fbpx

Abbiamo passato due giornate all’innovativo festival austriaco che dal 1979 indaga la relazione tra arte, tecnologia e società.

Chi cambierà le sorti del mondo? Questo l’interrogativo cruciale alla base dell’edizione 2024 di Ars Electronica, festival incentrato sulle arti digitali che si è svolto dal 4 all’8 settembre e a cui abbiamo partecipato con uno spirito curioso ed esplorativo. Nato nel 1979 e di base a Linz, in Austria, il Festival si pone l’obiettivo di indagare le nuove tecnologie e il modo in cui cambiano il nostro vivere quotidiano attraverso il contributo di artisti, scienziati, tecnologi, designer, sviluppatori, imprenditori ed attivisti di tutto il mondo. Uno sguardo sull’attuale e una proiezione sul futuro. E HOPE who will turn the tide, il concept di quest’anno, rappresenta senz’altro IL tema dei nostri giorni, oltre a fornire una chiave di lettura e un input per un modus operandi verso il nostro avvenire.

Protagonista assoluta l’AI, l’intelligenza artificiale che ci ha travolto in questi ultimi tempi, ponendoci non pochi interrogativi sul suo utilizzo e sulle sue reali potenzialità. Se negli ultimi mesi abbiamo preso confidenza con Chat GPT e con immagini di personaggi in abiti inusuali o in situazioni paradossali, adesso tocchiamo con mano l’incredibile versatilità di questa tecnologia di ultima generazione.

Ars Electronica

Il primo impatto è con la bellissima città di Linz, che pullula di fermento culturale, grazie anche alla presenza dell’università, la più giovane in territorio austriaco, in un connubio quanto mai riuscito tra tradizione e storia – il Danubio l’attraversa con la sua imponenza – e avanguardia. Non stupisce, quindi, se ti ritrovi a ballare in pieno centro durante un live set elettronico sorseggiando un po’ di birra made in Austria, nel cuore di edifici storici che nascondono tra le proprie mura i fasti dell’Ottocento.

Giorno 1

Iniziamo da Postcity, il quartier generale di Ars Electronica, e già respiriamo un’atmosfera frizzante: una struttura industriale (le ex “Poste” locali, per intenderci) in cui ad ogni angolo c’è un’installazione pronta a catturare l’attenzione. Un’intera sala è dedicata al Prix d’Ars Electronica under 19, con i progetti più interessanti realizzati da giovani menti creative: tra le 23 proposte rimaniamo attratti da A Normal Day in Jurassic World, un film d’animazione in stop-motion creato con i mattoncini Lego, e da Verpactk un Vernetzt, in cui le icone dei social media che “mastichiamo” quotidianamente vengono integrate in una classica scatola di medicinali, accompagnate da un opuscolo che evidenzia gli effetti negativi dell’eccessivo uso dei social media.

Ars Electronica

Più avanti troviamo lo stand dedicato agli oggetti costruiti per agevolare la vita degli astronauti nello spazio, che nel tempo sono diventati di uso comune (dal GPS al telefono, fino ai materiali che ci proteggono dai raggi UV) e Music Lab, postazione con vari device in cui poter creare il proprio sound e condividerlo con altri utenti, realizzata in collaborazione con Ableton Live.

L’interazione tra pubblico ed opera rappresenta un aspetto imprescindibile di Ars Electronica ed ha la sua manifestazione più iconica nei laboratori dedicati ai più piccoli, forniti di tutto il necessario per creare circuiti elettronici, come, ad esempio, un orsetto luminoso che si accende con un sensore fotosensibile. Un approccio decisamente costruttivo ed educativo, che stimola la creatività e la manualità dei bambini, presenti numerosi al Festival. Tra le molteplici installazioni rimaniamo incantati da Distorted Flower di Ryo Kishi, in cui una serie di fili, controllati da algoritmi, sfidano la gravità e fluttuano liberamente, deformandosi durante il movimento.

Ars Electronica

Ars Electronica Features

Arriviamo poi alla sezione Ars Electronica Features, realizzata tramite un’open call in collaborazione con altri partner istituzionali, quali ad esempio il Kernishova Institute di Ljubljana, che ha presentato il progetto Kerosene Chronicles. Fungus, incentrato su dei piccoli robot alimentati dal fungo del cherosene, un organismo tecnofilo che, nel corso del suo metabolismo, modifica l’odore del carburante in cui si è insediato e usa l’olfatto per ritrovarsi con i suoi simili.

Ars Electronica

È dell’università di Tokyo Well-tangled, un’esposizione in cui si esplora il processo di combinazione di elementi diversi per creare uno stato di armonia: acqua, piante, microrganismi e fili, come quelli colorati di Braided Crawlies, nello specifico i kumihimo (la treccia tradizionale giapponese) che in questa installazione cinetica si muovono e danzano nell’etere. Abbiamo assistito alla divertente performance Acrobotics di Daniel Simu – in collaborazione con Rotterdam – uno spettacolo di circo innovativo che introduce un acrobata robotico e ridefinisce l’interazione tra uomo e macchina. In collaborazione con il Dipartimento di Architettura Sperimentale dell’Università di Innsbruck il bellissimo ambiente costruito con stampante 3D HOPE: Hybrid, Organic, Postplastic Environments: una visione etica e sostenibile alla progettazione della casa.

Ars Electronica

Ci siamo poi tuffati nell’incantevole mare dei “pesci argentati”, FLOCK OF, del collettivo thailandese bit.studio: l’installazione simboleggia i temi dell’interconnessione e dell’adattabilità della vita, rispecchiando il comportamento dei pesci, ovvero dei palloncini riempiti di elio, ciascuno con un proprio cervello elettronico, che nuotano nella stanza e creano uno spettacolo aereo. Approdiamo poi alla performance interattiva The Brainless Dancer, in cui si racconta l’esperienza di vivere all’interno del corpo di una donna nell’odierno sistema capitalistico e nella nostra ovvia gerarchia culturale. Un palcoscenico in cui tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere, con un impatto reciproco: durante la performance il corpo dell’artista diventa mezzo e protagonista, consentendo a chi osserva di partecipare attivamente.

Ars Electronica

Giorno 2

Dedichiamo un’intera giornata al futuristico Ars Electronica Center. Non potevamo non rimanere colpiti dal Deep Space 8K, uno degli spazi di esperienza digitale più interessanti al mondo, che unisce tre dimensioni visivamente sbalorditive, con una risoluzione di 33 milioni di pixel e un sistema di tracciamento laser ad alte prestazioni. Nello spazio tra le due superfici di proiezione di 16 metri per 9 sulla parete e sul pavimento, sperimentiamo una dimensione completamente nuova di Realtà Virtuale: un’esperienza tridimensionale in cui abbiamo fluttuato tra le galassie per conoscere da vicino Marte, i movimenti lunari e il nostro sistema solare.

Ars Electronica

La brillantezza dei colori e le impressionanti visualizzazioni 3D (visibili tramite gli appositi occhiali) creano storie emozionanti ed immersive, come in Deep Space Special: Playing Anton, dedicato all’anniversario della nascita del compositore e organista austriaco Anton Bruckner (1824-1896), in cui ci siamo ritrovati letteralmente “in mezzo” all’orchestra che eseguiva egregiamente una delle sue sinfonie.

Rimanendo in tema in Piano Room, all’interno della mostra AI x Music, il pianoforte a coda Yamaha DC1 è auto-suonante come per “magia” e riproduce i dati dell’esecuzione del pianista. Ciò permette di creare formati artistici completamente nuovi ed è quindi sempre più utilizzato in progetti sperimentali nel campo dell’intelligenza artificiale e della musica. Arriviamo poi all’affascinante TOC ONE di Moritz Simon Geist, un sistema robotico musicale che esplora le proprietà sonore degli oggetti fisici: gli attuatori robotici sono montati su morsetti, per essere attaccati in modo libero a superfici, mentre oggetti e strumenti e vengono controllati con sistemi musicali standard come Ableton Live o una tastiera. C’è spazio anche per i burattini con pinocchio, in cui due robot industriali svolgono il ruolo di due marionette, grazie alla registrazione dei movimenti di un burattinaio umano copiati poi dai due bracci robotici. 

Ars Electronica

Lentos Kunstmuseum

Visitiamo poi il Lentos Kunstmuseum, presso cui, oltre ad un’interessante collezione dal XIX secolo ai giorni nostri, è presente l’esposizione del Prix Ars Electronica Exhibition 2024, uno dei più longevi concorsi di media art, nato nel 1987. In quest’ultima edizione è stato istituito il premio speciale AI in ART, incentrato sulla creatività umana resa possibile dall’uso ell’intelligenza artificiale.

Conversations Beyond the Ordinary, dell’olandese Jan Zuiderveld, è un insieme di installazioni interattive che rielabora tre apparecchi quotidiani da ufficio – un distributore automatico di caffè, una fotocopiatrice e un forno a microonde – come entità dotate di una propria coscienza. Bisogna quindi provare a convincere la macchina del caffè ad impegnarsi per noi, lasciare che la fotocopiatrice interpreti i nostri disegni a suo piacimento ed usare il microonde per parlare con i nostri oggetti. Inserendo l’intelligenza artificiale generativa all’interno di oggetti familiari, Conversations Beyond the Ordinary invita a riflettere sulle dinamiche in evoluzione del potere, dell’agenzia e della creatività; l’opera incoraggia gli spettatori ad antropomorfizzare e a promuovere l’empatia per gli oggetti inanimati, coinvolgendoli in dialoghi che oscillano tra umorismo, indagine esistenziale e commento sociopolitico.

Ars Electronica

Nella parte Nightline del Festival abbiamo assistito al live di Aïsha Devi, in cui i synth potenti hanno incontrato la sua voce eterea, e allo spettacolare Linzer Klangwolke 24: PIONEERS 52 Hz sulle rive del Danubio; sicuramente la parte dedicata alla performance musicali è stata sì interessante, ma al contempo ci sarebbe piaciuto che fosse più corposa.

Partecipare ad Ars Electronica è stata un’esperienza che ci ha permesso di riflettere sul progresso, sulla tecnologia e l’innovazione e che ci fa continuare a sperare: ci sono persone che con la propria creatività e il proprio lavoro possono fornire ragioni di cambiamento, ci sono strumenti all’avanguardia e nuovi approcci che possono farci credere nella possibilità di un futuro realmente migliore.

Sara Presilla

Ars Electronica