Akoriz: equilibrio tra innovazione e coerenza

Akoriz, talento italiano in uscita sulla label Artcore di Indira Paganotto e reduce dall’ ultima Sonar Week si racconta su Parkett.

Akoriz, al secolo Gianfranco Prizio, è uno dei protagonisti del prossimo “Various Artists” dell’Artcore di Indira Paganotto, label che sta segnando l’evoluzione dell’hard techno ai giorni nostri. Il dj classe ’92 e nato ad Avellino sta conquistando i grandi pachi grazie alla sua idea di techno ben definita e strutturata. Il suo sound dal carattere tridimensionale, in cui le contaminazioni psy e gli elementi old school si uniscono in una miscela energetica, sta diventando sempre più riconoscibile nel panorama degli artisti italiani.

Dopo aver condiviso palchi importanti con artisti come la stessa Indira Paganotto, Charlotte De Witte, Enrico Sangiuliano, Dubfire e Juliet Fox e dopo aver collezionato release su numerose etichette di grande peso tra cui Kneaded Pains, DSR Digital e Silver M, l’approdo di Akoriz su Artcore è solamente un ulteriore step nella sua brillante ascesa nella scena. Abbiamo parlato con lui dell’ultima release, delle influenze che hanno forgiato il suo stile musicale, dei suoi processi produttivi e molto altro. Buona lettura!

Ciao Akoriz, benvenuto su Parkett. Vorrei iniziare questa intervista chiedendoti come stai e come sta andando fino ad ora questo 2024.

Ciao e grazie per l’invito! Il 2024 sta andando alla grande. Ho avuto l’opportunità di suonare in alcuni dei miei club preferiti e di lavorare su nuovi progetti musicali che non vedo l’ora di condividere con tutti voi. Sono particolarmente entusiasta per l’uscita del mio nuovo disco “My Ask” e non vedo l’ora di vedere la reazione del pubblico.

Mi piacerebbe partire dagli inizi della tua carriera. So che ti sei avvicinato alla musica elettronica a soli 14 anni: quali sono stati gli artisti e i club che hai frequentato che hanno maggiormente influenzato e forgiato il tuo approccio alla musica?

Fin da giovane, ho coltivato una passione per la musica iniziando con il pianoforte all’età di 8 anni. Il mio percorso verso la scena techno è iniziato quando ho scoperto artisti come Rino Cerrone, Joseph Capriati e Jeff Mills, che hanno fortemente influenzato il mio stile. Il club che ha avuto un impatto fondamentale su di me è stato l’Old River Park, un boschetto dove la musica era la protagonista assoluta. Lì, ho avuto l’opportunità di ascoltare i DJ più influenti del momento e di esplorare le varie sfumature dei sound underground.

Successivamente, ho deciso di diventare attivamente parte della scena musicale, passando da spettatore ad esibirmi nei club. Una tappa significativa è stata il Suicide Circus di Berlino, dove ho sperimentato il vero significato dell’underground e dell’autenticità del clubbing berlinese. Inoltre, visitare il Berghain ha ulteriormente rafforzato la mia comprensione e la mia passione per la cultura techno.

Tornando indietro nel tempo, qual è stato il momento più importante che ha segnato la tua carriera o in cui hai personalmente capito che qualcosa nel tuo percorso musicale stava definitivamente cambiando?

Un momento decisivo per la mia carriera è stato quando ho suonato al Printworks di Londra. La prima volta è stata nella room 2, ma la seconda volta ho avuto l’opportunità di esibirmi nella main room davanti ad una folla enorme. Vedere tutte quelle persone ballare sulla mia musica è stato un momento di grande emozione e mi ha fatto capire che il mio percorso musicale stava davvero cambiando.

“My Ask” è la tua ultima produzione sulla label di Indira Paganotto. Mi piacerebbe sapere com’è nata questa traccia e quali sono stati i tool creativi essenziali in questa produzione.

“My Ask” è nata dall’ispirazione profonda che ho trovato esplorando i suoni hardcore e rave degli anni ’90, che hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare sin dai primi giorni della mia carriera. Ho voluto catturare quell’energia e quell’atmosfera nostalgica ma potente, che mi ha spinto a lavorare intensamente sui bassi e sui lead principali.

Utilizzando sintetizzatori come Serum e il Pioneer Toraiz AS-1, ho plasmato il sound per trasmettere un senso di intensità e drammaticità. L’aggiunta di un campione di kick invertito e distorto ha aggiunto una texture unica, mentre gli effetti vocali e gli screech hanno contribuito a dare dinamismo e movimento alla traccia. Le drums, create originariamente con un Pioneer SP-16 e rielaborate successivamente in Ableton, sono state essenziali per mantenere l’energia pulsante che caratterizza il brano. L’intero processo di equalizzazione e saturazione è stato fondamentale per raggiungere il giusto equilibrio e profondità sonora che volevo trasmettere.

La traccia esce sulla label Artcore di Indira Paganotto. Che rapporto hai con Indira e cosa ne pensi della visione della label?

Ho un rapporto fantastico con Indira Paganotto, la considero non solo una grande artista ma anche un’amica. Artcore per me rappresenta una famiglia, conosco tutto il team e sono persone eccezionali che mi hanno fatto sentire a casa fin dal primo momento. La visione della label è innovativa e supporta molto gli artisti emergenti, cosa che apprezzo moltissimo.

Il tuo sound si sta spostando sempre di più verso sonorità hard techno, comunque mantenendo un’originalità nella commistione dei generi. Come riesci a mantenere il tuo marchio di fabbrica a livello sonoro in un mercato così denso ultimamente su questo genere musicale?

Mantenere il mio marchio di fabbrica significa trovare un equilibrio tra innovazione e coerenza. Cerco sempre di incorporare elementi unici e personali nelle mie tracce, sperimentando con nuovi suoni e tecniche di produzione. Allo stesso tempo, mantengo la mia identità sonora utilizzando sintetizzatori e VST che mi consentono di esprimere il mio stile distintivo.

“Invite Choice” and “Techno Live Sets” sono due podcast su cui realizzi mixati regolarmente. Cosa ti ha insegnato questa esperienza e quanto uscire regolarmente con della musica e ascoltare i feedback altrui può essere per te stimolante per crescere come artista e DJ?

Partecipare a podcast come “Invite Choice” e “Techno Live Sets” è stato estremamente formativo. Mi ha insegnato l’importanza della costanza e della qualità nelle mie esibizioni. Ricevere feedback dal pubblico e dai colleghi è una fonte di crescita continua. Ogni commento mi aiuta a migliorare e a spingermi oltre i miei limiti.

Oggi il racconto di un’artista passa attraverso anche scelte di comunicazione sui social media. Secondo te, che ruolo ha il marketing nella comunicazione di un DJ e come gestisci questo aspetto?

Il marketing e la comunicazione sui social media sono fondamentali per costruire e mantenere una connessione con il pubblico. Utilizzo i social per condividere non solo la mia musica ma anche il mio processo creativo, dietro le quinte e momenti personali. Credo che essere autentici e trasparenti sia la chiave per creare un legame forte con i fan.

Ultima domanda. Come ti vedi tra 5 anni e quali sono gli obiettivi a breve termine che vorresti raggiungere?

Tra 5 anni mi vedo continuare a esplorare nuove frontiere musicali e a esibirmi su scene sempre più importanti. A breve termine, il mio obiettivo principale è quello di chiudermi in studio e produrre nuova musica. Vedere il pubblico ballare sulle mie tracce, grazie anche al supporto di Indira Paganotto, è una grande fonte di ispirazione per me.

ENGLISH VERSION

Akoriz, an Italian talent released on Indira Paganotto’s Arcore label, talks with Parkett.

Akoriz, born Gianfranco Prizio, is one of the protagonists of the next “Various Artists” of Indira Paganotto’s Artcore, a label that is marking the evolution of hard techno today. The DJ born in ’92 and born in Avellino is conquering the big stages thanks to his well-defined and structured idea of ​​techno. His three-dimensional sound, in which psy contaminations and old school elements come together in an energetic blend, is becoming increasingly recognizable in the panorama of Italian artists.

After having shared important packages with artists such as Charlotte De Witte, Enrico Sangiuliano, Dubfire and Juliet Fox and after having collected releases on numerous major labels including Kneaded Pains, DSR Digital and Silver M, Akoriz’s arrival on Artcore is only a further step in his brilliant rise in the scene. We spoke with him about the latest release, the influences that have shaped his musical style, his production processes and much more. Enjoy the reading!

Hi Akoriz, welcome to Parkett. I would like to start this interview by asking you how you are doing and how this 2024 is going so far.

Hello and thanks for the invitation! 2024 is going great. I’ve had the opportunity to play some of my favorite clubs and work on new musical projects that I can’t wait to share with you all. I’m especially excited about the release of my new album “My Ask” and can’t wait to see the audience’s reaction.

I’d like to start from the beginning of your career. I know you approached electronic music at just 14 years old: what were the artists and clubs you frequented that most influenced and shaped your approach to music?

From a young age, I cultivated a passion for music starting with the piano at the age of 8. My path towards the techno scene began when I discovered artists like Rino Cerrone, Joseph Capriati and Jeff Mills, who strongly influenced my style. Also the club that had a fundamental impact on me was Old River Park, a grove where music was the absolute protagonist. There, I had the opportunity to listen to the most influential DJs of the moment and explore the various nuances of underground sounds. Subsequently, I decided to actively become part of the music scene, moving from a spectator to performing in clubs. A significant stop was the Suicide Circus in Berlin, where I experienced the true meaning of the underground and authenticity of Berlin clubbing. Furthermore, visiting Berghain further strengthened my understanding and passion for techno culture.

Going back in time, what was the most important moment that marked your career or in which you personally understood that something in your musical path was definitively changing?

The defining moment in my career was when I played at Printworks in London. First time was in room 2, but the second time I had the opportunity to perform in the main room in front of a huge crowd. Seeing all those people dancing to my music was a very emotional moment and made me realize that my musical path was really changing.

“My Ask” is your latest production on Indira Paganotto’s label. I would like to know how this track was born and what were the essential creative tools in this production.

“My Ask” was born from the deep inspiration I found exploring the hardcore and rave sounds of the 90s, which have always held a particular fascination for me since the early days of my career. I wanted to capture that energy and nostalgic but powerful atmosphere, which pushed me to work intensely on the bass and main leads.

Using synthesizers like Serum and the Pioneer Toraiz AS-1, I shaped the sound to convey a sense of intensity and drama. The addition of an inverted and distorted kick sample added a unique texture, while the vocal effects and screeches helped give dynamism and movement to the track. The drums, originally created with a Pioneer SP-16 and later reworked in Ableton, were essential to maintaining the pulsating energy that characterizes the song. The entire equalization and saturation process was fundamental to achieving the right balance and sonic depth that I wanted to convey.

The track is released on Indira Paganotto’s Artcore label. What is your relationship with Indira and what do you think of the label’s vision?

I have a fantastic relationship with Indira Paganotto, I consider her not only a great artist but also a friend. The Artcore label represents family to me, I know the whole team and they are exceptional people who made me feel at home from the first moment. The label’s vision is innovative and very supportive of emerging artists, which I really appreciate.

Your sound is moving more and more towards hard techno sounds, while still maintaining originality in the mix of genres. How do you manage to maintain your trademark sonically in such a dense market lately for this musical genre?

Maintaining my trademark means finding a balance between innovation and consistency. I always try to incorporate unique and personal elements into my tracks, experimenting with new sounds and production techniques. At the same time, I maintain my sonic identity by using synthesizers and VSTs that allow me to express my distinctive style.

“Invite Choice” and “Techno Live Sets” are two podcasts you mix on regularly. What has this experience taught you and how regularly going out with music and listening to other people’s feedback can be stimulating for you to grow as an artist and DJ?

Participating in podcasts like “Invite Choice” and “Techno Live Sets” was extremely educational. He taught me the importance of consistency and quality in my performances. Receiving feedback from the public and colleagues is a source of continuous growth. Every comment helps me improve and push myself beyond my limits.

Today the story of an artist also passes through communication choices on social media. In your opinion, what role does marketing have in a DJ’s communication and how do you manage this aspect?

Social media marketing and communication are key to building and maintaining a connection with your audience. I use social media to share not only my music but also my creative process, behind the scenes and personal moments. I believe that being authentic and transparent is the key to creating a strong bond with fans.

Last question. How do you see Akoriz in 5 years and what are the short-term goals you would like to achieve?

In 5 years I see myself continuing to explore new musical frontiers and performing on increasingly important stages and in the short term, my main goal is to lock myself in the studio and produce new music. Seeing the audience dancing to my tracks, thanks also to the support of Indira Paganotto, is a great source of inspiration for me.