avuto da parte delle istituzioni una certa disponibilità. Il nome indica inizialmente il concetto di Solo Musica, perché dal principio tutto è stato basato solo sulla musica. Anche se poi, all’interno del festival son presenti numerose installazioni artistiche e situazioni parallele.
Di base noi lavoriamo sulla musica e tutto gira intorno a quello. Per questo abbiamo scelto questo nome. Era quello che mancava in quel momento storico a Roma, soprattutto perché c’era stato Dissonanze per tanti anni, che era stato il festival chiave della città. Con la scomparsa di Giorgio Mortari che era il direttore, abbiamo avuto un’interruzione negli anni ,che ci ha spinto a cercare di fare qualcosa di nuovo, e credo che ci siamo riusciti ,visti i risultati.
Com’è stato lavorare e confrontarsi con le istituzioni di Roma e che atteggiamento avete trovato nei vostri confronti, dopo anni in cui la vostra casa stabile è stata a Ibiza, e senz’altro in Italia tante cose funzionano in maniera differente?
Le istituzioni ci hanno senz’altro aperto le porte, non a livello economico ma a livello di disponibilità permettendoci di avere i permessi per determinate location. Hanno visto la nostra professionalità, perché noi ovviamente abbiamo sempre proposto dei programmi certi, con nomi certi, con l’esperienza costruita negli anni. Abbiamo cercato di portare qualcosa che non fosse solo per Roma ma che fosse anche un’attrazione turistica per tutta l’Italia.
Pensando a Circoloco, che ovviamente è una presenza fondamentale di questa edizione, vedendo i dati di biglietteria possiamo confermarvi che attira per il 40-50 % persone fuori da Roma, di cui un 35-40 % sono turisti stranieri.
Per noi è importante fare qualcosa per la città. Roma deve stare con noi, perchévogliamo portare qui quello che succede in tutte le parti d’Europa del mondo. Non stiamo facendo niente di straordinario o ci sentiamo dei geni. Il Dc10 rappresenta un’altra cosa perché è una realtà che abbiamo creato noi nel ’99 con Circoloco e la portiamo avanti da 23 anni. A livello di clubbing è una situazione completamente diversa. Just Music Festival è il gioiellino dell’organizzazione DNF, è un regalo che abbiamo voluto fare alla città che ci riconosce il valore aggiunto di questo evento e questo a noi fa molto piacere.
Nei due anni di Covid abbiamo sofferto molto perché c’erano diversi progetti in ballo, tante proposte. Rompere quella continuità è stata un po’ dura. Anche quest’anno abbiamo avuto dei problemi, perché il tour dei Massive Attack è stato cancellato perché Daddy G (Grant Marschall) ha avuto un serio problema di salute e siamo stati costretti a cancellare la data del 21 giugno. Inoltre Lauryn Hill, allo scoppio della guerra in Ucraina, ha deciso di non viaggiare più in Europa e ci siamo trovati anche a dover annullare questa data.
Abbiamo avuto la possibilità di replicare questo calibro di artisti perché fare qualcosa avrebbe avuto senso, ma sostituire Lauryn Hill non è una cosa semplice, per cui abbiamo preferito saltare e attendere il prossimo anno. Mi sembrava la cosa più giusta da fare. Ovviamente il festival ha perso un po’ di consistenza, per onestà intellettuale, perché un evento con anche questi due nomi sarebbe stato incredibile a livello musicale. Parlo di una forza di programma che avrebbe unito elettronica, dub, pop, reggae ,disco dando un panorama completo a livello musicale. Questa era un po’ la nostra idea. Purtroppo non è stato possibile.
Io credo nell’affetto del pubblico, anche perché nel momento in cui è partita la prevendita dei biglietti immediatamente abbiamo avuto una grossa partecipazione. Così è nata da lì l’idea di aggiungere un secondo giorno di Circoloco, perché ci siamo subito resi conto della riposta della gente. Questa doppietta è molto rara a Roma, insomma, una festa che dura per due giorni con la stessa organizzazione non è affare semplice. Per noi è stata una soddisfazione doppia.
Dopo l’esperienza della pandemia e le problematiche create dallo scarso sostegno che è stato mostrato durante lo stop da parte delle istituzioni, quanto è difficile organizzare un evento di tale portata in Italia?
Guadagnare con i festival è diventato quasi impossibile, quindi si, è difficile. C’è stata sempre una forte competizione sull’avere il miglior livello di organizzazione. La cosa più dura è stata stare fermi due anni con una voglia di ricominciare che per me, in questo momento, rappresenta la cosa più importante. Penso che si debba ricordare i momenti peggiori per poter apprezzare i momenti migliori come questo.
Quello che abbiamo vissuto spero non si ripeta mai più perché è stato per noi una sofferenza, che ci ha lasciato lì in attesa. Non voglio usare la parola vittima, perché sinceramente non mi sono mai sentito una vittima e non mi interessa esserlo, ma non partecipare a quello che è stato fatto per anni, stoppare la tua vita e rinunciare a quello a cui mi sono dedicato tutta la mia vita non è stato per nulla semplice.
Gli eventi principali del Just saranno Circoloco ed i Moderat il 10 giugno. Tornando proprio a Circoloco è innegabile che oggi rappresenti il Brand per eccellenza nella musica elettronica. Come siete riusciti a portarlo avanti nel corso degli anni, ad attirare nuovo pubblico e riuscire a proporre un format, che è partito da Ibiza, ma funziona ovunque?
Credo che funzioni ovunque perché Circoloco non è solo Ibiza, non è solo il DC10, è un tour mondiale, un’organizzazione complessa. Un’etichetta discografica in collaborazione con Rockstar Games, una realtà che vede tante collaborazioni nel mondo della moda da Off White a Burberry. Abbiamo in uscita una collaborazione molto importante con Adidas, con cui avremo un’edizione limitata in un prossimo futuro ed una serie di cose su cui, durante lo stop, ci siamo focalizzati maggiormente perché non avevamo mai avuto il tempo per curare al meglio tutti gli aspetti paralleli. Il lato positivo del Covid è stato quello di darci questo tempo. Ci ha anche permesso di proporre il nostro brand in situazioni differenti, che già seguivamo precedentemente, ma che abbiamo rafforzato in settori in cui, per alcuni periodi, non era per noi strettamente necessario essere presenti.
La data dei Moderat sarà la prima in Italia. Credo che per voi sia importante proporre qualcosa in anteprima per il pubblico italiano.
Noi puntiamo sempre a fare la prima data del tour italiano o in alcuni casi ad avere l’esclusiva. Tanti artisti hanno seguito questo meccanismo perché era importante accentrare la forza della città. Nei tour ci son 4 5 date ed è importante avere la prima data, perché non togli forza all’artista o alla situazione, ma togli forza alla città. Questo modo di lavorare ha sempre ripagato e nel caso dei Moderat, fare questa prima data dell’album nuovo, ha un forte valore.
Il tour è nato con Roma, Parigi insomma tutte le capitali europee ed il lancio è stato altisonante a livello internazionale. Sarà una soddisfazione vedere l’Auditorium senza le seggioline in basso, è stata una mia lotta negli anni. Una soddisfazione grande trasformare questa location che potremo definire quasi radical chic e rinnovarla, lasciando fiducia alla nostra professionalità e serietà. La data dei Moderat è conseguente ad un programma, e per noi è un grande riconoscimento professionale avere uno spazio di questo tipo per ospitare questa data.
Negli anni abbiamo fatto tantissimi eventi con loro e fortunatamente non abbiamo mai sbagliato. Ciò ci ha dato delle garanzie per poter rendere possibile l’organizzazione di un vero e proprio party lì. Io ho avuto in passato la fortuna di realizzare l’Auditorium e l’Olimpico nella parte della curva Sud, sono state due esperienze bellissime. La cosa differente che vivremo è proprio la soddisfazione di stare in un posto in cui non è mai stato permesso di realizzare questo tipo di eventi e rappresentare la volontà della gioventù di riappropriarsi degli spazi della città da cui erano stati esclusi o che avevano perso.
Riappropriarsi e mutarne la percezione in un certo senso.
Un esempio è stato a Cinecittà quando abbiamo organizzato il Circoloco. Un’esperienza meravigliosa perché siamo riusciti ad attirare pubblico da tutta Roma e convincere che fossimo al centro della città. Mi chiamò il New York Times chiedendomi come fossimo riusciti a organizzare una festa al centro di Roma e risposi che in realtà eravamo a Cinecittà. Quel momento ha rappresentato la consacrazione del festival a livello visivo, ed è l’immagine che ci ha consentito di crescere.
Ovviamente perché Circoloco fa parte del contenuto ed essendo nostro, abbiamo sempre cercato di proporlo anche in questa esperienza. Nonostante ciò, erano due anni che non facevamo Circoloco, proprio per non creare un festival che si basasse troppo su quel party. In questo momento la gente e Roma stanno soffrendo da un punto di vista strettamente del clubbing; quindi, questo evento di due giorni catalizza totalmente l’attenzione. Vedere i cartelloni per la città è una sensazione fantastica, sentire la gente che ne parla ci mostra quanto in questo momento le persone ne avessero bisogno, anche post covid, e questa attesa e desiderio mi danno motivazione.
Dal primo giorno in cui è uscito il flyer la risposta è stata immediata e di dimensioni enormi. Sarà un pubblico eterogeneo, anche perché Circoloco non ha un pubblico giovane. Ad Ibiza ha una media dai 28 anni in su ed anche in questo caso stiamo mantenendo questo target, a dimostrazione che non è un prodotto per un pubblico stra giovane. Al contrario rappresenta un party per intenditori di musica underground che segue un certo tipo di scena. Io son appassionato di quel modo di fare clubbing. Vengo dalla passione per Studio 54 e Paradise Garage. Se il Dc10 oggi è così, è grazie all’insegnamento di queste persone che lo hanno fatto prima di me ed è l’unica scuola che noi andiamo a rispettare. Però tutto quello che facciamo è svolto con la massima professionalità per cui le organizzazioni, come quella del Circoloco, viene a presentare un lavoro curato nei minimi dettagli dalla scenografia, alle luci all’impianto dietro cui sta tantissima gente. Rivedere lavorare tutte queste persone dopo due anni di stop è un ulteriore valore aggiunto.
Sei una figura chiave per il clubbing romano e dietro questa grande umiltà c’è una forte generosità che ti è riconosciuta da tutto il mondo ed in particolare dalla scena romana. Credi che questo evento si possa estendere anche a situazioni che possano trovare una continuità nel tempo e non limitarsi al grande festival di giugno?
Guarda, probabilmente da quest’anno ci sarà una versione invernale e rafforzeremo ulteriormente questa versione estiva. Con la certezza di poter lavorare, son motivato e già in trattativa con alcuni artisti internazionali da portare l’anno prossimo, nomi interessanti per il futuro e nomi già affermati. Cerchiamo di offrire sempre il meglio e spero che oltre al nostro, possano nascere nuove realtà perché abbiamo una città in mano. Spero che i giovani, quelli più intraprendenti comincino a proporre qualcosa, soprattutto approfittando di un mercato così libero in questo momento. Per me è passione e lo continuo a fare per amore verso questo mestiere, ma credo che sia giusto che ci siano dei giovani che prendano in mano la situazione e provino ad aiutare la città.
Molto lodevole questo, in un momento in cui Roma è probabilmente troppo sottotono da questo punto di vista.
Molte persone si dedicano a queste attività per il valore dei soldi. Roma, per quanto mi riguarda non è mai stata una scelta connessa al guadagno, anzi tante volte non è stato semplice realizzare certe cose. Per me era importante non abbandonarla. Tanta gente fa successo, va fuori e tanti mi dicono: “Ormai hai il Dc10, hai un ruolo nella scena internazionale.” Eppure, io non mi sono mai sentito di abbandonare la città perché comunque fa parte della mia vita, è la città dove sono nato a livello musicale e andrò avanti finché posso, con la speranza che qualche giovane arrivi presto, prenda il sopravvento e faccia qualcosa di più grande.
Non c’è invidia ma voglia di collaborazione, come è stato con Dissonanze in passato, abbiamo sempre collaborato con il massimo della stima perché apprezziamo il loro lavoro. Posso parlare di amicizia perché chi lavora bene va stimato ed apprezzato, altrimenti ci si ritrova a trasformare il mondo della musica in un affare gossiparo che trascura il significato fondamentale. Noi facciamo musica, non gossip.