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Abbiamo intervistato il DJ Axel Haube, il cui estro si manifesta attraverso set narrativi di techno melodica e cosmica.

La sua musica è un viaggio avvincente, alimentato da groove oscuri ma irresistibilmente trascinanti e permeato da melodie incantevoli. Esploratore instancabile dell’universo musicale, costantemente alla ricerca di emozioni sconosciute e piaceri ipnotici: questa è la sete di esplorazione che lo contraddistingue.

Sul palco, Axel Haube è una forza indomabile dell’underground, ha suonato in luoghi leggendari come il palco Afterlife, il Tomorrowland, il Circoloco Belgium, l’Hive, il Ritter Butzke e l’Extrema Outdoor.

Il talento si riflette anche in studio, dove crea tracce potenti e avvolgenti. Le composizioni sono un intricato labirinto di suoni, con cambi di energia fluidi capaci di mantenere l’ascoltatore costantemente in attesa di scoprire cosa avverrà.

Le tracce di Axel Haube sono un’esperienza completa, catturano l’immaginazione con voci sensuali e pad coinvolgenti. La sua musica, pubblicata da etichette prestigiose come Watergate Records, Petit Matin e Future Romance, ha lasciato un’impronta indelebile nell’industria. La collaborazione con altri artisti che condividono la stessa visione ha portato le creazioni nelle borse dei dischi di influenti colleghi come Tale Of Us, Kevin de Vries, Massano e Camelphat.

Axel Haube è molto più di un semplice DJ, è un narratore di storie sonore.

Ciao Axel e benvenuto. Qual è stata l’ispirazione più profonda che ti ha permesso di iniziare la tua carriera musicale? Il tuo percorso artistico è stato plasmato da qualche esperienza in particolare?

Grazie per l’invito Andrea e piacere di conoscerti. Ascolto musica trance fin da quando ero molto giovane, perché mio padre la ascoltava ai tempi. Sono stato costretto ad ascoltare la sua musica durante i lunghi viaggi in macchina in Svizzera e in Italia, mentre ascoltavo la collezione di mia madre, che comprendeva soprattutto musica italiana come Eros Ramazzotti o Laura Pausini, ma io ero più legato ai gusti musicali di mio padre. Più tardi, andai a trovare un amico di mio fratello all’età di 14 anni, il quale stava suonando alcuni dischi nella sua camera da letto e fui incuriosito da un remix che stava suonando. Pensai che l’avesse fatto sul momento. Poco dopo comprai il mio primo paio di giradischi e un mixer con tutti i miei risparmi e ho iniziato a imparare a mixare, e così è iniziato!

Molti momenti hanno cambiato il mio percorso nel corso degli anni, visto che sono nel settore da 15-16 anni. IIl mio primo vero show in un club, il mio primo festival, la mia prima pubblicazione, il mio primo set sul palco di un festival, la mia prima notte in bianco, la prima volta in cui i grandi artisti hanno supportato la mia musica, il mio primo concerto all’estero…questi sono stati tutti momenti che mi hanno cambiato e reso felice.

Qual è stato il brano capace di riflettere le tue emozioni più profonde?

È sicuramente “The Return”. È un brano con un forte equilibrio tra ritmi energici e una traccia molto emotiva. Mentre la melodia ti trasporta in un viaggio emotivo e crea un climax euforico che risuona per molto tempo dopo, la batteria e la linea di basso ti fanno andare avanti. Ci è sembrato che “The Return” fosse il titolo perfetto per il brano.

La sfida più grande affrontata durante questi anni, qual è e come l’hai superata?

Il dubbio su se stessi. Questa è stata in assoluto la mia sfida più grande. Dubitavo sempre di me stesso, se quello che facevo fosse abbastanza valido. A volte, ci faccio ancora i conti, ma ho imparato a non concentrarmi troppo su ciò, cerco di fare le mie cose e di andare avanti.

Come scegli i suoni e le melodie per trasmettere determinati stati d’animo o emozioni?

Dopo aver completato la batteria e il basso, inizio a cercare la melodia giusta e, una volta trovata, inizio a migliorarla. La scelta dei suoni dipende dallo stato d’animo o dalla sensazione che si prova in quel preciso istante, credo che tutti evitino alcuni tipi di suoni, quando non si sentono a proprio agio.

Cosa ti ispira emotivamente durante la vita quotidiana? E quanto influisce ciò sulla creatività?

La maggior parte dell’ispirazione viene da altra musica (può essere di qualsiasi genere), ma una mente chiara e la sensazione di benessere sono davvero importanti. La cosa divertente è che ora capisco l’importanza della mia infanzia nella musica, dato che ora sto lavorando con una cantante italiana a un nuovo progetto. All’inizio abbiamo cercato di trovare dei testi in inglese, perché questa era la prima idea, ma a un certo punto abbiamo deciso di cambiare in italiano. Per me ha un suono familiare: mia madre parlava molto italiano a casa con me e i miei fratelli (anche se non abbiamo radici italiane). La maggior parte della musica elettronica è fatta con voci in inglese, ma ho la sensazione che questo non debba essere lo standard, perché tutto è possibile quando si tratta di musica.

Nel corso della tua carriera hai lavorato con molti artisti diversi. Qual è stata la collaborazione più memorabile e come ha influenzato la tua visione artistica?

Beh, il remix per Marco Bailey su Watergate è stato piuttosto impegnativo! Remixare una leggenda del genere su un’etichetta così importante è stato memorabile. È stato un lavoro difficile, perché doveva piacere a Marco e naturalmente anche all’etichetta.

Ha cambiato la mia visione di certe cose, perché Watergate non è un’etichetta dove Marco pubblica normalmente la sua musica techno, ma l’originale era più una traccia electro. A volte, si può pensare fuori dagli schemi e fare ciò che si ama, come ha fatto Marco. A volte può essere diverso da quello che fai principalmente, ma finché lo rappresenti puoi farlo emergere.

Mi parli dei tuoi ultimi lavori discografici? Come nascono e cosa c’è dietro?

Il mio ultimo disco ‘O Suavitas E Dulcedo’, in uscita il 3 novembre su Eleatics Records, è stato prodotto circa due anni fa per un progetto della mia città natale, Mechelen. La città voleva utilizzarlo durante un percorso turistico che attraversasse l’intera città con altre vetrine intorno a “Phillipus De Monte”, ai tempi era un musicista famoso nella mia città natale. In realtà si tratta di una rielaborazione di un suo brano di 500 anni fa, “O Suavitas Et Dulcedo”. Poiché non potevano inviarmi alcun stem originale, ho chiesto a un paio di cantanti d’opera di cantare di nuovo la voce che ho usato nel brano

I Tale Of Us hanno suonato il brano in un paio di grandi show, tra cui Awakenings, Extrema Outdoor, I Love Techno, Caprice festival e altri ancora. È bello vedere e sentire che il brano viene suonato da così tante persone in tutto il mondo! Mi chiedo cosa ne penserebbe il compositore originale 500 anni dopo, con tutti quei grandi spettacoli di luce.

E cosa puoi raccontarmi della tua etichetta?

La mia etichetta sta per essere lanciata nel gennaio 2024, finalmente! Ho dovuto posticiparla già un paio di volte perché nel mezzo sono arrivate altre cose. Ma sono molto felice di avere a bordo i ragazzi italiani Glowal come remixer e Aves Volare alla voce per il primo EP! Aves Volare ha portato l’originale a un altro livello con la sua voce e Glowal ha fatto esattamente lo stesso con il remix. Anche il secondo EP è finito, ma non posso ancora dire molto, solo che il remixer è olandese. Per ora pubblicherò solo brani originali miei e dei remixer e sto già lavorando al terzo EP. Vediamo cosa ci riserverà il futuro e forse inizierò a firmare anche gli originali di altri.

Come ti immagini il tuo futuro non troppo lontano?

Più uscite e, si spera, più tour (sorride, ndr).