Dopo l’annuncio dell’addio alla scena musicale apparso sui suoi social, abbiamo raggiunto e intervistato Abu Qadim Haqq, precursore dell’Afrofuturismo, per capire meglio questa scelta.
Se qualcuno non lo sapesse Abu Qadim Haqq, detto “The Ancient”, è considerato l’inventore della Techno Visual Art, precursore dell’Afrofuturismo. Una leggenda nell’ambiente techno, che ha influenzato migliaia di artisti, nonché ambasciatore dell’arte visuale di Detroit nel mondo.
Ultimamente però, Abu, sui suoi canali, ha condiviso dei post che notificano la sua decisione di allontanarsi dal mondo della musica, ritirando contemporaneamente anche la sua compagnia, la Third Earth Visual Arts.
Quello che possiamo dire subito di Haqq è che si tratta di un personaggio che nella vita ha delle idee ben precise, anche contestabili, le quali a volte si allontanano decisamente dall’opinione popolare. D’altro canto è sicuramente un uomo diretto, sincero, che dice quello che pensa, anche a costo di essere isolato.
“Il mio stile di lavoro sarebbe considerato afrofuturismo¹, ora. Anche se lo facevo anni prima che quel nome fosse creato.”
– A.Q.Haqq
¹ Il termine ‘afrofuturismo’ fu coniato dal critico culturale americano Mark Dery, nel 1993, nel suo saggio “Black to the Future“. Abu Qadim Haqq era già attivo nel 1989, ndr.
Soprattutto Abu non è uno che le manda a dire, come si evince da alcune risposte senza mezzi termini alle nostre domande. Ad esempio quando ci spiega di questa sua volontà di allontanarsi dalla scena musicale o quando parliamo di “Black Lives Matter”. Movimento che negli USA, di questi tempi, sta attraversando un periodo di crisi dovuto alle critiche mosse sul presunto uso improprio del denaro, proveniente dalle ingenti donazioni.
Abbiamo, però, parlato un po’ di tutto, del suo personale approccio all’arte, ma anche di manga e di cinema, di Afrofuturismo e certamente di musica; scoprendo la sua passione per diversi generi, dalla techno al metal, dall’hip-hop alla disco.
“Sono stanco di essere ghostato, ignorato e mancato di rispetto da persone che conosco da decenni.”
– A.Q.Haqq
Crescere a Detroit
Nato proprio nella Motor City il 24 dicembre del 1968, Abdul Qadim Haqq ha sempre spiccato il volo con la sua fantasia sin da piccolo, quando, per problemi di salute, era costretto a restare a casa.
In quei giorni, infatti, non c’era niente di meglio da fare che fantasticare su una vita avventurosa, disegnarla e metterla anche per iscritto su fogli di carta.
Più tardi, intorno ai 12 anni, il padre gli comprò la sua prima radio, era il 1980. Da quel momento, chiuso nella sua cameretta, cominciò ad ascoltare i vari programmi musicali tra i quali quelli del mitico “The Electrifying Mojo”, Charles Johnson. Le sue trasmissioni radiofoniche andavano oltre i vari generi, passando qualsiasi cosa incrociasse il suo gusto.
Mojo introdusse nel mercato radiofonico di Detroit gente come Prince, Kraftwerk, The B-52’s, Run DMC, Alice Cooper, Michael Jackson. Anche Derrick May e Juan Atkins produssero alcuni remix per il celebre radio-show.
Insomma, fu praticamente d’ispirazione a una intera generazione di musicisti, tra i quali ritroviamo, per l’appunto, i The Belleville Three, futuri fondatori della Detroit Techno (storie che si intrecciano nel corso del tempo).
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La svolta – Center of Creative Studies
La svolta per Abu Qadim Haqq, però, avvenne qualche anno più tardi. Abu aveva 20 anni, era il 1989, e durante il college, al Center of Cretive Studies di Detroit, incontrò proprio Derrick May il quale gli propose il suo primo lavoro per la sua etichetta, la Trasmat.
A seguire poi, arrivarono anche offerte da Kevin Saunderson, Atkins, e Jeff Mills, con gli Underground Resistance, e molti altri ancora.
Uno di questi fu il compianto James Stinson. Lo studio di Stinson, all’epoca, distava soli due isolati dalla casa di Haqq, così una mattina verso la fine degli anni ’90, Abu andò a trovarlo.
Quel giorno, nel salotto, i due immaginavano metropoli-bolla subacquee, creature anfibie e grandi guerrieri marini nati dalle donne incinte che, durante la tratta degli schiavi, morirono e furono gettate in mare.
In sostanza si cominciava a parlare di un nuovo concept per il progetto di James, i Drexciya (1992-2002).
Da lì a poco uscì l’album “Neptune’s Lair” (Tresor, 1999) con l’artwork di Abu Qadim che diede inizio all’epopea Drexciyana.
Il resto è storia, musica e una saga di graphic novel, “The Book of Drexciya”, a cui collabora anche Dai Satō, sceneggiatore, tra le altre, di Cowboy Bebop e Ghost in the Shell.
Ma eccoci qui, trentatré anni dopo l’inizio di quel percorso che lo ha portato fino a questo momento, fino alla sua scelta di dire addio alla scena musicale e alla nostra intervista.
Ciao Abu, è un onore averti su Parkett e poter scambiare qualche idea sul tuo lavoro, i tuoi pensieri e la musica. Cominciamo dall’inizio. Chi è Abdul Qadim Haqq? Raccontaci un po’ la tua storia. Com’è iniziato il tuo percorso artistico e quando ti sei avvicinato al mondo della musica elettronica?
Saluti a te Nicola.
Il mio percorso artistico è iniziato quando ero un ragazzino, un ragazzino cresciuto negli anni ’70. Disegnavo storie e creavo libri. Più tardi, negli anni ’80, mi sono concentrato principalmente sui corsi d’arte. A quel tempo, Detroit era in cattive condizioni. Ma io non ero a conoscenza della maggior parte delle cose negative grazie alla famiglia amorevole in cui sono nato. Sono cresciuto con una madre e un padre, mentre molti bambini neri no. Per lo più stavo per conto mio ed ero molto introverso.
Ed è al college che ho iniziato ad ascoltare musica elettronica con Electrifying Mojo e The Wizard (Jeff Mills, ndr).
Subito una domanda difficile: sei praticamente l’inventore della Techno Art, ma quanto ancora oggi, a tuo avviso, l’artwork di un disco pesa su una release musicale?
Penso che possa influenzare notevolmente l’aspetto, la sensazione e il ricordo di una release. Quando colleghi l’arte alla musica, secondo me diventa un prodotto migliore.
Com’è nata l’idea di Third Earth Visual Arts? C’è un progetto techno-art cui ti senti particolarmente legato?
È stata un’idea iniziata da amici del college della scuola d’arte. Ma dopo alcuni anni sono rimasto l’unico a dedicarmici. Di progetti ce ne sono molti in un arco di 33 anni. Sono affezionato a “Knights of the Jaguar” e “Analog Assassin“.
Allora com’è cambiato il tuo lavoro nel corso del tempo? E qual è il tuo rapporto con la tecnologia grafica?
All’inizio era per lo più arte tradizionale. Direi dal 1989 al 2000. Solo fotografare quadri fatti a mano. Poi Adobe Photoshop ha iniziato ad assumere un ruolo rilevante. Per me questo è avvenuto dal 2000 al 2018. Dal 2018 circa, invece, ho iniziato a utilizzare la pittura digitale dal mio iPad. Quest’anno mi è stata presentata l’arte dell’intelligenza artificiale.
Tutto continua ad evolversi e cambiare.
Da maestro dell’arte visuale quale sei, come ti rapporti con le forme e i colori? C’è qualche colore in particolare, ad esempio, che non ti piace usare?
Mi piace che le forme siano dinamiche e che i colori siano vibranti. Non riesco a pensare a colori che non mi piacciono. Cerco spesso ispirazione nei vecchi maestri. Guardo sempre all’arte di Frank Frazetta per trovarla. Ma mi piacciono anche molti artisti di fumetti e manga. A volte ancora li colleziono. Come del resto faccio anche con i videogiochi.
Sappiamo, infatti, del tuo grande amore per l’animazione giapponese e il cinema. Ci sono dei film in particolare che ti hanno ispirato e quali sono i tuoi anime preferiti?
Ce ne sono molti. Ad esempio il film originale di Black Panther mi ha ispirato molto. Ma anche molte pellicole più vecchie. La trilogia originale di Star Wars, Star Trek 2: TWoK, Aliens, la trilogia de Il Signore degli Anelli e molti altri ancora.
Invece tra i miei anime preferiti ci sono Cowboy Bebop, Naruto, Naruto Shippuden, Samurai Champloo, Gundam Wing, Robotech.
C’è invece qualche artista o fumettista italiano che conosci e apprezzi particolarmente?
Certo, sicuramente Da Vinci, Michelangelo e Caravaggio. Li ho conosciuti quando studiavo al college d’arte. Mi piacciono anche Paolo Serpieri e Milo Manara.
L’estetica del tuo lavoro spesso è collocabile nella corrente culturale dell’Afrofuturismo. Cos’è per te l’Afrofuturismo?
Il mio stile di lavoro sarebbe considerato afrofuturismo, ora. Anche se lo facevo anni prima che quel nome fosse creato. L’afrofuturismo riguarderebbe i popoli africani che raggiungono un’elevata civiltà e tecnologia.
Per me questo significa percepire il regno quantico, il viaggio nello spazio interstellare e gli stati superiori di coscienza e di sviluppo.
Ma tu sei credente? Credi in qualcosa di ultraterreno dopo la morte?
Mi ritengo una persona altamente spirituale. Credo che l’anima possa ascendere a dimensioni superiori.
Abu fai parte della comunità afroamericana di Detroit, una delle città simbolo per i diritti civili degli afroamericani. Così, parlando di afrofuturismo non riesco a non pensare al movimento “Black Lives Matter”, a mio avviso strettamente correlati. Cosa pensi al riguardo?
Le persone che gestivano “Black Lives Matter” erano un gruppo di truffatori razziali che usavano le donazioni per acquistare ville e altri lussi. Penso che siano abbastanza spregevoli. Oltretutto non sono d’accordo con la loro ideologia neo-marxista.
Arriviamo alla domanda fatidica, com’è maturata la decisione, dopo 33 anni di carriere, di voler allontanarsi dalla scena musicale?
Sono stanco di essere ghostato, ignorato e mancato di rispetto da persone che conosco da decenni.
Nella mia età avanzata preferisco trovare relazioni più profonde e circondarmi di persone che hanno onore e rispetto reciproco l’una per l’altra. Andare nei club e alle feste è bello, ma mi piacerebbe avere relazioni oltre a questo.
Perché ti senti ignorato?
Le persone che conosci da anni e decenni all’improvviso non ti contattano più. Di recente un famoso fondatore della techno mi ha chiesto di fare un logo. Gli ho mostrato alcune idee e ho chiesto un versamento. Non l’ho più sentito. Lo conosco da trentatré anni.
Ho capito. Anche se stai andando verso il ritiro vedremo ancora qualche avventura dei Drexciyani? In teoria dovrebbero uscire altri capitoli.
Ho in programma molte altre storie di Drexciya. Molte altre graphic novel, penso almeno altre 8. È una storia vasta ed epica da raccontare.
Terminiamo con qualcosa di più leggero. Se potessi fare un festival con i tuoi artisti preferiti (non per forza techno), così giocando, immaginiamo “l’Abuqadim Fest” quale sarebbe la tua scaletta?
- Metallica (Heavy Metal, ndr)
- Iron Maiden (Heavy Metal, ndr)
- Public Enemy (Hip Hop/Rap, ndr)
- Jeff Mills (Detroit Techno, ndr)
- Dizzy Gillespie (MPB, Pop, Jazz – uno degli inventori e figura chiave del bebop e del jazz moderno, ndr)
- Gerald Donald (Detroit Techno – componente Dopplereffekt, Drexciya, ndr)
- Oddisee (Hip Hop/Rap – componente Diamond District, ndr)
Un bel mix di generi! Ok, allora come al solito nelle mie interviste ti lascio una spazio libero per poter condividere con noi un tuo pensiero, un’istanza a cui tieni particolarmente, e nel frattempo colgo l’occasione per ringraziarti del tuo tempo e della tua disponibilità.
Mi interessa soprattutto la verità. Per me è molto meglio alla fine conoscere la verità su quante più cose possibili. Anche se a volte ha portato a un viaggio solitario e al dolore.
Grazie Abu.
Grazie a te. (Mi saluta in italiano)
Foto personali gentilmente concesse da Abu Qadim Haqq, archivio privato.
ENGLISH VERSION
Ciao Abu, it is an honor to have you on Parkett and be able to exchange some ideas about your work, your thoughts and music. Let’s start from the beginning. Who is Abdul Qadim Haqq? Tell us your story. How did your artistic journey begin and when did you approach the world of electronic music?
Greetings Nicola.
My artistic journey began when I was a small boy growing up in the 70’s. I would draw stories and make books. Later in the 80’s I mostly concentrated on art classes. At this time in the 80’s Detroit was in bad shape. I was unaware of most of the negative elements because of the loving family I grew up in. I grew up with a mother and father but many black kids did not. I mostly kept to myself and was very introverted.
In high school I would listen to the Electrifying Mojo and The Wizard (Jeff Mills, ed).
Immediately a difficult question: you are practically the inventor of Techno Art, but how much, in your opinion, the artwork of a record still weighs on a music release?
I think it can greatly affect the look, feel and memory of a release. When you connect art with music it becomes a greater product in my opinion.
How did the idea of Third Earth Visual Arts come about? Is there a techno-art project you feel particularly attached to?
It was an idea started by college friends from art school. I was the only one that remained dedicated to it after a few years. There are many over a span of 33 years. I am fond of the Knights of the Jaguar and the Analog Assassin.
So how has your work changed over time? And what is your relationship with graphics technology?
In the beginning it was mostly traditional art. I would say from 1989 to 2000. Just taking photographs of paintings done by hand. Then Adobe photoshop started taking a greater role. For me this was from 2000 to 2018. Since around 2018, I began using digital painting from my iPad. This year I was introduced to AI art.
Everything keeps evolving and changing.
As a master of visual art which you are, how do you relate to shapes and colors? Is there any color in particular, for example, that you don’t like to use?
I like for shapes to be dynamic and for colors to be vibrant. I can’t think of any colors I don’t like. I look to the old masters for inspiration quite often. I always look at Frank Frazetta’s art for inspiration. I also like many comic and manga artists. I still collect comics sometimes. Also video games.
We know, in fact, of your great love for Japanese animation and cinema. Are there any particular movies that have inspired you and what are your favorite anime?
There are many. For example the original Black Panther movie inspired me a lot. But also many older films. The original Star Wars trilogy, Star Trek 2: TWoK, Aliens, The Lord of the Rings trilogy and many more.
Instead, among my favorite anime there are Cowboy Bebop, Naruto, Naruto Shippuden, Samurai Champloo, Gundam Wing, Robotech.
Is there any Italian artist/cartoonist you know and particularly appreciate?
Of course, Da Vinci, Michelangelo and Caravaggio. I learned about them in art college. I also like Paolo Serpieri and Milo Manara.
The aesthetics of your work can often be placed in the cultural current of Afrofuturism. What is Afrofuturism for you?
My style of work would be considered Afrofuturism now. Although I was doing it years before that name was created. Afrofuturism is about African peoples achieving high civilization and technology.
For me this means perceiving the quantum realm, interstellar space travel and higher states of consciousness and development.
But, do you believe in something otherworldly?
I’m a highly spiritual person. I believe the soul can ascend to higher dimensions.
Abu, you are part of the African American community, especially that of Detroit, one of the symbolic cities for the civil rights of African Americans. Thus, speaking of Afrofuturism I can’t help but think of the “Black Lives Matter” movement, closely related in my opinion. What do you think about it?
The people that ran “Black Lives Matter” were a bunch of race grifters that used the donations to buy mansions and other luxuries. I think they are quite despicable. And I do not agree with their neo-Marxist ideology.
Let’s get to the fateful question, how did you make the decision, after 33 years of career, to want to leave the music scene?
I’m tired of being ghosted, ignored and disrespected by people I’ve known for decades.
In my older age I prefer to find deeper relationships and surround myself with people that have honor and mutual respect for each other. Going to clubs and parties is nice but I would like to have relationships beyond that.
Why do you feel ignored?
People you’ve known for years and decades all of a sudden don’t contact you anymore. I had a famous techno founder asked me to do a logo recently. I showed him some ideas and asked for a deposit. I never heard from him again. I’ve known him for thirty three years.
I understand. Even if you’re on the road to retiring, will we still see any Drexciyan adventures? In theory, more chapters should come out, or am I wrong?
I plan on many more Drexciyan stories. Many more graphic novels, I think at least 8 more. It is a vast and epic story to tell.
Let’s finish with something lighter. If you could make a festival with your favorite artists (not necessarily techno), playing like this, let’s imagine “the Abuqadim Fest” what would your lineup be?
- Metallica (Heavy Metal, ed)
- Iron Maiden (Heavy Metal, ed)
- Public Enemy (Hip Hop/Rap, ed)
- Jeff Mills (Detroit Techno, ed)
- Dizzy Gillespie (MPB, Pop, Jazz – one of the inventors and key figure of bebop and modern jazz, ed)
- Gerald Donald (Detroit Techno – Dopplereffekt component, Drexciya, ed)
- Oddisee (Hip Hop/Rap – Diamond District component, ed)
A nice mix of genres! Ok, so as usual in my interviews, I’ll leave you a free space to be able to share your thoughts with us, an instance you particularly care about, and in the meantime, I’ll take this opportunity to thank you for your time and your availability.
I care mostly about the truth. Although it has led to a lonely journey and pain sometimes, for me it is much better in the end to know the truth about as many things as possible.
Grazie Abu.
Grazie a te. (He says goodbye to me in Italian)
Personal photos courtesy of Abu Qadim Haqq, private archive.