CCL sarà tra le headliner dell’imminente edizione di Nextones insieme all’amico e collega Objekt. Un’artista dal DNA cosmopolita con cui abbiamo scambiato idee e punti di vista sul significato e l’importanza del mestiere del dj.
CCL è uno spirito libero da schemi mentali e preconcetti. Cresciuta tra Mosca, Roma, Bristol e Seattle e da qualche tempo di base a Berlino l’ anima di questa artista ha attraversato periodi e stili musicali, immergendosi in nuove esperienze e raccontando la propria storia così complessa ed affascinante in viaggi musicali ricchi di libertà.
Un caos creativo emozionale che prende forma nei suoi set sempre più sorprendenti, e che con l’amico e collega Objekt descrivono un approccio alla pista contemporaneo ma fuori da ogni tipo di omologazione.
Questo venerdì saranno al Nextones Festival, e in occasione di questa gig decisamente imperdibile abbiamo scambiato qualche osservazione con CCL. Una chiacchierata sul ruolo del dj, l’importanza della personalità e la forza di saper cercare e dare vita ai dischi durante il proprio set. Buona lettura!
Ciao CCL, benvenuta su Parkett, sono così felice di averti con noi. Il prossimo fine settimana sarai ospite al Nextones Festival: è la prima volta che suonerai qui e che situazione immagini di vivere in un contesto così unico come questo festival?
Ciao, grazie mille per avermi ospitata. Sarà la prima volta che suonerò al Nextones e sono davvero emozionata, l’ambientazione e la line-up sembrano una combinazione perfetta. Non sono ancora stata sul sito ovviamente, ma ho visto alcune foto online e ho letto di come si tratti di una cava dismessa immersa in un parco naturale. Sperimentare la musica nella natura è una delle mie cose preferite e penso che la musica che mi piace sia meglio sperimentata in questo contesto. Credo sarà un’esperienza perfettamente psichedelica.
I tuoi studi sono stati incentrati sulla psicologia sperimentale e scienza. Come pensi che questa conoscenza si sia tradotta nella tua carriera artistica? L’esperienza del dancefloor è anche un viaggio mentale?
Penso che non ci sia molta influenza diretta della mia formazione o di altre mie attività passate in quello che faccio adesso, ma ho sempre apprezzato il modo in cui la prospettiva delle persone, al di fuori della musica, possa avere influenza sul modo in cui ti avvicini all’idea di essere un artista. Ho sempre avuto un lavoro a tempo pieno fino all’età di 30 anni: qualsiasi attività artistica è sempre stata un hobby. Quindi, sento che poter fare musica o arte a questa età è un dono immenso, e cerco di mantenere l’amore per questo a tutti i costi, il che comporta dire no a molte cose.
Mi fa anche sentire un po’ più consapevole delle parti del settore di cui non voglio essere parte, perché sono più consapevole essendo entrata a far parte un po’ più tardi nella sua vita. Tuttavia in modo più astratto, credo di capire come il cervello e il corpo siano collegati da una prospettiva scientifica e ciò è ovviamente influente sul modo in cui mi avvicino alla musica. È impossibile separare le due cose, quindi direi che l’esperienza del dancefloor è un’esperienza sia mentale che corporea.
A Nextones suonerai con Objekt, con cui ormai suoni spesso b2b. Raccontami qualcosa dell’atmosfera in cui vi siete incontrati, penso a Bristol ad un concerto di TJ, e di come il vostro modo di suonare insieme si completa a vicenda. Oggi, a che punto siete di questo viaggio insieme?
Ho visto TJ suonare per la prima volta quando avevo 19 anni nel seminterrato di un piccolo bar a Bristol e ricordo di essere stata molto ispirata dal modo in cui metteva insieme la musica che stava suonando, era davvero unico e diverso da qualsiasi cosa avessi visto prima. Non ci siamo incrociati per molti anni dopo, ma ho sempre avuto molto rispetto e ammirazione per quello che fa. L’ho poi ospitato a Seattle al mio evento nel 2017 e a livello personale si è creata una certa sinergia, anche questa è stata una bella sorpresa. Mi è sempre piaciuto suonare con TJ perché è estremamente curioso, premuroso e inventivo nel modo in cui affronta le cose, non c’è nessun limite in cui ho paura di provare ad andare incontro suonando con lui, mi sembra senza confini nel suo modo di esprimersi.
Come DJ, qual è il compromesso tra saper leggere la pista e proporre una selezione che ti rappresenti? Costruire un viaggio attraverso momenti diversi, che secondo me è ciò che riesci ad esprimere con il tuo eclettismo musicale, è per te più una questione di intuito o di personalità?
Suppongo sia sempre un misto di intuizione e personalità. In termini di lettura del pubblico, penso che ci sia sempre una via di mezzo tra le tracce che ami e che possono anche nutrire il dancefloor in un dato momento. Una cosa fondamentale è trovare e poi riuscire a distribuirle nel set. Ciò rappresenta l’intuizione definitiva, ma penso anche che il modo in cui tu ascolti i brani è un’espressione di personalità: vedo persone suonare sempre gli stessi brani in modo molto diverso.
Per me è sempre importante essere il più fedele possibile ai miei i gusti e non perdermi nel cercare di leggere quello che penso che la gente desideri. Reputo che questo abbia significato anche trovare tracce che possano essere il collante tra diversi brani che non sono così chiaramente per la pista da ballo – di solito più brani 4/4 house e techno che hanno anche un innegabile sapore che mi piace. La cosa che preferisco nel vedere un DJ set è vedere trasparire la personalità di qualcuno.
Proprio in relazione a questo, come può un selezionatore oggi descrivere il proprio stile in modo personale senza lasciarsi influenzare dalle tendenze? Che processo rappresenta per te la ricerca e la riscoperta di certi dischi e come costruisci poi un dialogo tra musiche e stili spesso così diversi ma pur sempre parte di te?
A mio modo di vedere ogni artista deve sempre controllare e ricordare cosa ama, cosa vuol dare e cosa apprezza nella musica che sta suonando. Non fare affidamento sui promo (o nemmeno cercare molto) è importante per me, diversificare anche dove si ricerca la musica, e per me il tipo di musica e anche l’epoca. Cerco di non suonare solo musica nuova, ma penso anche che suonare solo musica vecchia sarebbe un enorme peccato. Penso che la pressione delle tendenze o nel dover suonare in un certo modo sia ai massimi livelli in questo momento, e certamente lo avverto.
Le tendenze sono sempre cicliche e vanno e vengono, e la musica che mi piace di più sento che non è affatto trendy. Onestamente scarico tutto quello che mi piace, anche se al momento non riesco a pensare a un’applicazione utile per questo. Questo può spesso essere piuttosto travolgente dal punto di vista organizzativo, ma ho riprodotto brani che ho scaricato e non sapevo cosa farne 5 anni fa.
Ogni volta che ti ho sentito suonare ho sentito una certa sensibilità o meglio questa esperienza del dancefloor in un modo non necessariamente divertente, ma fedele a te stessa. Ti chiedo in che modo la sensibilità come persona è legata alla sensibilità artistica e quanto l’empatia può essere una chiave per evolvere come persona e di conseguenza artisticamente?
In realtà non penso che divertirsi e avere sensibilità sul dancefloor si escludano a vicenda, mi piace averli entrambi e cioè essere me stessa, infatti credo che sia molto importante per me provare una serie di emozioni quando sono sulla pista da ballo e ascolto musica. Ogni volta che le cose sono troppo unidimensionali comincio a sentirmi un po’ annoiata o le cose iniziano a sembrarmi troppo costruite. Penso che essere empatica e percettiva sia ovviamente molto importante, ma che la chiave sia un misto tra questo fattore e anche avere fiducia nella tua musica, in quello che hai da dire e nella tua visione. Questi elementi tenderanno una mano alle persone per poi portarle dove vuoi.
Senza questo ho l’impressione che si possa facilmente perdere di vista ciò che si vuole comunicare. Ritengo che anche i sentimenti di divertimento e umorismo siano parte integrante di ciò che voglio fare, ma penso che fermarsi solo al divertimento possa anche sembrare un po’ unidimensionale. Credo che i set migliori ti facciano sperimentare una gamma completa di emozioni che puoi provare come essere umano, anche quelle che non sapevi di poter provare prima.
A proposito, che rapporto hai con i social media? Li trovi strumenti utili o quali sono i rischi secondo te? Secondo te la comunità virtuale sostituirà mai quella reale?
Sembra un cliché a questo punto, ma vorrei non dover avere i social media: se dipendesse da me semplicemente vorrei non esistere affatto online, se non per la mia musica. Penso che sia una sfortunata realtà essere un artista nel 2024, ma mi piacerebbe essere semplicemente una sfera senza volto. I social media possono essere una forma più superficiale di connettività su larga scala, ed è bello essere in grado di essere consapevoli di cosa succede nelle bolle al di fuori della propria, può essere uno strumento utile per diffondere informazioni e avere alcune connessioni individuali significative con persone, ma non credo che potrà mai sostituire le connessioni che ho nella vita reale.
Ultima domanda. Come vedi i CCL tra qualche anno e quali sono i sogni (musicali e non) che vorresti realizzare?
Innanzitutto vorrei vedere liberate tutte le terre occupate! Una Palestina libera. Reddito di base universale. E rallentare il nostro impatto sul clima prima che sia troppo tardi. Musicalmente voglio fare più musica che suoni come me nel senso più vero, continuare ad evolvermi e ricercare più musica che amo.
ENGLISH VERSION
Hi CCL, welcome to Parkett, I’m so happy to have you with us. Next weekend you will be a guest at the Nextones Festival: is it the first time you will play here and what situation do you imagine living in such a unique context as this festival?
Hi there, thanks so much for having me. It’ll be the first time I’ll be playing at Nextones and I’m really excited, the setting and the line-up feel like a perfect combination. I haven’t been to the site yet of course, but I saw some photos online and read how it’s a disused quarry immersed in a natural park. Experiencing music in nature is one of my favorite things and I think the music I like is best experienced in this context, I think it will be a really perfectly psychedelic experience.
Your studies included experimental psychology and science. How do you think this knowledge has translated into your artistic career?. Is the dancefloor experience also a mental journey?
I think there isn’t much direct influence of my school or other careers in what I do now, but I have always appreciated how people’s perspective outside of music can have on how you approach being able to be an artist at all. I always had a full-time job until I was 30 – any artistic pursuits were always hobbies. So, I feel like being able to even do music or art at all at this age is an immense gift, and I try to maintain the love for it at all costs, which means saying no to a lot of things.
It also makes me feel a bit more aware of the parts of the industry I don’t want to partake in, as someone who joined a bit later in their life. I think on a more abstract way however, being aware how the brain and body are linked from a scientific perspective is of course influential to how I approach music. I think it’s impossible to separate the two, so I would say the dancefloor experience is both a mind and body experience.
At Nextones you will play with Objekt, with whom you often play b2b now. Tell me something about the atmosphere in which you met, I think in Bristol at a TJ concert, and how your playing together complemented each other. Today, at what point are you on that journey together?
I first saw TJ play when I was 19 at a small cafe basement in Bristol and remember being very inspired by how he put the music he was playing together, it was very unique and unlike anything I had seen before. We wouldn’t meet properly for many years later, but I have always had a lot of respect and admiration for what he does. I then hosted him in Seattle at my event in 2017 and we got along great on a personal level, which was also a nice surprise. I always enjoy playing with TJ because he is extremely curious thoughtful and inventive with how he approaches things, there isnt anywhere that I’m afraid to try going, and it feels limitless in that capacity.
As a DJ, what is the compromise between knowing how to read the room? and proposing a selection that represents you? Is building a journey through different moments, which in my opinion is what you manage to express with your musical eclecticism, more a question of intuition or personality for you?
I think it’s always a mixture of intuition and personality. In terms of reading the room I think there’s always a middle ground of tracks you love that can also feed the room at any given moment, finding and then being able to deploy those at your disposal is the ultimate intuition but also I think the way you play tracks is also an expression of personality – I see people play the same tracks very differently all the time.
For me it’s always important to be true to your taste as much as possible and not loose yourself in trying to read what you think people want. I think this also has meant finding tracks that can be the glue between different tracks that aren’t as obviously for the dancefloor – sually more 4/4 tracks house and techno that also an undeniable flavor that I like. My favorite thing in seeing a DJ set is seeing someone’s personality shine through.
Precisely in relation to this, how can a selector today describe his own style in a personal way without being influenced by trends? What process is the research and rediscovery of certain records for you and how do you then build a dialogue between music and styles that are often so different but still part of you?
I think you need to always check in and remember what you love, what you want to give and what you value in music you’re playing. Not relying on promos (or even looking much) is also a big one for me, also, diversifying where you are looking for music, and for me the type of music and also the era. I try to not play just new music, but I also think only playing old music would be a huge shame.
I think the pressure to adhere to trends or playing a certain way is at an all time high right now, and I certainly feel it. Trends are always cyclical and come and go, and the music I like the most I feel isn’t trendy at all. I honestly download everything I like, even if I cant think of a useful application for it right now. This can often be pretty overwhelming from an organizational statdpoint, but I have played tracks I downloaded and didn’t know what to do with 5 years ago now.
Every time I heard you play I felt a certain sensitivity or rather this experience of the dancefloor in a way that is not necessarily fun, but true to yourself. I ask you how sensitivity as a person is linked to artistic sensitivity and how much empathy can be a key to evolving as a person and consequently artistically?
I actually don’t think having fun and having dancefloor sensitivity are mutually exclusive, I like to have both and that is being myself 🙂 in fact I think it’s very important for me to have a range of emotions when on the dancefloor and listening to music. Anytime things are too one dimensional I start to feel a bit bored or things start to feel too manufactured to me. I think being empathetic and perceptive is obviously very important but I think a mixture of that and also being confident in your music, what you have to say and your vision will extend a hand out to people to then carry them through to where you want to take them.
Without this I feel like you can easily loose sight of what you want to communicate. I think feelings of fun and humor are also integral to what I want to do, but I think stopping at just fun can also feel a bit one dimensional as well. I believe the best sets make you experience a full range of emotions you can have as a human, even ones you didn’t know you could feel before.
Speaking of which, what relationship do you have with social media? Do you find them useful tools or what are the risks in your opinion? Will the virtual community ever replace the real one in your opinion?
It sounds like a cliche at this point but wish I didn’t have to have social media at all – if it were up to me I simply wouldn’t be perceived online at all apart from my music. I think it is an unfortunate reality of being an artist in 2024, but I would love to just be a faceless orb. I think social media can be a more surface level form of largescale connectivity, and it is nice being able to be aware or what’s gong on in bubbles outside your own, it can be a useful tool for information spreading and have some meaningful individual connections with people, but I don’t think it can ever replace the connections I have in real life.
Last question. How do you see CCL in a few years and what are the dreams (musical and otherwise) that you would like to realize?
Firstly to free all the stolen lands! A free Palestine. Universal basic income. And slowing down our impact on the climate before it’s too late. Musically I want to make more music that sounds like myself in the truest sence, keep evolving and finding more music that I love.