Abbiamo intervistato Brillante, artista emergente italiano che ha da poco pubblicato il suo EP d’esordio “Iniziazione”, uscito su Alzaya lo scorso 2 luglio.
Brillante è una di quelle scoperte piacevoli da fare. Produttore talentuoso caratterizzato da un percorso in continua evoluzione, l’artista naviga gli stili dell’elettronica più variegati, fondendo il passato con il presente e dando vita a nuove e profonde ibridazioni.
Il suo primo EP “Iniziazione”, pubblicato da poco su Alzaya, è un chiaro ritratto di quella che è la direzione attuale di questo giovane artista. La sua filosofia consiste infatti nel creare esperienze musicali estatiche, profondamente interconnesse al potere della danza e del movimento. L’obiettivo di Brillante è quello di guidare l’ascoltatore in un viaggio trascendentale, utilizzando il proprio corpo in movimento come mezzo principale.
Il disco (ne parliamo meglio QUI) si compone di 4 tracce – A1 Separazione, A2 Isolamento, B1 Transizione, B2 Rinascita. Questo viaggio sonoro ha lo scopo di celebrare la connessione tra le persone attraverso il suono e il movimento, utilizzando la dance floor come territorio franco nel quale la scoperta di sé e dell’altro sono possibili e necessarie.
“La pista da ballo è uno spazio sacro per il rituale del suono e del movimento.” – è così che Brillante ci invita ad addentrarci nel suo personale universo musicale. Curiosi di conoscere meglio questa peculiare interpretazione, noi di Parkett abbiamo avuto modo di intrattenere una piacevole conversazione con lui e siamo qui oggi per presentarvelo. Buona lettura.
Ciao Brillante e benvenuto, è un piacere per noi di Parkett averti qui. “Iniziazione” è il tuo EP d’esordio per Alzaya uscito in solo vinile: come ti senti a riguardo?
Ciao a voi e grazie per il vostro interesse!
Sono esaltatissimo. Vedere la propria musica fissata sul vinile, il materiale più prezioso al mondo, capace di trasmettere emozioni, riunire le persone e portare le menti in mondi inesplorati, è una gioia immensa oltre ad avere un profondo significato nel mio percorso artistico e personale. Ci tengo a ringraziare i ragazzi di Alzaya perché oggigiorno non è scontato trovare un’etichetta che investa nella stampa: ci vuole fiducia, lavoro e motivazione, qualità spesso rare. La cosa che mi diverte di più è immaginare qualcuno tra 20 anni pescare il mio disco in una scatola di qualche record shop.
Parlaci del tuo processo creativo. Ci sono elementi o condizioni imprescindibili per te al fine di creare e comporre la tua musica?
Non sono mai stato un nerd o uno smanettone, per quanto prediliga utilizzare macchine analogiche e sintetizzatori hardware. Utilizzo il computer solo per registrare e successivamente editare, mi avvalgo di qualche plug-in se ho bisogno di timbriche complesse. Essendo anche poco paziente, per me è indispensabile avere lo studio pronto all’uso. Ci ho messo anni a trovare il mio setup ideale che non richiedesse troppi interventi prima di iniziare a produrre. Devo arrivare in studio, accendere gli interruttori e poter iniziare a creare. Il guizzo magico e creativo è breve e va assecondato. Se perdo tempo a preparare il setup rischio di disorientarmi.
Spesso inizio avendo in mente l’atmosfera che desidero nel brano, immaginandolo all’interno di un djset. Da qui poi vale tutto: posso iniziare con le drum machines oppure sperimentando con i sintetizzatori. Tendo a registrare tante linee e poi lavorare successivamente di sottrazione e editing. Adoro i sintetizzatori analogici e i modulari per la mancanza di presets: ogni volta si parte da zero, non uso mai samples, preferisco suoni imprecisi e la sorpresa nel trovare timbriche interessanti e preferibilmente uniche.
Torniamo a “Iniziazione”. L’EP è un vero e proprio viaggio sonoro ispirato ai rituali di iniziazione tribali, una metafora che intende rappresentare l’esperienza della danza nel club. Troviamo che anche i titoli delle 4 tracce siano molto rappresentativi. Potresti spiegare più approfonditamente il concetto dietro a questo disco?
Il concept è esattamente metaforico, il disco non ha elementi “tribal” che quindi caratterizzerebbero il genere. I riti di iniziazione tribali servono a rafforzare l’identità e riconoscere il proprio ruolo all’interno della comunità. Volevo provare a raccontare con un disco questo percorso e, come dici tu, “rappresentare l’esperienza della danza nel club”. Mi piaceva immaginare l’esperienza del club come un rito che prevede dei passaggi che una volta compresi e superati portano appunto a una “rinascita”.
Il club è cultura ed è un’esperienza edificante se vissuta nel modo corretto. La necessità di aggregarsi e perdersi ricercando uno stato di trance ed estasi è ancestrale: lo facevano e lo fanno nelle tribù, lo facciamo nelle metropoli, lo fanno gli esseri umani. I titoli possono essere interpretati, ognuno può ritrovarsi come meglio crede. La mia visione è pensare alla Separazione come disagio sociale indotto dal contesto contemporaneo, ne deriva l’Isolamento, a cui l’individuo può far fronte riscoprendo il senso di comunità e Transitare verso la Rinascita.
Sappiamo che ognuno vive e interpreta a modo suo la propria esperienza umana in relazione alla danza e alla musica. Il tuo rapporto personale con questi due elementi e più in particolare con il clubbing, qual è? Cosa ti accade internamente e quali sono le sensazioni che nascono in te durante questo momento particolare?
Crescendo ho imparato e mi sono lasciato ispirare da persone e realtà a me vicine: amici, eventi come Buka (invito a leggere il manifesto sul loro sito), artisti speciali come Hugo Sanchez e il collettivo Tropicantesimo, realtà e persone che vivono il club come un rituale e che ne riconoscono il valore culturale. Il club è uno spazio sacro e sicuro dove poter scoprire sé stessi, vivere il senso di comunità con maturità e consapevolezza, ma soprattutto perdersi nella collettività e abbandonare per poche ore il proprio egocentrismo per diventare un superorganismo.
Paolo Apolito, antropologo, in “Ritmi di Festa” definisce così quest’ultima: “la festa rappresenta un momento di decentramento del sé, dove l’individuo si mette da parte per diventare parte di qualcosa di più grande. La festa è vista come un evento collettivo e sociale in cui le persone abbandonano temporaneamente il loro egocentrismo per vivere un’esperienza comune. È un’occasione di condivisione, celebrazione e unione che trascende la quotidianità e permette agli individui di sentirsi parte di una comunità più ampia. In questo contesto, la festa assume una dimensione rituale e simbolica che rafforza i legami sociali e culturali.”
Tutte le tracce dell’EP hanno una loro identità particolare. Ci è piaciuta tanto l’ultima, “Rinascita”. Le sonorità del brano ci hanno trasmesso una sensazione di risveglio positivo, un’apertura verso ciò che sarà. Questa è stata la nostra interpretazione, ma siamo curiosi di sapere la tua. Cosa ha significato per te comporre questo brano e come lo interpreteresti?
È sempre interessante quando qualcuno si ritrova in un brano in particolare. Io, dei 4, non sento di averne uno preferito. L’interpretazione che avete dato è la sensazione che volevo comunicare. Anzi, l’avete completata definendo anche il punto di twist dove il brano incalza, che può perfettamente essere uno slancio verso ciò che sarà o semplicemente, siamo arrivati fin qui, e ora: balla!
Ultima domanda. Abbiamo parlato di rinascita e di ciò che sarà. Cosa c’è nel futuro di Brillante? Ci sono progetti o idee dei quali ti piacerebbe parlarci?
Fino a questo punto ho preferito non pianificare troppo, ho vissuto le situazioni e le connessioni, e in modo naturale ho sviluppato qualcosa. Credo sia la “non strategia” che più mi appartiene. Voglio che le cose continuino con naturalezza e che si creino nuovi rapporti con realtà e persone con cui si instauri un rapporto puro e passionale.
ENGLISH VERSION
Brillante: “The club is culture, a sacred and safe space where one can discover oneself.”
We interviewed Brillante, an emerging Italian artist who recently released his debut EP “Iniziazione,” which came out on Alzaya on July 2nd.
Brillante is one of those discoveries that are decidedly pleasant to make. A talented producer characterized by a continuously evolving path, the artist navigates through various styles of electronic music, blending the past with the present and creating new and profound hybridizations.
His first EP “Iniziazione”, recently released on Alzaya, is a clear portrayal of the current direction of this young artist. His philosophy consists of creating ecstatic musical experiences, deeply interconnected with the power of dance and movement. Brillante’s goal is to guide the listener on a transcendental journey, using their moving body as the main medium.
The record (we discuss more about it HERE) consists of 4 tracks – A1 Separazione (Separation), A2 Isolamento (Isolation), B1 Transizione (Transition), B2 Rinascita (Rebirth). This sonic journey aims to celebrate the connection between people through sound and movement, using the dance floor as a neutral territory where self-discovery and the discovery of others are possible and necessary.
“The dance floor is a sacred space for the ritual of sound and movement.” – This is how Brillante invites us to delve into his personal musical universe. Curious to learn more about this unique interpretation, we at Parkett had the pleasure of engaging in a delightful conversation with him. We are here today to present it to you. Enjoy your reading.
Hello Brillante, and welcome. It’s a pleasure for us at Parkett to have you here. “Iniziazione” is your debut EP for Alzaya, released on vinyl only. How do you feel about it?
Hello to you and thank you for your interest!
I am super excited. Seeing my music fixed on vinyl, the most precious material in the world, capable of transmitting emotions, bringing people together, and taking minds to unexplored worlds, is an immense joy and has a profound significance in my artistic and personal journey. I want to thank the guys at Alzaya because, nowadays, it’s not a given to find a label that invests in printing: it takes trust, work, and motivation, often rare qualities. The thing that amuses me the most is imagining someone, 20 years from now, finding my record in a box at some record shop.
Tell us about your creative process. Are there essential elements or conditions for you to create and compose your music?
I’ve never been a nerd or a geek, but I prefer using analog machines and hardware synthesizers. I only use the computer for recording and editing. I use a few plug-ins for complex tones. As I’m quite impatient, my studio needs to be ready to use. It took years to find my ideal setup, which requires minimal intervention before producing. I need to arrive, flip the switches, and start creating. The magical, creative spark is brief and must be followed. If I waste time preparing, I risk losing focus.
I often start by imagining the atmosphere I want in the track, fitting it into a DJ set. From there, anything goes. I might start with drum machines or experiment with synthesizers. I record many lines and later edit and subtract. I love analog and modular synthesizers because they lack presets, so each time I start from scratch. I never use samples, preferring imperfect sounds and the surprise of finding interesting and unique tones.
Let’s get back to “Iniziazione.” The EP is a real sonic journey inspired by tribal initiation rituals, a metaphor meant to represent the dance experience in the club. We find that the titles of the 4 tracks are also very representative. Could you explain more deeply the concept behind this record?
The concept is indeed metaphorical. The record doesn’t have “tribal” elements that would characterize the genre. Tribal initiation rites serve to strengthen identity and recognize one’s role within the community. I wanted to try to tell this journey with a record and, as you said, “represent the dance experience in the club”. I liked imagining the club experience as a rite that involves steps that, once understood and overcome, lead to a “rebirth”.
The club is culture and is an edifying experience if lived correctly. The need to gather and lose oneself in search of a state of trance and ecstasy is ancestral: they did it and do it in tribes, we do it in metropolises, humans do it. The titles can be interpreted. My vision is to think of Separation as social discomfort induced by the contemporary context, leading to Isolation, which the individual can face by rediscovering the sense of community and Transitioning towards Rebirth.
We know that everyone experiences and interprets their human experience in relation to dance and music in their own way. What is your personal relationship with these two elements, and more specifically, with clubbing? What happens internally, and what sensations arise in you during this particular moment?
As I grew up, I learned from and was inspired by people and realities close to me. Friends, events like Buka (I invite you to read the manifesto on their website), special artists like Hugo Sanchez and the Tropicantesimo collective, realities and people who live the club as a ritual and recognize its cultural value. The club is a sacred and safe space where you can discover yourself, experience the sense of community with maturity and awareness, but above all, lose yourself in the collective and abandon your egocentrism for a few hours to become a superorganism.
The anthropologist Paolo Apolito, in “Ritmi di Festa,” defines this: “festival represents a moment of decentering the self, where the individual steps aside to become part of something greater. Festival is seen as a collective and social event in which people temporarily abandon their egocentrism to experience something communal. It is an occasion for sharing, celebration, and unity that transcends daily life and allows individuals to feel part of a larger community. In this context, the festival takes on a ritual and symbolic dimension that strengthens social and cultural bonds.”
All the tracks on the EP have their unique identity. We particularly liked the last one, “Rinascita.” The sound of the track gave us a feeling of positive awakening, an opening towards what will be. This was our interpretation, but we are curious to hear yours. What did composing this track mean to you, and how would you interpret it?
It’s always interesting when someone resonates with a particular track. Of the four, I don’t feel I have a favorite. The interpretation you gave is the feeling I wanted to convey. In fact, you’ve completed it by defining the twist point where the track intensifies, which can perfectly be a leap towards what will be or simply, we’ve come this far, and now: dance!
Last question. We talked about rebirth and what will be. What does the future hold for Brillante? Are there projects or ideas you’d like to share with us?
Up to this point, I have preferred not to plan too much. I have lived through situations and connections and naturally developed something. I believe this is the “non-strategy” that suits me best. I want things to continue naturally and for new relationships to form with realities and people with whom a pure and passionate relationship can be established.