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A brevissima distanza da Rodent, l’elusivo producer londinese Burial torna con due nuove tracce, questa volta ancora più movimentate, in uscita a fine mese sulla Non Plus.

Limitarsi semplicemente ad ascoltare la musica e quel che ti trasmette a fior di pelle (e di timpani) composta da quel ragazzo della periferia londinese che porta il nome di William Bevan, in arte Burial, non è facile. Per niente.

Tutta colpa della sua vorticosa voglia di trascinarti a piccole dosi all’interno di quell’aura tanto misteriosa quanto violentemente roboante fatta di atmosfere ruvide, a tratti inconsistenti e confuse, miste a vere e proprie inquietudini ritmiche proprie dei due caratteri più evidenti del producer: la desolazione urbana e il rumore della pioggia tanto caro all’animo di Burial che, come un bambino che sa ormai di essere grande, ricorrentemente ti mette dinanzi a fatto compiuto.

Se poi ci aggiungi che autentiche icone, come l’ipnotico Tom Yorke, possano scegliere di proporti nelle proprie playlist, come è successo al Low and Theory di Los Angeles in occasione di un suo set, allora sì, sei proprio tra i grandi.

Da quella primavera del 2005, il ragazzo ne ha fatta di strada e, con una certa
e sincera comprensione su almeno una cosa si è certi: l’ombrosa e, a tratti,
asociale linea stilistica di Burial lo accompagna così com’è da sempre. Ci si trova davanti ad una personalità che non è si è mai sgretolata, anzi. Come davvero pochi nel suo settore, probabilmente, si è invece, positivamente autoalimentata.

Il mistero che produce l’oscuro ma gradevole essere algido e distante è il suo unico tratto essenziale. Risulta essere un continuum di quella Future Dub che risalta aggressivamente quando si tenta di abbandonarsi ai vagiti – più che suoni – terribilmente urbani, unitamente a bassi corposi e bordate acide, figli di vecchie produzioni del primo LP, anno 2006.

Il ricorrente “distacco dal mondo” si ripresenta, come un dejà-vu, anche nell’ultima produzione, in uscita il prossimo 27 Ottobre, stavolta sulla label NonPlus di Boddika. “Pre Dawn/Indoors” sono le due figlie legittime di un percorso che esprime la voglia di piacere, prima di tutto a se stessi, già a partire dalla propria ombra che risulta essere l’unica figura che accompagna tutti coloro che provano a decifrare la sua musica. “Rodent EP” (della sua affezionata Hyperdub) appare sullo sfondo a raccogliere i cocci di suoni agghiaccianti di queste due nuove creature come a solcare nuovamente la strada.

Possiamo ascoltare delle anticipazioni che ci fanno capire da subito il piglio più dancefloor oriented di queste due nuove tracce.

Non rimane, quindi, che continuare ad essere attenti spettatori, sempre curiosi e affamati di polifonie irregolari di sintetizzatori e ritmiche incalzanti di Burial, che probabilmente, è uno dei migliori producers di questi anni.