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Abbiamo intervistato il musicista danese Trentemøller, in occasione del suo ultimo lavoro discografico Memoria, in uscita oggi – 11 Febbraio.

Anders Trentemøller, compositore e polistrumentista, nasce a Vordingborg (Danimarca) il 16 ottobre 1972. La sua carriera musicale inizia alla fine degli anni ’90, quando incomincia a lavorare su dei progetti indie rock: un sound che lo caratterizzerà per tutta la vita. Nei primi anni del nuovo millennio si avvicina sempre più al mondo della musica elettronica, affascinato da queste polivalenti macchine analogiche che gli permettono di esprimere il suo essere senza filtri. “The Last Resort ” è il suo album di debutto: nel 2006 esce – sulla Poker Flat di Steve Bug – il disco che rivoluzionerà il mondo della club music. Spinto dalle sue più crude e inafferrabili pulsioni, Anders abbraccia il mondo Rock\Metal e lo trascina con sé verso nuovi ed inesplorati confini. Nasce così un sound emotivamente spiazzante, in grado di travolgere e devastare.

Il contenuto prevale sull’immagine, l’impeto scavalca regole e definizioni. Il trionfo dell’erotismo, del calore e del bagliore. La musica di Anders si è radicata nella società e l’ha plasmata, giorno dopo giorno, sempre più a fondo.

Mi piace molto stare da solo. È quasi come essere nudi in studio e, se qualcuno entrasse, non sarebbe bello”.

Oggi Trentemøller è qui con noi, per parlarci del suo ultimo album: “Memoria”.

Ciao Anders, benvenuto. E’ un grande onore averti qui e poterti intervistare. Stiamo vivendo un periodo strano in cui c’è un po’ di oscurità intorno a noi e non riusciamo a capire davvero cosa stia succedendo là fuori. Quanto è importante pubblicare nuova musica adesso e quanto sei emozionato per questo nuovo album “Memoria”?

Ciao Andrea, piacere di conoscerti. Sono super, super eccitato! Come ben sai in Memoria ho scritto tutto da solo: dalla musica ai testi, per la prima volta. Di solito lavoro con più cantanti che scrivono le melodie, qui invece no. Quindi è un album speciale per me, anche perché con Obverse” è stato diverso, era più un disco da studio, e poi è nato mio figlio, c’è stato il Covid che ha cambiato e condizionato tutto. Adesso vorrei poter svolgere il tour, però questa variante Omicron che stiamo affrontando non so se ci permetterà di suonare e dove, è frustrante. Quindi sono anche un po’ triste perché ho proprio voglia di suonare dal vivo.

Memoria: cosa si cela dietro questo titolo? Forse è nato in un momento storico particolare in cui non potevamo fare altro che ricordare?

Non proprio. Diciamo che il mio modo di fare musica è sempre lo stesso, non cambia molto se ci sia il covid o meno, perché io normalmente mi chiudo spesso in studio senza vedere nessuno. Quindi sai che in realtà è stato più un tributo alla memoria, che è un qualcosa che fa parte della vita di tutti. La trovi ovunque, dalla musica ai sogni, e questo è molto affascinante per me. La musica può farti viaggiare nel tempo, per così dire.
Quindi, se all’improvviso stanno suonando una canzone alla radio che ascoltavi quando eri adolescente, e non la sentivi magari da 20 anni o qualcosa del genere, riesci all’istante a tornare a quel momento.
La canzone è la stessa di quando tua nonna ti preparava del buon cibo, e all’improvviso senti un odore speciale e sei tornato nella cucina della tua infanzia con lei. La memoria è una cosa così grande e importante non solo per ascoltare musica ma anche per scriverla. Spesso quando mi viene un’idea e poi non riesco a ricordarla in studio al pianoforte, allora vuol dire che poi non era così buona.  Poi esiste quella a lungo termine e quella a breve termine. È davvero un qualcosa di importante.

© Karen Rosetzsky

Se avessi la possibilità di entrare in una macchina del tempo, dove andresti? E c’è qualcosa del tuo passato che cambieresti?

Ok, interessante. Allora io credo che ognuno di noi abbia una specie di destino. Sai che la tua vita deve svilupparsi in questo modo, non ha proprio un determinato significato. Così com’è non cambierei davvero nulla. Forse l’unica cosa a cui penso è che avrei davvero amato se avessi imparato a suonare da ragazzino la chitarra, perché molta della mia musica ora è basata su quella.
Ma non posso dire: bene, se cambiassi questo la mia vita sarebbe migliore, come magari quella dei miei idoli. Fondamentalmente penso che tu possa sempre cercare di migliorare andando avanti e superando te stesso.

In Memoria c’è una malinconia che convive con tanta speranza. Molte melodie trascinano l’ascoltatore verso un viaggio etereo che permette di sfiorare mondi lontani, sogni e realtà differenti. Come sei arrivato a tutto ciò? È stato un processo spontaneo o hai ricercato quel suono? In poche parole: hai scelto o sei stato scelto dalla musica?

Sì, Esattamente. In realtà utilizzo sempre lo stesso modo di comporre in tutti i miei album. Non pianifico il mio suono, non provo nessun tema prima di iniziare. Quindi si tratta molto di vedere dove mi porta la musica e io, molto spesso, quando inizio o a ballare diventa tutto un fluire naturale. Se comincio a pensare molto alla musica, soprattutto all’inizio, mi confondo molto facilmente, perché poi è importante che non provenga troppa roba dalla mia testa: non voglio creare qualcosa di banale. La prima canzone scritta ha definito un po’ l’intero suono dell’album e tutte le altre sono arrivate poi di conseguenza. Si tratta di sogni, ma anche qualcosa che ha a che fare con la malinconia, come hai detto tu. C’è anche qualche linea di speranza, perché sai, spesso senti che la musica in giro sta diventando troppo scura e rumorosa. È un po’ noioso anche perché c’è solo un’atmosfera. Mentre descrivevi il disco, pensavo che alcuni dei miei vecchi album fossero forse un po’ più scuri. Non lo so, ma forse è anche perché sono diventato padre e ho un figlio che mi ha cambiato come persona, e ora non sono nessuno che conoscevi prima. Forse vedo la vita in maniera diversa. Quindi questo è sicuramente anche quello che ha avuto un certo impatto sul risultato finale.

Quindi sei alla ricerca di una sorta di equilibrio e non solo della darkness?

Esatto, esatto. Sto cercando i contrasti nella mia musica. Un suono che non sia soltanto digitale ma anche analogico; non troppo sporco. Si può essere anche semplici e puri… quindi sì, cerco l’equilibrio.

© Karen Rosetzsky

L’album parla anche del sole e delle stelle, possiamo vederlo in brani come “When The Sun Explodes”; “Drifting Star”… sei curioso della parola Universo? Ti piace sapere che c’è qualcosa di infinito intorno a noi e di cui facciamo parte?

Sì, sì, sicuramente ed anche questo forse perché sono diventato padre e ho iniziato a pensarci anche io. Non sarò qui per sempre (ride). Sai, da adolescente vivi molto il presente e non guardi davvero indietro o avanti. Sei proprio lì e mi piace molto quella mentalità. Ma ad essere onesti, bisogna pensare anche a ciò: che ne sarà di mio figlio quando non ci sarò più? E sai, sembra che ti faccia pensare un po’ di più alla tua vita e a come viverla al meglio. Ho anche scoperto dopo aver avuto mio figlio che normalmente stavo seduto nel mio studio tutto il giorno e tutta la notte, a volte, e in realtà non facevo altro che lavorare e bere. E ora sono in studio dalle 9 alle 3 diciamo, e non ci torno più dopo, perché devo andarlo a prendere e stare con lui. Avevo davvero paura di non poter essere creativo in questo certo lasso di tempo, ma in realtà si è scoperto che è stato un grande aiuto per me, perché sono molto più concentrato e scrivo più cose, perché lo so che avrò soltanto 5 o 6 ore ogni giorno. Quindi in realtà si è rivelata una cosa abbastanza buona per me, anche se all’inizio ne avevo davvero paura.

Qualche giorno fa in una delle tue storie su Instagram hai detto che “No More Kissing In The Rain”, con la voce di Lisbet Fritze è una delle tue canzoni preferite, perché? E quali sono le altre tracce che ti emozionano di più?

Sì, certo, sono davvero molto felice di tutte le canzoni. Ci ho lavorato così tanto sopra.
Ma sono solo particolarmente contento di questa traccia (No More Kissing…), perché penso abbia una melodia abbastanza forte e mi piace davvero che fin dall’inizio sia così epica. Ha anche una sorta di intimità interiore e anche questa cosa mi è venuta molto facilmente fuori. Credo di averla scritta in mezz’ora o qualcosa del genere.
Questo avviene principalmente quando sei davvero ispirato e non è sempre così per me. Magari per diversi mesi non esce nulla di cui sono soddisfatto…però qui lo sono stato, sì, in realtà è proprio così. E’ abbastanza divertente, perché quella era la seconda canzone su cui ho lavorato per l’album ed è anche la seconda canzone dell’album. E così l’ultima canzone dell’album è stata l’ultima cosa che ho scritto. In pratica, se l’album viene composto tutto quasi in ordine e in modo naturale, allora mi piace.

Ormai il progetto Trentemoller include una band e di recente hai anche cambiato alcuni musicisti. Come mai? Hai bisogno di una continua evoluzione nella tua vita artistica?

Sì, senza dubbio. Ho suonato con l’altra mia band per 10 anni e loro sono davvero miei buoni amici e ho adorato tutto ciò. Ma io anche perché non mi sono presentato con loro nell’ultimo album. C’è stato questo distacco al telefono per 4 anni, quindi sentivo che fosse giunto il momento di provare qualcosa di completamente diverso. E  ho scelto nuovi musicisti che stanno tutti facendo i loro musical e sono tutti grandi produttori. E stanno davvero pubblicando musica fantastica e tutta in uscita da Copenhagen. Questo è un vero e proprio dream team per me. Sono sicuramente le persone che più mi hanno ascoltato in questo periodo, sai, e da cui prendo ispirazione, e ora stiamo provando ogni lunedì, martedì, mercoledì e così via per le prossime 3 o 4 settimane. Quindi spero davvero che questo tour avvenga, perché siamo pronti e perché suona davvero alla grande. Per lo più suoneremo anche il nuovo album. Ovviamente suoneremo alcune delle mie canzoni vecchie. Non volevo guardarmi tanto indietro, ma guardare avanti e suonare roba nuova.

Riesci a connetterti facilmente con la tua band? E dove riesci ad esprimerti al meglio, in studio o sul palco?

Penso che mi piacciano entrambe le cose, perché ho davvero amato essere me stesso in studio – quando faccio gli album non è insieme alla band – sono solo io a suonare tutti gli strumenti. A volte, vengo anche aiutato da qualche mio amico percussionista o musicista, ma per lo più sono solo io in studio, e quindi dopo è davvero bello finalmente riunirsi con una band. E all’improvviso, ti trovi a condividere la tua musica con altre persone.
E poi volevo anche davvero far parte di una band più che essere un performer con il mal di schiena. Quindi ne avevo proprio bisogno. Stiamo usando molto tempo per suonare le canzoni e ho avuto una visione abbastanza forte al riguardo.  Proviamo da alcune settimane, la gente inizia a venire all’edificio, e inizi ad avere grandi idee. Qualcuno magari ti dice che questa canzone potrebbe essere fantastica se la suonassimo un po’ più lentamente e allora inizi a sperimentare. Il fatto che stiamo lavorando insieme è un “dolore”, perché ho fatto tutte le cose da solo, e pensare che alcune di quelle idee sarebbero state davvero grandiose partorite in studio, mi porta a volerci subito tornare per rifarle. E poi finisco per scrivere nuovi album.

© Karen Rosetzsky

C’è qualche strumento in particolare che hai sempre portato con te e al quale non rinunceresti, perché parte integrante della tua personalità artistica?

Strumenti a cui non rinuncerei? Hmm, non lo so! Sai forse sceglierei la mia Tastiera Midi. La porto dietro sempre con il mio laptop e posso fare musica ovunque. In realtà la maggior parte delle canzoni sono state scritte nel mio seminterrato – qui a casa mia – perché ho anche un vero studio, non molto lontano, ma mi piace scrivere la musica in un allestimento molto semplice, come in treno con le mie cuffie. Inizia tutto lì e poi vado in studio e suono altri strumenti. Beh, sai, i miei veri sintetizzatori fisici sono le chitarre. Ma per la maggior parte uso roba analogica anche solo nel prodotto finale, perché sono così tanto una parte importante del suono, e poi mi piace assumere tutta quella sostanza attraverso il mio registratore a nastro e cose strane. I nostri pedali e tutti i tipi di effetti li fanno sembrare più veri, perché molto spesso quelli i sintetizzatori suonano un po’ troppo puliti e un po’ troppo raffinati. Mi piace davvero molto spesso sporcare un po’ tutto.

Come sai, ad alcuni artisti non piace affatto usare strumenti virtuali (VST) o cose del genere. Quindi mi stai dicendo che per te non cambia nulla se utilizzi macchine analogiche o digitali?

Sì, a me non interessa la natura del sintetizzatore. Analogico, digitale…che importa. L’importante è il risultato finale (ride).

Come ti senti quando ascolti la tua vecchia musica? Tracce come “Miss You”, “The Last Resort”

Sai è divertente tutto ciò. È divertente perché in realtà stiamo provando proprio in questi giorni Miss You in una versione abbastanza diversa, e anche Take Me Into Your Skin, presa dal mio primo album. Adoro ancora queste canzoni e penso che siano piuttosto forti, altrimenti non le suonerei. Sono uscite già da 14 anni!  Sono una parte molto importante di me e devo dire che non ascolto solitamente molto i miei album, ma li ripropongo in maniera differente e così torno a rivivere quei momenti.

Trentemoller

A marzo suonerai a Milano. Quali sono i tuoi rapporti con l’Italia?

Sì, adoro suonare in Italia. Mi piace il cibo italiano, certo (ride) ma penso anche che abbia una storia così forte e una grande cultura. Per me è sempre speciale venire lì e spero che gli spettacoli non verrano cancellati. Perché è ancora così strano lì fuori e non sia cosa stia accadendo.

Hai ragione, è davvero snervante questa situazione che sembrava essere sotto controllo e invece ci ha presi nuovamente alla sprovvista…

Sì, di nuovo. Stanno ancora chiudendo sedi e confini e le persone portano le mascherine ovunque. Il problema è in tutta Europa e non solo…

Sperando che non arrivi poi una nuova variante…

Ma non si sa mai. Forse ce ne sarà un’altra, all’improvviso ce n’è sempre una nuova, è davvero pazzesco!

Ma torniamo a noi, altrimenti rischiamo di perderci in questo strano mondo. Viviamo nell’era dello streaming. Cosa ne pensi di queste piattaforme (come Spotify) che ti permettono di ascoltare musica frequentemente? Sono applicazioni positive o negative per gli artisti e le persone in generale?

Sì, penso che in realtà sia entrambe le cose perché, ovviamente, è molto positivo che le persone possano ascoltare musica ovunque ogni volta che desiderano. Penso che questo flusso musicale possa anche essere un po’ troppo ingombrante per me, il prossimo anno avrò 50 anni e continua a piacermi ancora il formato dell’album e mi piace l’idea di ascoltare solo 5 canzoni alla volta. E poi in realtà devi alzare e abbassare il volume, fare anche una piccola pausa, e puoi pensare così un po’ alla musica. 10 ore di musica continue sono davvero troppe per me, ma magari a molte altre persone piace. Certo, è un ottimo modo per scoprire facilmente nuovi artisti. Ci sono due cose positive quindi. Però, come sapete, noi artisti non riceviamo alcun pagamento in realtà. Quindi devi davvero essere una grande star per ottenere un po’ di soldi attraverso lo streaming.

Però, come hai detto, è molto importante conoscere nuovi artisti e ampliare la propria cultura musicale…

Sì, definitivamente. Se sei un artista indipendente puoi pubblicare dischi ed avere un pubblico in poco tempo. Questo avviene anche con Soundcloud. E’ importante non ascoltare solo quello che ci propongono le Major.

Concordo pienamente con te. Abbiamo bisogno di tanta musica indipendente. Quanto hai bisogno di condividere le tue emozioni con il pubblico?

Questa è davvero una bella domanda. Sai io sono molto timido e riservato. Se mi chiedessi di parlare da solo di fronte a 10 persone, ti direi di no. Non mi sentirei me stesso, ma allo stesso tempo ho suonato in grandi festival per 90.000 persone e per me quello invece andava benissimo. Forse perché posso nascondermi dietro la mia musica in un certo senso. Quindi io sono davvero attualmente un ragazzo molto riservato in realtà. Mi sento me stesso solo con i miei buoni amici. Sai cos’è? E’ che mi piace davvero portare fuori la musica perché è come incontrare gente nuova in modo differente, e vedo che l’amore sta maturando in Europa. E anche in Asia e negli stati del Sud America sono stato in grado di fare nuove conoscenze grazie ai miei manager. Mi è davvero mancato essere me stesso.

Hai davvero bisogno di esternare attraverso la tua musica ciò che non riesci a comunicare con le parole…

Esatto, soprattutto con la musica strumentale perché riesci ad essere più diretto. Sai con l’inglese non è molto semplice, magari le persone non comprendono bene ciò che vuoi dire e invece gli strumenti parlano da soli. E’ davvero bello che la musica abbia questo potere.

Ti faccio l’ultima domanda e poi finalmente, per il tuo immenso piacere, ti libererò.

Ahaha va bene! Non che mi stia annoiando, anzi. Ma rimango pur sempre timido…quindi diciamo che va bene, dai! (ride di nuovo).

Chi è Trentemøller oggi e come si immagina “domani”?

Intendi davvero domani? (ride). No, credo tu intenda sicuramente da qui a 10 anni. Io spero di continuare a fare musica, perché sai è la mia grande passione ed è l’unica cosa che so fare veramente bene. Mi ha reso davvero fortunato, perché è come se non lavorassi e facessi solo ciò che mi diverte. Quindi voglio fare musica per altri 20 anni almeno.

Grazie Anders, è stato davvero un piacere poter chiacchierare con te. Spero di rivederti presto!

Ciao Andrea! Assolutamente. Grazie per le tue belle domande, sono state davvero interessanti. Sono certo che ci rivedremo presto.

A presto.

 


English Version

 

Hi Anders, welcome. It is a great honor for us to have you here and to be able to interview you. We are having a weird time where there is a bit of darkness around us and we can’t really understand what is going on out there. How important is to release new music now and how much are you excited for this new album “Memoria”?

Hi Andrea, nice to meet you. I’m super, super excited! As you well know in Memoria I wrote everything by myself: from the music to the lyrics, for the first time. I usually work with multiple singers writing the melodies, but not here. So it’s a special album for me, also because with “Obverse” it was different, it was more of a studio record, and then my son was born, there was Covid that changed and conditioned everything. Now I wish I could do the tour, but with this Omicron variant we are tackling I don’t know if like if it will allow us to play and where, is frustrating. So I’m also a little sad because I really want to play live.

Memoria: what’s behind this title? Maybe it was born during the lockdown, when we could not move somewhere but just remember something?

Not really. Let’s say that my way of making music is always the same, it doesn’t change much if there is covid or not, because I usually close myself in the studio often without seeing anyone. So you know it was actually more of a tribute to memory, which is something that is a part of everyone’s life. You find it everywhere, from music to dreams, and this is very fascinating to me. Music can make you travel through time, so to speak.
So if suddenly they’re playing a song on the radio that you listened to when you were a teenager, and you haven’t heard it in maybe 20 years or something, you can instantly go back to that moment.
The song is the same as your grandmother’s and you know when she made you good food, and suddenly you smell special and you’re back in your childhood kitchen with her. Memory is such a big and important thing not only to write music, but also to listen to music and often, when I get an idea, and then I can’t remember it in the studio on the piano, then it means that it wasn’t so good. So I also use it to understand how to compose. Then that exists in the long term and that in the short term. It is really something important.

If you could get inside a time machine, where would you go back and is there anything from your past that, going back in time, would change?

Okay, interesting. Then I think you know you have some kind of destiny too. You know your life has to develop like this, it just doesn’t have a certain meaning. But as it is, I wouldn’t really change anything. Perhaps the only thing I would correctly change that I would really ever love if I learned to play the guitar as a kid, because a lot of my music is now based on that.
But I can’t say: well, if I changed this my life would be better, like that of my idols. Basically I think you can always try to improve by moving forward and outdoing yourself.

In Memoria there is melancholy that coexists with so much hope. Many melodies bring the listener on an ethereal journey that makes you touch distant worlds, dreams and some different realities. How did you arrive to all of this? Was it spontaneous or did you research that sound? In a few words: did you choose the music or were you chosen by the music?

Yes exactly. In fact, I always use the same way of composing on all my albums. I don’t plan my sound, I don’t try any themes before I start. So it’s a lot of where the music takes me and I, very often, start dancing and it all comes naturally. When I start thinking a lot about music, especially at the beginning, I get confused very easily, because then it’s important for me that it doesn’t come too much from my head: I don’t want to create something trivial. But it is also true, however, that the first song written defined the entire sound of the album a bit and all the others then come as a consequence. It is about dreams, but also something that has to do with melancholy, as you said. There is also some line of hope, because you know, you often hear that the music around is getting too dark and loud. It is a bit boring also because there is only an atmosphere. As you were describing the record, I thought some of my old albums were maybe a little darker. I don’t know, but maybe it’s also because I became a father and have a son that changed me as a person, and now I’m nobody you knew before. Maybe I see life differently. So this is definitely what had some impact on the final result as well.

So are you looking for a kind of balance and not just darkness?

That’s right, that’s right. I am looking for contrasts in my music. A sound that is not only digital but also analog; not too dirty. You can also be simple and pure … so yes, I’m looking for balance.

The album also deals with the Sun and stars, we can see it in tracks as “When The Sun Explodes”; Drifting Star … are you curious  about the Universe? Do you like knowing that there is something probably infinite around us and of which we are part?

Yes, yes, certainly and this too perhaps because I became a father and I started thinking about it too. I won’t be here forever (laughs). You know, as a teenager you live in the present a lot and you don’t really look back or forward. You’re right there and I really like that mentality. But to be honest, you have to think about this too: what will become of my son when I’m gone? And you know, it seems to make you think a little bit more about your life and how to best live it. I also found out after having my son that I normally sat in my office all day and all night at times, and actually did nothing but work and drink. And now I’m in the studio from 9 to 3 let’s say, and I’m not coming back, because I have to go get my son and be with him. I was really afraid that I could not be creative in this certain amount of time, but it actually turned out to be a great help for me, because I am much more focused and I write more stuff, because I know that I will only have 5 or 6 hours everyday. So it actually turned out to be pretty good for me, even though I was really scared of it at first.

A few days ago in one of your Instagram stories you said that “No more kissing in the rain”, with Lisbet Fritze voice is one of your favorite songs, why? And what are the others tracks that excite you the most?

Yes, of course, I am very happy with all the songs. I’ve worked so hard on them.
But I’m just particularly happy with this track (No More Kissing …), because I think it has a pretty strong melody and I really like that it’s so epic from the start. It also has a kind of inner intimacy and that also came out very easily to me. I think I wrote it in half an hour or something.
This mostly happens when you are truly inspired and it is not always the case for me. Maybe for several months nothing comes out that I’m satisfied with … but here I was, yes, that’s actually the case. It’s kind of funny, because that was the second song I worked on on the album and it’s also the second song on the album. And so the last song on the album was the last thing I wrote. Basically, if the album is composed almost everything in order and in a natural way, then I like it.

By now, the Trentemoller project includes a band and you have also recently changed some musicians. Why? Do you need a constant evolution in your artist life?

Yes, without any doubt. I’ve been playing with my other band for 10 years and they are really good friends of mine and I loved it all. But I also because I didn’t show up with them on the last album. I felt it was time to try something completely different. And I’ve chosen new musicians who are all doing their own musicals and are all great producers. And they are really putting out great music all out of Copenhagen. This is a real dream team for me. They are definitely the people who have listened to me the most, you know, and I am inspired by, and now we are rehearsing every Monday, Tuesday, Wednesday and so on for the next 3 or 4 weeks. So I really hope this tour happens, because we are ready and because it sounds really great. Mostly we will also play the new album. Of course we will play some of my old songs. I didn’t want to look back so much, but to look forward and play new stuff.

Can you easily connect with your band? And where lately are you able to express yourself best with that, in the studio or on the stage?

I think I like both, because I really loved being myself in the studio – when I make albums it’s not with the band – it’s just me playing all the instruments. Sometimes, I even get help from some of my percussionist or musician friends, but mostly it’s just me in the studio, so after that it’s really nice to finally reunite with a band. And suddenly, you find yourself sharing your music with other people.
And then I also really wanted to be part of a band rather than being a performer with back pain. So I really needed it. We are using a lot of time to play the songs and I had a pretty strong vision for that. We’ve been trying for a few weeks now, people start coming to the building, and you start having great ideas. maybe someone tells you this song could be great if we played it a little slower and then you start experimenting. The fact that we’re working together is a pain, because I’ve done all things by myself, and sometimes to think that some of those ideas must have been really great in the studio, makes me want to go right back and do them again. And then I end up writing new albums.

Is there any particular instrument that you have always carried with you and that you wouldn’t give up, because its a primary part of your artistic personality?

Tools I would not give up? Hmm, I don’t know! You know maybe I would choose my Midi keyboard. I always carry it with my laptop and I can make music anywhere. Actually most of the songs were written in my basement – here in my house – because I also have a real studio, not very far away, but I like to write music in a very simple setup, like on a train with my headphones. It all starts there and then I go to the studio and play other instruments. Well, you know, my real physical synthesizers are guitars. But for the most part I use analog stuff even in the final product, because they’re so much a big part of the sound, and then I like to take in all that substance through my tape of cars and weird stuff, and our pedals and all kinds of effects make them feel more real, because very often those synthesizers sound a little too clean and a little too refined. I really like to get everything dirty very often.

As you know, some artists don’t like using virtual instruments (VSTs) or anything like that at all. So are you telling me that nothing changes for you if you use analog or digital instruments?

Yes, I don’t care about the nature of the synthesizer. Analogue, digital … who cares. The important thing is the final result (laughs).

How do you feel when you listen to your old music? Tracks like “Miss You”, “The Last Resort” …

You know this is funny. It’s funny because we’re actually playing Miss You in a pretty different version just these days, and Take Me Into Your Skin too, from my first album, and I still love these songs and I think they’re pretty cool because I wouldn’t play them otherwise. They’ve been out for 14 years already! They are a very important part of me, and you know, I have to say that I don’t listen to my albums much, but I play them differently and so I relive those moments.

This march you will play in Milan. What are your feelings about Italy?

Yes, I love playing in Italy. I like Italian food, sure (laughs) but I also think it has such a strong history and a great culture. It’s always special for me to come there and I hope the shows won’t be canceled. Because it’s still so weird out there and that’s not what’s going on.

You’re right, it’s really nerve-wracking this situation that seemed to be under control and instead caught us off guard again …

Yes, again. They are still closing offices and borders and people are wearing masks everywhere. The problem is all over Europe and beyond …

Hoping that a new variant will not break-out …

But you never know. Maybe there will be another one, suddenly there is always a new one, it’s really crazy!

Let’s get back on track, otherwise we risk getting lost in this strange world. We live in the age of streaming. What do you think of these platforms (like Spotify) that allow you to listen to music frequently? Are they positive or negative applications for artists and people in general?

Yes, I think it’s actually both because, of course, it’s very good that people can listen to music anywhere whenever they want. I think this musical flow may also be a little too much for me, next year I will be 50 and I still like the album format and I like the idea that you are only listening to 5 songs at a time. And then you actually have to turn the volume up and down, even take a little pause, and you can think a little bit about the music. 10 hours of continuous music is too much for me, but maybe a lot of other people like it. Of course, it’s a great way to easily discover new artists. There are two positive things then. However, as you know, we artists do not actually receive any payments. So you really have to be a big star to get some money through streaming.

But, as you said, it is very important to meet new artists and extend your musical culture …

Yes, definitely. If you are an independent artist you can release records and have an audience in no time. This also happens with Soundcloud. It is important not to listen only to what the majors offer us.

I completely agree with you. We need a lot of independent music. How much do you need to share your emotions with your public?

This is a really good question. You know I am very shy and reserved. If you asked me to speak alone in front of 10 people, I’d say no. I wouldn’t feel like myself, but at the same time I played big festivals for 90,000 people and that was great for me. Maybe because I can hide behind my music in a way. So I’m really currently a very reserved guy actually. I feel free with my good friends. Do you know what is it? It’s just that I really like taking music out because it’s like meeting new people in a different way, and I see that love is maturing in Europe. And also in Asia and in the states of South America I was able to meet many good people thanks to my managers. I really missed being myself.

You really need to express through your music what you cannot communicate with words …

Exactly, especially with instrumental music because you manage to be more direct. You know with English it is not very simple, maybe people do not understand what you want to say and instead the tools speak for themselves. It’s really cool that music has this power.

I ask you the last question and then finally, for your great pleasure, I will set you free.

Ahaha alright! Not that I’m bored, quite the contrary. But okay, come on! (laughs again).

Who is Trentemøller today and how do you imagine yourself “tomorrow”?

Do you really mean tomorrow? (laughs). No, I think you definitely mean 10 years from now. I hope to continue making music, because you know it’s my great passion and it’s the only thing I can do really well. It made me really lucky, because it’s like I don’t work and just do what I enjoy. So I want to make music for another 20 years at least.

Thanks Anders, it was really nice to be able to chat with you. I hope to see you soon!

Thanks Andrea! Absolutely. Thanks for your nice questions, they were really interesting. I am sure we will meet again soon.