In occasione del FuoriFestival abbiamo incontrato gli artisti di Gang Of Ducks, label e progetto multidisciplinare torinese. Ecco la nostra intervista.
Nella suggestiva cornice di Spoleto, in Umbria, il FuoriFestival ha fatto da palcoscenico a numerosi talenti nel mondo dell’elettronica underground e della musica sperimentale. Sara Berts, Lamusa II, Andrea, Francesca Heart e Gang of Ducks sono stati alcuni dei nomi in evidenza. Con il progetto torinese, in particolare, abbiamo avuto l’occasione di scambiare alcune parole.
Gang Of Ducks è un collettivo artistico ed etichetta noti per la loro innovativa esplorazione della musica elettronica underground. Grazie all’approccio multidisciplinare e sperimentale, G of D è coinvolta in diversi progetti che riflettono lo spirito unico e avant-garde della label. Tra gli altri, collabora con C2C Festival e fa parte del progetto Italian New Wave, il format di C2C che mira a promuovere gli artisti italiani attraverso showcase in giro per il mondo. Ha partecipato anche alla Boiler Room di Berlino e ha suonato da HÖR Berlin.
Benvenuti su Parkett, è un piacere avervi qui con noi. Vorrei partire dalla recente esperienza in Umbria: cosa vi ha colpiti dell’esperienza al FuoriFestival?
L’esperienza al FuoriFestival è stata molto stimolante, lavorare in residenza con altri artisti e suonare in una cornice come quella di Spoleto sono cose che non dimentichi.
10 anni di attività. Quali considerereste gli highlight della label?
Il fatto stesso di poter festeggiare 10 anni di attività con un tour e una nuova compilation in uscita è già un grande highlight. Sicuramente la possibilità di entrare a contatto con artisti e realtà che condividessero la stessa visione di arte e musica è stato cruciale nel percorso. Siamo passati attraverso innumerevoli fasi e abbiamo vissuto molte esperienze, tutte uniche a loro modo.
Momenti come il Boiler Room a Berlino, le collaborazioni con C2C, le prime release in cui ogni copertina era xilografata da noi, l’installazione fatta con Nico Vascellari ad Artissima, sono solo alcuni dei punti salienti che hanno dato forma e colore al tragitto fino a qui.
Attivi tra Torino e Berlino, sicuramente avete avuto modo di vivere le notti di entrambe le città. Quali sono le maggiori differenze tra il clubbing italiano e quello tedesco?
Attualmente siamo tutti più o meno fissi a Torino, ci muoviamo costantemente, ma la base è questa. Ovviamente la scena club tedesca è più attiva e capillare all’interno delle città, in Italia i club scarseggiano e c’è una continua opposizione da parte dello Stato. Direi che operare in questo settore in Italia è più complesso e snervante che in Germania.
Parliamo di lavori come ‘Power and Silence: Deindustrialization’ di Dave Saved o ‘Flusso I e Flusso II’ da Crono di Sabla e Donato Dozzy, per citarne alcuni. Torino è una città dall’anima industriale, e poi c’è l’Industrial Techno che riporta ai rumori delle fabbriche tedesche. Questi ambienti e immaginari post-industriali, sia torinesi che tedeschi, che segno hanno lasciato nella vostra musica e nel vostro stile?
Forse a livello inconscio quei panorami (non necessariamente a livello architettonico) hanno avuto un ruolo, si. Ma non è mai stata un’ispirazione ponderata o decisa. Abbiamo sempre seguito ciò che a livello sonoro e visivo rispecchia il nostro modo di vedere le cose. Cosa sempre in costante mutamento, per questo ad esempio, il nostro catalogo è così diversificato in quanto a sonorità ed estetiche.
La sensazione è che il mondo Gang of Ducks punti a guardare a universi sonori extra europei: quali sono i contesti di cui si nutrono le vostre contaminazioni?
Principalmente quelli che frequentiamo nel quotidiano. La maggior parte dei progetti o dei dischi nasce in situazioni in cui ci troviamo a condividere idee o visioni con altre persone. Non c’è un target, ma un flusso in cui cerchiamo di rimanere.
Gang of Ducks è noto per la sua natura multidisciplinare che fonde diverse forme d’arte. Un esempio significativo sono SN50 e le vostre “Chronicles”. Potreste raccontarci la genesi di questi progetti? Come è nata l’idea e cosa ha motivato la loro creazione?
Nel caso specifico di Sn50 e Chronicles, sentivamo la necessità di andare oltre la proposta prettamente musicale sperimentando comunque con dei linguaggi che comunicassero tra di loro. SN50, ad esempio, è stato concepito come un progetto di singola curata per numero, in cui un artista, attivo sia a livello musicale sia su altri media, viene invitato a esprimere liberamente le proprie visioni sulla specifica edizione della zine.. Sono stati progetti che ci hanno permesso di conoscere nuove persone e approfondire i rapporti con altri.
Se voleste descrivere lo stile e il lavoro di Gang of Ducks con tre aggettivi, quali sarebbero? E perché?
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Ultima domanda. Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Da Settembre a Novembre lanceremo il progetto “10 years in the swamp”, dove celebriamo i 10 anni di attività con realtà affini e persone conosciute lungo il percorso. Toccherà diverse città europee e italiane, con line-up co-curate insieme ai partner dell’evento. Si tratterà di showcase capaci di offrire una varietà di prospettive e visioni diverse tra loro, specchio della natura multiforme della label.
Inoltre, usciremo con il nuovo volume di Paradisia, il various artists che pubblichiamo ogni 2 anni, e stiamo attivamente lavorando a nuove release e a club nights più intime a Torino.
Trovate tutte le nostre interviste QUI.
ENGLISH VERSION
Welcome to Parkett, it’s a pleasure to have you here with us. I’d like to begin by discussing your recent experience in Umbria. What stood out to you the most about FuoriFestival?
FuoriFestival was incredibly stimulating. Collaborating in residence with other artists and performing in a place like Spoleto provided unforgettable experiences.
10 years of Gang of Ducks. What would you consider the highlights of the label?
The mere act of celebrating 10 years with a tour and a new compilation release is a significant milestone. The opportunities to connect with artists and communities that align with our vision of art and music have been vital. We’ve journeyed through various phases, each marked by unique and special moments.
Events like the Boiler Room in Berlin, our work with C2C, the initial releases with woodcut covers that we created, and the installation with Nico Vascellari at Artissima are some standout events that have shaped our path so far.
Operating between Turin and Berlin, you must have experienced the nightlife in both cities. What are the major differences between Italian and German clubbing?
We are mainly based in Turin at present, though we’re always on the move, and this is our home base. In Germany, the club scene is more vibrant and widespread within cities. In contrast, clubs in Italy are scarce, and there’s ongoing resistance from the government. Working in this field in Italy is much more complex than in Germany.
Discussing works like ‘Power and Silence: Deindustrialization’ by Dave Saved or ‘Flusso I and Flusso II’ from Crono by Sabla and Donato Dozzy, both Turinese and German post-industrial landscapes seem to echo in your music. How have they shaped your sound and style?
Perhaps unconsciously, those landscapes have influenced us, though not in any deliberate way. We’ve consistently followed what visually and sonically aligns with our perspective, always evolving, which has resulted in our diverse catalogue of sounds and aesthetics.
It seems that Gang of Ducks aims to explore extra-European soundscapes. What environments inspire your sound?
Our primary inspiration comes from our everyday surroundings, with most projects stemming from shared ideas or visions. There’s no specific focus, just a flow we strive to maintain.
Gang of Ducks is renowned for its multidisciplinary approach, fusing various art forms. Can you tell us about projects like “SN50” and “Chronicles”? What inspired them, and how did they come about?
With SN50 and Chronicles, we sensed a need to extend beyond merely musical expression, experimenting with interconnected languages. SN50 was envisioned as a one-off curated project, where artists involved in both music and other media could express their visions for that particular zine edition. These projects enabled us to forge new connections and strengthen existing relationships.
If you could describe the style and work of Gang of Ducks with three adjectives, what would they be? And why?
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Last question: what are your future plans?
From September to November, we’ll be launching “10 Years in the Swamp,” a celebration marking a decade of collaboration with affiliated entities and acquaintances. This event will span various European and Italian cities, with line-ups co-curated alongside event partners. The diverse range of perspectives and visions to be showcased reflects the label’s multifaceted nature.
In addition, we’ll be releasing the latest volume of Paradisia, a compilation featuring various artists that’s published biennially. We are also in the process of actively planning new releases, as well as hosting intimate club nights in Turin.
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