fbpx

ANII, dopo il grande successo del suo remix di “Somebody That I Used To Know” ed una serie di date che l’hanno vista protagonista nelle consolle di tutto il globo, si è concessa ai nostri microfoni per un’ intervista da leggere tutta d’un fiato.

ANII: Enigmatica, emotiva ed emozionante. Sono questi i tre aggettivi perfetti che ANII ha scelto per descrivere il proprio sound, capace di coinvolgere emozionalmente l’ascoltatore, seppur declinato in differenti forme. La dj, nata in Polonia ma cresciuta musicalmente a Londra, città in cui si è trasferita nei primi anni 2000, ha costruito nel suo lungo e faticoso percorso artistico una comunicazione diretta con il proprio pubblico. Un linguaggio che ha come codice l’emozione e l’empatia, lavorando con differenti etichette, roster e club, ma riuscendo a mettere al centro della propria espressione musicale il suo sentire.

La sua direzione artistica non è sempre decifrabile, spesso lascia sorpresi (cosa non facile di questi tempi) ed è stata capace di catturare palcoscenici importanti come quello dell’Hi di Ibiza, dello Zamna Tulum e di label come Drumcode ed Afterlife, per un 2024 che l’ha vista assoluta protagonista, grazie anche alla sua versione remix di “Somebody That I Used To Know“, capace di scalare in rapidissimo tempo le classifiche e confermarsi come una delle killer hit dell’estate.

ANII ha costruito la sua credibilità come producer e dj attraverso una lunga gavetta ed uno studio per affinare le proprie qualità di produzione, esplorando nuovi generi musicali e dando spazio al proprio mondo interiore. Abbiamo voluto assolutamente farci raccontare da lei il rapporto con il suo pubblico, la vita in tour e l’ispirazione dietro i suoi recenti successi discografici. Buona lettura!

Ciao ANII, benvenuta su Parkett Channel, è un piacere averti con noi. Vorrei partire da questa recente stagione estiva. Che estate è stata per te e quali sono i ricordi più significativi di questa stagione?

Grazie! Quest’estate è stata davvero indimenticabile. Ho avuto la possibilità di intraprendere un tour mondiale, esibendomi in diversi continenti, dall’India agli Stati Uniti, dall’Europa al Sud America, per finire con Singapore. Due spettacoli che mi hanno davvero colpito sono stati a Ibiza e in Argentina: l’energia era assolutamente irreale! L’atmosfera della folla in alcune date è stata una cosa che non dimenticherò mai. Ho vissuto un bellissimo scambio tra me e il pubblico, qualcosa di profondamente personale ma condiviso da tutti nella pista.

Proprio in questa stagione hai intrapreso un altro dei tuoi tour mondiali, che ti ha visto protagonista dall’India agli Stati Uniti e al Sud America. Come è stato suonare in Paesi così diversi e come sei riuscita a connetterti con un pubblico così diverso?

Il tour mondiale è stata un’esperienza incredibile e suonare in così tanti paesi diversi mi ha dato una prospettiva più ampia su come la musica unisce le persone attraverso le culture. Ogni pubblico era diverso, ma la musica è un linguaggio universale e cerco sempre di attingere da quell’energia condivisa. Che fosse in Europa, Asia meridionale, Sud America o Nord America, l’approccio era lo stesso: sentire il pubblico, comprenderne l’atmosfera e poi guidarli attraverso un viaggio musicale. Si tratta di creare una connessione nel momento, ed è ciò che amo di più dell’esibizione.

La tua storia musicale inizia nei primi anni 2000, dalla Polonia e vede come momento fondamentale il tuo trasferimento a Londra. In che modo questa città ti ha arricchito musicalmente e quali sono stati i club, i collettivi o gli artisti che hanno influenzato la tua crescita come artista?

Londra è stata per me un punto di svolta importante. La scena underground della città è così ricca e diversificata e mi sono trovata costantemente ispirata dall’energia delle feste e dalla libertà di sperimentare suoni diversi. C’erano così tante forze creative in gioco, ed essere circondata da un mix di artisti affermati ed emergenti mi ha spinto a esplorare ed evolvere musicalmente. La cultura underground lì ha davvero plasmato il mio sound e il mio approccio alla musica.

Tra le etichette che hanno segnato il tuo percorso artistico, credo che Kompakt occupi un posto speciale, formando il tuo sound empatico e molto personale. Cosa significa per te essere empatica a livello musicale, e per te l’ispirazione è un fatto puramente istintivo o un processo creativo più razionale?

Kompakt ha avuto un’enorme influenza sul mio sound e l’empatia gioca un ruolo importante nel modo in cui mi avvicino alla musica. Essere empatici a livello musicale significa creare qualcosa che risuoni profondamente con gli ascoltatori, catturando emozioni con cui possono connettersi. Penso che l’ispirazione provenga da un mix di istinto e un processo creativo più ponderato. La scintilla iniziale è solitamente istintiva, spinta da un sentimento o da un’idea. Ma da lì, tutto diventa più strutturato e intenzionale mentre lavoro per dare forma a quell’ispirazione in qualcosa di significativo. Si tratta di bilanciare le emozioni grezze con una produzione ponderata.

Too Good To Die è il nome della tua etichetta, nata nel novembre 2023. Puoi raccontarmi come è nato questo nome e quale spazio creativo rappresenta per te questa etichetta?

Too Good To Die è stato creata per la musica che ha semplicemente bisogno di uscire allo scoperto. È già abbastanza difficile far ascoltare la propria musica e volevo fornire una piattaforma in cui le persone potessero esprimersi liberamente e senza limiti. Il nome riflette quel senso di urgenza: l’idea che certa musica sia semplicemente troppo bella per restare nascosta. È uno spazio in cui gli artisti possono condividere la loro passione e creatività senza preoccuparsi di adattarsi a uno standard particolare.

Il tuo remix di “Somebody That I Used to Know” è diventato un successo assoluto quest’estate. Come è nata la collaborazione con Aurora Blasi e Pjero, e che tipo di approccio avete avuto nel remixare una hit del passato per darle una nuova vita?

L’idea di creare una versione di “Somebody That I Used to Know” in realtà è venuta al mio manager, Domenico, che ha sempre amato quella traccia. Mi ha presentato Aurora Blasi e Pjero, due incredibili cantanti italiani, e dal momento in cui abbiamo iniziato a lavorare insieme, l’energia è stata perfetta. Il mio obiettivo nel rielaborare la traccia era rimanere fedele all’emozione e all’atmosfera dell’originale, aggiungendo al contempo il mio tocco personale per portarla nel presente. Era importante mantenere quella sensazione familiare ma dargli un suono fresco e moderno che potesse essere attuale per gli ascoltatori di oggi.

Sei stata tra le protagoniste dell’ultimo Various Artist femminile di Drumcode. Pensi che oggi ci sia una reale parità tra la scena femminile e quella maschile?

Essere presenti nella formazione femminile che ha contribuito al Various Artist di Drumcode è stata un’esperienza emozionante. L’industria ha fatto progressi nel supportare talenti diversi ed è incoraggiante vedere più piattaforme che mettono in risalto le artiste. Questi sforzi contribuiscono a una rappresentanza più equilibrata, sebbene il viaggio verso la vera uguaglianza continui. Sostenere e portare avanti valori come l’inclusione e la diversità rimane importante.

Nell’ultimo anno un altro roster significativo è l’Afterlife, nel quale hai suonato da Tulum a Ibiza. Quanto è stato emozionante e quanto ti sta dando questo roster in termini di libertà di espressione artistica?

Suonare con Afterlife è stata un’esperienza incredibile. Il roster offre una fantastica piattaforma per l’espressione artistica e la creatività. La libertà di esplorare e presentare il mio sound in contesti così diversi – da Tulum a Ibiza – è stata davvero stimolante. È stato fantastico far parte di un progetto che valorizza la visione artistica e consente la sperimentazione, il che mi ha davvero aiutato a crescere ed evolvermi come artista.

Sei un esempio di artista che ha costruito la sua carriera con un percorso e un vera e propria gavetta, riuscendo a raggiungere grandi risultati e diventando anche un modello d’ispirazione per tanti giovani. Quanto è importante costruire basi solide e cosa consiglieresti ad un giovane artista per affrontare questa professione tutt’altro che semplice?

Costruire basi solide è fondamentale in qualsiasi carriera, soprattutto nella musica. Si tratta di sviluppare le tue capacità, comprendere il settore e trovare la tua voce unica. Per i giovani artisti, il mio consiglio è di rimanere fedeli alla propria passione e continuare ad affinare la propria arte. È importante prendersi del tempo in studio per fare musica e continuare a sviluppare il proprio suono. Cogli ogni opportunità per imparare e crescere e non aver paura di sperimentare e correre rischi. Perseveranza e dedizione sono fondamentali e rimanere concentrati su ciò che ti guida ti aiuterà ad affrontare le sfide e a trovare il successo.

Oggi è importante anche per un DJ costruire una piattaforma di comunicazione con il proprio pubblico. Qual è il tuo rapporto con i tuoi fan e come ti relazioni al feedback del tuo pubblico?

Costruire una forte connessione con il mio pubblico è qualcosa che apprezzo profondamente. Mi sforzo di interagire con i miei fan attraverso i social media, i miei show e altre piattaforme per creare un dialogo significativo. Il loro feedback è incredibilmente importante per me: mi aiuta a capire come risuona la mia musica e cosa piace loro di più. Prendo sul serio le loro reazioni e utilizzo questa intuizione per continuare a far evolvere il mio suono e le mie performance. È un rapporto di collaborazione in cui il loro supporto alimenta la mia creatività e mi spinge a continuare a superare i limiti.

ENGLISH VERSION

ANII, after the great success of her remix of “Somebody That I Used To Know” and a series of dates that saw her as a protagonist on consoles all over the globe, gave herself to our microphones for an interview worth reading all over one breath.

ANII: Enigmatic, emotional and thrilling. These are the three perfect adjectives that ANII has chosen to describe its sound, capable of involving emotionally despite being expressed in different forms. The DJ, born in Poland but raised musically in London, the city where she moved in the early 2000s, has built direct communication with her audience in her long and tiring artistic journey. A language that has emotion and empathy as its code, working with different labels and situations, but managing to put his feelings at the center of his musical expression.

Its artistic direction is not always decipherable, it often leaves us surprised (which is not easy these days) and it has been able to capture important stages such as that of Hi in Ibiza, Zamna Tulum and labels such as Drumcode and Afterlife, for a 2024 which saw her as the absolute protagonist, thanks also to her remix version of “Somebody That I Used To Know”, capable of climbing the charts very quickly and confirming itself as one of the killer hits of the summer.

ANII has built his credibility as a producer and DJ through a long artistic journey, exploring new musical genres and also his own inner world. We absolutely wanted to hear from her about her relationship with her audience, life on tour and the inspiration behind her recent recording successes. Happy reading!

Hi ANII, welcome to Parkett Channel, it’s a pleasure to have you with us. I would like to start from this recent summer season, what summer was it for you and what are the most significant memories of this season?

Thank you! This summer has been truly unforgettable. I had the chance to embark on a world tour, performing across different continents, from India to the US, from Europe to South America, ending with Singapore. Two shows that really stand out for me were in Ibiza and Argentina – the energy was absolutely unreal! The crowd’s vibe in those places was something I’ll never forget. It felt like a beautiful exchange between me and the audience, something deeply personal yet shared by everyone in the room.

Precisely this season you embarked on another of ur world tours, which saw you as the protagonist from India to the United States and South America. What was the experience like playing in such different countries and how did you manage to connect with the different audiences?

The world tour was an incredible experience, and playing in so many different countries gave me a broader perspective on how music connects people across cultures. Each audience was different, but music is a universal language, and I always try to tap into that shared energy. Whether it was in Europe, South Asia, in SA or N America, the approach was the same – feeling out the crowd, understanding their vibe, and then guiding them through a musical journey. It’s about creating a connection in the moment, and that’s what I love most about performing.

Your musical story begins in the early 2000s, from Poland and sees your move to London as a fundamental moment. How has this city enriched you musically and what were the clubs, collectives, or artists that influenced your growth as an artist?

London was a major turning point for me. The city’s underground scene is so rich and diverse, and I found myself constantly inspired by the energy of the parties and the freedom to experiment with different sounds. There were so many creative forces at play, and being surrounded by a mix of established and emerging artists pushed me to explore and evolve musically. The underground culture there really shaped my sound and approach to music.

Among the labels that have marked your artistic path, I believe that Kompakt occupies a special place, forming your empathetic and very personal sound. What does it mean for you to be empathetic on a musical level, and for you is inspiration a purely instinctive fact or a more rational creative process?

Kompakt has been a huge influence on my sound, and empathy plays a big role in how I approach music. Being empathetic on a musical level means creating something that resonates deeply with listeners, capturing emotions that they can connect with. I think inspiration comes from a mix of both instinct and a more thoughtful creative process. The initial spark is usually instinctive, driven by a feeling or an idea. But from there, it becomes more structured and intentional as I work to shape that inspiration into something meaningful. It’s about balancing raw emotion with thoughtful production.

Too Good To Die is the name of your label born in November 2023. Can you tell me how this name was born and what creative space this label represents for you?

Too Good To Die was created for music that simply needs to come out. It’s tough enough out there to get your music heard, and I wanted to provide a platform where people could freely express themselves without limits. The name reflects that sense of urgency – the idea that some music is just too good to stay hidden. It’s a space for artists to share their passion and creativity without worrying about fitting into a particular mold.

ANII

Your remix of “Somebody That I Used to Know” became an absolute hit this summer. How did the collaboration with Aurora Blasi and Pjero come about, and what kind of approach did you have in remixing a hit from the past to give it a new life?

The idea to create a version of “Somebody That I Used to Know” actually came from my manager, Domenico, who has always loved the track. He introduced me to Aurora Blasi and Pjero, two incredible vocalists from Italy, and from the moment we started working together, the energy was perfect. My goal in reworking the track was to stay true to the emotion and vibe of the original while adding my own touch to bring it into the present. It was important to maintain that familiar feeling but give it a fresh, modern sound that would resonate with today’s listeners.

You were among the protagonists of Drumcode’s latest female Various Artist. Do you think that today there is real equality between the female and male scene?

Being featured in Drumcode’s female Various Artist was an exciting experience. The industry has made progress in showcasing diverse talents, and it’s encouraging to see more platforms highlighting female artists. These efforts contribute to a more balanced representation, although the journey towards true equality continues. Supporting and advocating for inclusivity and diversity remains important.

In the last year, another roster that has been significant is Afterlife, in which you played from Tulum to Ibiza. How exciting was it, and how much is this roster giving you in terms of freedom of artistic expression?

Playing with Afterlife has been an incredible experience. The roster provides a fantastic platform for artistic expression and creativity. The freedom to explore and present my sound in such diverse settings – from Tulum to Ibiza – has been truly inspiring. It’s been amazing to be part of a roster that values artistic vision and allows for experimentation, which has really helped me grow and evolve as an artist.

You are an example of an artist who has built her career with a path and a real apprenticeship, managing to achieve great results and also becoming an inspirational model for many young people. How important is it to build solid foundations and what would you advise a young artist to tackle this profession, which is anything but simple?

Building solid foundations is crucial in any career, especially in music. It’s about developing your skills, understanding the industry, and finding your unique voice. For young artists, my advice would be to stay true to your passion and keep honing your craft. It’s important to take time in the studio to make music and keep developing your sound. Embrace every opportunity to learn and grow, and don’t be afraid to experiment and take risks. Persistence and dedication are key, and staying focused on what drives you will help you navigate the challenges and find success.

Today it is also important for a DJ to build a communication platform with his audience. What is your relationship with your fans and how do you relate to feedback from your audience?

Building a strong connection with my audience is something I deeply value. I strive to engage with my fans through social media, live shows, and other platforms to create a meaningful dialogue. Their feedback is incredibly important to me – it helps me understand how my music is resonating and what they enjoy most. I take their reactions seriously and use that insight to continue evolving my sound and performances. It’s a collaborative relationship where their support fuels my creativity and drives me to keep pushing boundaries.