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Agostino è un giovane artista multidisciplinare che naviga tra revival ed esperimenti di computer music. “ZONA SISRI” è l’accompagnamento audio al progetto “Turbo Sud”, un omaggio alla “Pizzica Pizzica” salentina.

Di origini italiane e residente a Londra, Agostino Quaranta ha alle spalle un vastissimo portfolio di release musicali, installazioni visive, performance, workshop e attività di scrittura.

L’artista cura programmi radiofonici per radio del calibro di NTS Radio e Radio Raheem. Senza faticare a mantenere vivo il suo interesse per le arti visive, Agostino spazia inoltre tra architettura e illustrazioni grafiche.

“Turbo Sud Lab”, ad esempio, è un’installazione audiovisiva pop-up del 2022 in mostra allo Yorkshire Sculpture Park, dove l’artista riceve un premio di residenza nel 2019. Il progetto si interroga sull’autenticità, sulla memoria collettiva e sul valore delle tradizioni.

Agostino

Tra suoni ed immagini in movimento, Agostino ha anche suonato un mix “Turbo Sud” all’interno del Deer Shelter Skyspace dell’artista James Turrell.

Nato da un’idea del 2018, “ZONA SISRI” viene composto dall’artista nel 2020 durante il periodo del lockdown, ad Ostuni, sua città di nascita. Agostino ha qui modo di rivivere determinate atmosfere e di far fronte alle continue ricerche tra tradizioni sonore del meridione italiano e rivisitazioni moderne, tanto visive quanto musicali.

L’EP esce tramite l’etichetta discografica londinese Le Chatroom il 23 Aprile 2023, in formato cassetta e digitale. Agostino ci regala sei brani ipnotici ispirati a memorie e fatti inerenti alla microstoria della “Tecnopizzica”: un tentativo dei primi anni ’90 di computerizzare lo stile musicale tradizionale salentino.

https://soundcloud.com/lechatroom/agostino-zona-sisri-lcr006-clips

“ZONA SISRI” celebra ritmi e strumenti tradizionali della Puglia, affiancandoli a suoni sintetizzati e percussioni che suonano al doppio del tempo, sulla linea di un ritmo lento/veloce.

L’intento dell’artista è quello di portare alla luce il processo di rigenerazione dietro la musica tradizionale pugliese “Pizzica Pizzica” e la storia della controparte elettronica “Tecnopizzica”.

In questi giorni abbiamo avuto il piacere di parlarne direttamente con Agostino: di seguito l’intervista oggetto di un mix tra tradizione e innovazione.

Ciao Agostino, è un piacere averti qui per Parkett! Comincerei con il dirti che adoriamo il tuo stile sperimentale, “ZONA SISRI”. È la dimostrazione di come da un incrocio (all’apparenza eterogeneo) tra strumenti tradizionali e suoni elettronici possa scaturire un qualcosa di così ipnoticamente armonico. Come sono nate le idee a riguardo?

Ciao ragazz*, grazie per l’invito e sono contento che l’EP vi piaccia! Ho composto ZONA SISRI ad Ostuni durante la pandemia, ma il progetto è il risultato di un percorso iniziato nel 2018. È nato dalla volontà di riprendere gli esperimenti di Tecnopizzica, avvenuti principalmente a Lecce e provincia, negli anni ’90. Questi ambivano ad avvicinare l’ethos e le tecniche di produzione sonora della rave culture con l’immaginario del tarantismo, tipico del contesto socio-culturale delle campagne salentine (area di parecchi free party) attraverso gli elementi ritmici, percussivi e melodici tipici della pizzica. Questa operazione è stata presumibilmente teorizzata da Piero Fumarola, docente di sociologia dell’Università di Lecce, e Georges Lapassade, sociologo e antropologo francese.

Mentre, Il titolo dell’EP fa riferimento all’acronimo utilizzato dagli anni ’80 per indicare la zona industriale e il piccolo snodo ferroviario di Ostuni – città di cui sono originario. Sia a livello di sonorità che nella scelta del titolo, mi piaceva che il progetto richiamasse ai processi di urbanizzazione avvenuti in Salento, e più in generale in Puglia a partire dal dopoguerra. Inoltre che riprendesse le idee, le attività e i dibattiti culturali e politici che hanno portato alla nascita della Tecnopizzica, negli anni degli albori di Internet e dei primi computer disponibili in commercio. ZONA SISRI vuole essere, dunque, un tentativo di riassemblare e dare nuova vita alle idee di quei decenni e rendere omaggio ad esperimenti fatti da vari artisti pugliesi tra cui, musicisti, DJ, tamburellisti e cantori tradizionali come Cesare Dell’Anna, Andrea Sammartano, Roberto Chiga, Dario AKA DJ Bellezza, Alpha Bass e i Nidi D’Arac, Uccio Aloisi, Daniele Durante e il Canzoniere Grecanico Salentino.

Ho letto del tuo saggio sulla micro-storia di Tecnopizzica. È stato interessante rendersi conto di come questo capitolo della musica “folk” del sud-est italiano sia stato un eccellente tentativo per attualizzare una storia fatta di ritmi e tradizioni. Cos’è cambiato rispetto agli anni ’90? La musica popolare tradizionale del Sud Italia che posto occupa all’interno del panorama musicale?

In generale nel Sud Italia persiste, dalla fine degli anni ‘80, il mercato enorme, seppure ancora molto informale, relativo alla musica Neomelodica. Nonostante non si tratti di folk, bensì di musica pop, trovo molto interessante come il genere abbracci la vasta tradizione musicale partenopea e della Campania con suoni, tecnologie ed estetiche contemporanee, e abbia un enorme seguito in tutto il Sud ma anche in città come Roma, Milano e Torino o nelle comunità meridionali che sono emigrate all’estero. Ci sono molti brani neomelodici che onestamente penso siano di gran lunga più interessanti rispetto a tante delle uscite pubblicate sul mercato nazionale attuale. Per darvi un’idea più chiara, vi consiglio di andare a cercare brani un po’ più vecchi come “Salvate” di Patrizio, “Gennaro e Lucia” di Maria Nazionale, “Uagliò” di Gianni Celeste, oppure “E tu muore ogni matina” di Ida Rendano. Nonostante ciò, il genere mi sembra ancora preso molto poco sul serio a livello discografico, e difficilmente compreso per le sue specificità culturali che spesso riflettono le tradizioni musicali e le complessità del sottoproletariato e del proletariato del Mezzogiorno.

Sempre restando in tema. Anche i tuoi primi bootleg riguardano la tradizione del sud Italia, direttamente dal repertorio napoletano. “P SEMP” di VMONSTER o “CUORE” di Franco Ricciardi sono davvero forti. Come ti sei avvicinato a questo tipo di sperimentazione per la prima volta?

Quei due brani sono il risultato di una serie di eventi che hanno contribuito alla genesi di ciò che sto portando avanti; sia come AGOSTINO, sia con i progetti curatoriali di Turbo Sud. Entrambi gli edits ebbero una ricezione molto positiva, considerando che li caricai dal nulla su un profilo SoundCloud ed un moniker completamente nuovo. Immagina che nel 2018 / 2019 ero così fan di VMONSTER, che sono andato a Napoli da Londra e riuscì ad organizzare un meeting con lui e la sua manager per proporre di fare uscire il pezzo come remix ufficiale. Tuttavia, i miei sforzi ebbero scarsi risultati e non se ne fece nulla (ride).

Già intorno ai quattordici o quindici anni, mi capitava di campionare brani neomelodici, repertori napoletani del passato o musica popolare per creare produzioni hip hop. Ma l’idea di realizzare i bootleg è nata alla fine del 2018, quando sono andato a vivere a Tottenham in una casa condivisa con Giulia Tess e Francesco Cucchi (aka Nan Kolè e Blu Ritual). In quel periodo frequentavo molte serate che mi hanno fatto innamorare della scena elettronica londines. Giulia, che in seguito mi ha presentato Kouslin di Le Chatroom, stava provando a sperimentare con la ritmica del Saltarello abruzzese e mi suggerì di fare degli esperimenti simili. È in quel momento che ho iniziato a provare a mettere insieme in maniera più sistematica i miei interessi per le diverse sfumature della UK club culture, con le mie passioni musicali legate al Sud Italia.

Anche perchè, nel frattempo, notavo che Napoli stava producendo molta musica interessante, con rapper giovanissimi come VMONSTER, J Lord, Nicola Siciliano e Geolier che sfornavano delle hit incredibili con numeri importanti online, ma senza alcun supporto inizialmente da parte delle major nazionali e del pubblico esterno a quegli ambienti. Parliamo di due anni prima che alcuni di loro diventassero famosi a livello nazionale. Quindi mi venne immediatamente l’idea di celebrare quella realtà e lavorare a dei club tools che potessero facilmente sposarsi con il sound e le ritmiche di cui mi ero appassionato a Londra.

Io direi che, fino ad oggi, sei riuscito a fare tue le esigenze della club culture mantenendo delle vere e proprie atmosfere introspettive. Non posso non pensare ad “IDRA”, pezzo fantastico che richiama la deconstructed club. Ci parli del tuo setup?

Sono contento che ti piaccia! Per quanto possa suonare random, quel pezzo volevo che suonasse a metà strada tra un beat UK drill, una tarantella, e un brano italo-dance, a mio avviso geniale ahah, che avevo trovato su YouTube, presumibilmente di Molinaro e Provenzano, che si chiama Terra Di Calabria.

Quali sono gli artisti a cui maggiormente ti ispiri per le tue produzioni?

È una domanda onestamente un po’ difficile a cui rispondere. Non penso di avere degli artisti specifici a cui mi ispiro. Tuttavia, se ti dovessi nominare 5 nomi di getto tra i miei ultimi 10 like di Spotify, ti direi Baby Gang, SLIKBACK, NKISI, Marco Calone e Fatima Al Qadiri.

TURBO SUD è un progetto fantastico. Oscilla tra nostalgia e innovamento. Esperimenti all’avanguardia si affiancano a primi esperimenti di computer music e composizioni underground, comprendendo anche l’ambito visivo. Ci racconti della prima mostra pop-up del Maggio 2022 allo Yorkshire Sculpture Park?

La mostra Turbo Sud Lab allo Yorkshire Sculpture Park è un progetto che ho iniziato a sviluppare nel 2019, durante una residenza nel loro museo. La mostra consisteva in un’installazione audiovisiva che esplorava i meccanismi alla base della rinascita della pizzica pizzica in Salento.

Tra materiale d’archivio e immaginari dall’estetica sci-fi, il progetto nasceva dalla volontà di riesaminare il processo di revival avvenuto con la Pizzica Salentina, agli inizi degli anni 70, un periodo in cui questo genere musicale verteva ormai sull’orlo del dimenticatoio. La mostra conteneva una proiezione del mio video-essay ‘Tecnopizzica’ (2022), più una serie di schermi con dei rari video d’archivio di Tecnopizzica che ho recuperato nell’archivio Fumarola, ad Arnesano, vicino Lecce, grazie all’aiuto della moglie di Piero Fumarola, Nina, e del figlio Ernesto. Due di quei video sono ora disponibili sulla pagina Instagram di Turbo Sud (qui e qui).

Durante l’inaugurazione, ho avuto l’onore di performare un set di Tecnopizzica dentro il Deer Shelter Skyspace, dell’artista minimalista americano James Turrel. Inizialmente, quando proposi al YSP di utilizzare quella location per un set, non avrei mai immaginato che mi avrebbero detto di sì. È stata sicuramente una delle esperienze più strane e speciali che mi siano mai capitate, sembrava letteralmente di suonare in un tempio.

È chiaro che, nonostante la lontananza da Ostuni, le tue radici non faticano a farsi sentire. Londra come risponde a questa cosa? Ti trovi bene lì?

Londra è una città in cui mi sento decisamente a casa. Mi fa sentire libero a livello creativo e accademico, e mi ha aiutato molto ad aprirmi ad un sacco di nuovi stimoli. Tuttavia, il costo della vita e i ritmi della città a volte sono piuttosto difficili da sostenere. In futuro, mi piacerebbe vivere tra qui e Ostuni, in modo tale da lavorare più assiduamente alle mie cose giù, coinvolgendo artisti locali all’interno di Turbo Sud e riuscendo a trovare un equilibrio in cui gli input di queste due realtà possano continuare a collidere nei miei lavori. Tuttavia, al momento, non è così facile a livello economico riuscire a tornare in Puglia quanto vorrei.

Per quanto invece riguarda la questione della lontananza da Ostuni, io e la mia famiglia in realtà abbiamo fatto un bel po’ di spostamenti. Mia madre e mio padre subito dopo la laurea sono andati a vivere al Nord, in Piemonte, dove sono nati i miei due fratelli. Successivamente si sono ritrasferiti tutti giù, a Bari, città in cui sono nato io e in cui abbiamo trascorso i primi anni della mia infanzia, prima di spostarci tutti e cinque a Roma, dove ho vissuto fino ai diciotto anni. Negli ultimi anni, sono stato prima a Milano e ora a Londra, dal 2017. Detto ciò, la Puglia rappresenta decisamente un luogo molto importante per me a livello affettivo e familiare. I miei progetti attuali sono decisamente nutriti dal mio desiderio di continuare a coltivare questo legame con le mie origini. Durante la pandemia, mentre lavoravo a ZONA SISRI, ho avuto la fortuna di poterci vivere per sette mesi ed è stata un’esperienza che mi ha aiutato molto a riconnettermi con il luogo.

Tra artworks, mostre, installazioni e selezioni musicali, hai un progetto a cui sei particolarmente affezionato?

Si! Tra il mio primo e secondo anno di master al Royal College of Art, ho sviluppato un progetto chiamato “Festino Box”. Si trattava di un locale notturno in miniatura di 7,35 metri quadrati, completamente realizzato in legno, costruito senza alcun tipo di autorizzazioni, nello spazio che mi era stato assegnato come studio nel dipartimento di scultura dell’università. A causa delle rigide norme di Health & Safety dell’RCA, il box lo lasciavo chiuso a chiave con un grosso lucchetto durante il giorno, per poi aprirlo segretamente di sera, per ospitare eventi musicali. All’interno c’era un mini dancefloor con un DJ booth, un sistema rudimentale di ventilazione per fumare al chiuso, luci rosse e un impianto audio composto da un dolby surround trovato in una scatola buttata nel retro della scuola. Gli eventi organizzati nel box coinvolgevano DJ, sound artists, artisti visivi e un pubblico di gente invitata esclusivamente tramite passaparola: studenti, ex studenti ed esterni imbucati. I festini sono diventati ben presto popolari tra gli iscritti dei vari campus dell’università (l’RCA conta oltre 1200 studenti), grazie anche a una lunga serie di storie e congetture che si sono diffuse nel tempo. Tra le persone che ci sono venute a suonare, ci sono Giulia Tess e Nan Kolè, la DJ e architetto Emmy Bacharach e l’artista visivo Andrew Pierre Hart. L’anno prossimo si celebrerà il quinto anniversario della demolizione del box e mi piacerebbe lavorare su una fanzine che racconti quel periodo e che ne mostri tutta la documentazione fotografica. Vedremo!


ENGLISH VERSION

Hi Agostino, nice to have you here for Parkett! I would start by saying
that we really love your experimental style, “ZONA SISRI” is the
demonstration of how a (apparently heterogeneous) cross between
traditional instruments and electronic sounds can give rise to something
so hypnotically harmonic. How did the ideas about it come?

Hi guys, thanks for the invitation and I’m glad you like the EP! I composed SISRI ZONE in Ostuni during the pandemic, but the project is the result of a journey that began in 2018. It was born from the desire to resume the Tecnopizzica experiments, which took place mainly in Lecce and its province, in the 90s, which aimed to bring the ethos and sound production techniques of rave culture with the imagery of tarantism, typical of the socio-cultural context of the Salento countryside (an area where many free parties took place), through the rhythmic, percussive and melodic elements typical of the pizzica. This operation was presumably theorized by Piero Fumarola, professor of sociology at the University of Lecce, and Georges Lapassade, French sociologist and anthropologist.

While, the title of the EP refers to the acronym used since the 80s to indicate the industrial area and the small railway junction of Ostuni – the city of which I am originally from. Both in terms of sonority and in the choice of the title, I liked that the project recalled the urbanization processes that took place in Salento, and more generally in Puglia starting from the post-war period, and resumed the ideas, activities and cultural and political debates that led to the birth of Tecnopizzica, in the years of the dawn of the Internet and the first commercially available computers. ZONA SISRI therefore wants to be an attempt to reassemble and give new life to the ideas of those decades and pay homage to experiments made by various Apulian artists including musicians, DJs, drummers and traditional singers such as Cesare Dell’Anna, Andrea Sammartano, Roberto Chiga, Dario AKA DJ Bellezza, Alpha Bass and the Nidi D’Arac, Uccio Aloisi, Daniele Durante and the Canzoniere Grecanico Salentino.

I read about your essay on the micro-history of Tecnopizzica. It was interesting to realize how this chapter of south-eastern Italian folk music was an excellent attempt to “update” a history made up of tambourine-based rhythms and traditions. What has changed since the 90s? What place does the traditional popular music of Southern Italy occupy within the musical panorama?

In general, in southern Italy, since the end of the 1980s, the huge market, albeit still very informal, has persisted for neomelodic music. Although it is not folk, but pop music, I find it very interesting how the genre embraces the vast musical tradition of Naples and Campania with contemporary sounds, technologies and aesthetics, and has a huge following throughout the South but also in cities like Rome , Milan and Turin or in the southern communities that have emigrated abroad. There are many Neomelodic songs that I honestly think are far more interesting than many of the releases released on the current national music market. To give you a clearer idea, I suggest you go and look for slightly older songs such as “Salvate” by Patrizio, “Gennaro e Lucia” by Maria Nazionale, “Uagliò” by Gianni Celeste, or by Ida Rendano. Despite this, the genre still seems to me to be taken very little seriously in terms of recording, and hardly understood due to its cultural specificities which often reflect the musical traditions and the complexities of the underclass and proletariat of the South.

Staying on the subject, your first bootlegs also concern the tradition
of southern Italy, I have impressed “P SEMP” by VMONSTER or “CUORE” by
Franco Ricciardi. How did you first approach this type of
experimentation?

Those two pieces are the result of a series of events that contributed to the genesis of what I am pursuing both as AGOSTINO and with the Turbo Sud curatorial projects. Both edits had a very positive reception, considering that I uploaded them from scratch to a SoundCloud profile and a completely new moniker. Imagine that in 2018 / 2019 I was such a fan of VMONSTER that I went to Naples from London and managed to arrange a meeting with him and his manager to propose releasing the track as an official remix. However, my efforts met with little result and nothing came of it (laughs).

Already around the age of fourteen or fifteen, it happened to me from time to time to sample pieces of neo-melodic music, Neapolitan repertoires of the past or popular music to create hip hop productions. But the idea of ​​making the bootlegs was born at the end of 2018, when I went to live in Tottenham in a shared house with Giulia Tess and Francesco Cucchi (aka Nan Kolè and Blu Ritual). At that time I attended many evenings that made me fall in love with the London electronic scene and Giulia, who later introduced me to Kouslin of Le Chatroom, was trying to experiment with the rhythm of the Abruzzo Saltarello and suggested I do similar experiments. It was at that moment that I started trying to combine my interests in the different nuances of UK club culture in a more systematic way, with my musical passions linked to Southern Italy.

Also because, in the meantime, I noticed that Naples was producing a lot of interesting music, with very young rappers like VMONSTER, J Lord, Nicola Siciliano and Geolier churning out incredible hits with quite high numbers online, but without any initial support from the national majors and of audiences outside those circles – we’re talking about two years before some of them became nationally famous. So I immediately had the idea of ​​celebrating that reality and working on club tools that could easily marry with the sound and rhythms I was passionate about in London.

I would say that, up to now, you have managed to make the needs of club culture your own while maintaining real introspective atmospheres. I can’t help but think of “IDRA”, a fantastic piece that recalls the deconstructed club. Can you tell us about your setup?

I’m glad you like it! As random as it may sound, I wanted that piece to sound halfway between a UK drill beat, a tarantella, and an Italo-dance song, brilliant in my opinion haha, that I had found on YouTube, presumably by Molinaro and Provenzano, which call Terra Di Calabria.

Who are the artists that inspire you the most for your productions?

It’s honestly a bit difficult to answer. I don’t think I have any specific artists that inspire me. However, if I had to name 5 names among my last 10 Spotify likes, I would say Baby Gang, SLIKBACK, NKISI, Marco Calone and Fatima Al Qadiri.

TURBO SUD is a fantastic project that oscillates between nostalgia and innovation. Avant-garde experiments join the first experiments in computer music and underground compositions, also including the visual sphere. Can you tell us about the first May 2022 pop-up exhibition at Yorkshire Sculpture Park?

The Turbo Sud Lab exhibition at Yorkshire Sculpture Park is a project that I started developing in 2019, during a residency at their museum. The exhibition consisted of an audiovisual installation that explored the mechanisms underlying the rebirth of pizzica pizzica in Salento.

Between archival material and sci-fi aesthetic imagery, the project was born from the desire to re-examine the revival process that took place with the Pizzica Salentina, in the early 70s, a period in which this musical genre was now on the verge of ‘forgotten. The exhibition contained a projection of my video essay ‘Tecnopizzica’ (2022), plus a series of screens with rare Tecnopizzica archive videos that I recovered from the Fumarola archive, in Arnesano, near Lecce, with the help of to Piero Fumarola’s wife, Nina, and his son Ernesto. Two of those videos are now available on the Turbo Sud Instagram page (here and here).

During the inauguration, I had the honor of performing a set of Tecnopizzica inside the Deer Shelter Skyspace by the American minimalist artist James Turrel. Initially, when I proposed to the YSP to use that location for a set, I never imagined that they would have said yes. It was definitely one of the strangest and most special experiences I’ve ever had, literally like playing in a temple.

It is clear that, despite the distance from Ostuni, your roots don’t struggle to be felt. How does London respond to this? Are you comfortable there?

London is a city where I definitely feel at home. It makes me feel creatively and academically free and has helped me a lot to open up to a lot of new stimuli. However, the cost of living and the pace of the city are sometimes quite difficult to sustain. In the future, I’d like to live between here and Ostuni, in order to work more assiduously on my things down there, involving local artists within Turbo Sud and managing to find a balance in which the inputs of these two realities can continue to collide in my works. However, at the moment, it is not as easy economically as I would like to return to Puglia.

As for the question of the distance from Ostuni, my family and I actually moved quite a bit. Immediately after graduation, my mother and father went to live in the North, in Piedmont, where my two brothers were born. Later they all moved back down to Bari, the city where I was born and where we spent the first years of my childhood, before all five of us moved to Rome, where I lived until I was eighteen. In recent years, I have been first to Milan and now to London, since 2017. Having said that, Puglia definitely represents a very important place for me on an emotional and family level and my current projects are definitely nourished by my desire to continue to cultivate this connection with my origins. During the pandemic, while working in ZONA SISRI, I was lucky enough to be able to live there for seven months and it was an experience that helped me a lot to reconnect with the place.

Between artworks, exhibitions, installations and musical selections, do you have a project you are particularly fond of?

Yes! Between my first and second year of masters at the Royal College of Art, I developed a project called “Festino Box”. It was a miniature nightclub of 7.35 square meters, completely made of wood, built without any kind of permission, in the space that was assigned to me as a studio in the Sculpture department of the university. Due to RCA’s strict Health & Safety regulations, I left the box locked with a large padlock during the day, then secretly opened it at night to host music events. Inside was a mini dancefloor with a DJ booth, a rudimentary ventilation system for smoking indoors, red lights and a Dolby surround sound system found in a discarded box in the back of the school. The events organized in the box involved DJs, sound artists, visual artists and an audience of people invited exclusively by word of mouth, which included students, alumni and external crashed. The parties quickly became popular among students on various campuses of the university (the RCA has over 1200 students), thanks also to a long series of stories and conjectures that have spread over time. Among the people who came to play, there are Giulia Tess and Nan Kolè, the DJ and architect Emmy Bacharach and the visual artist Andrew Pierre Hart. Next year we will celebrate the fifth anniversary of the demolition of the box and I’d like to work on a fanzine that tells about that period and shows all the photographic documentation. We will see!

Agostino