Si è appena conclusa l’edizione 2024 del Cercle Festival. Abbiamo avuto l’opportunità di parteciparvi e ora vogliamo raccontarvi le nostre emozioni ed impressioni.
Sin dai primi tempi della loro comparsa sui canali social e YouTube, il collettivo francese Cercle fondato dalle menti di Philippe Tuchmann e Derek Barbolla è stato in grado di portarci in viaggio in giro per il mondo ascoltando e vedendo le performance dei più grandi artisti della scena musicale mondiale (elettronica e non solo). Possiamo citare tra i vari, Kölsch che nel 2018 ha suonato sulla Tour Eiffel, Ben Böhmer su di una mongolfiera in Cappadocia, gli Adriatique nel tempio di Hatsheput in Egitto e tanti altri.
Ovviamente, perché non riunire gran parte di questi nomi in un’unica (in tutti i sensi) location sotto forma di festival? Bene, detto e fatto. Alla sua terza edizione, il Cercle Festival conferma il Museo dell’Aria e dello Spazio situato nell’aeroporto parigino di Le Bourget per il secondo anno consecutivo come località dell’evento, portando gli avventori su tre main stages: A380, Ariane e Concorde.
La line up di quest’anno è stata incredibile e vasta. Come vi abbiamo raccontato nell’articolo di presentazione all’evento, le sonorità protagoniste hanno coperto diversi generi della musica elettronica: dall’inedito b2b di Disclosure e Mochakk, a quelle afro di Desiree e Alex Wann, alla techno di Boris Brejcha fino alla performance delle leggende Sven Väth e Vitalic.
Come potete notare dalla timetable dei due giorni, è stato praticamente impossibile seguire tutte le performances (c’era davvero l’imbarazzo della scelta!). Abbiamo deciso quindi di seguire i maggiori artisti in tutti gli stage lasciandoci trasportare a tutti gli effetti in un’esperienza davvero unica.
Il museo nell’aeroporto
Per quanto riguarda l’aspetto logistico, l’aeroporto di Le Bourget è collegato abbastanza bene al centro di Parigi attraverso i trasporti pubblici (tra i 40 e 50 minuti di commuting). Cercle stessa, prima del festival ha condiviso dei codici sconto da applicare per coloro che avessero deciso di spostarsi tramite il servizio LeCab o mettendo a disposizione uno shuttle service prenotabile tramite sito web.
L’aeroporto è stato il primo a servire Parigi sin dalla sua costruzione nel 1919. Oggi il terminal è un museo, finemente ristrutturato, che accoglie numerosi modelli e cimeli della storia aeronautica e spaziale internazionale. L’ingresso sulla pista lascia senza parole: i due stage principali all’aperto risaltano immediatamente all’occhio dei partecipanti: di fronte l’Airbus A380 e a sinistra il lanciatore Ariane5. Invece il terzo stage, il Concorde è al chiuso, all’interno di un hangar che ospita ben due modelli dello storico velivolo supersonico.
Tra uno stage e l’altro, tutti i servizi necessari: punti di ascolto ed assistenza, food trucks vari, bar e punti per il refill dell’acqua (gratis). Inoltre zone relax e anche alcuni stands con un piccolo mercato vintage e tattoo lab.
I set e live seguiti
Nella prima giornata di festival, il sabato, abbiamo scelto di seguire principalmente i set outdoor. Siamo partiti con lo stage A380 per seguire prima il set di The Blessed Madonna: un’ottima introduzione per sgranchirci le gambe dopo il tragitto in autobus. La sua performance è stata piena di energia e di scambio continuo tra l’artista e il pubblico.
Non potevamo perderci Dixon nell’Ariane stage. Qui abbiamo incominciato davvero a volare quasi a cavallo del lanciatore dell’ESA. Ascoltare Dixon è sempre un piccolo regalo e le sue sonorità melodiche ci hanno davvero trascinato in un’esperienza unica. Il set tra l’altro è stato filmato: speriamo presto di poterlo vedere e riascoltare nel canale ufficiale Cercle.
Il tempo stringeva e non potevamo dire di no a questa inaspettata combo nel b2b tra Disclosure e Mochakk di nuovo nell’A380 stage. Una cosa è sicura: sia dal vivo che in video basta guardare Mochakk per iniziare a ballare. E cosi è stato; così com’è stato interessante ascoltare il mescolarsi degli stili dei due artisti (i quali hanno proposto anche alcuni loro cavalli di battaglia).
Le ultime energie della giornata le abbiamo dedicate a Sven Väth. Ci siamo voluti regalare il piacere di assistere al live di un veterano della musica techno e della qualità della sua selezione (sempre ed esclusivamente in vinile). Il buio inizia a calare e l’Ariane prende la forma di un club a cielo aperto, illuminato dalle luci e i fari a ritmo dei dischi di Sven. La sua interazione col pubblico è incredibile, e ovviamente ci ha regalato alcune grandi chicche: citiamo “Knight of the Jaguar” di DJ Rolando.
Un buon sonno e un’abbondante colazione a base di pain au chocolat ci ha permesso di riprendere un po’ di energie per la domenica. Anche qui la scelta è stata dura, ma abbiamo optato per il “blocco danese”: WhoMadeWho seguiti da Kölsch sotto l’Ariane5 e infine Alex Wann nel Concorde stage.
Sia gli WhoMadeWho che Kölsch sono dei veterani per Cercle. I primi hanno la capacità di entrare in simbiosi col pubblico al punto che potremmo definirli quasi delle rockstar della musica elettronica. Durante i loro live e le loro produzioni, si crea un flusso di botta e risposta fra le tracce cantate e il pubblico (qui riferimento all’esecuzione, anche abbastanza emotiva, di “Abu Simbel”).
Kölsch ci ha fatto risvegliare da questo momento melodico con un set molto incisivo e prettamente techno. Quasi inaspettato, ma parte di un percorso che l’artista sta intraprendendo con successo.
Arriviamo al termine della nostra esperienza con una performance davvero inaspettata: quella di Alex Wann nel Concorde stage. Il DJ parigino (nonostante la sua camicia con scritto “Not From Paris Madame”) ha travolto lo stage con le sonorità afro e deep che contraddistinguono la sua discografia. Pubblico letteralmente impazzito con il suo remix di “Milkshake 20”, la traccia che lo ha lanciato nel mondo del clubbing lo scorso anno.
Cercle Festival 2024 è stata una grande esperienza in una location altrettanto incredibile. Di certo, non capita tutti i giorni di ballare sotto un aereoplano in scala 1:1. Line up di altissimo livello e un sold out più che meritato per la qualità dell’organizzazione. Grazie Cercle per l’esperienza. Sicuramente un festival da ripetere.