Nato in un ambiente profondamente musicale, è conosciuto nel mondo del djing come Lunatik. In questa intervista ci racconta il suo percorso tra la musica techno e quella per cinema, tv e media.
Nato sotto il segno della musica, influenzato dal papà violinista e dalla zia pianista, inizia il suo percorso musicale grazie ad una serie di fattori. L’ispirazione della famiglia, le frequentazioni giovanili, il Goa e un talento naturale lo spingono a suonare e a produrre musica elettronica. Alessandro Giustini (come Lunatik) ha partecipato come dj nei migliori party della scena romana e ha stretto rapporti con i migliori artisti, fino ad esibirsi in varie parti del mondo.
Lunatik a Roma nel 2017
Durante la sua vita sceglie di intraprendere la strada della musica per cinema, tv e media, studiando da autodidatta e applicandosi molto. Formatosi poi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, oggi Alessandro Giustini è un abile produttore e compositore di colonne sonore. In questa intervista ci racconta le sue esperienze, la sua visione del mondo della musica e le sue evoluzioni.
Alessandro Giustini presso NDA studios di Roma 2022 (ex Synthesia Studios)
Mi piacerebbe iniziare questa intervista chiedendoti di raccontarci gli inizi del tuo percorso, sapere se fosse nata prima la passione per la musica o prima l’amore per il clubbing, e se il djing è stato una conseguenza o punto di partenza?
Diciamo che sono nato in un ambiente profondamente musicale. Mio padre è stato un violinista e mia zia una pianista. Per questo ho cominciato fin dai primi anni a studiare pianoforte e ricordo bene che non amavo particolarmente imparare i grandi classici, ma adoravo “suonicchiare” melodie che mi venivano in mente. Tra queste ce ne è una in particolare che ricordo ancora e che 5 anni fa ho avuto modo di suonare in un Jazz Bar a Tokyo, è stato davvero emozionante.
Il mio rapporto con i club nasce in primo liceo, ho organizzato eventi pomeridiani occupandomi della direzione artistica e dell’intrattenimento come vocalist, presentando i dj. Inoltre, ricordo che ero talmente affascinato dalla consolle che arrivavo un’ora prima che il party cominciasse per suonare qualche brano che mi piaceva, così ho cominciato a impratichirmi con i cdj.
Alessandro Giustini (Lunatik) in studio – credit: Virginia Caio
Fare il dj per me è stata una cosa molto naturale, spontanea. Mi piaceva molto cercare musica nuova e sentivo di avere un buon senso del ritmo. Proprio ora che sto insegnando a Electronic Music Division di Roma mi rendo conto quanto sia importante avere un background musicale ricco e approfondito.
Dopo i primi approcci al mondo del djing, come hai iniziato a produrre musica techno?
Molto semplice: grazie al Goa. L’emisfero Goa è sempre stato un mondo affascinante e fonte di grande inspirazione.
Lunatik a S/U/P/E/R DOMMUNE in Tokyo per Paradigma Records
Come si è evoluto il tuo percorso come dj, sia all’interno della scena romana che all’estero?
Avevo 21 anni e decisi di fondare, insieme ad un gruppo di amici, un party con annessa etichetta che si chiamava Mitten. Marcolino, che era il proprietario di Stadlin, all’epoca ci diede la possibilità di suonare e di conseguenza l’opportunità di conoscere una figura per me davvero importante: Claudio Coccoluto. Ancora oggi alcune sue parole mi risuonano in testa.
Durante questo periodo, con l’aiuto di Claudio, ho iniziato a curare la direzione artistica di un club di Pistoia che mi permise di fare diverse conoscenze, ospitando artisti come Alex Neri, Dj Red e in quel frangente conobbi Gianmaria, il figlio di Claudio, con il quale è nata una bella amicizia. Grazie a lui iniziai a lavorare all’interno del Goa. Ricordo ancora la data in cui venni inserito come dj: il 1° maggio del 2019, Ultrabeat con line up Joseph Capriati, Claudio Coccoluto, Silvie Loto, Gianmaria ed io (Lunatik, ndr).
Su Roma sono molto legato ad Analphabeat, perché in Simone Di Maria (il fondatore, ndr) ho trovato un fratello maggiore. Ci siamo divertiti tanto insieme e abbiamo passato un bel periodo della nostra vita.
Ricordo con piacere il trentesimo anniversario della label di Derrick May, Transmat Records organizzato da Rebel Rebel e tutte le volte che ho suonato per Resistance is Techno.
La prima esperienza importante all’estero per me è stata al Tresor di Berlino. Ricordo che quella è stata un’esperienza mistica (sorride). Nel 2019 ho suonato in Giappone, un tour di 5 date tra cui il Dommune durante il Triennale Art Festival a Takamatsu e il Contact a Tokyo, che purtroppo è stato chiuso pochi anni dopo.
Lunatik a S/U/P/E/R DOMMUNE in Tokyo per Paradigma Records
Nel 2020 è uscito il mio EP “Pellicola” sull’etichetta Ipnotica Erotica. Con Livia (Key Clef) c’è un rapporto speciale, la reputo una grande persona oltre che una grande dj. Abbiamo avuto modo di suonare varie volte insieme, in particolare ricordo il Kantine del Berghain per lo showcase della sua label.
L’esperienza più recente ed elettrizzante è stata tornare in Giappone per mettere i dischi al Womb di Tokyo e all’Ofi Kofu a Yamanashi-Shi dove ho conosciuto delle persone davvero speciali ed ho vissuto dei momenti unici.
Lunatik ha partecipato alla compilation di beneficenza per la Croce Rossa insieme a Donato Dozzy, Adiel, Rohdad, Giorgio Gigli, Mathew Jonson e molti altri artisti esponenti della musica elettronica.
“In sostanza penso che l’amore per la musica sia venuto prima dell’amore per il clubbing. Se non avessi preso la strada della musica non avrei mai immaginato un altro percorso per me.“
Ti andrebbe di raccontarci qual è stato il momento in cui hai sentito l’esigenza di esprimere il tuo suono personale?
In realtà ritengo che il suono sia personale nella misura in cui ognuno fa proprio un determinato scenario e lo riproduce a sua immagine e somiglianza, con naturalezza. Per esempio, se oggi volessi suonare rock potrei farlo in modo coerente e naturale solo se avvertissi questo genere come se fosse tatuato sulla mia pelle, mi capisci? Non mi piace generalizzare. Ognuno ha il proprio carattere e il proprio modo di vedere il mondo.
credit: Virginia Caio
Quando è stato il momento in cui, per riprendere le tue parole, hai avvertito che il suono che stavi proponendo fosse “vestito” su di te?
Il suono che ho sempre proposto è stata la naturale espressione delle esperienze accumulate durante tutta la mia adolescenza. Ho come la sensazione che gli anni tra i 18 e i 25 siano passati velocemente, come risucchiati in un vortice di emozioni.
Durante l’esperienza Goa, mi sono aperto a molti generi e ho “surfato” su vari tipi di musica elettronica. In ogni modo, non mi sento di poter dire di avere un solo sound “tatuato” addosso. Amo la musica in tutte le sue sfaccettature e anche per questo mi definiscono un eclettico puro.
Si può dire che hai scelto un alias che ti si addice!
Con me stesso sono molto aperto al dialogo e al cambiamento, mi piacerebbe comunicare in primis il mio lato umano e poi il mio lato artistico. Essere trasversale credo sia un punto di forza, sono abituato a mettermi in gioco su vari livelli. Mi sforzo di essere versatile e facilmente adattabile a diversi contesti, sia nel percorso della musica per immagini che in quello della musica techno.
Mi piacerebbe sapere cosa ami della musica elettronica e del suo emisfero.
La ricerca. Credo che la ricerca dei suoni, dei timbri e dei ritmi che si intersecano siano l’essenza della musica elettronica. E questa penso sia la perfetta metafora della vita. Una ripetizione costante che ritorna sempre al punto di partenza, cambiando in modo impercettibile ma preciso. Ogni giorno è simile all’altro ma mai identico.
Lunatik durante l’ultimo tour in Giappone – Narita Airport (Tokyo 2023)
L’apertura a nuovi orizzonti ti ha catapultato in un mondo parallelo, quello della composizione di musica per cinema, tv e media. Mi piacerebbe sapere come si è evoluto questo percorso e soprattutto quali obiettivi vuoi raggiungere.
La fortuna è stata coltivare due amicizie importanti. La prima è stata Francesco Andretta che nel 2020 mi contattò per sonorizzare un suo cortometraggio. La seconda è stata Alessandro Asciutto, con il quale ho collaborato per un’opera realizzata in virtual reality proiettata durante il Festival di Venezia nel 2021.
Scegliere di impostare il mio percorso nel mondo della composizione delle colonne sonore è stato il risultato di una serie di avvenimenti. Oltre alla mia passione per il cinema ricordo mio nonno, che ogni settimana mi mandava articoli di giornale che riguardassero questo ambito e una cassetta di Ennio Morricone interpretato da Yo-Yo-Ma, ascoltata nella Fiat Bravo di mio padre. Insomma, sento che esiste un legame con questa strada.
Alessandro Giustini agli NDA Studios (ex Synthesia Studio)
Sono sempre stato abituato a studiare da autodidatta. Il primo passo folle che ho mosso in questo ambito è stato partecipare ad un concorso di musica per film al Conservatorio di Mosca, dove arrivai in semifinale. Da neofita ricordo che lo presi come un buon risultato e che mi stimolò tantissimo. Successivamente ho studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove ho avuto la fortuna di assistere alle lezioni di registi e compositori di grande esperienza, uno fra tutti Giuseppe Tornatore.
Alessandro Giustini al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma
Grazie a questa esperienza ho appreso tante nuove nozioni importanti per questo mestiere. In questo percorso sto mettendo tutto me stesso e credo che grazie all’impegno e alla determinazione stia cominciando ad ottenere qualche risultato, per saperne di più www.alessandrogiustini.com (risate).
Recentemente, in collaborazione con Daniele Vantaggio di Ogami Music, abbiamo partecipato con tre brani al film italo-americano “Paradox Effect”, affiancando le musiche originali dei Mokadelic.
Dalle cose che ci hai raccontato, in tutto quello che fai dimostri di avere una grande forza di volontà. Qual è il vero motivo che ti spinge a lavorare così duramente?
Per fortuna tutto quello che riguarda il mio lavoro lo faccio con amore e spontaneità, come dicevo prima non potrei immaginarmi diversamente, almeno per ora (sorride).
Mi piace mettere in gioco i miei valori personali, per questo dedico tutto me stesso alla musica in ogni sua forma. Dall’apprendimento alla pratica, ogni giorno cerco di superarmi e di prendere il bello da tutto ciò che mi circonda. Poi, potrebbe essere scontato dirlo, ma la mia famiglia gioca un ruolo molto importante nella mia vita, nonno compreso anche se non c’è più (sorride).
Lunatik al Palazzo Imperiale di Tokyo (2023)
Grazie mille, Alessandro! È stato un piacere averti qui.
Grazie a voi.