Il grime, genere musicale nato nei circuiti underground dell’east London nei primi anni ’00 ed entrato successivamente nella cultura e nell’immaginario mainstream continua a evolversi e a influenzare il mondo del clubbing.
Tutti conoscono Rinse FM. Ora è una delle web radio più attive nell’underground UK, ma la sua storia è legata alla gloriosa epoca delle radio pirata. La celebre emittente londinese è nata nel settembre del 1994 come radio pirata a casa del “Godfather of Grime” e radio host DJ Slimzee. Rinse FM è solo una, ma forse la più significativa, tra le radio pirata che hanno contribuito alla nascita e diffusione della musica grime.
Il grime è una delle tante sfumature dell’hardcore continuum teorizzato da Simon Reynolds. Il critico musicale britannico in un suo articolo del 2013 per The Wire UK illustra il concetto di hardcore continuum, secondo il quale la tradizione musicale e culturale hardcore techno degli anni ’90 abbia dato inizio ad un “continuum” di sonorità, generi e sottogeneri house e techno i cui parametri di base restano gli stessi del primo hardcore, mentre le fonti, le influenze, i bpm cambiano.
In questo discorso rientrano molte wave musicali, tra cui ricordiamo l’ambient techno, la drum’n’bass e il 2-step garage, precursore diretto del grime. Se il 2-step decora i beat a 2 kick con vocal femminili sensuali, spesso sample di dive dell’R&B americano, il grime reagisce con barre aggressive e break beat rapidi e sincopati. Il grime è una risposta aspra e arcigna ai ritmi voluttuosi del 2-step.
Tra gli anni ’90 e i 2000 le radio pirata segnano profondamente il destino della musica britannica. Determinante è la figura degli MC, “presentatori” e spalle del dj. Sin dai tempi dell’hardcore rave gli MC guidano l’ascoltatore nell’universo techno britannico ma a fine anni ’90 qualcosa cambia. Gli MC cominciano a rappare, dissare, trasformandosi in vere e proprie star della radio, eclissando la figura del dj, fino a quel momento sempre in primo piano. Così, tra una barra e l’altra durante una puntata radiofonica, nasce il grime.
Ogni radio pirata ha la sua crew di MC. Ricordiamo So Solid Crew su Delight FM, Heartless Crew su Mission e Pay As U Go su Rinse FM, molto note anche Roll Deep, Musical Mobb. La prima traccia grime è spesso oggetto di dibattito. Molti pensano che i Pay As U Go siano stati i pionieri del grime con “Know We”, altri votano per i So Solid Crew con “Dilemma” (entrambe pubblicate nel 2000). “Pulse X” di Youngstar dei Musical Mobb (del 2002) è un’altra contendente. Dizzee Rascal considera il suo pezzo “Crime” (2000) la prima traccia grime in assoluto, mentre DJ Slimzee e DJ Karnage propongono “Year 2000” di Wiley come concorrente. Lo stesso Wiley, invece, sostiene che sia la sua “Eskimo“, prodotta nel 1999 ma pubblicata nel 2002, ad aver aperto le danze del grime. Wiley chiama il suo sound eski beat.
Quando i So Solid Crew fanno breccia nelle classifiche pop, la stampa comincia a prestare attenzione a questo nuovo e irriverente genere musicale. I giornalisti definiscono il suono pesante dei bassi grimy, e successivamente si utilizzerà il termine grime. Il nome verrà molto apprezzato dagli artisti che si cimentano nel genere.
Sottogeneri del grime
Oggi l’eski beat viene considerato un microgenere del grime: inquietante, caotico, con melodie frammentarie e groove asimmetrici. La serie di pezzi a tema ghiaccio di Wiley (“Igloo”, “Frostbite”, “Snowkat” ecc.) rappresenta la quintessenza dell’eski beat, ovviamente.
L’eredità dell’eski beat è ancora evidente nel panorama delle musica elettronica. Basti pensare all’EP Desert Strike di Fatima Al Qadiri (con la title track che presenta anche caratteristiche del sinogrime, che approfondiremo in seguito) e le sue armonie ambient grimey. La freddezza dei beat di Wiley si riflette anche in Cold Vision, del producer Logos, che alterna atmosfere spaziali a kick potenti e suoni glitchy.
Nel 2003 l’MC Jammer pubblica il singolo “Weed Man“. Il pezzo è grime, non c’è storia. Ma c’è qualcosa di diverso, di nuovo. I beat sono pervasi da sonorità orientaleggianti, sample di canzoni che provengono dalla tradizione asiatica. Un altro esempio è il beat di “Chinaman”, sempre di Jammer, che campiona una piccola sezione della colonna sonora del film Tai Chi Master di Jet Li del 1993. Da qui nasce il nome “sinogrime“, coniato da Steve Goodman alias Kode9, producer a capo della label Hyperdub. Goodman nel 2005 pubblica Sino Grime Mix, considerato ormai un classico del genere.
Anche il maestro del dark garage Burial ci regala mèlange eski/sinogrime in alcune delle sue produzioni. Impossibile non citare l’EP Rival Dealer e in particolare la traccia Come Down To Us, con evidenti atmosfere esotiche.
Eski beat e sinogrime sono solamente due delle tante sfaccettature del grime. Ricordiamo altri sottogeneri come il rhythm & grime, chiaramente influenzato dall’r&b americano (qui merita una particolare menzione l’album Cut 4 Me di Kelela), il mellow grime, il sublow, il gangsta grime, il gospel/christian grime, il ruff sound e il weightless grime.
Grime-y clubbing
Tra gli artisti della scena clubbing del momento ce n’è uno in particolare che non ha mai nascosto di avere un debole per il grime: Mall Grab. Nel 2016 il producer australiano pubblica il singolo “I’ve Always Liked Grime“, una vera e propria dichiarazione d’amore per il genere e, in particolare per la leggenda del grime Skepta. La traccia ricorda il beat di “That’s Not Me” di Skepta ft. JME e presenta dei sample vocali dal video Underdog Psychosis, in cui Skepta racconta sè stesso, il suo modo di vedere le cose, il suo modo di vivere la vita.
Il rapporto Mall Grab – Grime si riconsolida con il pezzo “Times Change,” pubblicato nel suo album d’esordio dello scorso anno, What I Breathe. Times Change è stata prodotta in collaborazione con D Double E – uno dei primi MC grime delle radio pirata e Novelist.
Direttamente da Brisbane, Skin on Skin non risparmia barre dal gusto grime nelle sue produzioni tech-house. Il brano Violent Siblings, ad esempio, unisce il rap arcigno degli MC a una hit da dancefloor. Skin on Skin firma per la label Steel City Dance Discs, etichetta nata a Newcastle (Australia) ma London-based, fondata proprio da Jordon Alexander aka Mall Grab. Molti artisti della SCDS omaggiano la legacy dell’hardcore continuum UK. Il roster regala brani con contaminazioni UK garage, d’n’b, jungle, breakbeat, grime.
La tradizione musicale britannica è una fonte d’ispirazione da cui non si finisce mai di attingere. Charlie Sparks, Made In The UK, è uno tra i nomi più caldi del clubbing internazionale. I suoi set sono potenti, pieni di energia e portano in pista acid techno, industrial techno e psytrance. Una delle sue tracce più apprezzate è “Welcome To London“, banger con vocal grime. Il brano ti scaraventa ad un rave in un qualche suburbs londinese, di cui i vocal ne raccontano i problemi, le criticità.
Pangaea, producer britannico, mescola spesso techno e beat dal sapore grimey. Il brano Skips Desk ne è un perfetto esempio, con le sue bassline bubblegum à la Super Mario Bros e i suoi richiami a Wearing My Rolex di Wiley.
Neanche l’ambient techno è estranea ai suoni grimey. Andy Stott, nel suo celebre album Faith In Strangers pubblica Violence: un pezzo enigmatico, introspettivo e, come suggerisce il titolo, violento. Sebbene si tratti di un brano ambient, è impossibile non notare la palette grimey che conferisce al pezzo questa componente più aggressiva che si contrappone agli eterei vocal femminili.
Il grime è nato nei circuiti underground delle radio pirata ma nel giro di pochi anni è diventato un fenomeno amatissimo anche negli ambienti più mainstream. Ancora oggi emergono nuovi sottogeneri, ibridazioni (basti pensare al grindie – grime + indie) dimostrandoci che, a differenza di ciò che alcuni credono, il grime non è morto. E che la grimey techno è una delle tante sfumature dell’hardcore continuum.