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Roma Modulare, il più atteso evento nel settore dei sintetizzatori analogici, modulari ed eurorack non ha tradito le attese.

Volevamo essere delusi, volevamo essere annoiati, ma neanche questa volta ci siamo riusciti. Perché Roma Modulare non è solo un EXPO, ma un vero parco giochi per musicisti, artisti, sperimentatori ma anche semplicemente per i curiosi. Curiosi di capire questo mondo parallelo della musica fatto di scariche elettriche,  suoni distorti e tantissimi e coloratissimi patch (cavi).

roma modulare

Entrando negli spazi del Monk di Roma la location si è presentata molto funzionale all’evento anche se Milk Audio Store, l’organizzatore della rassegna, era stato costretto a cambiarla all’ultimo secondo per il boom di preiscrizioni.

All’ingresso (gratuito) subito tutti sono stati accolti con un bell’omaggio, una bag firmata Roma Modulare, ovviamente nera. Poi, appena girato l’angolo del botteghino, l’accesso direttamente nello spazio Teatro, la zona del locale allestita a EXPO.

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L’impatto è stato suggestivo. Tante persone, tanti moduli, tanti synth e molti rumori che si mescolavano al vociare dei presenti che parlavano almeno sette lingue. Come il francese dei parigini di Ritual Electronics e il finlandese di GENELEC®, ma anche il tedesco dei pionieri di Doepfer Musikelektronik GmbH.

I brand invitati però sono stati veramente numerosi, c’erano in sostanza i migliori marchi del settore come Moog, Novation e Arturia, solo per citarne alcuni. Tanti, poi, i prodotti made in italy, come The Godfather, (protagonista in giacca e cravatta di uno dei seminari) e la scuola di musica tra le più rinomate realtà didattiche musicali di respiro internazionale, la Sant Luis Music College.

Toccare tutto, manipolare e testare, si poteva smanettare con ogni singolo oggetto in esposizione. Inoltre è stato possibile parlare direttamente con i produttori, tutti molto disponibili ed entusiasti di spiegare il loro prodotto. C’era un bel clima, a parte il freddo della giornata.

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Non è mancata l’innovazione. Theremin potenziati, moduli Eurorack, strane pedaliere per chitarre. Ma una cosa ha particolarmente attirato la nostra attenzione, “Stellaria”, una specie di fiore elettronico con tanto di petali fotovoltaici, una sorta di girasole robot che reagiva alle fonti di luce, alla temperatura e all’umidità ed emetteva suoni, in modo indipendente, generati dagli stami-oscillatori. Veramente notevole, ma più un’istallazione artistica che uno strumento (JolinLab).

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I workshop all’Osteria

Da ricordare anche la parte dei workshop. Cinque seminari che si sono alternati nella zona Osteria del locale. Qui le cose si sono fatte interessanti grazie alla spiegazione, direttamente dai protagonisti, del funzionamento di determinate macchine. Neanche a dirlo il più appassionante è stato l’ultimo, con Enrico Cosimi in cattedra che ha raccontato l’Arturia Minifreak (Midiware), per il suo modo unico di parlare e di intrattenere.

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Il pubblico è stato talmente tanto per Cosimi che nonostante lo spazio molti hanno assistito in piedi. Ma anche gli altri non sono stati da meno. Oltre alla passione che è stata trasmessa, c’è un’altra cosa che con i workshop è stata lampante.

L’ambiente era pieno di  ingegneri del suono, ingegneri a vario titolo, nerd e affini, ma dalle loro azioni e dalle loro parole sembravano quasi più artisti che tecnici, veri e propri scultori del suono. Perché quel suono metallico distorto, che ai più potrebbe sembrare solo rumore di una stazione radio che non prende, loro lo ingabbiano, lo modellano, lo filtrano, lo modulano facendone uscire ritmi, poliritmi e note limpide, in altre parole: musica.

a tal proposito ricordiamo: Mika Vainio

Unica pecca a nostro avviso: la mancanza totale di live musicali, come invece era avvenuto nelle passate edizioni e come era anche previsto da programma, attività necessaria per mostrare il vero potenziale e le reali applicazioni di queste fantastiche macchine analogiche.

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Fortunatamente anche il tempo è stato clemente fino a conclusione della manifestazione, poi ha iniziato a piovere.

Arrivederci all’anno prossimo!

foto di copertina e in b/n: Luca Cappuccio