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BAO MUSIC FESTIVAL è arrivato dal 5 al 14 luglio a riscoprire il territorio intorno alla città di Brescia, interpretando con coerenza le nuove necessità e una naturale evoluzione che il concetto di festival diffuso sottende.

BAO MUSIC FESTIVAL è un festival che si sviluppa e nasce partendo dal territorio. La musica diventa colonna sonora di un’ esperienza più completa che affonda le radici nel cambiamento culturale profondo che sta attraversando le nuove generazioni.

La nascita di una consapevolezza ambientale, l’importanza dei processi partecipativi e la creazione di una radice identitaria ben definita e strutturata sono alcuni dei punti cardine di questo evento, che dal 5 al 14 luglio ha interessato il territorio del bresciano.

Un festival in continuo decentramento, diffuso e itinerante, che interviene su differenti geografie, ecosistemi sonori, e territori“.

Luoghi differenti, alcuni dall’ assetto più naturalistico diventano luoghi di ibridazione di linguaggi transmediali pronti a sostenere ed interpretare nuove sperimentazioni ed obiettivi. Ogni evento è pensato per il suo spazio di destinazione e ideato per promuovere processi di partecipazione collettiva aperti e ampi.

Sostenibilità ambientale per noi significa ecologia del suono e della mente, ma anche etica dei comportamenti e politica delle relazioni.” Il suono è una materia capace di far risuonare gli spazi fisici e mentali, crea connessioni inedite, è costitutivamente plurale e collettivo.”

BAO MUSIC FESTIVAL

Abbiamo voluto farci raccontare da Fabrizio Saiu e Gabriele Mitelli, organizzatori e direttori creativi, la Genesi e la crescita di questo progetto così ambizioso e al contempo unico nel suo genere. Buona lettura!

Benvenuti su Parkett, è un piacere avervi con noi. Vorrei partire dall’inizio dell’avventura BAO Festival: in che momento nasce e qual è il significato dietro la sigla BAO?

Gabriele Mitelli: Progetto Bao, di cui sono ideatore e direttore artistico assieme a Fabrizio Saiu, è una creazione di Associazione Lampedée APS, un ente culturale nato a Brescia nel 2017 con lo scopo principale di promuovere attività culturali dedicate alla musica e ai linguaggi di ricerca, valorizzando la relazione tra arte, sostenibilità sociale e ambientale. Progetto Bao è stato ideato durante il covid, periodo in cui si sentiva una grande mancanza d’identità collettiva.

Trasportato dalla speranza di un ritorno alla normalità, ma consapevole che ciò che stava succedendo avrebbe cambiato la percezione di ciò che prima era usuale, ho pensato di investire le mie energie e quelle dell’associazione in un hub, una tavola rotonda, un progetto che mettesse in relazione le realtà locali con la stessa nostra ambizione. Da qui Bao, acronimo di Brescia Arts Observatory, che, dopo aver inizialmente raccolto le idee comuni, ha poi supportato le realtà coinvolte, producendo e promuovendo concerti e iniziative che erano frutto di una condivisione d’intenti.-

L’approccio di BAO Music Festival avviene attraverso una costruzione diffusa del festival in cui la natura nelle differenti forme diventa teatro di differenti performance. Come avete lavorato per individuare le location e che rapporto di connessione esiste tra i differenti scenari del festival?

Gabriele Mitelli: diciamo che partiamo da una conoscenza delle aree naturalistiche che deriva dal fatto che siamo cresciuti in queste zone. Personalmente queste montagne, cascate e boschi sono stati spazio del mio gioco durante l’infanzia e questo territorio impervio, nel corso degli anni, nella totale mancanza di stimoli culturali e aggregativi, costringeva alla scoperta delle aree naturali, magari poco accessibili, alla ricerca di piccoli gioielli, per lo più conosciuti e poco frequentati dai locali.

Altra grande risorsa sono state le collaborazione con gli enti locali nati con l’ambizione di promuovere il territorio, connessi con la comunità e le sue necessità. Da questi ingredienti, natura, location non convenzionali e comunità locali, parte la riflessione su come poter strutturare un intervento che possa dar luce alle bellezze e alle potenzialità del luogo ma che allo stesso tempo possa creare un processo virtuoso di rivalutazione del territorio e di utilizzo di buone pratiche sostenibili per viverlo e promuoverlo. Lo scenario collettivo viene poi composto dalla scelta degli interventi artistici che, visti nella loro globalità, creano una proposta culturale avventurosa, organica e coerente.

Nello sviluppo della vostra idea di festival un elemento fondamentale è quello della partecipazione, che consente di concepire un festival non come atto performativo ma come coesistenza tra pubblico e arte, in maniera quasi impercettibile. La partecipazione è un elemento che avete valutato anche nella strutturazione del festival e in che modo avete pensato che questo processo possa evolversi durante l’evento?

Fabrizio Saiu: La partecipazione attiva del pubblico come dei partner sociali, dei collettivi come delle associazioni culturali con cui collaboriamo è una modalità che contraddistingue le nostre produzioni ed è al tempo stesso anche un fine che perseguiamo. Pensiamo che soltanto attraverso una partecipazione attiva si possa costituire una comunità ampia e plurale.

BAO è stato pensato fin dalla sua fase di progettazione come un’esperienza formata da attraversamenti: le nostre escursioni conducono sempre a una performance o a un concerto seguito da un talk o da un live set. Oppure una performance partecipativa diventa l’esperienza che prepara all’ascolto di una serie di concerti. Cerchiamo di curare ogni fase e di legarla all’interno di serie che acquisiscono il loro senso nell’attraversamento. Pensiamo che chi frequenta BAO MUSIC FESTIVAL debba viverlo in questi percorsi che ibridano natura, sperimentazione e contemplazione. Non sappiamo che forme prenderà la partecipazione, è anche questo il suo bello, è una qualità emergente e imprevedibile.

Un altro valore assolutamente centrale nella vostra idea di BAO MUSIC FESTIVAL è l’attenzione per l’ambiente. In che modo si può attuare attraverso un evento come il vostro un processo formativo verso una maggiore consapevolezza ambientale?

Fabrizio Saiu: La nostra proposta è piuttosto ampia. Ai percorsi performativi, si intrecciano quelli esplorativi e formativi. L’attenzione per l’ambiente è sempre più presente nelle nostre produzioni sia come contenuto che come modalità: dal cibo vegetariano agli allestimenti costruiti con il legno bostricato della Valle Trompia, dagli interventi sonori site specific ai concerti nei parchi, dall’uso di attrezzature tecniche ad alto efficientamento energetico ai talk mirati alla formazione di una consapevolezza ambientale.

Invitiamo le persone ad abitare lo spazio pubblico e la natura in molteplici modi e la prospettiva è sempre di natura ecologica.

Molte scelte come il riciclo dei materiali e l’approvvigionamento da produttori locali, secondo il principio della filiera corta sono alcune delle scelte di eco design che portano il festival a ridurre l’impatto ambientale. Riuscire a limitare l’utilizzo delle risorse provenienti da regioni lontane rispetto al territorio e proseguire su questo tema della filiera corta è stato complicato e gli enti territoriali sono stati d’aiuto in queste scelte?

Gabriele Mitelli: Il concetto di riciclo e filiera corta è un’eredità naturale che BAO si ritrova sin dalla propria nascita. Associazione Lampedée nasce in una cascina di Monticelli Brusati dove, oltre alla vocazione culturale, un gruppo di ragazzə, compreso il sottoscritto, ha vissuto per 6 anni praticando agricoltura sostenibile, autosostentamento, baratto e reciproco sostegno con altre realtà territoriali con la stessa visione.

Gli enti locali, inizialmente, hanno funzionato da riverbero e collante con la comunità. I progetti innovativi, spesso spaventano, ma quando vengono supportati da enti comunali o territoriali, il rapporto con le comunità diventa molto più semplice e diretto. L’ ente diventa una specie di “organo di garanzia” in grado di formalizzare agli occhi della comunità il nostro intervento.

Il concetto di ecologia si traduce anche in quella che è l’attenzione verso il suono. Che etica deve seguire oggi l’ecologia sonora per definirsi contemporanea e come si è tradotta per voi a livello di scelte?

Fabrizio Saiu: Penso che l’ecologia del suono per essere contemporanea, ovvero fuori dal tempo, non debba fissarsi sul suo oggetto: non significa ascoltare qualcosa di preciso o imparare ad ascoltarlo, quanto piuttosto interrogarci primariamente sulle possibilità dell’ascolto, sui contesti in cui esso si e non si può attuare e come questo cambi in relazione alle tecniche e alle tecnologie utilizzate per ascoltarlo, produrlo o limitarlo.

Si fa ecologia del suono anche quando si contestualizza il talk di Sara Comincini in un punto preciso del torrente nella Valle di Inzino, e si portano in quel punto le persone dopo una escursione di trenta minuti in silenzio. Oppure si tiene una performance sonora di Francesco Fonassi in un Santuario del 1200 a 1200 metri di altitudine. Sono approcci differenti all’ecologia del suono, dello spazio e delle relazioni.

Oggi la sostenibilità si declina in diverse forme, oltre in quella ambientale anche in quella economica. Come si può organizzare un festival con un’attenzione a così tanti dettagli e quindi con numerose spese rientrando in un bilancio economico positivo? Che tipo di scelte avete fatto per mantenere l’esclusività dell’evento senza avere una vostra perdita economica?

La sostenibilità economica è fondamentale, soprattutto per dare al tuo progetto la possibilità di crescere, evolversi ed essere duraturo nel tempo. La differenza tra noi e altri enti é che non siamo un ente commerciale, quindi la realizzazione dei progetti e di questo, nello specifico, non è dedicata al lucro ma alla promozione culturale, quindi i presupposti sono diversi rispetto a festival più commerciali.

Per mantenere quindi una sostenibilità economica il progetto si basa dunque su relazione con enti locali e territoriali, fornitori e sponsor privati, ad un grande lavoro di progettazione e ricerca di bandi e il supporto economico delle amministrazioni locali coinvolte.

Ad esempio, quest’anno, grazie alla vittoria del bando TOCC per la transizione ecologica, abbiamo potuto acquistare attrezzature e strumentazioni a basso impatto energetico e realizzare, anche attraverso collaborazioni con enti locali (Vulcano Studio, Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia) le scenografie e gli allestimenti, secondo il principio dell’eco-design, con legno bostricato, eredità della tempesta Vaia che ha colpito le nostre foreste nel 2018 che ci permesso di abbattere drasticamente i costi di produzione del festival.

A livello di comunicazione visiva come avete tradotto la forse etica sostenibile del festival?

Fabrizio Saiu: È stato un lavoro di squadra, emerso grazie al supporto di Gabriele Mitelli, Annalisa Luise, Francesca Bresciani, Cesare Benedetti, Another Studio, Varius Collective e Vulcano Studio. La comunicazione grafica è stata curata da Another Studio e poi discussa da tutti. Si basa su uno sfondo che riprende la sezione di una pietra colorata con dei colori alterati che rinviano alla psichedelia.

Ci è sembrato il modo giusto per inaugurare questo primo BAO Music Festival, nato dalla sintesi psichedelica delle nostre produzioni precedenti: Ground Music Festival, Indica e RAAA. L’immagine è stata poi ri-articolata su tutti i livelli della comunicazione online e offline, dall’allestimento luci alla scenografia, dalle grafiche che consigliano come abitare in modo sostenibile la natura ai nostri gadget.

Ultima domanda: cosa vi augurate da questa edizione e lasciate un messaggio ai lettori di Parkett?

È un’edizione per noi molto importante che sintetizza le istanze delle nostre precedenti produzioni in una nuova forma che dà più spazio alla sostenibilità ambientale e al rapporto col territorio. Ci auguriamo che la nostra forza e dedizione arrivi al nostro pubblico e ai nostri partner territoriali e generi nel tempo un habitat che possa ospitare a lungo BAO, a community of sound and nature.

Il programma

VENERDÌ 5 LUGLIO | BIRRIFICIO ARTIGIANALE CURTENSE, PASSIRANO (BS)H. 19.30 – 21.30Zu

SABATO 6 LUGLIO | PARCO DEL MELLA, GARDONE VALTROMPIA (BS)H. 19.30 – 01.00Quade, Dialect, Spettro Residents

DOMENICA 7 LUGLIO | VALLE DI INZINO, GARDONE VALTROMPIA (BS)H. 09.00 – 13.00Neunau, Sara Comincini

MERCOLEDÌ 10 LUGLIO | VULCANO STUDIO, BRESCIA (BS)H. 21.00 – 23.30Rosso Polare, Violeta García

GIOVEDÌ 11 LUGLIO | FOSSA VISCONTEA AL CASTELLO DI BRESCIA, BRESCIA (BS)H. 21.00 – 01.00 Listrea, Blanco Teta, Rifugio Amore

VENERDÌ 12 LUGLIO | CASCATE e PIAZZALE SAN ZENONE, MONTICELLI BRUSATI (BS)H. 19.30 – 01.30 DJ Catfish, Roberto Follesa, Above The Tree + Drum Ensemble Du Beat, NUR

SABATO 13 LUGLIO | CASCATE, PIAZZALE SAN ZENONE, MONTICELLI BRUSATI (BS)H. 15.00 – 01.30Marco Pittau, Trifoglio, Musica e Gioco (Danilo Mineo & Réda Zine)Donato Epiro, Goat (jp), Carmen Jaci, Spettro Residents

DOMENICA 14 LUGLIO | SANTUARIO DI SANT’EMILIANO, SAREZZO (BS)H. 08.30 – 16.00 Angela Kinczly, Francesco Fonassi