In questo episodio di My Zone vi presentiamo in anteprima “Global Obscurity” produzione firmata Marco Minervino, in arte Exumano, seguita da un intervista all’artista che si racconta sulle nostra rubrica dedicata ai talenti più interessanti del momento.
Exumano con le sue sonorità dark, elettroniche e industrial è sicuramente uno dei produttori emergenti più intriganti della nostra penisola. La sua proposta musicale infatti, contiene contaminazioni provenienti dalle più svariate sfaccettature che la musica elettronica ha offerto negli ultimi decenni, prodotte e re-intrepretate in chiave contemporanea da un artista che ha tutte le carte in regola per far parlare a lungo di sé. Siamo felici di averlo intervistato e di presentarvi in anteprima “Global Obscurity”, una traccia complessa e al tempo stesso molto orientata al dancefloor che contiene tutte le caratteristiche peculiari di questo giovane producer. Ecco cosa ci ha raccontato Marco.
Ciao Marco benvenuto su My Zone.
Ciao ragazzi, innanzitutto grazie per la disponibilità e per avermi ritagliato uno spazio su Parkett!
Come ti sei avvicinato al mondo della musica elettronica e quali sono stati gli artisti che più hanno influenzato la tua crescita musicale?
Ecco tutto questo è avvenuto un po per caso e un pò per amore del destino e come tutte le più grandi scoperte, quello dell’universo elettronico è stato puramente causale, di fatto la musica stessa è stata per me un evento del tutto inaspettato e non programmato, perché iniziai a suonare il basso da autodidatta al liceo per necessità altrui (dato che i miei amici non trovavano un bassista), per poi come conseguenza di questa scelta scoprire il mondo del producing. Era infatti il 2014 quando il batterista della mia band dell’epoca, durante le prove, tirò fuori dallo zaino un computer con all’interno Reason (uno dei tanti software di produzione musicale) e credo che da quel preciso istante la mia vita sia irreversibilmente cambiata, portandomi a prendere anni dopo la decisione di frequentare il Sae Institute di Milano per laurearmi in Audio Production.
Dunque l’utilizzo delle digital audio workstation ha dato il via ad una vera e propria odissea esplorativa verso orizzonti musicali che non avevo mai toccato, e in tal senso, il disco che fece da navicella spaziale fu “Invaders Must Die” dei Prodigy, una vera e propria folgorazione. Quindi iniziai ad approfondire tutta la loro discografia più il filone di fine anni ’90 come Moby, The Chemical Brothers, Massive Attack e Fat Boy Slim, per poi cominciare ad apprezzare la scena più club-oriented soprattutto con l’esplosione nel 2014 dei Tale of Us e Stephan Bodzin, passando poi ai dischi della Innervisions, “Berlin Calling” di Paul Kalkbrenner, ma anche la prima dubstep di Skrillex, i Noisia e i The Bloody Beetroots.
Ma la lista sarebbe davvero infinita e diciamo che i riferimenti che ho tenuto in considerazione per la realizzazione delle mie produzioni sono stati i Rage Against The Machine e Gesaffelstein (per l’imprinting industrial), i Moderat , Jon Hopkins, Rival Consoles e Kiasmos (che racchiudono sia la componente techno che epica), gruppi come M83, Mogwai e Sigur Ros e artisti come Ludovico Einaudi, Hans Zimmer e Trent Reznor. Ad oggi sono in fissa con Thom Yorke (soprattutto il primo disco solista e il progetto “Atom for Peace”) e l’album “Ira” di Iosonouncane, un vero e proprio oracolo per la musica italiana. Penso infine che avere costantemente nuovi punti di riferimento in ascolto sia di vitale importanza per cercare e ricevere costanti input creativi.
Quando hai deciso di creare la tua prima traccia? Da dove nasce la tua esigenza di produrre musica?
La prima bozza Exumano è nata nel 2017, producevo già da un paio di anni sotto mentite spoglie, ovviamente per puro caso e totalmente in maniera inaspettata, proprio quella spontaneità che cercavo e che fino a quel momento non avevo mai ascoltato e che anzi reprimevo, perché tentavo di emulare a tutti i costi i miei riferimenti, un pò per fare scuola e un po’ per paura di osare (la traccia in questione è “We Come From The Sky”).
Credo infatti che questa paura sia purtroppo radicata in noi su qualsiasi cosa, soprattutto quando vogliamo prendere delle iniziative a causa della società che ci ritroviamo, dove regna un pensiero unico dominante in cui nessuno è stimolato a pensare con la propria testa. Ecco la musica invece mi ha dato modo di potermi fermare e riflettere, imparare ad ascoltare la mia testa e abbracciare le mie contraddizioni, poiché il processo creativo, qualunque esso sia, rappresenta in se un atto liberatorio e per me dunque significa rompere determinati schemi e valori, un mezzo per fuggire da ogni controllo sociale. Ad oggi è un qualcosa che non rinuncerei per niente al mondo e di cui non posso più farne a meno.
Che strumentazione utilizzi per creare la tua musica? Come si è evoluto il tuo setup?
In realtà ho realizzato tutti i miei brani interamente in the box (utilizzando Ableton Live 9) con l’ausilio di una tastiera (Roland A-500 Pro) e un controller midi (Korg Nano Kontrol), per poi affidare la fase di mix e mastering ad un mio caro amico e collaboratore Pasquale Vitali, fonico residence dell’Astudio di Angera (VA). Adesso non ti nego che sto sperimentando set up “alternativi”, devi infatti sapere che sono un nerd della produttività e ho separato il mio workflow su due scrivanie, in cui in una improvviso quello che mi viene in mente sul momento, utilizzando Ableton come se fosse uno strumento musicale, attraverso due Launchpad Mini, un Arturia Microlab, un Akai Midimix e un Korg Nano Kontrol, che costituiscono anche il mio set up live, mentre sull’altra eseguo la fase di stesura e finalizzazione solamente con il mouse e le cuffie, questo mi permette di non avere distrazioni e di rispettare gli obiettivi che mi stabilisco.
Poi per quanto riguarda i plugin, quello che più utilizzo è il pacchetto di effetti della Soundtoys (Decapitator, Echoboy e Crystallizer i miei preferiti). In futuro vorrei cercare di integrare dei pedalini analogici nel mio set up, sono molto affascinato dalla serie di effetti della Old Blood Noise, più una serie di moduli (possiedo già un Behringer Model D). Infine ho in mente di inserire nelle prossime produzioni delle sessioni di recording, batterie acustiche, bassi e chitarre elettriche per esempio. Ma ciò che conta non è la strumentazione ma le idee e sopratutto un metodo per tirarle fuori.
Cosa c’è alla base del progetto Exumano?
Preferisco sempre ascoltare musica socialmente attiva piuttosto che canzoni d’amore e credo che questo influisca notevolmente sul mio modo di scrivere e intendere musica, dato che nonostante si tratti di brani strumentali, cerco di portare un messaggio che susciti una reazione da parte dell’ascoltatore. Inoltre ciò che leggo influisce notevolmente su quello che faccio e negli ultimi anni ho iniziato a leggere costantemente un libro dopo l’altro e i testi che più di tutti hanno influenzato il progetto Exumano sono stati “Sapiens” e “Homo Deus” di
Yuval Noah Harari e “Cosi Parlo Zarathustra” di Nietzsche, soprattutto nella fase finale. Dunque la musica che scrivo è direttamente proporzionale alle tematiche di cui mi pongo quotidianamente delle domande e ciò che ad oggi mi attanaglia più di tutto sono il futuro, il senso di smarrimento e la concezione del tempo.
Parliamo delle tue produzioni. Oggi presentiamo in anteprima “Global Obscurity”, una traccia estratta dal tuo secondo EP “Sequential Analog Memory Pt. 2”. Ci racconti come nascono questi due Ep e cosa li lega?
È stato un processo lungo e arduo durato quasi tre anni, che ha avuto diverse fasi e concept in cui ho dovuto mettere in discussione me stesso e il mio modo di fare musica. Il tutto però è nato grazie alla collaborazione visiva di un mio caro amico Arice CG, art director che ha collaborato con nomi del calibro di Skirllex, Etro e Adidas e che, grazie alla sua visione, è stata la prima e forse l’unica persona a stimolarmi nel fare qualcosa che sentissi mio e che non seguisse le tendenze del momento. Quindi le prime bozze sono nate da un processo inverso ed intrinseco, perché sono stati i suoi lavori (alcuni dei quali divenuti poi copertine) ad ispirare le prime melodie e atmosfere. Questo di conseguenza mi ha aiutato a definire quello che volevo raccontare, infatti se nella prima parte le ritmiche meccaniche e ossessive scandiscono l’uomo come prodotto industriale, consumatore e consumato a sua volta, costretto a rinunciare ad ogni manifestazione della propria individualità, nella seconda invece le sonorità dai risvolti epici cercano di scardinare questo sistema, per andare alla ricerca della propria autentica voce. Una sorta di metamorfosi dello spirito in cui l’uomo accetta la vita nella sua totalità scacciando la paura, l’obbedienza e la razionalità. Perdiamo infatti troppo tempo nel fare cose utili solamente ai fini sociali e burocratici e che non ci permettono di capire la nostra attitudine e personalità, perché tutto quello che pensiamo e diciamo è inserito in un contesto infinito di crescita economica e non umana, dove c’è posto solamente per l’apparenza e l’illusione. Ecco ciò che lega ma allo stesso modo divide “Sequential Analog Memory Pt.1 e Pt.2” è il concetto di tempo, di come una sua diversa visione, lineare o circolare, possa intrappolare o salvare l’uomo dal globalismo oggi dominante.
Cosa c’è nel futuro di Marco? E in quello di Exumano?
Nel futuro di Marco c’è la voglia di continuare a scrivere musica, tutti i giorni e con la solita routine, ciò che infatti mi interessa è scrivere qualcosa che rispetti la mia persona e i miei interessi. Nel futuro di Exumano invece ci sarà, come annunciato in precedenza, la pubblicazione del secondo EP “Sequential Analog Memory Pt.2”che vedrà la luce su tutti i digital stores il 14 Dicembre e che sarà anticipato dall’uscita di tre singoli, di cui il primo “Global Obscurity” il 28 settembre. Poi sono a lavoro per cercare di portare il mio concept dal vivo in giro per l’Italia e all’estero, e in questo senso, la prima data sarà il 21 Settembre a Reggio Emilia, dove mi esibirò al SPFestival, in piazza San Prospero, un evento esclusivamente di musica elettronica organizzato da associazioni come “Bohemien Club” e “Modular Gallery”, collettivi che puntano ad accrescere la cultura musicale del proprio territorio. Infine sto già lavorando su nuove tracce con la prerogativa di andare avanti piuttosto che guardare indietro, con la voglia di scrivere qualcosa di nuovo.
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