A tu per tu con Frank Heinrich aka “Reboot”, in occasione del nuovo remix per Damian Lazarus e Gorgon City, in uscita su Crosstown Rebels.
Facciamo insieme un po’ di matematica. Prendi tre inglesi e mettili in uno studio musicale, lasciandoli liberi di creare. Mentre lavorano, aggiungi una cantante americana dalla voce dolce e soave. Poi, dai quel che ne esce in mano ad un tedesco e metti anche lui in uno studio musicale, con l’input di creare magia.
Cosa ottieni da tutto questo? Un autentico gioiellino. Metafore scolastiche a parte, questa è la descrizione anonima di quello che è successo tra Damian Lazarus, Gorgon City, Leia Contois e Reboot.
Disponibile da oggi in questo link una nuova infusione di sapori e culture, un “must have” nella borsa di tutti i DJs che si considerano al passo con i tempi.
“Start Over”, rilasciata già nello scorso aprile, acquista tutt’un altro sapore con il lavoro di ristrutturazione di Reboot.
Heinrich non lascia spazio a critiche o opinioni contrastanti: con la sua esperienza, è riuscito a bilanciare lo spazio che merita la voce di Leia Contois con la base strumentale di Lazarus e Gorgon City, aggiungendo il proprio tocco magico.
Assistiamo ad un trionfo di suoni: Reboot infonde generosamente percussioni latine che accompagnano come un tappeto di velluto tutta la traccia. Sopra, installa aggressivi sintetizzatori che evocano gocce di acqua densa che pian piano pervadono tutta la stanza.
E ancora, tanto per essere fedele al proprio nome, Reboot decide di ridimensionare anche lo spazio dedicato alla voce di Leia Contois, conferendole lo splendore del tesoretto ritrovato, quella punta di dolce che non guasta mai, il sapore più intenso che spicca sugli altri quando mangi un piatto di alta cucina.
Ma tutto questo, ahinoi, non basta: noi di Parkett abbiamo chiesto a Reboot qualcosa di più.
Volevamo sapere precisamente che cosa avesse guidato Mr. Heinrich nel processo creativo di questo remix, conoscere la sua storia e la sua ispirazione in maniera più approfondita.
Per questo, gli abbiamo chiesto una piccola intervista. Due chiacchiere tra amici, tra Reboot e Parkett. Lui, da buon amante dell’Italia, non se l’è fatto chiedere due volte.
Signori e signore, lettori tutti, è nostro piacere presentarvi, direttamente dalla Germania, Frank Heinrich, Mr. “Reboot”.
ITALIAN – ENGLISH
Ciao Frank, grazie per essere qui con noi oggi. Vorrei iniziare con una presentazione di te prima di approfondire il tuo ultimo progetto. Chi sei? Voglio dire, chi è Frank Heinrich prima di diventare Reboot?
Grazie per avermi invitato. Sono cresciuto in un sobborgo di Francoforte, sono andato a scuola qui e sono stato assorbito musicalmente dal suono della città nei primi anni ’90. La musica era solo un hobby a quei tempi, quindi ho deciso di dedicarmi a qualcosa di solido, ho studiato economia aziendale e ho lavorato per una società di consulenza manageriale. Dopo che la mia carriera di artista è decollata nei primi anni 2000, ho deciso di dedicarmi alla mia passione per un po’. Considero un grande dono poterlo fare ancora 15 anni dopo.
Quando e come hai avuto l’ispirazione di diventare dj e produttore? Qual è stato il momento in cui ti sei detto: “Ok, non diventerò mai un medico o un avvocato?”.
Ad essere onesti, non è andata così. Piuttosto il contrario. È stato più che altro un momento in cui non ho mai pensato che sarei stato in grado di guadagnarmi da vivere con la musica. Così ho scelto di diventare un “professionista classico” ma alla fine sono diventato un artista. Tutto questo è successo e basta, più di quanto fosse stato pianificato all’inizio. Il momento in cui ho capito che volevo imparare come si producono questi suoni meravigliosamente strani è stato quando ho visitato l’Omen Club di Francoforte all’inizio degli anni ’90 e all’epoca avevo circa 14 anni. L’energia della sala, il suono e l’incredibile intensità dell’insieme mi hanno completamente rapito. Così ho iniziato a dedicarmi alla sintesi e alla programmazione dei suoni. Ormai non mi vedo più a fare qualcosa di diverso. All’epoca non era così chiaro.
Qual è il tuo rapporto con la musica? Quali sono le sensazioni che provi quando entri nel tuo studio e quali quelle che provi quando sei ai piatti durante un evento?
Se proviamo ad immaginare quanto sarebbe triste e desolato un mondo senza musica, ci rendiamo subito conto del significato su larga scala. Per me la musica significa divertimento, relax, viaggio, ma anche conoscere cose nuove, superare il familiare, ampliare i miei orizzonti, memorizzare certi momenti, godere della fisicità, trarre forza, provare sentimenti. Quando lavoro a nuove idee in studio o quando viaggio, lascio in gran parte il mio ambiente, sono nel mio microcosmo e cerco di sviluppare una storia dal caos, dalla binarietà e dalle coincidenze. Spesso cerco di riprodurre una certa esperienza. Sul palco, invece, cerco di stabilire una connessione con il mio mondo esterno nel miglior modo possibile. L’obiettivo è divertirmi.
Potresti raccontarci la migliore performance che ricorda? E perché è stata così speciale per lei?
Tra i tanti momenti incredibili che ho potuto vivere grazie alla musica, ne ricorderò sempre uno in particolare. Intorno al 2008 ho fatto tappa in Argentina durante il mio primo tour in Sud America. Suonavo prima di Ricardo Villalobos in un grande festival. Come ultima canzone del mio set ho suonato Caminando per la prima volta. Il brano è stato creato durante questo tour. Ricardo ha reagito in modo molto emotivo sul palco, mi ha detto che suo zio era il compositore originale della canzone e mi ha raccontato quanto fosse importante per il movimento cileno per la libertà attivo in quell’epoca. Un momento emotivo molto speciale.
Quando sei in sessione di produzione, come senti che stai andando nella direzione giusta; intendo dire quale sensazione scatena il “sì, questa è la mia melodia”?
Se dopo un’ora al massimo non si sente un groove da paura o un click di un altro livello, allora provate qualcosa di diverso. Se lo stesso loop non è ancora diventato noioso dopo 8 ore, allora probabilmente siete sulla strada giusta.
Curiosiamo nella tua borsa dei dischi: potresti condividere il tuo brano preferito per l’apertura, quello per il momento di picco e quello per la chiusura?
Cambia continuamente, dipende totalmente dalla situazione e per lo più si tratta di brani inediti. Attualmente una delle mie intro preferite è “In the search of silver” di Martin Buttrich mixata con la traccia “Subatom” di Miroloja. Per il peaktime suggerirei il mio ultimo EP su Cécille Records “Bako”. Molto trainante ed energico. Chiuderei la serata con il fantastico rework breakbeat di “Global Communications – 14:31” di Maher Daniel. Un brano epico!
Qual è il tuo pezzo forte, la canzone che fa capire che si tratta di Reboot durante una serata?
Credo che io debba per forza dire “Caminando”.
Qual è la canzone che ti rende davvero orgoglioso di te stesso? Quella più premiata o quella che ti fa emozionare o quella che ti ha fatto appassionare di più al vostro lavoro?
Anche questo non è facile. “Caminando” è la canzone che, di per sé, ha avuto il maggiore impatto sulla mia carriera. Dopo l’uscita si sono aperte improvvisamente delle porte e la mia carriera è passata ad un altro livello. Dal punto di vista del produttore, invece, si tratta di brani poco appariscenti con i quali ho un rapporto molto speciale. “For a shadow to dance with” del mio album aLIVE, per esempio, è stata creata durante una fase particolare di sconvolgimento della mia vita e significa molto per me.
Parliamo del tuo ultimo remix. Come è stato remixare Damian Lazarus e Gorgon City? Cosa hai provato?
Ovviamente mi sono sentito molto felice e onorato di ricevere la richiesta. Damian mi sostiene da molti anni e seguo l’etichetta sin dalle sue prime uscite. In passato ho avuto la fortuna di pubblicarci un remix, quindi sapevo che lavorare di nuovo con Crosstown sarebbe stato fantastico.
Crosstown Rebels è un’etichetta importante, che ospita artisti come Ali Love e Lee Foss. Un artista come te, riconosciuto per i suoni tech ma anche aperto alle melodie latine, è in linea con il roster di Crosstown Rebel. Cosa ne pensi?
La gamma musicale che Crosstown pubblica da molti anni non è solo grande, ma è stato anche un fattore essenziale nella decisione di lavorare insieme. Il successo commerciale è ovviamente qualcosa di grandioso, ma può anche contribuire a far sì che le basi musicali, la gioia della scoperta e la capacità di pensare fuori dagli schemi vengano trascurate. Su questa base, è fantastico vedere che anche per un’etichetta indie più grande come Crosstown Rebels, la diversità non solo può essere possibile, ma è anche un fattore sostanziale dell’identità dell’etichetta.
Che cosa ti ha spinto a realizzare questo remix? Qual è il messaggio o l’idea che volevi condividere?
Di solito affronto il tema del remix in modo tranquillo e sistematico. Cerco le parti con le quali riesco a stabilire una connessione più rapida e cerco di concentrarmi completamente su di esse. In questo caso si trattava soprattutto delle percussioni, che nell’originale non erano molto a fuoco. La voce di Leia Contois è fantastica, ma non doveva essere l’elemento principale della mia versione: doveva esserlo la linea di basso. All’inizio ho fatto alcuni tentativi per integrare maggiormente le melodie e le voci, ma insieme a Damian abbiamo deciso di mantenere il remix molto grezzo, orientato al club, glitch e trainante. Il remix si trova chiaramente a suo agio nel contesto dei club e non vuole essere altro che cibo appetitoso per i DJ.
Cosa possiamo aspettarci da Reboot nel prossimo futuro?
L’autunno e l’inverno di quest’anno sono stati ricchi di nuove uscite. Di recente ho pubblicato nuovi EP su Cécille Records, Pleasure Zone, Personality Disorder e Moan. Il remix per Crosstown Rebels è la ciliegina sulla torta per il 2022, per così dire. Le prime uscite del prossimo anno sono già in fase di stampa fisica e arriveranno nei negozi in primavera. Oltre a questo, naturalmente l’anno prossimo pubblicherò molta nuova musica, viaggerò il più possibile per recuperare i momenti che ci siamo persi negli ultimi anni e farò del mio meglio per far divertire gli ascoltatori.
Eventi in programma?
Come sempre un sacco di tour in Italia. Qui ho la mia più grande fanbase e ormai mi sento un mezzo italiano. Il prossimo appuntamento è il compleanno del mio caro amico HITO a Napoli il 17 dicembre. Poi ho serate a Francoforte, Trani e Bari durante le vacanze di Natale e Verona a gennaio. Il modo migliore per tenersi aggiornati è il mio profilo Instagram.
Ti senti mai stanco di tutto questo? Qualche volta vorresti cambiare la tua vita attuale o no?
Come in ogni professione, anche per i DJ e i produttori ci sono aspetti del loro lavoro che possono risultare stancanti. Come la maggior parte dei miei colleghi, non posso dire di essere pagato per fare musica, ma piuttosto per tutto ciò che ne consegue. Lo stress da viaggio, la mancanza di sonno, la tensione dovuta al desiderio di soddisfare le aspettative e la solitudine sono sicuramente compagni di viaggio. È spesso estenuante dal punto di vista fisico e mentale? Naturalmente. Voglio cambiare radicalmente la mia vita per questo motivo? Assolutamente no! Come in qualsiasi altra professione, si sviluppano strategie per affrontarlo al meglio. Non voglio smettere di seguire la mia passione. Questa è la mia strada e la percorro con grande gioia.
Quale potrebbe essere il tuo consiglio a un principiante che vuole entrare in un ambiente in rapida ascesa come quello musicale?
Nella stragrande maggioranza dei casi, il “successo improvviso” è preceduto da un lungo periodo di lavoro. Ogni giorno. Ancora e ancora. Finché non si capiscono le basi del proprio mestiere, non si è stabilita un’identità come artista e non si è riusciti a convincere gli altri delle proprie idee. Dovete credere in voi stessi, trovare il vostro sound, rimanere fedeli a voi stessi e non smettere mai di lavorare. Ogni agente e manager vi dirà quanto siano importanti i media al giorno d’oggi. Questo è ovviamente vero ed è una parte essenziale del lavoro quotidiano. Personalmente, però, vorrei che fossero il talento, la tenacia e il duro lavoro a gettare le basi per la riuscita di tutto questo.
Grazie mille Frank, dal profondo del nostro cuore.
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ENGLISH VERSION
Hi Frank, thank you for being with us today. Iwould like to start with an introduction of you before deep diving on your latest project. Who are you? I mean, who’s Frank Heinrich before becoming Reboot?
Thanks for having me. I grew up in a suburb of Frankfurt, went to school here and was socialized musically by the sound of the city in the early 90`s. Music was just a hobby back then, so I decided on something solid, studied business administration and worked for a management consultancy. After my career as an artist took off in the early 2000s, I decided to pursue my passion for a while. I consider it a great gift to still be able to do this 15 years later.
When and how did you get the inspiration of becoming a dj and producer? Which was that (lightbulb) moment when you told yourself: “Okay, I won’t never become a doctor or a lawyer?”
To be honest, it didn’t turn out that way. Rather the opposite. It was more like, I never thought I would be able to make a living from music. So I chose to become an “academic” but ended up as an artist. All that happened, more than was originally planned. The moment I realized that I wanted to learn how these wonderfully weird noises are made was when I visited the Frankfurt Omen Club in the early 90s and I was around 14 years at the time. The energy in the room, the sound and the unbelievably intense togetherness knocked my shoes off at the time. So, I started to dig into synthesis and programming. By now, I do not see myself doing anything different ever again. Back then, it wasn’t that clear.
What is your relationship with music? Which are your feelings when you step in your studio and which are the feelings when at the decks during a gig?
If we try to imagine how sad and desolate a world without music would be, we quickly see the meaning on a large scale. For me, music means fun, relaxation, a journey, but also getting to know new things, exceeding the familiar, broadening my horizons, memorizing certain moments, enjoying the physicality, drawing strength, feeling feelings. When I’m working on new ideas in the studio or when I’m traveling, I leave my environment to a large extent, I’m in my own microcosmos and try to develop a story out of chaos, binary and coincidence. Often trying to reproduce a certain experience. On the other hand, on stage, I try to establish a connection with my outside world as best as possible. I’m all about having fun here.
Could you please tell us the best performance ever you remember? And why has been so special for you?
From the many incredible moments that I was able to enjoy thanks to the music, I will always remember this one in particular. Around 2008 I made a stop in Argentina on my first tour of South America. I was allowed to play in front of Ricardo Villalobos at a big festival. As the last song of my set I played Caminando for the first time. The track was created on this tour. Ricardo reacted very emotionally on stage and told me that his uncle was the original composer of the song and how important the song was to the freedom movement at the time. A very special emotional moment.
When you are in your production session how do you feel that you are heading to the right direction; I mean which feeling trigger the “yes, that’s my tune?”
If it’s not either grooving like hell or clicking on another level after an hour at the latest, then try something different for today. If the same loop still hasn’t gotten boring after 8 hours, then you’re probably on the right track.
Let’s sneak into your record bag: could you please share your favorite track for opening, peak time and closure?
Hmm, that changes all the time, totally depends on the situation and it’s mostly unreleased tracks. Currently one of my favorite intros is “In the search of silver by Martin Buttrich“ mixed with the track “Subatom by Miroloja”. For peaktime I would suggest my latest EP on Cécille Records “Bako”. Very driving and energetic. Closing the night with the fantastic breakbeat rework of “Global Communications – 14:31 by Maher Daniel”. Epic tune!
Which is your signature tune? (The song that make me recognize Reboot)?
I think that would have to be “Caminando”.
What’s the song that make you really proud of yourself? Maybe the most rewarded or the one that makes you emotional or the one where you made you more passionate about your job?
That’s not easy either. “Caminando” is the song that, in and of itself, has had the biggest impact on my career. After the release, doors suddenly opened and my career went to another level. From the producer’s point of view, however, it’s rather inconspicuous tracks that I have a very special relationship with. “For a shadow to dance with” from my aLIVE album, for example, was created during a special phase of upheaval in my life and means a lot to me personally.
Let’s deal about your latest remix. How has been remixing Damian Lazarus? What did you feel?
Of course I felt very happy and honored to receive the request. Damian has been supporting me for many years and I’ve been following the label since their early releases. I’ve been lucky enough to do a remix for the label in the past, so I knew working together would be fantastic.
Crosstown Rebels is a prominent label, house of artists like Ali Love, Lee Foss. An artist like you, recognized for tech sounds but also open to Latin melodies, is in line with Crosstown Rebel’s roster. What do you think about that?
The musical range that the label has been releasing for many years is not only great, but also an essential factor in the decision to work together. Commercial success is of course something great, but it can also contribute to the fact that the musical basis, the joy of discovery and the ability to think outside the box are neglected. Based on that, it’s fantastic to see that even for larger indie label like Crosstown Rebels, diversity can not only be possible, but also a substantial factor in the identity of the label.
What has driven you through this remix? What is the message or idea that you wanted to share?
I usually approach the topic of remixes quiet systematically first. I look for the parts with which I can establish a connection the fastest and try to concentrate fully on them first. In this case it was mainly the percussions, which weren’t really in the focus in the original. The vocals by Leia Contois are fantastic, but shouldn’t be the main element in my version, it should be the bassline. At first I made some attempts to integrate the melodies and vocals more, but together with Damian we decided to keep the remix very raw, club-oriented, glitchy and driving. The remix is clearly at home in the club context and doesn’t want to be any more than tasty fodder for the DJ.
What can we expect from Reboot in the next future?
The autumn and winter of this year was very well filled with new releases. I recently released new EPs on Cécille Records, Pleasure Zone, Personality Disorder and Moan. The remix for Crosstown Rebels is the icing on the cake for 2022, so to speak. The first releases for next year are already in physical production and will hit stores in spring. Other than that, I will of course be releasing a lot of new music next year, traveling as much as possible to catch up on the moments we missed in the last few years and doing my best to give the listeners a good time.
Do you have upcoming shows in your schedule?
As always a lot of touring in Italy. I have my biggest fanbase here and feel like a half Italian by now. Next up is the birthday of my dear friend HITO in Napoli on Dec. 17th. Then I got shows in Frankfurt, Trani and Bari during the Xmas Holidays and Verona in January. The best way to keep up to date is via my Instagram profile.
Are you feeling tired, would you like to change your current life or not?
As in any profession, DJs and producers have aspects of their work that can feel tiring. Like most of my colleagues, I’m not really getting paid for making music, but rather for everything that goes with it. Travel stress, lack of sleep, stressing out because you want to meet expectations, and loneliness are definitely companions. Is that often physically and mentally exhausting? Naturally. Do I want to fundamentally change my life because of this? Absolutely no way! As in any other profession, you develop strategies to deal with it in the best possible way. There is no desire to stop pursuing my passion professionally. This is my path and I continue with great joy.
What could be your advice to a newbie that want to enter in a fast running environment in the musical environment?
In the vast majority of cases, the “overnight success” is preceded by a long period of hustling. Every day. Again and again. Until you understand the basics of your craft, have established an identity as an artist and have been able to convince others of your ideas. You need to believe in yourself, find your own sound, stay true to yourself and never stop grinding. Every agent and manager will tell you how important media is these days. This is of course true and an essential part of the daily work. Personally, however, I would like talent, persistence and hard work to lay the foundation for this.
Thank you Frank, from the bottom of our heart.