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L’uscita numero 109 della celebre etichetta spagnola Semantica si intitola “This Work Contains Lead” ed è firmata da Altstadt Echo, artista techno ed ambient la cui carriera inizia a Detroit e si sviluppa successivamente a Berlino.

Da questo primo album dell’artista, la cui uscita è prevista per il 24 maggio, Parkett presenta in anteprima la traccia “Buried in Ash”.

Di seguito trovate la tracklist completa di “This Work contains Lead”:

1. Miracles and Dust

2. Nothing Can Happen

3. An Early Death

4. Watch a Moth Drink Tears

5. Buried in Ash

6. Unbearably Radiant

7. And Then I Want It To Be Over

8. We Feel Like Rust

9. Concrete Turns to Gold

Come si evince da alcuni dei nomi delle tracce e dalla scelta di utilizzare elementi melodici costruiti a partire da una registrazione acapella di un coro del sedicesimo secolo, la storia di questo album è particolarmente affascinante. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con Altstadt Echo ed ecco che cosa ci ha raccontato a proposito.

La tua carriera come musicista inizia a Detroit e ti porta, poi, a Berlino. Alcune delle migliori riviste del settore ti hanno definito “la nuova guardia della techno di Detroit”, “l’elemento avant-garde della techno di Detroit” o ancora “un astro nascente della musica elettronica”. Quanto di ciascuna di queste due città ritroviamo nel tuo suono? In che modo Detroit e Berlino ti hanno influenzato ed ispirato? 

Quando vivevo a Detroit, non ho mai pensato che il mio suono potesse essere definito techno di Detroit. Non usavo i classici hardware (né i vari campionamenti), non c’erano influenze funk o disco e nessun altro degli elementi tipici della techno di Detroit, appunto. Trasferendomi a Berlino, tuttavia, mi sono reso conto che c’era un groove particolare nella mia musica, ed era proprio quello il collegamento con Detroit. Il mio non è un suono industriale, come molta della techno di Berlino. Penso che la connessione con Detroit avvenga proprio a questo livello: si tratta di una certa profondità e groove. Credo che parte di questa influenza arrivi dal fatto che i party di Detroit hanno ancora una dimensione, in un certo senso, familiare: ci sono un calore ed un’intimità tali da rendere la musica più “brutale” fuori contesto. Per quanto concerne che cosa di Berlino si possa ritrovare nel mio suono, ti rispondo così: sono un grande fan di Basic Channel.

La release del tuo primo album coincide con il vostro quinto after-party dell’anno organizzato al Tangent Gallery. Si tratta di un club leggendario: che cosa organizziate lì e come descriveresti la scena techno di Detroit oggi?

I primi eventi al Tangent Gallery sono stati organizzati grazie a BMG ed Erika di Interdimensional Transmissions. Faticavamo ad incontrare il posto giusto per i nostri eventi, tanto che spesso ci trovammo in situazioni bizzarre, come ad esempio quando facemmo suonare Vatican Shadow in un elegante teatro. Fortunatamente BMG credette nella nostra visione e ci propose di spostare i nostri eventi al Tangent Gallery, che è diventata la nostra casa. Per quanto concerne Detroit, al di là del Movement, la scena è molto più piccola di quanto si pensi. Quello che molti vedono quando arrivano a Detroit per il festival, spesso non ha nulla a che vedere con quello che è la città durante il resto dell’anno. Ma la scena è viva, a suo modo. Escono costantemente nuovi promoter con idee innovative da provare e vi sono sono tanti piccoli locali o serie di eventi che magari durano solamente sei mesi, ma hanno sicuramente proposte interessanti. È ovviamente molto diverso da Berlino, dove ci sono club che esistono da anni o addirittura da decenni.

Parliamo del tuo primo album, “This Work Contains Lead”, che uscirà su Semantica il 24 maggio. Il concetto alla base di questo lavoro è davvero interessante: gli elementi che hai usato, infatti, sono costruiti a partire da una registrazione acapella di un coro del sedicesimo secolo. Sia il suono, dunque, che i nomi delle singole tracce sembrano esplorare le tematiche della spiritualità e della religione. Perchè questa scelta? Ci racconti da dove arriva l’interesse per questi temi?

Ho una sorta di relazione complicata con la religione. Sono stato cresciuto in un contesto molto religioso: frequentando una scuola cattolica per otto anni, andando a messa diverse volte alla settimana e cantando, in latino, in un coro. Crescendo, mi sono reso conto che le mie credenze e la mia etica erano fortemente lontane da quello che mi avevano insegnato da bambino. Ed ovviamente quando gli scandali e gli abusi della Chiesa cattolica iniziarono ad essere resi pubblici a partire dal 2001, iniziai a provare un forte risentimento e amarezza nei confronti dell’istituzioni e dei principi con cui ero stato cresciuto, per così tanto tempo, a scuola. Ad ogni modo, l’arte religiosa e la musica mi ispirano in maniera molto forte, per quello che sono in grado di trasmettermi in termini di profondità e del concetto di assenza di tempo. Si tratta di tutta una serie di emozioni che nessun altro mezzo mi ha dato. Quindi, in un certo senso, quello che faccio come Altstadt Echo può essere visto come un modo di separare la musica religiosa dalla religione, e di riappropriarmene in una maniera che mi possa davvero dare gioia.

Le fotografie dell’album sono a cura dell’artista e realizzate a Detroit nel 2014.

 

ENGLISH

“This Work Contains Lead” is the debut album by Altstadt Echo, a techno and ambient artist whose career started in Detroit and has lead him to Berlin. From his work, out on Spanish label Semantica on the 24thMay, Parkett premieres track “Buried in Ash”.

 

Here you can find the full tracklist of  “This Work Contains Lead”:

1. Miracles and Dust

2. Nothing Can Happen

3. An Early Death

4. Watch a Moth Drink Tears

5. Buried in Ash

6. Unbearably Radiant

7. And Then I Want It To Be Over

8.We Feel Like Rust

9. Concrete Turns to Gold

As a concept album, the atmospheres and melodic elements used are entirely constructed from a single 16th-century choral acapella recording, a very interesting choice that we discussed in this brief interview with the artist himself. 

Your career as a musician started in Detroit and then led you to Berlin. Some of the best industry’s magazines have defined you as “Detroit techno’s new guard”, “the avant-garde element to Detroit Techno”and “one of Detroit’s fastest rising electronic music names”. How much of Detroit and how much of Berlin can be found in your sound? How did these two cities influence and inspire you?

When I was living in Detroit, I didn’t feel like I had a Detroit sound at all. I wasn’t using classic hardware machines (or samples from them), there wasn’t any obvious funk or disco influence, or any of the other signature elements of the Detroit sound. But when I came to Berlin, I realized that there was still an element of “groove” to my music that connects it back to Detroit. It’s not as industrial sounding as the techno here. I think the Detroit connection happens on that subtle level – a kind of deepness and grooviness.  And I think part of that influence is that parties in Detroit still usually feel like a family gathering. There’s a kind of warmth and intimacy to it that makes brutal music seem out of place. As far as how much of Berlin can be found in my sound, that’s much simpler. I’m addicted to Basic Channel.  

The release of your first album coincides with the fifth annual Detroit after-party organized at Tangent Gallery. Being this a quite a legendary venue, I am curious to know more about what you guys do there and how would you describe the techno scene of Detroit today?

The beginning of our Tangent Gallery events happened thanks to BMG and Erika of Interdimensional Transmissions. We had been struggling to find the right place for our events, and ended up with some bizarre situations – like having Vatican Shadow perform in an extremely fancy theatre environment. Thankfully BMG recognized the vision we were pursuing, and approached me about moving our events to the Tangent Gallery, which has become the perfect home for us. Outside of the Movement Festival weekend, Detroit has a smaller scene than most people expect. What people see when they come into Detroit for the festival has almost nothing to do with Detroit the rest of the year. But Detroit’s scene is vibrant in its own way. You constantly have new promoters with new ideas entering into the scene to try something out. So you get lots of little venues and event series that only exist for six months, which makes it interesting. It’s much different than Berlin, where you have clubs that have existed for years and decades.

Let’s talk about your first album, This Work Contains Lead, out on Semantica on the 24thMay. The concept of the whole album is very interesting: the elements used are in fact entirely constructed from a single 16th-century choral acapella recording. Both the sound and the titles of the tracks seem to explore the topics of religion and spiritualism. Can you tell us a bit more about this specific choice? Where does your fascination for these themes come from?

I have a bit of a complicated relationship with religion. I was raised in a religious situation – eight years of Catholic school, attending mass multiple times per week, and very frequently singing Latin mass songs in choir. But as I grew up, I realized that my ethics and my beliefs are fundamentally opposed to what I was taught as a child. And as someone who was a young boy attending Catholic school when the scandals and abuse of the Catholic church started to become public knowledge around 2001, I feel a lot of bitterness and resentment towards the church. However, religious art (especially music) still inspires in me a very deep sense of profoundness, timelessness, and other emotions that I can’t seem to experience in many other ways. So in a certain sense, the music I’m making as Altstadt Echo right now is a way to divorce religious music from religion, and reclaim it as something I can enjoy.