Il Classico Rave torna a devastare il venerdì notte romano, stavolta all’Alien Club con una line-up fedele all’aggressività che contraddistingue il party.
Classico Rave è il nome di un party con cadenza mensile che ogni mese sfascia le fondamenta dell’Ex-Dogana di Roma. Il concept dietro questo party è tanto particolare quanto riuscito: nell’enorme complesso degli edifici del quartiere San Lorenzo di Roma viene coniugata la cassa dritta della techno più aggressiva sulla scena insieme alla musica classica. La combinazione si basa proprio su questo contrasto. Da una parte l’aurea e regale armonia della musica più alta e composta del mondo occidentale, da un altro gli ambienti scuri, grezzi e pervasi dal rimbombo industriale della cassa in quattro quarti che rimanda in un attimo al piglio eversivo di un Rave party.
Classico Rave si articola quindi in ambienti distinti: la sala adibita alla musica classica è un mondo a sè, rispetto alla sala dove una line-up davvero pesante cercherà di far crollare il club. Club che solo per questa volta è l’Alien Club (anzichè l’Ex-Dogana).
I nomi previsti sono tutto un programma: basta leggerli e si può già capire l’antifona.
The Horrorist è un nome storico, alias dell’americano Oliver Chesler, attivo da oltre vent’anni con la sua techno furibonda, tagliente e scura, venata di EBM e sonorità industriali.
Perfettamente coerente con tutto questo contesto è Al Ferox, al secolo Alessandro F., secondo nome in scaletta e portatore di un immaginario dark, praticamente horror nelle sue produzioni e set senza compromessi.
Last but not least, non poteva mancare Luciano Lamanna, resident di Ex-Dogana e distruttore di club sia con i suoi dj-set che con i suoi live set modulari, sempre tiratissimi e graffianti.
In una “hidden room”, le selezioni classiche di Riccardo Papacci saranno un frammento di armonia in mezzo al caos.
I visuals che accompagneranno il Classico Rave di domani, venerdì 17, saranno a cura di Studio EBureau e saranno interamente dedicati al Trittico del Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch.
Paolo Castelluccio