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Detroit DNA: la nostra nuova rubrica per ripercorrere i momenti salienti della storia artistica dei pionieri della Techno. Prima puntata: Juan Atkins.

Se la Techno può sfuggire a precise catalogazioni e distinzioni di genere, ciò che risulta inequivocabile è l’insieme dei fatti, dei luoghi e dei protagonisti che hanno contribuito alla nascita di questo genere e movimento. La nostra storia inizia da un assoluto protagonista della scena di Detroit: Juan Atkins che, nato il 12 settembre 1962 a Detroit, ha spento recentemente 62 candeline. 

HELLO DETROIT!

Model 500, Infiniti, Atkins: alias diversi che identificano il genio e pioniere della Detroit Techno insieme a Derrick May e Kevin Saunderson, trio noto come “The Belleville Three”, dal nome della cittadina a 30 km dalla metropoli americana, dove i tre si conobbero tra i banchi di scuola. 

Una delle figure che contribui con forza alla diffusione di quel sound che negli anni ’70 ispirò Juan Atkins e i suoi amici nella Motor City è da attribuire a Charles Johnson a.k.a Electrifying Mojo, che conduceva il programma radiofonico The Midnight Funk Association. Tutte le notti, allo scoccare della mezzanotte, esordiva con “Hello Detroit!”, per poi proporre una selezione d’avanguardia che ispirò i pionieri della Detroit Techno.

Kraftwerk, Funkadelic, Prince, B-52’s, Visage, Africa Bambaataa: è proprio loro che il giovane Juan Atkins degli anni ’70 ascoltava e guardava con ammirazione. 

“Ma se vuoi sapere la ragione di quello che successe a Detroit, devi guardare a un DJ chiamato Electrifying Mojo: aveva cinque ore ogni notte, senza alcuna restrizione musicale. È stato al suo programma che ho sentito per la prima volta i Kraftwerk”. 

Nella mente di Atkins quel sound, teso tra presente e futuro, incarnava la bellezza, le contraddizioni e le paure di un periodo storico in cui la tecnologia aveva com tanta forza cambiato la quotidianità, il lavoro e l’arte, in questo caso la musica. D’altro lato, in una Detroit caratterizzata dal razzismo dilagante e da complesse disparità sociali, in cui la città industriale aveva deumanizzato a tratti la figura umana, la musica divenne la chiave perfetta per aprire le porte di uno spazio inclusivo e sicuro. 

Belleville Three
The Belleville Three

CYBOTRON: PRIMI ESPERIMENTI TECHNO

Nel 1981 l’incontro tra Juan Atkins e Richard Davis al Washtenaw Community College di Ann Arbour segnò un momento fondamentale della storia del movimento. Più grande di Atkins di 12 anni, nella casa studio di Ypsilanti, Davis aveva prodotto nel 1978 “Methane Sea”, una proto techno che per un periodo venne utilizzata da Electrifying Mojo come sigla del programma.

Davis introdusse Atkins alle teorie del sociologo Alvin Toffler sulla super-industrializzazione. Entrambi colsero l’urgenza di un’analisi critica dei mutamenti messi inevitabilmente in atto dall’avvento della tecnologia e dalla forte crisi sociale che aveva cambiato la vita nelle periferie della working class detroitiana. Sullo sfondo di tali tematiche, tra allucinazioni futuristiche e la cruda realtà del quotidiano, il sodalizio artistico tra Atkins e Davis confluì nel progetto Cybotron.

Il primo singolo Alleys of Your Mind” uscì su Deep Space Records, la label fondata dagli stessi Cybotron nel 1981. Deep Space sarà anche il nome dell’organizzazione con cui Juan Atkins, Kevin Saunderson, Derrick May e Eddie Fowlkes porteranno il loro sound ai party. 

La release successiva, “Cosmic Cars”, ebbe notevole successo anche fuori Detroit e, poco dopo, il duo firmò un contratto con la Fantasy Records. Nel 1982 l’etichetta californiana pubblicò la riedizione di “Cosmic Cars” seguita da “Clear”, un gioco electro funk con incastri di Roland TR-808 cheseppur distante dalla techno fino ad allora costruita, ne costituì le fondamenta sia musicali che concettuali, unendo elementi della tradizione musicale nera e bianca. Un ibrido che avrebbe portato a codificare il genere successivamente.

L’anno successivo, poco dopo l’uscita di “Enter” (1983), Juan Atkins lasciò il progetto Cybotron nelle mani di Davis, che pubblicò “Empathy” (1993) e “Cyber Ghetto” (1995). Nonostante il notevole successo di “Enter”, emersero le differenze tra Atkins e Davis. Il primo puntava a un ibrido electro funk, figlio dei Funkadelic e dei Kraftwerk, il secondo subiva più la fascinazione della contaminazione rock e della componente anche strumentale.

Infatti, se Atkins acconsentì alla chitarra di John 5 nell’album, non avrebbe mai accettato l’inclusione dell’elemento hendrixiano nel gruppo. L’uscita di “Techno City” nel 1984 segnò la loro ultima collaborazione e introdusse ufficialmente il termine “Techno” nel linguaggio musicale contemporaneo. 

METROPLEX: LA PRIMA LABEL TECHNO

Con la nascita di Metroplex nel 1985, Juan Atkins segnò la storia della Detroit Techno sotto pseudonimo di Model500:

“E’ una di quelle cose che deriva del periodo con i Cybotron. Una roba Techno. Alla gente piacciono queste differenziazioni etniche in musica. Qualche volta però accade che ci si dimentichi di che razza sei o da dove vieni. Si ascolta solo la musica. E cosa ci può essere di più semplice e basilare del numero di un modello?” 

Metroplex pubblicò il primo disco,NO UFO’s, nel 1985 rivoluzionando la scena dance americana. Contaminazioni funk, italo-disco ed EBM insieme a un vocal sensuale, perfetto per i club di Chicago. Tra questi il Power Plant e il Music Box, dove i DJ Frankie Knuckles e Ron Hardy stavano rivoluzionando la scena post-disco. 

Se grazie a Electrifying Mojo le release di Metroplex arrivarono nelle radio di Detroit, a Chicago furono gli Hot Mix Five a diffondere questo nuovo mix tra electro, italo-disco, electro-funk e la prima house, durante i loro programmi Saturday Night Live Ain’t No Jive e Friday Night Jam. 

May, Saunderson e Fowlkes pubblicarono dei singoli su Metroplex insieme ad alcune tracce che collocarono Atkins nell’Olimpo dei fondatori della techno, tra queste Sonic Sunset”, “Deep Space”, “Mind and Body” e “Starlight sotto l’alias di Model 500. 

L’ASSE DETROIT – BERLINO – LONDRA

Non fu solo l’innovazione tecnica e stilistica della sua musica a rendere Atkins un personaggio chiave della nascita della Techno. Quando Atkins si recò nel Regno Unito con May e Saunderson nell’88, portò la Techno di Detroit nei club londinesi, influenzando radicalmente la scena underground della Capitale inglese.

Verso la fine degli anni 80, il termine Techno si diffuse anche in Europa grazie alla connessione tra Metroplex e Virgin, quando Neil Rushton , DJ inglese a cui si attribuisce anche l’aver contribuito a coniare il temine techno in uno dei suoi viaggi a Detroit ed amante del Northern Soul, propose di realizzare la compilation “Techno! The New Sound Of Detroit”. In controtendenza con la scena del momento, fortemente influenzata dall’house, Juan, Derrick e Kevin portarono a Londra un termine che già apparteneva al loro linguaggio e che avrebbe segnato per sempre la storia della musica.

Fondamentali per la diffusione della Techno in Europa furono anche le numerose collaborazioni tra Atkins e Tresor.

Tra le release sulla label tedesca, dopo un silenzio di 6 anni, “The Berlin Session” (2005) e “Borderland” (2013), prodotta insieme a Moritz Von Oswald, con cui collaborò per la registrazione di 3MB” (Tresor, 1994) insieme a Thomas Fehlmann.

Nel 2021, in occasione della celebrazione dei 30 anni di Tresor, la label tedesca ha ristampato questa chicca del suo primo catalogo, riproponendo il sogno utopico del progetto 3 Men in Berlin. Quella tra Tresor e Juan Atkins è senz’altro una connessione chiave che, dagli anni ’90 a oggi, ha permesso la fusione tra il sound detroitiano e quello europeo. Proprio su Tresor, infatti, uscì 20 years of Metroplex 1985-2005: un tributo alle origini della Detroit Techno. 

Un legame che, ancora oggi, lega tradizione e avanguardia continuando a scrivere pagine di storia della clubculture e della discografia mondiale, che con l’uscita di “Parallel Shift” del 2 novembre, si arricchirà di un nuovo gioiellino firmato Cybotron (Ve ne abbiamo parlato qui).

Juan Atkins