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Gabry Ponte, DJ e produttore musicale italiano, si esibirà al Cocoricò, club storico di Riccione. 

Gabry Ponte – DJ, produttore musicale e conduttore radiofonico italiano, nato il 20 aprile 1973 a Torino – è noto per il suo contributo al genere musicale della Italo dance, uno stile di musica elettronica nato in Italia negli anni ’90.  Diventato famoso come membro del gruppo Eiffel 65, ha avuto un grande successo nel 1999 con la canzone “Blue (Da Ba Dee)”. Dopo aver lasciato il gruppo, il DJ torinese ha intrapreso una carriera da solista, pubblicando diversi brani di successo nel corso degli anni, tra cui “La Danza delle Streghe” e “Geordie”

Oltre alla sua carriera musicale, Gabriele Ponte (nome reale dell’artista) ha condotto diversi programmi radiofonici in Italia ed è apparso come giudice nel programma televisivo “X Factor”. Continua a essere una figura influente nella scena dance italiana e la sua musica è apprezzata dai fan di tutto il mondo, tanto da essere chiamato a suonare nella storica discoteca della riviera romagnola: il Cocoricò.

Gabry Ponte

Il Cocoricò.

Il Cocoricò, nota discoteca situata a Riccione, è in funzione dagli anni ’80 ed è diventata una meta iconica per gli appassionati di musica elettronica, sia in Italia che nel resto del mondo.

Il club dispone di diverse piste da ballo (quattro, ndr), ognuna con un’atmosfera e uno stile musicale unici. La pista  principale (Piramide) è un grande spazio aperto con un soffitto alto e un sistema audio all’avanguardia, perfetto per ospitare grandi eventi e performance di DJ e artisti internazionali come Carl Cox, Sven Vath, Tale of Us e molti altri. C’è anche una pista da ballo più piccola (T-Room) che si rivolge a un pubblico più intimo, con un ambiente variopinto e un’attenzione particolare ai talenti locali.

Il Cocoricò è noto per il suo design di grande impatto visivo, con colori vivaci, effetti di luce unici e un’estetica futuristica capace di creare un’esperienza davvero coinvolgente per i frequentatori del club. Nel complesso, è una destinazione vibrante ed eccitante per gli appassionati di musica elettronica, con una ricca storia, un pubblico eterogeneo e un’atmosfera coinvolgente che lo rendono una delle discoteche più popolari d’Italia.

Gabry Ponte

…ed ecco che le strade, ad un tratto, si incrociano.

Diversi anni fa, il club chiese aiuto a Gabry Ponte, o meglio, alla sua società Danceandlove, affinché potesse organizzare le serate estive del Diabolika. Il locale non viveva uno dei sui periodi migliori e la cosa non andò come si sperava.

La nostra domanda è:

Perché fa tanto rumore questa notizia della performance di Gabry Ponte al Cocoricò?

ll mondo della musica elettronica e del business hanno un rapporto complesso che si è evoluto nel corso degli anni. Da un lato, la musica elettronica è un’espressione artistica nata dalle scene underground e dalla cultura DIY( etica nata e diffusa all’interno della cultura punk) che tradizionalmente valorizza l’autenticità, l’indipendenza e la libertà creativa. Dall’altro lato, però, la musica elettronica è cresciuta fino a diventare un’industria di massa che genera miliardi di euro di entrate, con diversi protagonisti coinvolti, tra cui: etichette, promotori, DJ, produttori e sponsor.

Grandi etichette musicali hanno investito nella musica elettronica, ingaggiando artisti e acquisendo etichette più piccole per espandere la loro presenza nel genere. I festival di musica elettronica, come il Tomorrowland e l’Ultra Music Festival sono diventati grandi eventi culturali che attirano migliaia di partecipanti e generano entrate significative attraverso la vendita di biglietti, merchandising e sponsorizzazioni.

In poche parole, il mondo della musica elettronica, pur affondando le sue radici nell’espressione artistica e nella cultura underground, è cresciuto (piaccia o meno, purtroppo) fino a diventare una grande industria in grado di coinvolgere diversi soggetti e interessi, ahimè, commerciali.

Il rapporto tra musica elettronica e business è dunque variegato e continua a evolversi, spinto dall’innovazione tecnologica, dal cambiamento delle preferenze dei consumatori e dagli sforzi degli operatori del settore per adattarsi alle nuove opportunità e sfide.

Ed è proprio qui che vogliamo soffermarci sugli sforzi dei consumatori e degli operatori del settore.

La situazione dei club dopo la pandemia è stata impegnativa e complessa, con molti club che hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà finanziarie e operative a causa delle restrizioni e delle chiusure imposte. In molti Paesi, i club sono stati tra i primi ad essere chiusi e tra gli ultimi a riaprire. Ciò ha avuto un forte impatto sulla sostenibilità economica delle discoteche, molti dei quali hanno dovuto affrontare una significativa perdita di entrate.

È dunque giusto criticare una scelta di un club come quello del Cocoricò, in un periodo storico tanto complesso? 

Da parte dei cultori della musica, o dei fan storici della discoteca di Riccione, potrebbe esserlo. Sembrerebbe quasi un’eresia. Anni di techno, cultura underground e rivoluzione intellettuale: DJ set storici come quelli di Ricardo Villalobos o di Claudio Coccoluto, Il sole che batte in Piramide sulle ultime note mixate; il sudore del ballo sfrenato. Le emozioni forti. I ricordi. Gli amici. Sì. Sembra di vivere quasi un incubo.

Da parte dei gestori e addetti ai lavori: No. Non è giusto criticare così aspramente questa scelta, in quanto essere imprenditore nel mondo dello spettacolo risulta essere sempre più arduo. Una missione più di guerra che di pace; un viaggio tortuoso verso l’ignoto.

Cosa ci sentiamo dunque di dire: cultura o business?

Non importa, in questo caso. La verità sta sempre nel mezzo e mettersi nei panni altrui non costa nulla. Ampliamo la nostra visione e aiutiamoci gli uni con gli altri. Difendiamo le nostre realtà, quelle autentiche.

Cocoricò

Le difficoltà del mondo della club music non sono state causate né dai clubber né dal club in sé; ma da uno stato cinico, obsoleto e fantasma che, oggi, condanna persino i rave e la cultura “popolare”, quella dei cittadini, dei ragazzi che hanno smesso di ballare e sognare.

Cosa possiamo fare, dunque, a riguardo?

Se non amiamo la musica di Gabry Ponte, non andiamo ad ascoltarlo e, soprattutto, non puntiamo il dito. In fondo il Cocoricò Club ha rappresentato una meta artistica, visionaria ed emozionale, quella delle fantasie ormai perse, per diverse generazioni. Diciamo la nostra, liberamente.

Arrabbiamoci, se necessario, ma rispettiamo e saremo rispettati.

All’alba di un nuovo mondo sempre più distante e indifferente, non ci resta che sperare in un futuro migliore. 

E, affinché questo avvenga, continuiamo a Sognare,

Insieme.